4 giugno 2013

Recensione, Mandami Tanta Vita di Paolo di Paolo

Recensione difficile. Romanzo particolare, almeno per le mie corde, perché se da una parte la storia mi ha coinvolta dall'altra la narrazione mi ha impedito un totale coinvolgimento. Insomma, come sempre vi consiglio di leggere cosa penso e di non guardare solo il voto che lascia il tempo che trova.

M a n d a m i  T a n t a  V i t a

| Feltrinelli | pag. 158 | € 13,00 |
Moraldo, arrivato a Torino per una sessione d'esami, scopre di avere scambiato la sua valigia con quella di uno sconosciuto. Mentre fatica sui testi di filosofia e disegna caricature, coltiva la sua ammirazione per un coetaneo di nome Piero. Alto, magro, occhiali da miope, a soli ventiquattro anni Piero ha già fondato riviste, una casa editrice, e combatte con lucidità la deriva autoritaria del Paese. Sono i giorni di carnevale del 1926. Moraldo spia Piero, vorrebbe incontrarlo, imitarlo, farselo amico, ma ogni tentativo fallisce. Nel frattempo ritrova la valigia smarrita, ed è conquistato da Carlotta, una fotografa di strada disinvolta e imprendibile in partenza per Parigi. Anche Piero è partito per Parigi, lasciando a Torino il grande amore, Ada, e il loro bambino nato da un mese. Nel gelo della città straniera, mosso da una febbrile ansia di progetti, di libertà, di rivoluzione, Piero si ammala. E Moraldo? Anche lui, inseguendo Carlotta, sta per raggiungere Parigi. L'amore, le aspirazioni, la tensione verso il futuro: tutto si leva in volo come le mongolfiere sopra la Senna. Che risposte deve aspettarsi? Sono Carlotta e Piero, le sue risposte? O tutto è solo un'illusione della giovinezza? Paolo Di Paolo, evocando un protagonista del nostro Novecento, scrive un romanzo appassionato e commosso sull'incanto, la fatica, il rischio di essere giovani.
Voto:

R e c e n s i o n e

Finito in una giornata Mandami Tanta Vita di Paolo di Paolo è un libro sul difficile passaggio dalla giovinezza all'età adulta, un passaggio fatto di sfide, indecisioni, paure e momenti di buio. Un passaggio inevitabile, ma che a volte, spesso, può cogliere impreparati.

Siamo nel 1926, gli anni delle leggi "fascistissime", gli anni del controllo. Il sistema politico è sempre più gerarchizzato, i giornali possono venire stampati solo dopo l'approvazione del governo e siamo anche alla vigilia dell'abolizione dello sciopero che potrà essere esercitato solo se approvato dal Sindacato (fascista ovviamente). Anni difficili, caldi, tumultuosi, in cui anche i più coraggiosi preferiscono non esternare la loro indole. Ma non tutti. C'è un giovane, Piero, che ha già fondato due riviste, una letteraria e una di stampo politico, e che non manca mai di farsi portavoce di scomode verità. Piero è il ragazzo che non ha avuto paura di crescere e che non rinuncia a stare in prima linea.
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5 commenti:

  1. Complimenti bell'analisi. Il libro in questione l'ho letto anch'io e condivido la tua osservazione su uno stile che forse non risulta subito d'impatto, ma che ho trovato migliore rispetto ad altri suoi scritti.

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  2. Mi incuriosisce molto questo libro, e ancora di più adesso che ho letto il tuo articolo. Sarà proprio il caso di farci un pensiero!

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  3. @fRANCO
    Grazie mille, io purtroppo non avendo letto altro di questo autore non posso fare paragoni, ma sicuramente il suo stile particolare è frutto di tanta passione.

    @ startfromscratchblog
    Io a volte inizio i libri con assoluta ignoranza, come in questo caso. Non sapevo assolutamente niente e ritrovarmi davanti a uno spaccato di storia mi ha davvero colpito. A volte l'ignoranza aiuta davvero!

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  4. Non sembra male, ci faccio un pensiero anchio! Lo stile del racconto non sembra proprio fare per me però gli do una possibilità!

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  5. Lo stile è stato purtroppo il mio freno emotivo :(

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