29 marzo 2019

Recensione, NINNA NANNA di Leïla Slimani

Lettori, sono già tornata! Incredibile ma vero non appena ho finito di leggere Ninna Nanna, il romanzo vincitore del premio Goncour 2016, sono subito corsa alla tastiera perché avevo urgenza di mettere nero su bianco pensieri ed emozioni.
Non aggiungo altro. Vi lascio al mio delirante pensiero.

Ninna Nanna di Leïla Slimani 

| Rizzoli, 2017 | pag. 201 |

Quando arriva il secondo figlio, Myriam decide di riprendere a lavorare. È una scelta sofferta, ragionata, discussa a lungo con Paul, il marito, eppure imprescindibile, e appena si presenta l'occasione la neomamma la afferra con tenacia e torna alla sua professione di avvocato. Adesso però serve una tata per Mila e Adam. Sarà una selezione severa, nessuno affida di buon grado i propri figli a una sconosciuta. Poi un giorno nell'appartamento dei Masse entra Louise: luminosa, solare, dolce, e i bambini, soprattutto Mila, sembrano sceglierla prima dei genitori. È l'incastro perfetto dell'ultima tessera di un puzzle. La donna guadagna l'affetto incondizionato dei piccoli e la gratitudine di Myriam e Paul, trasforma la casa in un incanto, li vizia anticipando ogni loro necessità. Finché questo rapporto di dipendenza, come tutte le dipendenze, non si incrina, mostrandosi eccessivo, non si rivela sbagliato e infine deraglia rovinosamente. Attraverso la descrizione chirurgica, certosina, della giovane coppia e della figura intrigante e misteriosa della tata, "Ninna nanna" affonda lo sguardo nelle nostre concezioni dell'amore, dell'educazione, dei rapporti di forza che si celano dietro il denaro, parlandoci di pregiudizi culturali e di classe e del tempo in cui viviamo. E ci mette di fronte ad alcune delle più recondite paure di ogni genitore, di ogni donna e di ogni uomo.
Voto

La storia inizia dalla fine. Un bambino trovato morto, la sorella in fin di vita, la baby sitter accusata di omicidio. Fin da subito mi sono chiesta... ma le cose stanno davvero così? La verità è quella che ci viene presentata?
Leïla Slimani fa subito un passo indietro e ci racconta gli antefatti.
Miryam e Paul sono una coppia felice, ma l'arrivo del primo figlio sbilancia il loro equilibrio, il secondo nato lo spezza. Dietro ai biberon da preparare e ai pannolini da cambiare non c'è una famiglia felice, ma appesantita dalle responsabilità. La routine è fatta di occhiaia, rimpianti, malinconia, finché un giorno non arriva Louise, la tata perfetta, la donna che porterà luce e gioia nelle loro vite.
Miryam potrà finalmente appagare le sue ambizioni lavorando, Paul troverà a casa una moglie soddisfatta e tutto sarà così perfetto da renderli ciechi - "si comportano come bambini viziati, come gatti domestici" scrive l'autrice - ignari del fatto che Louise si stia poco alla volta costruendo un nido invisibile a casa loro. Lei, così minuta, discreta, abilissima nell'operare dietro le quinte, sembra avere il dono dell'invisibilità, invece c'è. Lo sanno Adam e Mila, i bambini. E ben presto lo capiranno anche Miryam e Paul.
Dietro a uno stile asciutto e a una narrazione secca e veloce, si nascondono i disagi del secolo, i lati oscuri della maternità, l'incapacità di crescere, maturare, le piccole e grandi intolleranze che ci rendono egoisti, egocentrici, razzisti.
Non c'è scampo per nessun personaggio. L'autrice li analizza in modo chirurgico, fotografa le loro azioni, registra le loro parole e lascia a noi il compito di giudicare.
Ispirato a un fatto di cronaca vera avvenuto a New York, Ninna Nanna è un titolo politicamente scorretto che affonda le unghie nel tessuto sociale, strappa quel falso velo di ipocrisia in cui ci illudiamo di trovare confortare e trasmette disagio, angoscia, terrore. C'è sempre la sensazione che qualcosa stia per esplodere e soprattutto che il colpevole non sarà solo uno.

Perché un voto così basso allora? Per il finale. Ha funzionato tutto perfettamente fino a venti pagine dalla fine, poi non so cosa sia successo.
Mi figuro una roba del genere.

"Leïla, muoviti, domani andiamo in stampa"
"Arrivo, arrivo, mi manca la parte che collega la storia alle battute iniziali...."
"Non c'è tempo, dai. Va bene così. Si capisce lo stesso."
*consegna il manoscritto*

Quindi sì. Ritrovarmi tra le mani una bomba e non averla vista esplodere ha pesato notevolmente sul mio giudizio finale. Peccato, perché fino a un certo punto mi sembrava di assistere all'autopsia - lucida e spietata - di un crimine, però poi, medico legale, polizia e testimoni... hanno dato forfait...

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5 commenti:

  1. Mi aspettavo qualcosa di più, ma anche qualcosa di diverso forse. Alletta parecchio, potrebbe fare per me.

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  2. Non avresti potuto interpretare meglio anche il mio pensiero.
    Come ci dicevamo in direct, il finale è stato troppo piatto.
    Il classico Cornetto Algida: con il crunch e la ricca crema, continui a divorare perché sai che in fondo al cono c'è lui, il culetto di cioccolato...
    Ma invece no.
    E maledici la Unilever per averti illusa.

    Ottima recensione, Silvia!
    Criss (la_lettrice_oltralpe)

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  3. Ah ecco letta l'introduzione mi ero chiesta del perché un voto così "normale" poi la parte finale mi ha fatta schiantare XD

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  4. @Mr Ink
    Se ti capita dacci una possibilità.

    @Criss
    Ahahaha, la metafora del cornetto era perfetta!

    @Cristina
    Sì, mi stava piacendo particolarmente per l'analisi della società. Poi ciao. Mi sono sentita fregata O_O

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  5. Dopo aver letto questo libro ho bisogno di una conferma la baby -sitter ha ucciso i bambini per come veniva trattata da i genitori di Adam e Mila?

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