28 agosto 2020

Recensione, IL MARATONETA di William Goldman

Marcos Y Marcos, 2020

Voto:

Finalmente riesco a dire qualcosa su Il Maratoneta anche qui sul blog, perché non lasciare traccia del mio pensiero su questo libro mi sa di illegale.
Amato? Di più!
Dopo le gioie che ha saputo regalarmi con la Principessa Sposa (qui la recensione), William Goldman torna a fare centro! Questa volta siamo in territorio thriller, ai confini con il noir e la spy story e se volete godere al 100% di questa avventura 1) non leggete la trama 2) non leggete nemmeno la prefazione. Partite alla cieca... quello che troverete, ve l'assicuro, vi piacerà un mondo.
Perché? Perché qui ci sono un paio di colpi di scena da cardiopalma, un capitolo cult in grado di farvi provare dolore fisico, un protagonista meraviglioso (che a tratti mi ha ricordato Forrest Gump) e poi lei, la strepitosa penna di Goldman che vi farà ridere e tremare allo stesso tempo. Come l'ironia si possa sposare con la suspense in modo così sapiente e intelligente non lo so, ma questo autore, quando scrive, compie dei veri e propri miracoli.

Della trama sarei propensa a non dire nulla. Sappiate solo che siamo a New York negli anni Settanta e che Babe - un giovane tutto spigoli e ossa, un po' goffo, tanto ingenuo, ma molto intelligente - si troverà invischiato in eventi più grandi di lui che affondano in un passato nemmeno troppo lontano. E questo passato si chiama "nazismo".

Che altro dire... non fatevi spaventare dal sottogenere, io detesto le spy story e tutti quei romanzi con intrighi politici e agenti segreti, ma non è questo il caso; Il Maratoneta è un romanzo per tutti, facile da seguire eppure sorprendente nel suo sviluppo con personaggi ricchi di sfaccettature, fatti di limiti da superare e ossessioni con cui convivere.
Goldman si conferma uno degli artisti più versatili del secolo scorso, abilissimo come sceneggiatore cinematografico e geniale come autore.
Un suo grande pregio (uno dei tanti!), è stato sicuramente quello di scrivere senza rinunciare alla propria onestà intellettuale. A lui non interessava soddisfare il pubblico, "tanto a Hollywood nessuno sa niente": prevedere un successo o un flop era praticamente impossibile, quindi tanto valeva fare le cose seguendo esclusivamente l'istinto e la passione.

Io ero così entusiasta una volta sfogliata l’ultima pagina che mi sono procurata subito il seguito (concepito dopo ben dodici anni dal maratoneta!) e anche se so già che in Fratelli non troverò la perfetta traduzione di Tilde Arcelli Riva (gran bel lavoro!!!) e che il Maratoneta poteva benissimo essere un romanzo autonomo... chi se ne frega. Alla #Goldmania non ci si sottrae.




Titolo originale: Marathon Man
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1976
Durata: 125 min
Regia: John Schlesinger

Cast: Dustin Hoffman, Laurence Olivier, Roy Scheider, Marthe Keller


Trama: Il giovane ebreo newyorkese Thomas Babe Levy, studente universitario, divide le sue giornate studiando e allenandosi alla corsa di fondo nel Central Park  e amoreggiando con Elsa, una collega svizzera incontrata all'università. La sua vita scorre tranquilla fino al giorno in cui suo fratello Doc non gli fa visita e...

13 luglio 2020

Recensione, FALCE di Neal Shusterman

Buongiorno carissimi lettori,
oggi vi lascio il mio pensiero su Falce, romanzo attesissimo facente parte di una trilogia che onestamente avrei tanto voluto leggere tutta insieme. Sono pretenziosa? Sì? Emh... lo so... -_-

FALCE di Neal Shusterman

| Mondadori Oscar Fantastica, 2020 | pag. 360 |
- trilogia delle Falci #1 -

Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l'umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori.
A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un'immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti.
Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare.
Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l'efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere "spigolato". In termini meno poetici: ucciso.
Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.
Voto:

Ragazzi, il momento è giunto, è tempo di parlare di Falce.
Mamma mia che ansia che ho! Colpa dell'attesa che mi ha logorata fino al midollo, perché da quando ho letto Unwind (nel lontano 2012, qui la recensione), Shusterman è diventato uno dei miei autori per ragazzi preferiti. Tematiche importanti, mondi distopici da far accapponare la pelle, il continuo conflitto tra etica e morale... tutta roba mia insomma, quel tipo di roba che mi piace da morire!
Ma veniamo al punto.
Falce mi è piaciuto? Sì.
Quanto Unwind? No.
C'è però da dire che sono due romanzi concepiti in modo totalmente diverso e come tali non andrebbero paragonati (brutta Silvia che lo fai!), perché mentre Unwind è un libro che, pur facendo parte di una serie, ha uno sviluppo da non farti sentire la mancanza dei seguiti (mai tradotti tra l'altro!), Falce sì. Falce è un romanzo introduttivo a tutti gli effetti e nonostante un finale a suo modo appagante la storia bisogna assolutamente continuarla, non ci si può fermare lì! È vero che molte domande trovano una risposta, ma allo stesso tempo nuovi scenari si aprono, l'asse della prospettiva si sposta... e poi c'è qualcosa che ancora mi sfugge, un senso logico che non mi fa rendere questo mondo del tutto credibile. Terrificante sì, credibile al 100% no...
Di sicuro però è un libro che si divora. Come si fa a non voler scoprire i risvolti di una società in cui la morte è stata sconfitta grazie al progresso e poi reintrodotta per sopperire a una crescita demografica incontrollata?! La risposta a questo problema ha un nome: Compagnia delle Falci. Una sorta di società costituita da uomini e donne addestrati per "spigolare" un determinato numero di persone ogni tot giorni/mesi/anni... c'è chi lo fa con una certa etica e chi invece per il puro gusto di versare del sangue.
Citra e Rowan sono i due protagonisti, due apprendiste Falci. Lei razionale e competitiva, lui lacerato dai dubbi, un mix di luci e ombre che conferma quanto Shusterman sia più a suo agio coi personaggi maschili.
È palese da che parte io stia. Ho un debole per i personaggi ricchi di sfaccettature e un avversione per chi sembra sapere sempre quello che vuole (anche perché - a sedici anni - puoi saperlo davvero?), ma prevedo grandi cambiamenti da entrambe le parti, quindi aspetto. Nonostante Citra non l'abbia sempre capita del tutto - e sicuramente la narrazione in terza persona mi abbia impedito di entrare nella sua testa e vedere il mondo attraverso i suoi occhi - io aspetto... Fiduciosa anche.

Se dovessi dare un voto a Falce in questo momento ci darei 3,5/5 (perché sono tirchia e continuerò a esserlo!), perché mi da l'idea di una serie da giudicare nella sua interezza; confido quindi in un rapido work in progress da parte della Oscar Vault che ci vizia sempre un sacco con edizioni fighissime e pubblicazioni lampo. Io poi sono l'impazienza fatta persona quando si parla di libri, un po' per carattere e un po' perché la memoria ormai è quella che è...

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21 maggio 2020

Le mie letture in quarantena

Ragazzi bentrovati su questi schermi con un post che voglio dedicare alle mie letture da quarantena.
All'inizio pensavo che avrei letto tutti quei romanzi che mi stavano aspettando fin da troppo tempo in libreria, poi le cose hanno preso una piega decisamente inaspettata. Sono stata travolta (ma forse dovrei dire "stravolta") da una sorta di apatia che non mi permetteva di fare altro se non pensare al lavoro (quello vero, quello che mi sono ritrovata a svolgere in smart working, quello che mi da la pappa a fine mese) e vegetare davanti alla tv nella speranza che le cose andassero meglio, ma non era così... A un certo punto staccare la spina era questione di vita o di morte, di sanità mentale o delirium tremens e così ho trovato la mia bombola di ossigeno nei fumetti. Ahhh, che grande cosa la nona arte!

Devo dire che la Bao Publishing - grazie alla sua iniziativa #iostoacasaconBao - è stata un po' la mia salvezza. Ogni tot giorni un blocco diverso di fumetti in digitale per allietare la quarantena. Parto con loro. Pagati € 1,99 e letti sul cellulare o sul computer a seconda del momento. Non il massimo, ma la poveranza ci fa scendere a compromessi, è un dato di fatto, e non avendo un reader mi sono arrangiata.


Prima gioia assoluta Freezer di Veronica "Veci" Carratello. Avendo una vera e propria passione per le famiglie disfunzionali e le storie ironiche che nascondono messaggi più profondi non potevo far altro che amarlo. Così tanto che mi sono comprata il cartaceo e ho anche acquistato Sognando Elvis, l'ultimo romanzo grafico sempre di Veronica. Belli entrambi. Si ride, ma sotto sotto ci si ferma anche a riflettere. Ho passato giorni interi a canticchiare Mrs Robbinson (di Simon & Garfunkel) perché non mi volevo separare da questa strampalata famiglia composta da un'adolescente che si rifiuta di crescere, una nonna in silenzio stampa da quando è rimasta vedova, un padre che si definisce attore ma fa le pubblicità dei lassativi, uno zio che la fobia del sedersi che vive in piedi e un gatto, Kafka, con tendenze suicide. Ho amato tutti. Indistintamente.
Poi con Sognando Elvis mi sono trovata a fare il tifo per Carlo che alla soglia dei 45 anni decide di affrontare la sua ipocondria cronica e fare un super-mega viaggio: direzione Australia, più precisamente Parkes dove si tiene ogni anno il raduno mondiale dei sosia di Elvis Presley, l'idolo indiscusso di Carlo. Una storia on the road divertente, intelligente e tanto, tanto introspettiva! Ah, in questo caso per giorni ho cantato Blue Suede Shoes.

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È arrivato poi il giorno (tanto atteso!) in cui la Bao ha messo in promozione tutti i lavori di Stefano Turconi e Teresa Radice. A Lucca Comics (novembre 2019... bei tempi!) sono rimasta inebetita davanti alla bellissima edizione variant de Le Ragazze del Pillar per tipo venti minuti, poi me ne sono andata a mani vuote, sigh!. Sapete, vero, quanto abbia amato Il Porto Proibito (qui la recensione)? E sapete anche quanto mi sia innervosita durante la lettura di Non Stancarti di Andare per una serie di motivi che elenco qui. Sono pazzamente innamorata del tratto di Stefano, un po' meno della narrazione di Teresa che a volte mi incanta, ma che altre volte trovo eccessiva. Mi sono tolta la curiosità di scoprire cosa si nascondesse tra le pagine di questa sorta di sequel del Porto alla modica cifra di 1 euro e 99. Ho fatto bene. Adesso so che posso vivere senza il cartaceo.
Non c'è logorrea tra queste pagine, e di questo sono stata contenta, però le prostitute disneyane, le tre storie dai tratti "da favola" e le morali buoniste, le avrei viste di più su Topolino. Mi sono mancate le atmosfere tese, drammatiche e poetiche del Porto Proibito. La lettura è stata carina, ma non sono riuscita a vedere un legame tra le due opere. Peccato.

  

Voglio invece avere in formato cartaceo La Giusta Mezura di Flavia Biondi. Ma che bella lettura. Una storia che parla di un rapporto di coppia che dopo anni arriva a un momento di stasi, quel momento in cui la quotidianità e le abitudini possono rovinare tutto, quel momento in cui si debbono fare delle scelte, si deve andare avanti, perché è tempo di crescere e non si può più guardare indietro. Una storia in cui credo tutti potranno identificarsi. Una storia di crisi e di rinascita. Bello davvero.

Molto bello anche Le Malerbe, la storia vera di una sopravvissuta e il suo drammatico racconto come donna di conforto durante la guerra che i soldati giapponesi mossero contro la Corea e la Cina negli anni Quaranta. Abusi, sottomissione, violenza, ma soprattutto un'esistenza priva di riscatto, un marchio indelebile che ha impedito a queste donne di avere una vita normale anche a conflitto terminato. Assolutamente da leggere nonostante non mi abbia fatto impazzire il tratto grafico di Keum Suk Gendry-Ki.

  

Carinissimo poi Nina Che Disagio di Ilaria Palleschi. È la storia di una ragazza super timida e piena zeppa di insicurezze che un giorno si ritrova faccia a faccia con il suo doppio, una tipa tutto pepe che le prometterà di aiutarla... ma sarà proprio così?
L'autrice ha un'ottima capacità di comunicazione e come sempre non riesco a non fare un applauso a tutti quei fumetti che accostano a tematiche serie una buona dose di ironia. Dedicato a chiunque, almeno una volta nella vita, abbia desiderato scomparire, essere invisibile, sprofondare venti metri sotto terra per non aver collegato bocca e cervello e non essere riuscito a dire quello che realmente pensava. Siamo stati tutti un po' Nina dai, ammettiamolo.

Una Sorella (titolo poco azzeccato) racconta i primi turbamenti amorosi (ma direi più che altro sessuali) di un ragazzo che si ritrova in casa una quindicenne sveglia e dai bollenti spiriti con cui intreccerà un'amicizia proibita e peccaminosa.
Peccato che la loro storia, lasciatemelo dire, a me più che segreta, passionale e all'insegna delle scoperte, sia sembrata un po' squallida... Inoltre il disegno l'ho trovato orrendo, vi dico solo che il protagonista all'inizio mi sembrava una femmina, poi la madre l'ha chiamato Antoine e ok... ho capito. Bocciato.

* * *

Ho poi fatto l'abbonamento a #kindleunlimited per usufruire dei due mesi di prova e vedere un po' cosa offrisse. Direi bene ma non benissimo. Ho letto un bel po' di fuffa infatti.

  

Il titolo più meh di tutti è sicuramente stato La Distanza di Baronciani. L'autore, dopo la delusione di Quando Tutto Diventò Blu si conferma essere lontanissimo dal mio mondo e dalle mie corde. Non mi piace proprio il suo modo di raccontare. Quando Tutto Diventò Blu l'avevo trovato superficiale in relazione all'argomento che trattava (gli attacchi panico), La Distanza è semplicemente noia pura. Una storia in cui si vorrebbe dire che non è importante il viaggio in sé ma quello che si compie interiormente. Un sacco di bla bla che mi hanno fatto fare solo un sacco di sbadigli.

Non sarebbe stato malaccio invece Vincent di Barbara Stock un fumetto in cui l'autrice ripercorre gli ultimi anni di Van Ghog, peccato che il disegno non sia proprio in linea con la narrazione. Scene tesissime e drammatiche in cui mi scappava da ridere per come venivano rappresentate. Boh. A cinque anni disegnavo meglio.

E poi c'è stato L'Ultimo Splendore (Favia - Bufi) che parte bene poi si perde. È la storia di un ragazzo con una serie di questioni irrisolte a causa del suicidio della madre avvenuto quando lui era solo un bambino. Modì ha dei buchi nell'anima che deve colmare per ritrovare se stesso, quello che abbiamo tra le mani è un fumetto quindi intimo, introspettivo, delicato, però l'autore non è riuscito a mantenere alto il mio interesse e le ultime pagine - che in qualche modo dovevano emozionare - mi hanno fatto tirare quasi un sospiro di sollievo. Finalmente potevo passare ad altro.

* * *

Ecco invece cosa avevo in casa di cartaceo. Poca roba, e l'ho fatta fuori quasi tutta.

  

Questi sono due top!
In Hitler di Mizuki ripercorrerete la vita del führer, dagli anni della scuola, fino al crollo del credo nazista e scoprirete un uomo che forse credevate di conoscere, ma non è proprio così.
A muovere ogni suo passo una cieca determinazione e l'assoluta convinzione di essere migliore degli altri. Il tratto grafico quasi caricaturale, in netto contrasto con una narrazione lucida e spietata, tratteggiano la figura di un uomo che in qualche modo è stato uno scherzo della natura, ma la sua indole gli ha permesso di portare l'intera umanità a un passo dall'apocalisse.

Con La Casati si conferma il mio grande amore per le biografie di Vanna Vinci che in questa opera ci racconta la storia di una donna che non ambiva a essere un'artista, ma voleva essere - lei stessa - un'opera d'arte. Eccentrica oltre ogni dire, unica e sola promotrice dello smokey eyes, amante di D'annunzio, dignitosa, orgogliosa e sfacciata dalla punta dei capelli arancioni fino all'unghia dell'alluce, La Casati ha fatto parlare di sé come poche altre e se voleva essere ricordata, be', ce l'ha fatta.

 

Alberto Mandrigal si racconta in Pigiama Computer Biscotti, ma nonostante nell'ordinario io veda sempre lo straordinario, qui no, qui ho visto solo una grigia quotidianità fatta di troppe ansie e poche emozioni. Cosa che non è successa invece tra le pagine di Dimentica il Mio Nome in cui Zerocalcare parla dell'elaborazione del dolore attraverso la morte della nonna con un mix incredibile di ironia e sentimento. Davvero bello. Arriva al cuore, te lo smonta e poi te lo rimette insieme con una risata. Perché abbia aspettato tanto a leggere Zero non lo so nemmeno io...

* * *

 

La passione manga è tornata prepotentemente in auge durante la quarantena, sicuramente vedere la camera di mio figlio piena di fumetti mi ha dato il "la" per prenderne in mano uno... Ho optato - sotto suo consiglio - per The Promised Neverland e nel giro di pochi giorni mi sono fatta fuori tutti i 14 volumi disponibili. Ieri mi è arrivato il 15 e l'ho già letto. In tutto dovrebbero essere una ventina e - A I U T O O O O O - l'attesa sarà logorante.
La trama è molto mia. C'è un orfanotrofio dove i bambini crescono felici e contenti, ma niente è come sempre, perché quel luogo dove tutto sembra perfetto è in realtà una fattoria e i pargoli sono carne da macello.
Spero solo che non si riveli una saga buonista in cui tutto finirà a tarallucci e vino, perché da una premessa simile mi aspetto dolore e sofferenza.

P.S. Su amazon Prime trovate la prima stagione dell'anime che riassume circa i primi cinque volumi.

* * *

Ok, credo sia tutto. Ho dimenticato qualcosa... mhhh, sicuramente sì perché i neuroni li ho ancora in quarantena, ahhhh, giusto, ho dimenticato loro, i volumi dei Capolavori della Letteratura rivisitati dalla Disney che stanno uscendo in edicola e che tra mille ripensamenti (perché 7,99 non sono pochi!) alla fine mi sto portando a casa. Il mio preferito è I Promessi Sposi, ma ho riletto da poco Guerra e Pace ed è stato meraviglioso! Ahhh, che ricordi! Che tuffi nel passato!


Stavolta penso davvero di aver esaurito le cartucce, quindi passo e chiudo. Baci virali!

1 aprile 2020

Il blog è in quarantena

Le chiacchiere si spostano su Instagram, qui per un po' non troverete aggiornamenti. 
L'ho sempre detto, per me questo angolino è una passione, uno svago, non un lavoro, adesso il mio lavoro è un altro: attivare le casse integrazioni. Più tutto quello che comporta la consulenza del lavoro.
Il momento è così particolare, difficile e a tratti surreale che spesso mi è difficile leggere, figuriamoci scrivere; non riesco a ritrovare la mia quotidianità, nonostante sia in Smart Working e potrei organizzare il tempo al meglio.
La mente vaga, ci sono momenti in cui mi sento svuotata, ma nel mio piccolo cerco, provo, di trasmettere un pochino di leggerezza, perché ce n'è davvero tanto bisogno. Purtroppo però non riesco a dire "andrà tutto bene", perché ormai ne abbiamo la certezza: niente è andato bene. 


Se potete fate una piccola donazione per aiutare il nostro Paese.



10 febbraio 2020

Recensione, Non Mi Posso Lamentare di Paolo Cattaneo

Lettori belli buongiorno, oggi recensione del classico fumetto "per molti ma non per tutti".
Spero facciate parte di quei "molti" e possiate dargli una possibilità.

Non Mi Posso Lamentare di Paolo Cattaneo

| Rizzoli Lizard, 2020 | pag. 240 |

Da quando ha scoperto che gli restano pochi mesi prima di morire, Danilo ha deciso di cominciare a fumare. Lo fa di nascosto, per non dare altri pensieri a Tanya, la sua compagna. I due aspettano un bambino. Lui lo sa che non è suo, ma fa finta di niente, perché l'idea di questa creatura lo distrae da tutto quello che non gira per il verso giusto. Ha solo paura di non esserci quando nascerà. Allora, per tenersi stretta la vita, ogni giorno Danilo scappa dalla sua periferia e, come in una caccia al tesoro, si avventura fuori città alla ricerca di un posto tutto suo. Si nasconde dove può, fuma e si rilassa scrivendo lunghe lettere a questo bambino che, per quanto ancora non esista, è tutto quel che resterà del suo mondo. A lui Danilo racconta la sua storia, quella di un perfetto sconosciuto che non ha mai capito cosa gli stesse capitando e perché. Non mi posso lamentare è un fumetto di travolgente ricchezza, che riesce nel miracolo di dar voce a una profonda umanità senza mai cadere nel sentimentalismo.
Voto:

Quando Danilo scopre di avere pochi mesi di vita, decide di iniziare a fumare. Lo fa di nascosto, lontano da casa, e tra una sigaretta e l'altra scrive una specie di diario/testamento per il figlio che la sua compagna aspetta. Figlio che probabilmente non conoscerà mai, ma a cui vuole lasciare un pezzetto di sé...

Ecco... se per caso questo accenno di trama vi ha fatto venire in mente quel vecchio film con Michael Keaton e Nicole Kidman, My Life (promemoria), no, toglietevelo subito dalla testa.
Non Mi Posso Lamentare non è melodrammatico, non vuole far piangere nessuno, non è poetico e nemmeno sentimentale, non nel modo che si potrebbe pensare almeno, perché sotto sotto, invece, è anche tutte queste cose insieme, solo che la voce narrante è una di quelle che spesso non viene ascoltata e di cui non frega niente a nessuno.
Danilo ricopre il ruolo di uomo medio, è gretto, ignorante, a suo modo anche inconsapevole; si è lasciato vivere per quasi quarant'anni e adesso, alla stessa maniera, aspetta di morire. Deve succedere? Che succeda, in fondo cosa potrebbe fare per evitarlo?
È attraverso il suo diario fatto di errori, cancellature, disegni infantili che scopriamo il suo passato e il suo presente e se qualche volta avrei voluto battergli una pacchetta sulla spalla, molto più spesso avrei voluto dargli una bella scrollata... perché diciamolo, di motivi per lamentarsi, Danilo, ne avrebbe eccome. Ma Paolo Cattaneo se ne frega di far contento il lettore e di dargli quello che si aspetta. Lui scrive in primis per se stesso, mette su carta un buon 50% del suo vissuto e poi lo deforma, lo rende grottesco quasi al limite del surreale. Io me lo immagino, da piccolo, con le riviste della nonna in mano, a fare i baffi alle modelle, ad arricchire capelli, vestiti e quant'altro di un milione di dettagli... Non Mi Posso Lamentare da un punto di vista grafico è ricco, accecante, pop, i colori sono vivissimi, quasi acidi e non potrebbe essere diversamente. Perché questa è una storia marcia, una storia che nessuno vorrebbe vivere, ma di cui qualcuno si è fatto portavoce.

In tanti, durante le nostre chiacchiere su instagram, si sono fermati (comprensibilmente) alle apparenze dicendomi "mi ispira la trama, ma quando l'ho sfogliato in libreria non mi ha colpito da un punto di vista estetico". Adesso non voglio star qui a fare della retorica spiccia, perché sono la prima a farmi infinocchiare dalla bella copertina e dal disegno figo (siamo lettori, siamo sensibili, siamo facilmente influenzabili), ma razionalmente sappiamo bene che un bel contenitore non sempre è sinonimo di un altrettanto bel contenuto. 

Io tra queste pagine ho trovato tanto. E questa storia, in modo indiretto e per vie quasi sconosciute, mi ha decisamente toccata. Forse perché gli anni Novanta li ho vissuti e, anche se da lontano, alcune cose le ho riconosciute. Forse perché un pezzetto di Danilo c'è in tutti noi. Forse perché ci illudiamo che la vita sia meravigliosa e invece è meglio prepararsi al peggio. O forse, perché è stato semplicemente bravo Paolo Cattaneo. Lui dice di scrivere storie del cazzo disegnate di merda, io dico che questa non è una storia del cazzo, però fa un po' schifo, questo sì. Come la vita, come le persone, come tutto...


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3 febbraio 2020

Le Migliori Letture del 2019


Lettori buongiorno! Come ogni anno - e con il mio proverbiale ritardo - eccomi qui con le letture top del 2019. Ve ne ho già parlato a profusione su instagram, ma come si dice... verba volant scripta manent. Quindi bando alle ciance, cominciamo subito!




INTENSO COME UN RICORDO
di Jodi Picoult

 

Bellissimo. Però cavolo... quanto male che mi ha fatto! La penna della Picoult è meravigliosa, ma non pensavo potesse anche essere tanto spietata.
Intenso Come un Ricordo è un diesel, parte in sordina, non si capisce da che parte potrebbe andare a parare la storia, poi all'improvviso, ti ritrovi coinvolto, travolto, sconvolto. Il finale è una cicatrice sul cuore.
Sono uscita così provata da questa lettura che non sono nemmeno riuscita a scrivere la recensione perché non trovavo parole in grado di rendere giustizia a un libro così stratificato. Si parla del bisogno di amare, della verità come mezzo di salvezza e dannazione, dell'olocausto, di colpe e pentimenti. E come sempre l'autrice non punta il dito contro nessuno e ti ricorda che la vita, quella vera, non conosce sconti e non sa cosa sia la pietà.



NINFEE NERE
di Michel Bussi


 
Originale, acuto, ironico e appassionante, Ninfee Nere è il libro perfetto per ogni tipo di lettore in cerca di una storia scritta bene. Che amiate i gialli, i noir, i romanzi d'amore o la pura narrativa, non importa, Ninfee Nere dovete leggerlo.
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Ninfee Nere è stato un tormentone su instagram. Non sono mai stata taggata così tanto in merito allo spaccio di un libro! La cosa assurda è che per quanto mi sia piaciuto è un libro decisamente lontano dalla mia comfort zone. Io amo i thriller forti, sadici, violenti, Ninfee Nere è un romanzo delicato, un giallo a tinte pastello, ma alla fine ho apprezzato il fatto che dietro al mistero si celasse molto di più. Un romanzo sul sapore amaro della vita e le occasioni perse. Bello.



IL MANOSCRITTO
di Franck Thilliez

 
Il Manoscritto è un grande misdirection.
Un thriller di grandissimo intrattenimento, peccato che il meccanismo non sia proprio così evidente, peccato manchino delle istruzioni per l'uso, ma per l'autore scrivere è come giocare una partita a scacchi ed evidentemente punta a vincere. Ma io sono un osso duro.
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Una figata. Non il solito thriller, ma un vero e proprio rompicapo. Non so se definire l'autore un genio o un gran parac**o perché ha lasciato la soluzione, non dico totalmente in mano al lettore, ma quasi, fatto sta che io tra queste pagine mi sono divertita un sacco. E mi sono divertita anche a mettere alla prova i miei neuroni che a un certo punto, in ginocchio, mi supplicavano di non torturarli più.
In altro trovate il link alla recensione, ma c'è anche un post spoiler in cui sclerare.



LA CASA DELLE VOCI
di Donato Carrisi

 
Una volta terminato un libro di Carrisi non è facile iniziarne un altro. Lui ha anche questo potere, può farti uscire dal blocco del lettore e ributtarti a ruota nel buco nero in cui ti trovavi.
>> recensione completa
Carrisi è l'amore mio. Non c'è un autore al mondo di cui io voglia leggere il libro il giorno stesso in cui esce. Questo miracolo riesce a compierlo solo lui. La Casa delle Voci è un romanzo stand alone di grande atmosfera, costantemente sospeso tra sogno e realtà e di grande impatto sul lettore. Onestamente, nel momento stesso in cui l'ho iniziato, non sono più stata in grado di metterlo giù.
L'unica pecca? Dover aspettare un anno intero per un altro suo romanzo.
 


BED TIME
di Alberto Marini

 
Bed Time è un gioiellino di perversione e sadismo, una storia ansiogena che sfiora i confini del genere horror senza essere splatter o paranormale.
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Me ne rendo conto, Bed Time è un romanzo particolare e non può piacere a tutti, ma se amate le storie con protagonisti dalla mente deviata, ecco, tra queste pagine sguazzerete come paperelle in uno stagno.
Io l'ho letto al momento giusto. E' un libro in cui il protagonista, attraverso una serie di infimi giochi psicologici e non, fa del male alla gente, si crogiola nella loro sofferenza e che dire... a me ha fatto un gran bene, perché come dice Robert Simon "i buoni lo sognano, i cattivi lo fanno". E io, in quel momento, avevo bisogno di sognare un po'...




QUELLO CHE NON TI HO MAI DETTO
di Celeste Ng


 
Quello Che Non Ti Ho Mai Detto è un romanzo-autopsia. Pezzo per pezzo, poco alla volta, ogni membro della famiglia Lee finirà sotto il bisturi di Celeste Ng e sfogliata l'ultima pagina non ci saranno più segreti per nessuno. Forse...
>> recensione completa
Che botta assurda che è stato questo libro. Durante la lettura non pensavo che il colpo sarebbe stato così forte, e invece... ho pensato alla storia della famiglia Lee per giorni e giorni e anche adesso, a distanza di mesi, se il pensiero mi torna da loro, ho una stretta al cuore.
A chi lo consiglio? A tutti, in modo particolare a quelle persone che per un milione di motivi faticano a parlare e si tengono tutto dentro. Perché solo la nostra voce potrà renderci davvero liberi. E felici.



LE SETTE MORTI DI EVELYN HARDCASTLE
di Stuart Turton

 
Attraverso una narrazione semplice e diretta, in netta contrapposizione a una trama articolata sia nell'intreccio che nella struttura, Turton ci fa entrare in un vero e proprio labirinto di deliri e incertezze. Preparatevi, perché queste pagine richiederanno tutta la vostra attenzione, per un romanzo che non si rivelerà essere solo un giallo, ma un'attenta riflessione sul significato delle parole identità, perdono, vendetta, espiazione, rimorso.
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Un romanzo non perfetto e impeccabile sotto tutti i punti di vista, ma merita di essere letto per l'originalità della trama e della struttura narrativa. A metà strada tra un classico giallo alla Agatha Christie e tutti quei libri/film che giocano coi loop temporali (Ricomincio da Capo, Befor I Fall, Auguri Per la Tua Morte...) Le Sette Notti di Evelina di Castello Duro (non ho potuto fare a meno di ribattezzarlo così... #serietàquestasconosciuta) è un puzzle smontato in diecimila pezzi che va letto con pazienza e concentrazione.
Il mio consiglio è uno solo. Scegliete il momento giusto per iniziarlo, servono occhi aperti e ingranaggi cerebrali ben oliati.



NELL'ANTRO DELL'ALCHIMISTA
di Angela Carter

 

Io e i racconti non siamo mai andati troppo d'accordo, eppure il 2019 è stato il "nostro" anno. La raccolta più bella me l'ha regalata Angela Carter che con le sue storie cupe, femministe, crudeli eppure misteriosamente delicatissime, mi ha soggiogata e incantata.
Una penna meravigliosa, gotica e ricchissima di sfumature, una strega travestita da fata buona, la Carter ti prende per mano, ti fa sentire al sicuro, ti fa credere che tanto andrà tutto bene e poi, quando meno te l'aspetti, ti pugnalerà alle spalle. E tu la ringrazierai.



A BOCCA CHIUSA
di Stefano Bonazzi

 
Tra queste pagine mi sono commossa e arrabbiata tantissimo, ho anche stretto i denti, perché c'è una delle scene più atroci che mi sia mai capitato di leggere, eppure sono qui a dirvi "leggetelo"; a volte spostare il proprio asse, guardare le cose da un punto di vista differente... non è affatto male.
>> recensione completa
Raramente leggo romanzi di autori esordienti/emergenti, ma Stefano Bonazzi ha un'anima troppo affine al clan Morozzi, Berselli, quindi ho ceduto alla tentazione. E ho fatto bene!
Visionario, cupo, malato e claustrofobico, A Bocca Chiusa si è rivelato essere un ottimo romanzo psicologico: diretto, tangibile, coraggioso e scomodo.



Bene, recap finito,
ci si rivede (si spera!)
l'anno prossimo 8)

2 gennaio 2020

Resoconto del 2019 e Buoni Propositi per il 2020


E facciamolo il post di rito di inizio anno, che le tradizioni in fondo è bello rispettarle!
L'anno scorso per non fare la figura dell'inetta mi ero posta pochi obiettivi, ovvero:
1) leggere 2) leggere 3) leggere 4) leggere 5) non diventare povera. Scherzi a parte vorrei rimpolpare la mia libreria di libri che non siano necessariamente romanzi, quindi testi da consultazione, albi fotografici, saggi... e poi mi piacerebbe scoprire qualche bella storia di fantascienza e buttarmi su un paio di classici. Tutto qui. Mi sono moderata dai, così forse tra un anno non farò la figura dell'inetta!
Direi che sui punti 1, 2, 3 e 4 non c'è nulla da dire, sul 5 ci dovrei lavorare... ma mi rifiuto di guardare quanto ho speso in libri, è come chiedere a un fumatore quanto spende in sigarette. Cambia qualcosa? Smette? No. Quindi andiamo oltre.
Volevo dedicarmi maggiormente ai testi da consultazione, agli albi fotografici, ai saggi e così è stato! In tutto nella mia libreria si sono aggiunti una quindicina di titoli di questo genere e sono stati tutti una gran rivelazione!
Purtroppo non ho scoperto nessuna storia di fantascienza e ho letto solo un classico ungherese, Anna  Édes. Posso migliorare, non c'è dubbio.
Però questo è stato un anno social non bello, ma bellissimo!
Le cose wow sono state così tante che le brutte sul piatto della bilancia hanno fatto puff! Sparite!
Cosa voglio portarmi in questo 2020?
Le risate in chat, gli scambi di consigli, le persone che hanno rotto il vetro che separa i social dalla realtà e sono entrate nella mia vita (Leda in primis!), le letture collettive, le visioni di gruppo, i regali librosi e non.
Questo Natale mi sono sentita viziata perché qualcuno mi ha pensata più di quanto avrebbe dovuto. Erika che mi ha cucito una cuffia bellissima con le orecchie da gatto, Veronica che mi ha mandato un libro malato, Tania che mi ha spedito gli sticker per l'agenda e le calamite per il tool stamping, Federica che mi ha confezionato uno gnomo e poi quella persona bellissima e meravigliosa che vuole restare anonima che mi ha mandato un super pacco pieno di dolci, cioccolata, pensierini e il libro illustrato da Lacombe dedicato ai racconti macabri di Poe. Ho dimenticato qualcuno? Ah sì, Stefania, con la sua card e la decorazione per l'albero con su scritto un pensiero che mi ha scaldato il cuore, Leda con la tazza #povertànontitemo, gli auguri e gli abbracci virtuali che sono arrivati a cavallo tra il 31 dicembre e il primo gennaio.

Insomma, è stato un anno super. I social mi hanno regalato un sacco di gioie, anche dei dispiaceri, perché negarlo, ma evidentemente fa tutto parte del gioco e quindi #chissene... ho gettato tutto nell'umido e sono andata avanti.

Tra l'altro ho scoperto così tante persone dietro ai nickname che uno dei miei obiettivi 2020 sarà proprio questo: seguire più persone e meno profili. Non è semplice, per conoscersi ci vuole tempo, ma è un impegno che voglio prendere con me stessa. In fondo, se ci penso, i rapporti più belli li ho instaurati anche con ragazze (sui social siamo tutte ragazze, chiaro?!) che non hanno blog o pagine instagram librose, ragazze che sono lettrici e stop. Che poi è quello che sono io. Una lettrice. Una lettrice con il bisogno sfrenato di condividere quello che legge!
Ormai devo ammetterlo, il mio spazio è su instagram, per me è come una grande condominio fatto di tante porte sempre aperte in cui poter entrare e accomodarsi nei salotti delle persone che più ci piacciono. In quel salotto possiamo restare, prenderci un cappuccino virtuale, parlare di libri. Non è detto che tutti i salotti siano fatti per noi, ma non ci sono regole che ci inchiodano alle poltrone, possiamo anche alzarci e andarcene, possibilmente con educazione.
Ci sono un sacco di "salotti" bellissimi con librerie stupende, vi invito ad andare da Ambra (@sonosololibri), Michele (@ragazzochelegge), Elena (@cappello.pieno.di.libri), Penny (@pennylaneonthetube), Laura (@lisoladicalipso), solo per citare una goccia in mezzo a un mare di possibilità.

Ho poi scoperto grandi profili fatti di altrettanta semplicità. Perché i numeri sono davvero niente rispetto alle persone che ci sono dietro. Vedi Ilenia (@simplynabiki) che seguo da tanti anni e che mi è sempre piaciuta per come si pone, o Gloria (@gloriabombarda) che ama viaggiare, fotografare e ovviamente leggere.

Nel mio salotto trovate me! Qui! Coi miei libri malati, quelli illustrati e i titoli per ragazzi. Trovate una lettrice dalle molteplici personalità (tutte disturbate!) che il mercoledì vi racconta cosa ha letto attraverso un'improbabile rubrica dall'improbabile sigla: vùvùvù mi piaci tu, vùvùvù... ♫♪

Ma veniamo alla vita vera. Il 2019 è stato un anno bello bello a livello di girin-girelli!
Ad aprile sono stata a Menton e ho gironzolato tra Nizza, Montecarlo e la riviera ligure, ad agosto ho fatto una vacanza stupenda all'insegna di scale, grotte e chilometri nel golfo di Policastro, per poi spostarmi in Calabria sulla costa ionica e finire il tour con due giorni alla Reggia di Caserta. E poi c'è stato il Lucca Comics per la quinta volta di fila con la mia inseparabile compagna d'avventure Simona. Sempre sotto la pioggia eh, ma a noi l'acqua ormai ci fa un baffo, siamo troppo cariche di entusiasmo per renderci conto di essere inzuppate e pronte per la centrifuga.

Quindi dico grazie. Grazie alle cose che belle che sono state tante e anche a quelle brutte che me le hanno fatte apprezzare di più.
Non so cosa mi riserverà il 2020. Augurarmi il meglio è banale e scontato. Mi auguro di saper prendere tutto nel verso giusto, di essere forte quando la vita (quella vera!) lo richiederà, di sorridere a chi saprà farlo a sua volta e di non pormi obiettivi, ma di saper afferrare le occasioni.

Buoni propositi librosi? Uno solo. Leggere Thomas Hardy. Ho in libreria Jude l'Oscuro da troppo troppo tempo!

E il vostro anno com'è stato?
Buoni propositi ne avete fatti per il 2020?
Ma soprattutto... avete mantenuto quelli del 2019?