7 ottobre 2019

Recensione, Ninfee Nere di Michel Bussi

Ho spammato così tanto Ninfee Nere su Instagram che quasi mi vergogno a parlarne ancora. Mai un libro era diventato virale come questo, non ho fatto in tempo a dire "bellissimo" che mi sono arrivate centinaia di condivisioni, e grazie al cielo (perché è sempre un po' una responsabilità consigliare un romanzo!) nella maggior parte dei casi avete trovato tra queste pagine le mie stesse emozioni. Poi ci sta, siamo tanti, tutti diversi, il libro che possa piacere a tutti nello stesso modo non esiste, ma questo credo si avvicini molto. Ha quel tipo di potenziale! Non aggiungo altro.
Buona recensione. E buon Bussi.

Ninfee Nere di Michel Bussi

| Edizioni E/O 2016 | pag. 394 |

A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo. L'intreccio è costruito in modo magistrale e la fine è sorprendente, totalmente imprevedibile. Ogni personaggio è un vero enigma. Un'indagine con un succedersi di colpi di scena, dove sfumano i confini tra realtà e illusione e tra passato e presente. Un romanzo noir che ci porta dentro un labirinto di specchi in cui sta al lettore distinguere il vero dal falso.
Voto:
"Tre donne vivevano in un paesino.
La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista.
Il paese aveva un grazioso nome da giardino: Giverny.
La prima abitava in un grande mulino in riva a un ruscello, sul chemin du Roy; la seconda in una mansarda sopra la scuola, in rue Blanche-Hoschedé-Monet; la terza con la madre in una casetta di rue du Château-d’Eau dai muri scrostati.
Neanche avevano la stessa età. Proprio per niente. La prima aveva più di ottant’anni ed era vedova. O quasi. La seconda ne aveva trentasei e non aveva mai tradito il marito. Per il momento. La terza stava per compierne undici e tutti i ragazzi della scuola erano innamorati di lei. La prima si vestiva sempre di nero, la seconda si truccava per l’amante, la terza si faceva le trecce perché svolazzassero al vento."
* * *

Mi capita spesso di pensare che gli autori di gialli e thriller abbiano vita dura, perché ormai è stato scritto davvero di tutto; l'originalità non esiste più e i trucchi del mestiere per ingannare il lettore sono triti e ritriti. Bussi dimostra che anche se è così... non è proprio così. Puoi scrivere una storia qualsiasi, anche semplice, che non importa, perché è come la racconti che fa la differenza.
Ninfee Nere è un caleidoscopio di luci e colori capace di affascinare il lettore a tal punto che una volta sfogliata l'ultima pagina sarà impossibile abbandonare Giverny, l'isola delle Ortiche, l'hotel Baudy, la casa di Monet, il mulino delle Chennevières... Ed è proprio da qui, dalla torre più alta di una fatiscente dimora, che una vecchia, dotata del grande potere di vedere senza essere vista, ci racconta tre storie. La sua storia, quella di Fanette, una talentuosa bambina innamorata della pittura, e quella di Stephanie, l'affascinante maestra del paese. Non dimentichiamoci però che questo è un giallo e che tutto ruota intorno al delitto di Jérôme Morval trovato morto sulle rive dell'Epte. C'è un'indagine, un duo irresistibile di investigatori (amerete l'ironia pungente di Laurenç Sérénac e l'acume di Sylvio Bénavides), si parla di tele forse rubate, delle innumerevoli ninfee dipinte da Monet (siamo nella culla dell'impressionismo), ma soprattutto di omertà, passioni mai sopite e desideri infranti.
Fin dal bellissimo incipit ci si trova prigionieri di un magico trompe-l'œil capace di cambiare forma in continuazione; si segue la storia, si fanno congetture, si cambia idea e si può anche arrivare a intuire la verità perché in fondo è sempre stata lì, davanti ai nostri occhi, sotto il primo strato di pittura. Bussi inganna, ma non mente.
Ed è questo che mi è piaciuto del romanzo, l'autore ha saputo andare oltre la semplice trama gialla e coinvolgere su molteplici fronti. Quello umano soprattutto. Ninfee Nere sa di vita e di morte, di odio e amore, di esistenza e sopravvivenza. E Michel Bussi con la sua penna elegante, dai tratti vivaci, a volte quasi confortanti, è riuscito a raccontare la storia più vecchia del mondo nel modo migliore del mondo.
Alla fine, non vi resterà nella mente il nome di un assassino, ma una bellissima e profonda riflessione da custodire nel cuore.
Originale, acuto, ironico e appassionante, Ninfee Nere è il libro perfetto per ogni tipo di lettore in cerca di una storia scritta bene. Che amiate i gialli, i noir, i romanzi d'amore o la pura narrativa, non importa, Ninfee Nere dovete leggerlo, perché è un romanzo completo, impossibile da incasellare in un unico genere; non è ansiogeno, non ha un ritmo incalzante, eppure è un libro nerissimo in grado di nascondere una varietà infinita di sfumature e colori. È una magica illusione e perdersi tra queste pagine sarà davvero bellissimo.

Ninfee Nere - graphic novel

| Edizioni E/O 2016 | pag. 394 |
| Frèdèric Duval, l'adattamento | D. Cassegrain, illustrazioni |


Voto:

Dopo aver finito il romanzo di Ninfee Nere mi sono fiondata su internet per scovare quante più informazioni possibili riguardo altri romanzi di Bussi (li voglio tutti per la cronaca) e ho fatto la scoperta del secolo: stava per uscire la graphic novel!!! Gioia e gaudio. Momenti di pura felicità. Salti pirotecnici sul divano. Poi mi sono fermata un attimo e ho pensato: "Oddio, ho sfondato il divano" "Oddio, ma come faranno a rendere graficamente una storia dalla costruzione così complessa?!" Ma l'arte può tutto. Ce l'ha dimostrato Monet, ce l'hanno dimostrato innumerevole artisti attraverso i secoli, e adesso ce ne da ulteriore conferma Frèdèric Duval con questo adattamento a di poco perfetto.
Se avete letto il romanzo (e direi che è quasi d'obbligo!) qui ritroverete le stesse magiche atmosfere, addirittura la stessa narrazione abilmente estrapolata dal testo di Bussi. Ma la cosa sicuramente più emozionante è stato incontrare, un po' come se fosse la prima volta, Laurenç, Sylvio, Fanette, Stephanie, la vecchia del mulino e il cane Neptune.
Le tavole catturano lo sguardo, i colori sono leggeri, quasi impalpabili, si ha nuovamente la sensazione di essere prigionieri di un quadro, si legge, ma si osservano anche i dettagli, si scrutano le espressioni, si analizzano gli indizi. Perché è piacevolmente bello rileggere un libro - giallo - di cui sappiamo già il finale. Lo analizziamo con occhi diversi, riusciamo a cogliere particolari che ci sono sfuggiti, ce lo godiamo con il cuore e con la pancia, anziché con la testa!
Che dire... ho spammato questa storia all'inverosimile attraverso abili tecniche di persuasione quali l'ammorbamento, l'ipnosi e le minacce, adesso passo il testimone a tutti quei lettori che, come me, sono stati stregati da Bussi. E per l'ultima volta dico "bellissimo". Un romanzo assolutamente da leggere!

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1 commento:

  1. Siamo stati tutti ipnotizzati dal tuo spam su Ninfee, ahahahahah!!!
    Raffa

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