6 giugno 2017

Recensione, NOI di Evgenij Zamjatin

Lettori buongiorno! Oggi parliamo di classici e più nello specifico di un titolo su cui avevo messo gli occhi da un bel po' di tempo, ve ne avevo infatti parlato nella rubrica "Cosa Mi Sono Perso" (qui) e poi finalmente, nella seconda metà del 2016 l'ho recuperato (qui il recap).
Adesso, per staccare un attimo dall'overdose di letture young adult (ma sto per ributtarmici a capofitto) l'ho finalmente letto e... niente, andate sotto se volete sapere cosa ne penso ;) 

Noi di Evgenij Zamjatin


| Lupetti, 2007 | pag. 191 | € 14,00 |

edizione fuori commercio
"... osserverei come, in tempi di internet, l'invasività dei mezzi di controllo preconizzata dallo scrittore nel 1919-20 rimanga - o torni prepotentemente attuale, specie se coniugata con la lobotomia - non dirò 'televisiva', ma più genericamente 'da schermo' - a cui tutti, chi più o chi meno, siamo sottoposti o ci sottoponiamo. (...) rimarcherei che Noi battezzato e ribattezzato più volte: antiutopia, utopia negativa, distopia o, addirittura, anti-antiutopia - conserva intatto il suo fascino di 'ritratto futuribile' anche qualora lo si svincoli dal contesto che gli era più cronologicamente prossimo - quello della neonata società comunista - e lo si riallacci, per esempio, a istanze di carattere fantascientifico, a noi relativamente vicine..." (Alessandro Niero)
Voto:

Secondo una mia personalissima concezione, la libreria deve essere come uno specchio, e per vederci riflessa la lettrice che sono i romanzi che non mi sono piaciuti non possono starci. Tranne i classici. I classici li contestualizzo sempre, ne estrapolo l'essenza, riesco a vedere "oltre", a entrare nel periodo storico in cui una determinata storia è stata scritta, e a capire l'importanza del concetto che viene espresso.
Per questo Noi di Evgenij Zamjatin mi è piaciuto, nonostante non sia avvincente e scorrevole come altri distopici più moderni, nonostante la prosa arcaica e piena di riferimenti numerici a tratti mi abbia annoiata, nonostante una traduzione non proprio scorrevolissima che forse andava alleggerita (quella nuova di Voland edizioni mi sembra migliore). Il punto però è che qui dentro c'è la Storia con la S maiuscola e guai a chi oserà spostare questo gioiellino dai miei scaffali.
Scritto nel 1920, quando il regime totalitario di Stalin non si era ancora insidiato, Noi si rivela essere un titolo antesignano, il primo ad affrontare il tema di un futuro anti-utopico.
Ambientato circa trecento anni dopo la Guerra dei Duecento Anni (siamo presumibilmente nel 3000) Noi ci trasporta all'interno dello Stato Unico, un luogo matematicamente perfetto ricreato all'interno di un'enorme struttura trasparente, il cui perimetro viene chiamato il Muro Verde (e non è difficile immaginare il perché).
D-503 è un ingegnere che si occupa di progettare l'Integrale, una nave spaziale grazie alla quale si potranno colonizzare altri Pianeti, e che quotidianamente scrive una sorta di diario in cui racconta il suo quotidiano e di come si è arrivati alla gioia e alla perfezione.
"Tra 120 giorni sarà portata a termine la costruzione dell'Integrale. E' vicino il momento storico, in cui il primo Integrale si lancerà nello spazio dei mondi. Mille anni fa i vostri eroici antenati piegarono al potere dello Stato Unico tutta la sfera terrestre. Un'impresa ancor più gloriosa vi attende (...). Toccherà a voi piegare al benefico giogo della ragione gli esseri ignoti che abitano sugli altri pianeti, forse ancora nel selvaggio stato di completa libertà. Se essi non comprenderanno che noi portiamo loro la felicità matematicamente esatta, è nostro dovere costringerli ad essere felici. Ma prima dell'arma noi sperimentiamo la parola."
Fin dalle primissime pagine risulta impossibile non fare numerosi parallelismi con 1984 di Orwell o Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, ma anche con opere più moderne e destinate a un pubblico di giovani lettori, come la saga Delirium di Lauren Oliver o Matched di Allie Condie, tanto per citarne due.

Nello Stato Unico la popolazione, drasticamente decimata dall'introduzione del Cibo Universale, un composto tratto dalla nafta che ha mietuto vittime su vittime prima che l'organismo potesse abituarvisi, deve attenersi a rigide regole poste sotto il controllo dei Generali. Si lavora, ci si nutre, ci sono due ore di svago giornaliero che prevedono una passeggiata e si vive in strutture completamente fatte di vetro, perché non c'è niente da nascondere se non durante la Pianificazione del Sesso, solo allora le tende possono essere abbassate. Le emozioni vengono represse; possedere un'anima, avere degli impulsi, desiderare e sognare sono tutti sinonimi di malattie e vanno curati con la Grande Operazione.

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