Io ero rimasta a un post del 2011 che Splinder mi ha gentilmente eliminato e Blogger cortesemente snobbato durante l'acquisizione O_O. Ma questa è un'altra storia. Per farla breve in quel post esprimevo tutto il mio dissenso per una legge che viola la libertà di mercato. Piuttosto, perchè non vietare gli sconti sugli acquisti degli articoli di lusso? Invece a rimetterci eccoci qui, noi poveri lettori... ma è stato davvero così?
Se osserviamo il panorama editoriale credo sia palese per tutti che negli ultimi tempi moltissime Case Editrici hanno inaugurato collane low cost e/o mantenuto prezzi abbastanza competitivi.
Qualche esempio? La Tre60 del gruppo Mauri Spagnol.
La timeCRIME, la nuova costola della Fanucci dedicata al genere giallo.
E posso citare anche la Newton Compton, edizioni rilegate a meno di 10 euro; la Fazi Editore che nel panorama young adult pubblica romanzi a circa 12,00 euro e tante altre Case Editrici che cercano di arrivare al lettore, ma soprattutto al suo portafoglio.
A questo punto ecco la domanda. A chi va il merito? Alla Legge Levi, o alla crisi che sta soffocando il nostro Paese? A chiunque vada, ritengo che c'è da gioire solo in parte. Preferirei pagare di più e sapere che ho prospettive lavorative certe. E sono anche convinta che l'intenzione della Legge Levi fosse un'altra, quindi, anche se fosse, sarebbe "un merito immeritato".
Mi rendo conto che in questo post sono più le domande che mi pongo che le risposte che posso offrire, ma è un ragionamento che mi frullava in testa da un po' e mi piacerebbe sapere come la pensate.
Personalmente sono felice di come il mercato editoriale si sta muovendo, ma quel dissenso lo esprimo ancora: limitare uno sconto per l'acquisto di un libro mi sembra solo un incentivo all'ignoranza. Ma... mi sorge un'altra domanda dalla risposta forse troppo ovvia. Secondo voi, chi partorisce simili leggi, sa cos'è il piacere della lettura?
da libraia, e da lettrice, sono sempre stata favorevole alla legge Levi. Ti dirò di più, fosse per me i prezzi dovrebbero essere bloccati, come in Germania. In questo senso credo sia proprio merito della legge se alcuni editori hanno cominciato ad abbassare i prezzi, in fin dei conti sono loro a fare il mercato ed è loro la responsabilità di prezzi di copertina a volte esagerati.
RispondiEliminaBloccati ok, ci sto, ne comprendo i vantaggi (e sarebbe da fare non solo sui libri, ma su ogni prodotto commerciabile) ma vietando uno sconto superiore a una determinata % non tuteli il piccolo libraio, ma la grande distribuzione. Io almeno compro sempre on line o al supermercato, dove il 15% è assicurato.
RispondiEliminaLo so... mi odierai adesso T_T
Io sono per il liberismo economico e non approvo una legge simile, che mi sembra favorire solo le case editrici tradizionali. L'ho intesa come una legge protezionistica, che voleva mettere in crisi l'e-commerce e gli sconti online a favore delle librerie (parlo principalmente delle grandi catene). Io ho smesso di comprare libri, o, se prima ne acquistavo una cinquantina all'anno, adesso preferisco prenderli in biblioteca, in e-book a prezzo ridotto o senza diritti d'autore. Compro tantissimo i remainder di Amazon al 50% di sconto: sono libri vecchi, ma sempre in ottimo stato. Compro alle bancarelle dell'usato. IN libreria (almeno nella mia piccola città) vedo le vetrine piene di best seller e libri di cucina, sembra che la narrativa meno "mainstream" sia scomparsa... Forse sono ignorante, ma nel mio piccolo non vedo i benefici di questa legge e ne ho solo pagato le conseguenze
RispondiEliminaGuarda Pitichi, forse lo siamo tutti "ignoranti", anche perchè secondo me le cose non ci vengono mai spiegate bene.
RispondiEliminaCondivido le tue scelte da acquirente, facevo così anche prima delle Legge Levi, certo che adesso, sapere di potermi far tentare da un libro rilegato a 10 euro... non mi dispiace affatto! ^^
in realtà è stata fortemente voluta dai piccoli librai e dai piccoli editori, perché il mercato editoriale è sballato già in partenza. Quando un libraio medio/piccolo acquista un libro dall'editore lo paga molto di più rispetto ai vari Feltrinelli & Co. o peggio ancora rispetto ad Amazon. Per questo la libreria "Pinco Pallino" non può permettersi di superare una certa soglia di sconto. Ribadisco, i bloccherei i prezzi, ma già fissare un tetto del 15% rende lo sconto più abbordabile anche per gli indipendenti. Il Francia il tetto massimo di sconto è del 5%, là leggono anche molto di più di noi italiani.
RispondiEliminaInsomma, il problema è un po' complesso :-)
Eppure la mia vecchie libreria sotto casa si lamenta. Forse è una libraia vecchio stampo, che vorrebbe fare coi "suoi" libri quello che le pare "se li ho da tempo, perchè non posso darli a metà prezzo?" anche per motivi di spazio. E il 15% concesso mi sembra comunque un discreto sconto. Se la Legge aboliva lo sconto come ha fatto il sistema tedesco avrei capito la tutela "del piccolo", tanto compro in un posto o nell'altro e sempre la stessa cifra pago.
RispondiEliminaMa poi mi domando. Coi libri funziona così. Ma perchè no sulla frutta, la carne, le scarpe, ecc... Anche questi prodotti li pagherò sempre di meno in un supermercato o in una grande catena di magazzini, no? Perchè si è voluto cercare di tutelare il piccolo libraio e non il piccolo macellaio? Forse è un discorso troppo ampio, o forse non capisco io, tutto può essere!
Per quelli hai ragione. Credo che se si mettesse un tetto massimo per ogni cosa si toccherebbero troppi interessi, mentre bene o male dei libri non frega a nessuno ai piani alti. Sob!
RispondiEliminaIo credo sempre che lo sconto selvaggio, in qualsiasi mercato, faccia danni. Per poter vendere a poco chi ci rimette sono sempre i lavoratori e mai gli imprenditori o industriali, tanto loro vanno a sfruttare la manodopera cinese a 2 dollari l'ora :-(
Comunque non va dimenticato che il 15% è il massimo che può fare il libraio, gli sconti indetti dagli editori possono arrivare al 25% :-)
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RispondiEliminaIo sottoscrivo tutto ciò che hai scritto, sono d'accordo praticamente con tutto ciò che hai detto, Silvia, anche nei commenti.
RispondiEliminaMi fa piacere che alcune case editrici abbiano "risposto bene" (non so con precisione se alla Levi o alla crisi o entrambe), penso sia positivo che stiano in qualche modo cercando di avvicinarsi ai bisogni e alle esigenze dei lettori... certo, si trovano ancora in giro delle robe assurde (vedi ad es. i prezzi Mondadori, che crescono sempre più, quando è la casa editrice italiana più grande, praticamente, e dovrebbe essere la prima a dare l'esempio - novità di 200 pagine in vendita a 17/18/20 euro... ma stiamo scherzando?!)
Però alla fine faccio ancora fatica a capire a chi questa Levi abbia giovato.
Anch'io, come te, continuo a preferire l'acquisto online, anche se solo per sconti del 15%. Nel mio paesello c'è una libreria minuscola, che ha solo i best seller, oltre che un libraio scorbutico che quando provi a chiedergli un titolo non troppo conosciuto ti guarda come se gli avessi chiesto un rene e ti risponde acidamente che non lo può ordinare "ché non gli conviene".
Uscendo un po' più fuori c'è una libreria di una catena italiana (non grande quanto Feltrinelli/Melbook/Giunti ma pur sempre catena) dove spesso e volentieri alcuni sconti 'speciali' del 25% non arrivano. Ci sono stato stamane, e ho notato ad es. che gli sconti del 25% sui Classici Mondadori non c'erano. Volevo prendere "1984" e un Calvino, ma ho preferito evitare e risparmiare un po' acquistando online. Sarò stronzo io, okay, però le mie finanze son quello che sono (non lavoro)...
Eh sì Matteo, c'è sempre margine per migliorare! Che qualcosa si stia muovendo non può che rendermi felice, di chi sia poi il merito lo devo ancora capire.
RispondiEliminaPurtroppo è vero, come dici certe Case Editrici non hanno ancora aderito al low cost e spesso per non alzare i prezzi pubblicano per 18 euro libri di poche pagine in brossura. Quando li vedo mi si forma davanti agli occhi la classica immagine della banconota con le ali che se ne va... sigh!
Sulla questione ho scritto "L'opinione di uno scrittore-lettera cortese all'onorevole Levi", anche se non ho ottenuto alcuna risposta: è comunque reperibile sulla rete. La legge Levi non ha risolto alcun problema, pur rappresentando la sintesi di una certa scuola di pensiero. Io temo che la fuga di tanti lettori dalle librerie tradizionali venga favorita da questo provvedimento.
RispondiEliminaCordialmente
Massimo Cortese
Figuriamoci poi se si degnano di rispondere, e se questa legge l'hanno voluta i piccoli librai mi sa che si sono dati la zappa sui piedi. Il 15% di sconto concesso non è mica poco, soprattutto per chi fa i conti per i arrivare a fine mese. Leggere non può essere un lusso.
RispondiEliminaRita
Sarebbe interessante sapere come sono andate le vendite dopo la legge Levi. Intervenire sul libero mercato, secondo me non è mai una cosa positiva. In precedenza le promozioni on-line incentivavano la voglia di acquistare. Io acquisto molto, molto meno di prima.
RispondiEliminaStranissima legge questa.
RispondiEliminaNon solo perchè in controtendenza rispetto al liberismo praticamente imposto in ogni settore, ma anche per gli intenti, almeno quelli dichiarati, che anche al più sprovveduto sembrano persi in partenza.
In realtà a me sembra più un accordo di cartello che altro: Ragazzi, smettiamola di farci concorrenza scontando a più non posso. Ci rimettiamo tutti. Fissiamoci un tetto di sconto, venderemo meno libri ma guadagneremo il 25per cento in più (amazon e altri erano arrivati al 40).
Ci guadagnano tutti, amazon compreso, altro che danneggiato!
Ma è davvero pensabile che in un mondo governato dalle multinazionali,un piccola lobby di piccoli librai riesca a imporre la sua legge?
A me sembra una legge dei grandi gruppi altro che piccoli editori, che infatti stanno chiudendo a raffica.
Ultima considerazione: Se davvero volessero farlo i mezzi per aggirare la legge non mancano. Internet è internazionale, se io metto la mia sede in uganda posso fare quello che voglio, al prezzo che voglio e spedirlo dove voglio. Con buona pace di Levi e della sua cricca.