31 gennaio 2018

Recensione Drinking at the Movies di Julia Wertz

Lettori buonasera,
finalmente riesco a parlarvi di un romanzo grafico che mi è piaciuto un sacco (Eris non delude!) e che non potete farvi scappare. Se volete saperne qualcosa di più e scoprire se possa fare al caso vostro, non vi resta che leggere la recensione ;)

P.S. Ma la sfiga è contagiosa? No, perché oggi, prima di postare la recensione, mi sono caduti su una gamba venti quintali di legna e poi mi è quasi esploso l'accendino in mano mentre stavo cercando di accendere il camino... ué Julia?! Son scherzi da fare???

Drinking at the Movies di Julia Wertz

| Eris Edzioni, 2017 | pag. 204 | € 16,00 |

Avere vent'anni. Trasferirsi a New York perché è la città in cui tutto è possibile. Realizzare i proprio sogni. Assolutamente no. L'acclamata fumettista statunitense Julia Wertz racconta in questo graphic novel autobiografico il suo primo anno a New York: quattro diversi appartamenti, sette terribili lavori, tragedie familiari, viaggi disastrosi e troppe bottiglie di whiskey. Un libro esilarante a tratti commovente, che smonta l'immaginario idilliaco di una generazione globalizzata che vede nella Grande Mela il paradiso delle occasioni che cambiano la vita.
Voto:

Ho così tanto adorato Julia Wertz che non ho fatto in tempo a sfogliare l'ultima pagina del suo libro che già la stalkeravo seguivo su Instagram. Questo per dirvi quanto mi sia sentita "a casa" tra le pagine di Drinking at the Movies, perché tutto quello che viene raccontato, anche se geograficamente lontanissimo da noi, in qualche modo ci appartiene. Dagli estenuanti traslochi ai lavoretti miserrimi, dai problemi familiari ai sogni che non smettono di infrangersi contro la dura barriera della realtà. Giuro, c'è un po' di Julia Wertz in ognuno di noi, e se almeno uno di questi undici punti vi appartiene, allora il libro dovete assolutamente averlo.


Personalmente, in base al suddetto "da fare... oggi, domani e sempre" posso dire di essere la gemella che Julia Wertz non sapeva di avere. A parte il punto 3 (sono stitica u.u), il 4 (ma faccio post, è uguale dai xD) e l'11 (mi drogo con cappuccini e tisane però) tutto il resto torna. Ammetto che ci sono momenti in cui non odio il mio lavoro e non fisso il nulla cosmico fuori dalla finestra, ma sono attimi. Poi mi ripiglio e torno alla mia acida realtà. E va benissimo secondo me, perché aspettarsi il peggio del peggio ti fa vivere meno peggio tutto lo schifo che ti succede. In fondo sono un'ottimista, no? Una che vede il bicchiere mezzo pieno.
Ma veniamo a Drinking at the Movies.
Julia Wertz ci porta tra le pieghe, le grinze e gli strappi di quella che è stata la sua vita tra la primavera 2007 e l'inverno 2008. Un focus on ben preciso che inizia con il trasferimento da San Francisco a New York e poi, via di disagio più totale: quattro appartamenti, sette lavori, il fuoco sacro (proprio là, dove non batte il sole!), l'alcol, la pizza, il cinema, gli amici, i fumetti, le sfighe...
Più che la strada per il successo quella di Julia è una vera e propria via crucis, ma grazie a una dirompente autoironia l'autrice riesce a trattare anche gli argomenti più seri e delicati con una leggerezza che non sfocia mai nella superficialità. Perché insomma, è facile ridere delle disgrazie altrui, molto meno rifletterci sopra. Julia non ha segreti con il lettore e nemmeno filtri. Pane al pane, vino al vino. E cosa c'è di meglio di una bottiglia di whisky low cost per affogare delusioni e dispiaceri? Julia ha un problema, e lo sa, ma non è facile portare sulle proprie spalle un milione di cambiamenti, non è facile avere la famiglia lontana, un fratello drogato, un sogno che sembra impossibile da realizzarsi e una sequela infinita di #mainagioia. E in tutto questo lei vuole farcela essendo comunque se stessa: una ragazza normale (be' quasi xD) piena di talento. Basterebbe solo che la gente non facesse troppo caso al suo abbigliamento trasandato e all'aspetto da eterna bambina che ispira zero credibilità. Il problema è che Julia non se la fuma nessuno. Nemmeno i marpioni alla fermata della metro.


Tratto deciso, totale assenza degli sfumati, un dirompente black and white e una scrittura al fulmicotone hanno portato Drinking at the Movies nella lista delle 50 graphic novel imprescindibili secondo AbeBook insieme a capolavori come Maus di Art Spiegelman, V per Vendetta di Alan Moore e Blankets di Craig Thompson.
Io vi invito a perdervi in questo collage arguto e intelligente di eventi e riflessioni tragicamente reali. Perfetto da leggere, ma ancora più perfetto da rileggere, tra queste pagine ci sono substrati di ogni tipo e spessore, e poi c'è lei, New York, bellissima, complice ma anche nemica, spesso fin troppo bastarda, ma in fondo è, era e sarà sempre, l'unico posto al mondo in cui dreams come true
Trasferirsi a New York è un’esperienza senza eguali che puoi fare solo una volta, o ce la fai o non ce la fai. Se non ce la fai, non ti vergognare, questa città non è per tutti. Infatti, io continuo a pensare di andarmene almeno una o due volte al giorno. L’unico vero consiglio che posso dare a qualcuno che si trasferisce a New York è solo di resistere e prima o poi tutto andrà bene. E sennò, ’fanculo, puoi sempre tornare a casa.
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29 gennaio 2018

Recensione, LOST IN AUSTEN di Emma Campbell Webster


Lettori buongiorno, oggi vi porto la recensione di un libro troppo troppo carino e mi fa un sacco piacere debuttare nel BBB proprio con lui. Cos'è il BBB? Ahi, ahi, non state attenti... cliccate qui e aggiornatevi! Oppure leggete la recensione, poi tornate qui, cliccate e aggiornatevi. Oppure... fate un po' come vi pare!

Lost in Austen di Emma Campbell Webster

| Hop! Edizioni | pag. 384 | € 21,00 |

Il tuo nome: Elizabeth Bennet La tua missione: fare un matrimonio di ragione e sentimento, evitando uno scandalo in famiglia. Hai dalla tua solo uno spirito vivace, il tuo buon senso, la tua bellezza "passabile" e devi costruirti un percorso attraverso una miriade di scelte che determineranno il tuo destino romantico (ed economico). "Lost in Austen" si basa su "Orgoglio e pregiudizio", ma le scelte che ti si propongono nel libro ti condurranno nel cuore degli altri romanzi di Jane Austen e in un territorio fantastico."Lost in Austen" è un labirinto di amori e menzogne, seduzione e scandali, disavventure e matrimoni, una vera sfida e un vero rapimento per tutte le appassionate di Jane Austen. Elizabeth riuscirà nella sua missione? Il suo destino è nelle tue mani.
* * *

Lo desideravo da tantissimo Lost in Austen e se vi dico il motivo potrà sembrarvi stupidissimo quando invece la faccenda è parecchio seria. Lo volevo per fare pace con Jane Austen. La mia breve storia triste è presto detta. Ho letto Orgoglio e Pregiudizio alle superiori su un testo didattico che prevedeva un'attenta analisi alla fine di ogni capitolo. La ricerca era così minuzioso che scienziati del vaccino ebola, scansatevi proprio! Tutto questo portava 1) alla noia 2) all'estraniarsi dalla storia (il raziocinio non è cosa buona e giusta) 3) ad odiare tutti i personaggi. Io volevo uccidere Elizabeth Bennet. E speravo che a Darcy venisse la tisi. Ovviamente mi odiavo per questo, perché mentre tutte le mie amiche avevano sogni romantici pensando alla storia impossibile tra questi due intramontabili protagonisti, io no. Capirete la frustrazione. Capirete il bisogno di fare pace con Jane Austen.
In molti hanno approfittato del successo di quello che ormai è un caposaldo della letteratura classica e se sbirciate il post specifico di Trame Riciclate vedrete che nel corso degli anni Elizabeth e Darcy ne hanno passate di cotte e di crude tra misteriosi casi di omicidi da risolvere, zombi da uccidere e posizioni del kamasutra da provare (eh sì, esiste anche una sorta di 50 sfumature pre-vittoriano) per non contare tutti gli autori che hanno tentato (con risultati alquanto discutibili -_-') di dare un seguito alla loro storia. Fatto sta che nessuno di questi libri ha mai attirato più di tanto la mia attenzione tranne Lost In Austen. Perché? Be', semplice. Lost in Austen non è un seguito, non è un remake, non è niente di trito e ritrito. Qui le parole d'ordine sono brio, originalità e divertimento. Emma Campbell Webster (genia!!!) ti fa vestire i panni di Elizabeth Bennet rendendoti padrona del tuo destino. Sei tu a scegliere che piega dare agli eventi. Certo, non è detto che sposerai Darcy, magari finirai per convolare a nozze con il capitano Wentworth di Persuasione o soffierai Mr Knightley alla povera Emma (ma quanto ci si può sentire in colpa?), oppure - come me - verrai sfigurata dagli zingari °____° Il bello però è che potrai riprovare più e più volte, finché non giungerai all'epilogo perfetto.
Emma Campbell Webster ha avuto la brillante idea di scrivere un libro game (negli anni Ottanta, andavano di gran moda, e se non li conoscete vuol dire che siete troppo più giuovvani di me T__T), un libro che è un gioco e che non vuole competere stilisticamente con l'originale, ma che punta tutto sull'ironia pungente e sagace che in fondo contraddistingueva proprio zia Jane.
Credo che in pochi si avvicineranno a questo romanzo con le mie stesse motivazioni, ma se amate Orgoglio e Pregiudizio tra queste pagine impazzirete. Ship a palla. La cosa più bella sono i crossover con Persuasione, Mansfield Park, L'Abbazia di Northanger e se non conoscete l'opera omnia della Austen e pensate di potervi perdere qualche collegamento, non temete, le ultime pagine sono corredate di postille chiarificatrici con tutti i vari riferimenti.
Ma il vero tocco di classe, quello che a mio avviso fa la differenza, eccolo qui.

 
  

Io AMO all'ennesima potenza il tratto di Pénélope Bagieu (illustratrice francese dalla vena comica irresistibile) e se esistessero tazze, diari, cover per cellulari e chi più ne ha più ne metta (ma soprattutto tazze! xD) io vorrei tutto. Ah, sono troppo invidiosa di Clacca che ha già letto e recensito Josephine (qui) perché la storia della protagonista disadattata non posso farmela di certo scappare (in wish list subito!).
Intanto però mi ributto tra le pagine di Lost in Austen. Non ci crederete, me ne sono capitate di tutti i colori, ma ancora non ho sposato Darcy! Evidentemente sono una pessima Lizzy, ma una cosa l'ho imparata: è verità universalmente riconosciuta che un lettore senta costantemente il bisogno di trovare bei libri... e questa è cosa fatta :)



Book Trailer



26 gennaio 2018

Book Bloggers Blabbering 2018


...il piacere della lettura è lieto di annunciare ('mazza che inizio professionale) che nel 2018 ha aderito al Book Bloggers Blabbering, una piccola e faiga comunità di blog che una volta al mese analizzerà quante più opere possibili di una specifica casa editrice indipendente.
I romanzi recensiti per il BBB sono TUTTI consigliati quindi, qui sul blog, non troverete alcuna valutazione in stelline. Nel caso - ahimé - un testo non dovesse piacere, verrà recensito come di consueto senza l'apposita targhetta del BBB.

Segui il Book Bloggers Blabbering su Facebook e/o sul blog dedicato per non perdere nemmeno un consiglio!

Archivio 2018
Gennaio: Hop Edizioni
Febbraio: Effequ

24 gennaio 2018

Recensione, OGNI PICCOLA BUGIA di Alice Feeney

Buongiorno lettori, finalmente riesco a pubblicare la recensione dell'ultimo thriller che ho letto. Purtroppo una piccola congestione ha cercato di mettermi ko ma io sono un osso duro quindi dopo 48 ore di riposo di cui 20 passate a dormire, 5 davanti al camino, 6 a cazzeggiare su internet, 3 a bere tisane e le restanti a vegetare (eh lo so, quando ci si riprende bisogna farlo per bene!), eccomi qui!
Prima del collasso ho aperto la sezione spoiler, quindi non esitate a commentare se anche voi avete letto il romanzo della Feeney :)

Ogni Piccola Bugia di Alice Feeney

| Nord Edizioni, 2017 | pag. 324 | € 16,90 |

Il mondo intorno a lei è fatto solo di suoni, rumori, voci. Ed è grazie a quelle voci frammentarie e confuse che Amber Reynolds capisce di aver avuto un incidente d'auto e di essere in una stanza di ospedale. In coma. Amber non ricorda nulla di quanto le è accaduto, e una domanda la perseguita da subito: com'è possibile? Io non guido quasi mai... Poi, tra quelle voci ne riconosce due, che diventeranno il suo unico contatto con l'esterno. Quelle di suo marito e di sua sorella. Ignari che Amber li possa sentire, i due discutono, litigano, rivelano dettagli e indizi. E lei si rende conto di non potersi fidare. Entrambi hanno qualcosa da nascondere. E, forse, non sono un'ancora di salvezza, bensì un pericolo vicino e insidioso. No, l'unico modo per scoprire cosa le è successo è ricostruire nella sua mente, passo dopo passo, gli eventi dell'ultima settimana, fino al momento dell'«incidente». Ma Amber ha paura. È impotente, in balia di chi le sta intorno. Come l'uomo che si accosta al suo letto la sera, quando gli altri sono andati via. E che le sussurra all'orecchio velate e inquietanti minacce... Amber deve svegliarsi, prima che sia troppo tardi. Perché anche lei ha un segreto da proteggere. Anche lei ha un piano da portare a termine.
Voto:

"Chi non fa niente è pericoloso quanto chi fa."

Urka! Passare da Il Richiamo del Cuculo a Ogni Piccola Bugia è stato destabilizzante. Prima mi sono (in parte) annoiata nel seguire un'indagine fin troppo canonica, poi eccomi qui a districare i deliranti nodi di una voce narrante totalmente inaffidabile. Bene Silvia, volevi un libro capace di stravolgere ogni tua certezza? L'hai trovato.
Ammetto che nonostante abbia iniziato il romanzo carichissima di aspettative dopo una settantina di pagine ero un po' perplessa. Be'? E allora? Tutto qui? Dove vuole arrivare la Feeney? Poi, complice una narrazione su tre piani temporali distinti e un ritmo sempre più serrato, la luce si è spenta e il vero incubo ha avuto inizio. #gioiedalettori
Che Amber Raynolds - trentacinque anni, assistente di una nota speaker radiofonica e moglie insoddisfatta - non sia del tutto normale, lo capiamo da subito. I piccoli disturbi ossessivi compulsivi, il non essere a proprio agio in mezzo alla gente e la pochissima stima che ha di sé sono solo alcuni dei suoi tanti disagi. L'autrice ci dipinge una donna rabbiosa, insofferente, abituata a indossare maschere e a recitare ruoli. La sua vita sembra un'estenuante corsa priva di traguardi, nemica del tempo che scorre senza che lei riesca a stargli dietro. 
Poi l'incidente - se di incidente si è trattato... - e il coma. Un coma che mette in pausa il suo corpo ma non la sua mente sempre vigile, costantemente in grado di registrare tutto quello che le succede intorno. Amber ha molto tempo per riflettere su se stessa e sugli altri; ricorda quanto è stato difficile vestire i panni della figlia invisibile, vivere all'ombra di Claire, la sorella perfetta, gestire i successi e gli insuccessi lavorativi, tutte cose che l'hanno resa meno interessante agli occhi del marito Paul.
A intervallare il presente con il recente passato ci sono le parti che ho preferito. Quelle di un diario. Un diario in cui conosciamo una bambina introversa, asociale, solitaria e bugiarda, cresciuta senza un solo amico. Pagine intrise di disprezzo e rancore in cui prenderà forma un estenuante giocoforza che vedrà contrapporsi l'odio di una figlia all'amore di una madre. 

Sorprendente al punto giusto, intrigante quanto basta per farti sorvolare su alcuni difetti, Ogni Piccola Bugia si è rivelato un romanzo d'esordio davvero d'effetto. Un romanzo cattivo, traditore, ma soprattutto divertente, perché un thriller deve assolutamente esserlo. Non c'è soddisfazione più grande nel rimettere insieme i pezzi di una trama stravolta a regola d'arte, e come se non bastasse, l'autrice, non paga di averti affollato la testa con mille domande, ha pensato bene di rispondere a tutte per poi insinuare in extremis un nuovo tarlo. Così. Giusto per farti passare qualche notte in bianco a rimuginare e a maledirla. Però alla fine a me piace l'effetto fregatura nei thriller, non posso negarlo. E mi è piaciuto scoprire in Alice Feeney una grande manipolatrice.
Insomma, un romanzo non perfetto al 100%, ma fidatevi, merita... e io bugie non ne dico. Quasi mai.

Sezione Spoiler

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18 gennaio 2018

Ogni Piccola Bugia di Alice Feeney - SEZIONE SPOILER

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S P O I L E R Ogni Piccola Bugia


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17 gennaio 2018

Recap #164 - regali di Natale

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Buongiorno lettori! Sfogliando i post in bozza (ne ho una quintalata *_*) mi sono resa conto che è dal 6 Novembre che non faccio un recap con le new entry e voi magari avrete pensato che non ce ne sono state. Tzè! Ma vi sembra una cosa possibile?
Visto che l'eco del Natale è ancora vicino partirei dai regali ricevuti. E' stato un anno molto, molto fortunato, ma sicuramente perché nel 2017 sono stata molto, molto buona 8)

* * *

Che dire... ho il cliente migliore del mondo, quello che non mi regala panettoni e pandori ma gift card Feltrinelli! Il buono da 50 euro l'ho speso subito e scegliere è stato bellissimo ma anche difficilissimo.
Dopo lunghe elucubrazioni ecco cosa mi sono portata a casa.


Ogni Piccola Bugia di Alice Feeney. Dopo aver letto L'Uomo del Labirinto di Donato Carrisi  (qui la recensione) il mio bisogno di romanzi thriller è schizzato alle stelle. Questo sembrava essere molto psicologico e molto perverso, tra tutti è quello che desideravo maggiormente, infatti l'ho finito di leggere ieri sera. E adesso sto così *___________*

Una Casa Perfetta di Ben H. Winters mi ha sempre ispirato. Mi piacciono quelle storie in cui è la casa stessa protagonista del romanzo, un po' alla Rosmery's Baby (qui la recensione) anche se sicuramente non saremo a quei livelli. Era in super sconto e quindi l'ho infilato subito nel carrello.

Tutti i Nostri Oggi Sbagliati di Elan Mastai sembra fighissimo. Qui ho abbandonato il mood thriller per entrare in quello time travel. Non so molto della trama, ma alla storia del ragazzo che cerca di sfidare le leggi della fisica per rimettere a posto le cose in nome di un amore a cui non vuole rinunciare, non posso proprio resistere.

Quelli Che Meritano di Essere Uccisi di Peter Swanson ha un titolo stupendo. Pensavo di stamparlo e incorniciarlo. Tipo meme. Promemoria. Una cosa così. Sotto magari ci aggiungo anche una bella lista da aggiornare periodicamente... che dite?

L'Ospite Invisibile è un giallo a camera chiusa che anticipa Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christe (qui la recensione) di quasi un decennio. La trama è più o meno la stessa e io non vedo l'ora di leggerlo, poi chissà, magari ci farò un post per "trame riciclate"!



→ Per dover di cronaca un piccolo appunto alla Feltrinelli però devo farlo. I libri erano praticamente buttati a caso dentro uno scatolone e il pluriball era appoggiato sopra a protezione del nulla. Un libro in particolare era sozzo come pochi. Mi sono dovuta armare di sgrassatore e procedere a un'accurata disinfestazione batteriologica. Le fascette le ho buttate perché si erano tutte rovinate (i libri durante il trasporto hanno probabilmente sbattuto uno contro l'altro). 
Voto alla Feltrinelli: 4/10. Ah sono state anche stati lentissimi.
Però sono felice.

Altro giro, altro regalo.
Ecco i due libri che mi ha preso l'amica più intelligente del mondo. Quella che sbircia la tua wish list su Amazon!


Desidero leggere Paolo Cognetti dai tempi di Sofia si Veste Sempre di Nero, ma alla fine ho pensato bene di iniziare con quello che è universalmente riconosciuto come il suo top: Le Otto Montagne, romanzo vincitore del Premio Strega 2017. Troppo felice di averlo in libreria <3

La corte che invece ho fatto a Player One di Ernest Cline la so solo io. Non avete idea di quante volte è finito del carrello del Libraccio (mi ero fissata con l'edizione faiga completa di maglietta super nerd!) e quante volte mi è arrivata la mail "prodotto non disponibile". Mi meraviglio che il Libraccio esista ancora con tutti gli improperi che ho tirato. Comunque ci ha pensato Amica. E ha trovato pure l'edizione Isbn che adoro, forse un po' delicata, ma piena di fascino. Peccato che la casa editrice abbia dovuto chiudere i battenti, pubblicava titoli davvero interessanti...


Il mio pargolo invece è stato tanto tanto bravo (praticamente l'ho costretto) e mi ha preso L'Uomo del Labirinto. L'avevo letto in ebook (perdendo 30 diottrie) ma non poteva mancare sul mio altarino dedicato a Donato Carrisi. Che libro ragazzi. Che ritmo. Io l'ho pazzamente adorato!


Quest'anno i regali di Natale li ho fatti quasi tutti con largo anticipo e quando su Amazon ho ordinato i libri per i bimbi delle mie amiche ho pensato... ma una cosina per me no? Due cosine magari? Eccole.

 

Sono stata molto contenuta (le feste mi hanno tolto soldi e sangue) però era da tanto che volevo scoprire il mondo di Flavia Biondi e così mi sono portata a casa L'Orgoglio di Leone un romanzo grafico pieno di carattere con un tratto deciso e graffiante che non ha deluso le mie aspettative.
Invece - e questo non so quando lo leggerò - La Casa del Diavolo era in super super sconto (nemmeno 4 euro) e ricordo che ai tempi della sua uscita in diversi mi avevano parlato bene di Romano De Marco. Quindi perché non prenderlo?

 

Lettori è tutto. Che dite?
Ho il tutte le ragioni del mondo per essere strafelice?!? 

12 gennaio 2018

Recensione, IL RICHIAMO DEL CUCULO di Robert Galbraith

Buonasera lettori, eccomi qui a parlarvi della mia prima lettura del 2018! Prevedevo un inizio col botto e invece ho arrancato per 550 pagine... ahhhhh, destino infame!

Il Richiamo del Cuculo di Robert Galbraith

| Salani, 2014 | pag. 547 | € 12,00 |
- serie Cormoran Strike #1 -

Il primo caso per Cormoran Strike in questo romanzo di esordio di Robert Galbraith, pseudonimo di J.K. Rowling, autrice della serie di Harry Potter e de "Il seggio vacante". Londra. È notte fonda quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair sul marciapiede innevato. La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello della modella non può crederci. Decide di affidarsi a un investigatore privato e un caso del destino lo conduce all'ufficio di Cormoran Strike. Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come detective. Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto, questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la mente occupata. Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della vittima, sempre più vicino al pericolo che l'ha schiacciata. Un page turner tra le cui pagine è facile perdersi, tenuti per mano da personaggi che si stagliano con nettezza. Ed è ancora più facile abbandonarsi al fascino ammaliante di Londra, che dal chiasso di Soho, al lusso di Mayfair, ai gremiti pub dell'East End, si rivela protagonista assoluta, ipnotica e ricca di seduzioni.
Voto:

Ahi, ahi, ahi. A saperlo che era un giallo investigativo, chissà, forse non l'avrei letto, oppure sì, perché la curiosità di scoprire la Rowling in questa nuova veste sarebbe stata comunque troppa. Quindi eccomi qui, con le dita sulle tastiera e senza un'idea precisa di cosa scrivere, perché in fondo questo romanzo non è che non mi sia piaciuto, Cormoran Strike è un gran bel protagonista, ma quasi 550 pagine portano veramente alla noia più devastante.
Vi dico solo che sono arrivata alla fine perché l'ho letto in compagnia ed ero spronata (Giada, ti voglio bene!), altrimenti non so come sarebbero andate le cose, secondo me non bene. Però adesso sono contenta, dico davvero, sono contenta perché ho avuto la conferma che i miei sospetti erano tutti esatti (anche se mentre leggevo pensavo "ti prego, ti prego, ti prego, fa che non sia...") e perché adesso posso vedere la serie tv 8)
Però cavolo... la Rowling di Harry Potter era molto più furba e misteriosa. Addirittura nerissima. Invece Il Richiamo del Cuculo è un giallo a tutti gli effetti, un romanzo strutturato su una serie di interrogatori nemmeno troppo informali e sulla ricostruzione finale degli eventi.
Il romanzo parte bene, con uno schianto al suolo di grande effetto. A buttarsi dal balcone è Lula Landry una famosa modella frivola e vulnerabile dal passato burrascoso. Suicidio, dicono i tabloid. Omicidio, afferma a gran voce il fratello di lei, che affida il caso al neo-detective Cormoran Strike un uomo con tanti chili quanto cervello. E non lo si direbbe da subito, perché ha quel tipico aplomb inglese (in netto contrasto con l'aspetto minaccioso) del genere "niente mi scalfisce, tutto mi scivola addosso." Poi l'autrice porta a galla le sue origini (figlio di una rock star e di una groupie), i suoi anni in Afghanistan all'interno della polizia militare e ci fa conoscere un uomo dal forte bisogno di certezze e verità. Un uomo solido, tutto d'un pezzo (a parte che gli manca una gamba, ma quella è in lega... solidissima quindi!) con l'intuito di un moderno Sherlock Holmes.
Vorrei poter dire che con Robin Ellacott, la sua giovane e intraprendente stagista, forma un duo fantastico, ma più che una spalla Robin è un arto fantasma (una gamba magari?); le indagini che compie in totale autonomia ci vengono svelate a posteriori e la sua vita privata si snocciola in sordina attraverso racconti e pensieri. Il fatto è che il romanzo nonostante usi la terza persona non sposta mai l'inquadratura dal protagonista e tutto quello che accade al di fuori della sua scena ci viene spiegato. Allora... 1) a me gli spiegoni - di qualsiasi tipo - stanno proprio sulle scatole 2) sono una fan dell'indagine pericolosa. Capito? PE-RI-CO-LO-SA! Qui invece detective e indiziato si siedono sempre al tavolino di un bar, bevono e conversano. Se non sono in un bar sono a casa di Tizio, di Caio o di Sempronio, sempre comodamente seduti. Ma si può? Cormoran, sei stato in Afghanistan, sei uno tosto, tira fuori un kalašnikov e grida "confessa bastardo, o ti faccio saltare le cervella!".
Insomma, a conti fatti posso solo dire che Il Richiamo del Cuculo è un libro troppo inglese per me, troppo educato nonostante le parolacce e i personaggi decisamente fuori dagli schemi. Ed è un peccato perché mi è piaciuta questa Londra fatta di burattini e falsi scintilli e la storia della ragazza - Lula - cresciuta nel nido sbagliato (bellissimo il riferimento al cuculo, un uccello parassita che arriva anche a non sfamare i suoi piccoli) aveva un potenziale altissimo. Però tutto si risolve alla vecchia maniera, senza un solo colpo di scena e con il solito banalissimo movente.
Mi dicono in tanti che i seguiti sono migliori, ma al momento metto in pausa Cormoran e mi butto su un thriller che spero sappia regalarmi tensione e adrenalina. A malincuore mi tocca dirlo. La Rowling questa volta è senza infamia e senza lode.

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9 gennaio 2018

Recensione, NON STANCARTI DI ANDARE di Teresa Radice e Stefano Turconi

Lettori buonasera, finalmente trovo il coraggio di parlarvi di un romanzo grafico che ho bramato quanto l'ossigeno, un romanzo che consiglio e che mi ha davvero stretto il cuore, ma mi è successa una cosa strana: dopo averlo finito e aver pianto, poco alla volta sono venuti a galla i difetti, l'ho ripreso in mano, l'ho riletto e insomma... un po' mi sono arrabbiata. Non perché non sia bello, ma perché non è meravigliosamente perfetto come Il Porto Proibito (qui la recensione). E razionalmente non è esente da difetti.

Non Stancarti di Andare di Teresa Radice e Stefano Turconi

| Bao Publishing, 2017 | pag. 311 | € 27,00 |

Iris inizia a mettersi comoda nella casa di Verezzi mentre Ismail torna a Damasco per sistemare le ultime faccende. Separati da un destino violento e imprevisto, Iris si scopre incinta mentre Ismail lotta per tornare in Italia. Costellato di personaggi memorabili, Non stancarti di andare è un romanzo grafico lungo, denso, impegnato e impegnativo, sul senso dell'esistenza e della distanza. Una storia per distruggere le barriere, per imparare ad amare senza riserve, scritta con immenso coinvolgimento emotivo da Teresa Radice e disegnata, a colori, da uno Stefano Turconi che inventa nuovi trucchi per rendere su carta le emozioni della sceneggiatrice. Un libro che coltiva l'anima e la fa sbocciare, non importa quanto freddo faccia, fuori.
Voto:

Lo dico sempre, Teresa Radice e Stefano Turconi sono il miracolo del romanzo grafico italiano. Loro due, compagni nell'arte e nella vita, portano in libreria emozioni, sogni, fantasie. Ti fanno viaggiare coi loro libri e ti accompagnano in posti bellissimi.
Non Stancarti di Andare l'ho comprato a Lucca  durante il Comics perché loro erano lì e io volevo che me lo autografassero. Insomma ho rinunciato allo sconto del 15% degli store online (su 27 euro non sono mica spiccioli!), ma ci sta, per amore questo e altro.
L'ho letto appena sono tornata a casa, ma ve ne parlo solo ora per un motivo che fatico a dire. Con il tempo, tutto il turbinio di emozioni che il romanzo mi ha scatenato si è modificato, trasformandosi, in parte, in delusione.
Ma procediamo con ordine che sto già facendo un casino assurdo. E se non mi capisco io figuriamoci voi.
"Attendere. Infinito del verbo amare."
Teresa e Stefano hanno scritto e disegnato Non Stancarti di Andare forti di un viaggio fatto in Medio Oriente.
Un progetto ambizioso il loro, molto personale anche, che vuole trasmettere la speranza che possa esistere un amore universale capace di abbattere qualsiasi sorta di barriera, da quella culturale a quella religiosa. Si parla di rispetto, apertura mentale, sogni e progetti comuni. Si parla di un futuro migliore, come se questo fosse possibile, ma in fondo... a chi non piacerebbe? Tralasciando il fatto che a tratti ho trovato un po' troppo buonismo sparso qua e là, la storia è molto toccante.
Iris e Ismael si innamorano mentre lei è in vacanza con un'amica e ora che sono finalmente pronti per cominciare una vita insieme in Italia, lui deve tornare in Siria per sistemare alcune cose. Durante la sua assenza Iris scopre di essere incinta. Ismael però non torna. E non risponde nemmeno al cellulare. Alla radio riportano solo notizie di bombardamenti, rapimenti, paesi saccheggiati e uomini torturati. Inizia così una narrazione parallela, quella di Iris che tenta di andare avanti aggrappandosi al suo amore minuscolo che le cresce nel ventre e quella di Ismael e del suo terribile pellegrinaggio verso la salvezza.
Tantissimi i personaggi di contorno, tutti tratteggiati egregiamente, tutti capaci di uscire dalle pagine per grande merito delle matite di Stefano. Sicuramente la madre di Iris è la mia preferita. Il suo istinto materno pari a quello di un boa constrictor, il suo essere poco convenzionale e anche poco normale (soprattutto!) ha portato un insolito equilibrio in un romanzo fatto quasi esclusivamente di persone "buone". Adesso penserete che sono una lettrice acida, ed è vero. Se nella vita sono fin troppo disponibile e dotata di un insano ottimismo, quando leggo sono l'esatto opposto. Vorrei che la realtà fosse quella di Non Stancarti di Andare, ma vorrei che un libro fosse come la realtà. Difficile capirmi, me ne rendo conto.
Il punto è che non avrei cambiato un virgola dell'essenza della storia, ma a volte è troppo. La trama ha una forza insita in sé così dirompente che non necessitava di tutte quelle parole. Meno ridondanza, meno poesia, meno parti narrate. E tutto sarebbe stato assolutamente perfetto.


Giuro, piuttosto che scrivere quello che ho appena scritto avrei preferito una tranvata in fronte, perché quella ridondanza e quella poesia nel Porto Proibito le avevo amate infinitamente. Adesso invece mi ritrovo a pensare che questa opera poteva essere anche più importante e potente della precedente, ma non supera alcuni scogli, anzi vi si aggrappa con ostinazione. A volte è bello leggere tra le righe. E quando le immagini sono dotate di una grandissima carica espressiva le parole diventano superflue.
Che Teresa sia brava è indiscusso e l'intreccio del fumetto è molto cinematografico: passato e presente che prendono poco alla volta forma, i tasselli di tante vite che diventano un unico immenso quadro e la diversità, che non deve portare spaccature ma unioni, perché i puzzle per combaciare non possono essere uguali. 
Un messaggio bellissimo, e non lo nego, questo è un libro importante, che fa bene e che fa piangere, ma le sequele infinite di metafore, similitudini e paroloni hanno appesantito il mio carico emozionale. Sto in subbuglio. A distanza di due mesi sono più imbrogliata di una matassa, e non so come venirne fuori...
Vorrei linkarvi tutte le bellissime recensioni che ho letto in rete. Avrei voluto scriverne una così, piena di lusinghe e batticuori. Una di quelle recensioni che una volta letta ti fa correre in libreria. Invece la mia vi terrà con il culo incollato sulla sedia, ne sono consapevole, e non sapete quanto mi dispiaccia. Però giuro, nonostante le critiche e i vari "troppo" Non Stancarti di Andare merita. Mano sul cuore <3

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Resoconto del 2017 e Buoni Propositi per il 2018


Prima di guardare avanti, diamo un occhio al passato e vediamo se ho tenuto fede ai buoni propositi del 2017 (qui il post) che in breve riguardavano la lettura intensa di:

1. Antologie di racconti. Iniziamo bene. Qui ho miseramente fallito. Ho letto solo Le Cose Che Abbiamo Perso nel Fuoco di Mariana Enriquez che ho apprezzato tantissimo nella forma, non sempre nei contenuti. Come capita spesso alcuni racconti li ho trovati bellissimi, altri non mi hanno lasciato nulla. Autrice da tenere d'occhio comunque, ha una stile fatto di fiamme.
Come racconto singolo, o romanzi breve Un Buon Presagio di Gillian Flynn mi ha lasciata con un pugno di mosche in mano. Scritto come sempre in modo eccellente, ma l'amaro in bocca si sente e non è piacevole.

2. Saghe familiari. Altro fallimento. Ho iniziato la saga dell'Amica Geniale, ma mica ha fatto breccia nel mio arido cuore. Cioè... bella storia, scritta bene, ma mi aspettavo mooolto di più. Quindi dopo quest'avventura ho abbandonato famiglie & c.

3. Editoria indipendente. Qui sono stata bravissima. Ormai l'editoria indipendente è parte del mio cuore.

4. Libri "vecchi". Devo dire che un 50% delle mie letture hanno riguardato romanzi freschi di stampa, l'altro 50% l'ho dedicato a titoli che avevo in casa da tempo o comunque non a nuove uscite. Essendo un blog letterario direi bene. Mi sembra giusto seguire le novità, ma anche il mio istinto. Dai, stavolta mi promuovo.

5. Fumetti e romanzi grafici. Ne ho letti, come sempre, ma non ho affrontato la sfida del secolo. Volevo leggere Invincible, ma come sempre le serie - lunghe, eterne, infinite - mi spaventano.

Conclusione, faccio leggermente schifo. Ma lo sapevo. Io e i buoni propositi facciamo a cazzotti. Non so organizzare la cena a distanza di due ore, figuriamoci le letture di un anno. Ma ci provo, e continuo a farlo. Chissà che prima o poi non ne esca vittoriosa!

Buoni propositi? Be' andiamoci coi piedi di piombo... In questo 2018 continuerò di sicuro il mio viaggio all'interno dell'editoria indipendente; sono entrata nello staff del Book Blogger Blabbering un indie cafè nato proprio per puntare il riflettore su questo tipo di realtà e sono sicura che un'esperienza del genere non farà che cementare il mio bisogno di conoscere e far conoscere testi che rischiano di restare dell'ombra.
Accantono invece l'idea di leggere antologie di racconti e saghe familiari e vorrei ributtarmi a capofitto nel genere thriller/horror. Nel 2017 mi sono dedicata tantissimo al mondo dei giovani, un mondo che ho scoperto essere pieno di sfaccettature e che ha ancora molto da darmi, ergo: squadra che vince non si cambia.
Direi che il mio 2018 sarà semplicemente rafforzativo, voglio però riportare in auge rubriche a cui tengo molto in primis Libro VS Film, Trame Riciclate, ma soprattutto Variant Book  xD

E i vostri buoni propositi quali sono?

5 gennaio 2018

Le Migliori Letture del 2017



Buongiorno a tutti! Come sempre il primo post di Gennaio è giusto che sia dedicato al recap più atteso dell'anno, anche se chi mi segue sa già più o meno quali sono stati gli up e i down degli ultimi dodici mesi.
Il mio 2017 è stato caratterizzato da tanta editoria indipendente e da tanti romanzi per ragazzi. Poche le delusioni, e contrariamente al 2016 non ho abbandonato quasi nessun libro. 
Sono un po' in ritardo con la pubblicazione, ma gente, sono arrivata al 31 tutta bella pimpante, ma il capodanno mi ha messo letteralmente k.o. Praticamente il primo gennaio ero in uno stato di coma vigile. Molto coma, poco vigile. E il 2 ho ripreso a lavorare. Insomma, per riprendermi mi ci è voluta quasi una settimana.
Ma adesso bando alle ciance e veniamo a noi :)

LE MIGLIORI LETTURE DEL 2017


MIA CUGINA RACHELE
di Daphne Du Maurier

 
La grande abilità dell'autrice sta nell'aver creato due personaggi anagraficamente lontani (almeno per l'epoca) ma governati da impulsi differenti eppure simili. Entrambi vogliono qualcosa, ma i mezzi per raggiungerlo sono diametralmente all'opposto. Rachele ha esperienza, intelligenza ed è una donna paziente. Philip invece è fatto di istinto e sentimento, vive l'amore con un totale senso di abbandono godendo dello stato di ebbrezza in cui sembra essere precipitato.
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Mia Cugina Rachele è stato il classico migliore del mio 2017. Non che ne abbia letti tantissimi, ma supera, L'Uomo Che Visse nel Futuro di H. G. Wells (recensione), un titolo che amo particolarmente perché si parla di viaggi nel tempo e Noi di Evgenij Zamjatin (recensione), forse il primo distopico mai scritto.
Questa storia non poteva non diventare mia per due motivi. E' fatta di passioni forti, morbose, al limite della follia, ed è misteriosa e oscura come l'animo umano.
Adesso vorrei vedere il film, ma ho paura.... Che cosa strana. Appena ho saputo che ne avrebbero fatto una trasposizione ho esultato, saltato sul divano, sparso stelle filanti per casa... invece adesso rimando la visione di continuo perché temo che possa in qualche modo rovinarmi il ricordo di una lettura bellissima. Ma mi farò forza, Rachel Weisz sembra una Rachele a dir poco perfetta.



LE NOSTRE ANIME DI NOTTE
di Kent Haruf

 
Kent Haruf, con il suo stile estremamente familiare, coi suoi dialoghi che scorrono come fiumi, senza bisogno di venire nemmeno virgolettati e una raffinatezza narrativa più unica che rara, dopo la trilogia della Pianura ci riporta nuovamente nell'immaginaria cittadina di Holt e ci fa riscoprire la magia delle stelle e l'immortale forza dell'amore.
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La semplicità di una storia e la grandezza della vita. Niente astronavi, niente supereroi, niente avventure mozzafiato. Qui ci troviamo faccia a faccia con la monotona quotidianità che prima o poi investe ognuno di noi. Qui si parla di solitudine e del bisogno di sconfiggerla. Mi ha emozionato il romanzo di Haruf. E mi ha fatto anche molto, molto arrabbiare. Ogni tanto ci penso a Addie e Louise... vedo le loro mani rugose sfiorarsi, i loro occhi stanchi che non hanno perso la voglia di sognare, le birre sul tavolo della cucina testimoni delle loro confidenze serali. Perché la vecchiaia non deve precludere nulla. Perché l'amore non ha tempo.
Anche in questo caso ho paura a vedere il film. Non so... Jane Fonda e Robert Redford mi sembrano fin troppo perfetti per interpretare due anime spezzate dal tempo e dal dolore che, nonostante tutto sono ancora in piedi. E cercano di starci sorreggendosi a vicenda. Delicatissimo, quasi una carezza.



ANCHE GLI ALBERI BRUCIANO
di Lorenza Ghinelli

  
Una storia breve, ma intensissima, un vero colpo di fucile come lo ha definito la stessa autrice, parole che sono proiettili, capitoli che bruciano tra le mani del lettore. La narrazione, tagliente e viva, quasi telegrafica a dimostrazione di quanto sia urgente, mi ha fatto innamorare di Lorenza Ghinelli. I suoi romanzi hanno una voce, sanno gridare, chiedono aiuto, si ribellano e vanno assolutamente ascoltati. Al momento ho il vago sospetto che li amerò tutti.
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Quest'anno ho letto tre romanzi di Lorenza Ghinelli, e anche se probabilmente La Colpa (recensione) è un titolo più nelle mie corde, perché lo sapete, amo le storie nere, Anche Gli Alberi Bruciano ha un posto speciale nel mio cuore. Forse perché si parla di nonni. Forse perché i miei non li ho più. Forse perché non ci sono perché. Quando una storia ti porta via, tu non devi opporre resistenza, e non devi nemmeno farti domande. Assolutamente consigliato e assolutamente bello.



CATTIVE RAGAZZE
di Assia Petricelli e Sergio Riccardi

 
Sono queste le storie che fanno bene, storie che escono dai soliti stereotipi dettati da mode e momenti, dalle richieste del pubblico e dal marketing. Cosa c'è di più bello che imparare, conoscere e scoprire attraverso un libro? E se quello che si scopre ha la forza di quindici donne carismatiche, indomite e rivoluzionarie, be', io non so davvero cosa possa esserci di meglio.
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Di-vo-ra-to. E non mi è bastato. Ne volevo ancora, ancora e ancora. Quindici storie che attraverso il grande dono della sintesi portano alla luce la vita di donne incredibili che hanno lasciato un segno nel tempo. Ci vorrebbe un tomo enorme con 365 storie. Una a sera. 



IN VIAGGIO NEL TEMPO CON IL CRICETO
di Ross Welford

 
Ross Welford ha scritto una storia senza tempo che nel tempo però ci viaggia; quella del bambino che cerca di riportare in vita il suo papà grazie alla straordinaria invenzione costruita dal genitore... oh, sia chiaro, da vedere non è niente di che, solo un computer collegato a una vecchia vasca di zinco, quindi se vi aspettavate l'imitazione della mitica DeLorean (vedi Ritorno al Futuro), emh... no. E non c'è nemmeno una specie di moderno Doc a guidare il giovane Al ( nome completo: Albert Einstein Hawking, ma direi che Al andrà più che bene ), solo le lettere di Pitagora Chaudhury, suo padre (problemi coi nomi in famiglia? ), e un criceto che in parte gli farà da cavia. Però - giuro - il fascino è lo stesso del grande film di Zemeckis, solo a misura di bambino, con tutti i pericoli annessi e connessi che comporta cambiare il corso degli eventi.
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Potevo non mettere il criceto del mio cuor nella top ten? Giammai! Questo romanzo - sicuramente per un target giovanissimo - l'ho adorato. Pur comprendendone alcuni limiti mi ha conquistato in tutti i modi possibili. Per la storia - viaggi nel tempo! - per il protagonista - Albert Einstein Hawking Chaudhury ma quanto sei stato coraggioso? - per i sorrisi  e per le lacrime. Insomma, tra queste pagine sono tornata bambina. E non c'è viaggio nel tempo più bello.



L'ARTE DI ESSERE NORMALE
di Lisa Williamson

 
Bello in modo pulito, sano, genuino. L'Arte di Essere Normale è il tipo di libro che ti fa proprio un gran bene ed è soprattutto quel tipo di libro che più che ai ragazzi ha tanto da insegnare agli adulti.
Racconta, con una normalità disarmante, la storia di David Piper, un adolescente intrappolato in un corpo che gli racconta solo bugie e vittima di uno specchio che lo tradisce ogni volta che ci si riflette.
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Il bello dei recap è che a fine anno ti ritrovi a fare i conti con la durata delle emozioni. Sono loro la grande discriminante, il metro di giudizio che ti porta a capire quanto un libro l'hai amato davvero. Ho letto L'Arte di Essere Normale a Giugno e ancora adesso ricordo la delicatezza della narrazione unita all'incredibile forza dei personaggi. Tra David e Leo, è sempre quest'ultimo ad avere la metà più grande del mio cuore. Due ragazzi che diventano amici e che condividono un segreto che tale non può rimanere. Lisa Williamson ha sensibilità da vendere e tanta tanta classe, perché parlare di trasgender non è facile. Delicato e profondo.



LE ROSE DI SHELL
di Siobhan Dowd

 
È attraverso un lirismo poetico e avvolgente che la Dowd ci pone davanti alla tragica bellezza della vita e al fanatismo umano e religioso. Tutto quello che potrebbe, anzi dovrebbe coesistere - amore, fede, solidarietà, rispetto - qui è fatto di contraddizioni inconciliabili. Non ci sono sconti. Non ne fa la vita, ma non ne fa soprattutto la gente.
>> recensione completa
Siobhan Dowd è un'autrice che mancherà all'editoria e ai lettori. Con Il Mistero del London Eye (recensione) mi aveva conquistata, ma con Le Rose di Shell mi ha straziata. Faccio fatica a incanalare questo romanzo nella letteratura per ragazzi. Questo è un gran bel libro e basta.



TI DARO' IL SOLE
di Jandy Nelson

  
Capisco perché abbia vinto l'edizione 2017 di Mare di Libri. Di romanzi in grado di sconvolgerti ce ne sono pochi, di storie che continuano a seguirti una volta che le hai terminate ancora meno. Io li ho ancora qui con me Noah e Jude. Li vedo. Lui, sul tetto di casa a perdersi nell'infinito di un cielo carico di promesse. Lei, sulla panca di una chiesa, mentre incrocia l'obiettivo di Oscar. So che troveranno la loro strada. So che non sarà facile. Ma io sarò con loro... ♥
>> recensione completa
Ve l'ho detto io che questo è stato l'anno dei libri per ragazzi. E non me ne vergogno per niente, nonostante la veneranda età. Sarà sindrome da Peter Pan libresca? Non lo so, e nemmeno mi interessa, perché quando leggi cose belle, il target si frantuma davanti alla forza narrativa.
Questo libro per me è stato un po' un diesel, ma poi mi ha straziato e devastato in tutti i modi possibili. Leggerlo in corriera era quasi diventato problematico, perché sorridevo come un'ebete e dopo tre secondi piangevo come una disperata.
Tra queste pagine c'è il dolore e la gioia. Il sole e la tempesta. La paura e il coraggio. Bellissima la storia di Noah e Jude, ma bellissima perché l'autrice ha una penna capace di fare vere magie.



LA FIGLIA MASCHIO
di Patrizia Rinaldi

 
Pochi i dialoghi, tante le immagini immortalate dalle parole dure e incisive di Patrizia Rinaldi. Ed è grazie al suo linguaggio forte, visivo e a una psicologia che sviscera i personaggi in ogni angolo e in ogni crepa, che ho amato questo libro dalla prima riga.
Ci sono storie che ti scavano dentro poco alla volta, altre che ti bucano immediatamente e La Figlia Maschio fa parte di questa seconda categoria. Bello in modo crudele.
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Patrizia Rinaldi è stata una delle scoperte migliori di quest'anno. Il suo stile è un magnete. La sua penna un'arma illegale. 
La Figlia Maschio racconta la vita di Na, giovane donna orientale venduta, cacciata, barattata, abusata. Negli anni in cui in Cina vigeva la legge del figlio unico nascere donna poteva essere una vera e propria maledizione. Ma non tutti sono destinati a essere delle vittime...
Una storia attuale che mi ha portato ad approfondire l'argomento, un libro che non è solo romanzo, ma qualcosa di più.



L'UOMO DEL LABIRINTO
di Donato Carrisi

 
Donato Carrisi si conferma un grandissimo autore il cui genio trova la sua forma perfetta in uno stile che non ha sbavature, in personaggi da cui non vorresti separarti mai, in storie che ti regalano incubi e brividi.
Ci penso, ci ripenso e mi chiedo. Ma come fa? Perché io di thriller ne ho letti tanti, ma come i suoi no. Mai. Tra queste pagine non c'è solo un'indagine ben orchestrata e un ritmo che non cede mai il passo alla noia, ma emozioni.
>> recensione completa
Il mio top 2017. Alla fine il cuore me lo ruba un romance o un thriller, non c'è storia. Quando mi chiedono chi sia il mio autore preferito rispondo sempre che non ne ho uno, che io mi innamoro dei romanzi, non di chi li scrive, però insomma... la tentazione di urlare a gran voce "Donatoooo" è tanta. Lui è geniale. E in effetti un po' lo amo. A proposito, voglio un suo audiolibro. Voglio che mi racconti le storie della buonanotte e voglio addormentarmi tra i suoi incubi.



E adesso tocca a voi.
Quali sono stati i vostri top?