11 maggio 2017

Recensione, FOREVER - solamente io e te di Amy Engel

Buongiorno lettori e buon Natale! Ah, no scusate, siamo a maggio. Sarà che sono in ufficio con il maglione di lana e una mega sciarpona sulle spalle che per un attimo ho pensato vedere dei fiocchi di neve fuori dalla finestra. Invece sono i pollini primaverili...

Va be', detto questo, review del giorno!!!

Forever, solamente io e te di Amy Engel

| Newton Compton, 2017 | pag. 251 | € 9,90 | Forever #2 |
Sono ancora viva. A malapena. Il mio nome è Ivy Westfall. Ho sedici anni e sono una traditrice. Tre mesi fa, sono stata costretta a sposare il figlio del Presidente, Bishop Lattimer – come è stabilito che facciano tutte le figlie del clan perdente nella guerra che sono cedute in matrimonio ai figli dei vincitori. Ma io ero diversa. Io avevo una missione segreta da portare a termine: uccidere Bishop. Invece, mi sono innamorata di lui. Ora sono una reietta, abbandonata al mio destino e devo sopravvivere nella ferocia brutale delle terre al di fuori della civiltà. Eppure, anche qui, c’è speranza. C’è vita oltre la recinzione. Ma non posso correre...


Voto:

[Spoiler su Forever #1]
A distanza di un anno esatto eccomi qui a recensire con rinnovato (?) entusiasmo (???) Forever #2 la vendetta di Amy Engel.
Non avevo grandi aspettative (ricordate le mie prime impressioni?), ma la tentazione di poter esclamare a gran voce "Yeeee, ho finito una duologia!" è stata più forte di quel ronzio che mi ammoniva con continui "te ne pentirai Silvia... vai a pelare le patate Silvia... togli le ragnatele dal muro Silvia...", ma che vi devo dire, sono una bambina ribelle! 8)
Comunque non è vero che ho perso tempo, questo romanzo mi ha fatto capire che non si è mai preparati al peggio, pertanto ringrazio l'autrice che si dev'essere fatta un mazzo tanto per partorire il nulla siderale. A darle man forte anche editor e traduttori che dopo due pagine devono avercela letteralmente data su, d'altronde se non si è rimboccata le maniche la cara Amy, perché avrebbero dovuto farlo loro?
Forever infatti non inizia male, di più! Ricordate dove eravamo rimasti? Con quella deficiente di Ivy che per salvare il marito si fa buttare al di là della recinzione, in quelle terre dove o muori, o muori. Vorrei comunque ricordare che il piano di Ivy per salvare Bishop faceva acqua da tutte le parti, infatti al momento potrebbe essere da solo con i suoi ipotetici assassini. Brava Ivy, sei ufficialmente diventata l'ottavo dei nani: Tontolo.
Ma facciamo un esempio di editing approssimativo e leggiamo:
Immagino che non abbia mai considerato la possibilità che tutti i suoi piani andassero in fumo, che potessero essere catturati, che dovesse fornirmi qualche nozione supplementare e alternativa per cavarmela qualora qualcosa fosse andata storta. Ancora una volta mi aveva bidonata.
Allora Ivy... tuo padre non ti ha bidonata. Ti bidona uno che non si presenta a un appuntamento ma il tuo paparino, la carne della tua carne, colui che ha contribuito alla meno peggio a farti venire al mondo (ma lui patate da pelare quel giorno non ne aveva?), ti ha proprio pugnalato alle spalle. Ti ha messo nelle mani del boia. Ti ha tradita nel più schifoso dei modi. Chi abbia scelto questo termine non lo so, non mi interessa, ma il romanzo è pieno di frasi senza senso e aggettivi fuori luogo. Già la storia è priva di un background solido, già ti chiedi cosa ci faccia una perfetta cretina nei panni della protagonista, se poi ci aggiungi pure uno stile scialbo e un editing fatto ad occhi chiusi capirete che le duecento pagine del libro possono sembrare cinquecento.

Ma torniamo a noi. La cosa che Ivy sa fare meglio è pensare a Bishop; Bishop qui, Bishop là, Bishop su... ma attenzione, perché a un certo punto Amy Engel ha voluto dotare Ivy di un bel paio di palle d'acciaio e così la nostra giovane protagonista capirà che non c'è tempo per lagnarsi ma bisogna sopravvivere, quindi, senza perdersi d'animo, prima si rifocillerà a dovere e poi berrà da un putrido ruscello senza contrarre il colera. Cosa? Si è nutrita di bacche e radici? Macché, Ivy, la nuova Ivy, si arma di un pericolosissimo sassolino che usa per schiacciare con inaspettata violenza la testa di una sventurata lucertola che le stava passando davanti per un ignobile scherzo del destino. Cosa? Dopo accende un fuoco? No, non avete capito, questa nuova Ivy è una senza peli sulla lingua, figuriamoci nello stomaco, infatti prende il sauro ancora caldo e se lo mangia crudo!!! 
Non aggiungo altro, anzi...vi prego... un minuto di silenzio per questo piccolo esserino che ha perso la vita in un modo tanto crudele... 
Fatto? Ok. Adesso, vegani di tutto il mondo, associazioni animaliste del Pianeta e lettori appartenenti alla categoria "chi se ne frega se la popolazione viene decimata, ma non toccate un animaletto indifeso!", vi do il permesso di protestare, manifestare, denunciare... perché questa scena - giuro - fa davvero vo-mi-ta-re. Invece Ivy probabilmente ha fatto anche il  ruttino post digestione, ma l'autrice ha avuto la decenza di risparmiarcelo.
Detto questo il romanzo prosegue all'insegna del nonsense e Ivy, abbandonati i panni del killer, torna a essere la solita scimunita e diciamocelo, se sopravvive alle insidie è solo perché qualcuno nell'Aldilà non aveva patate da pelare ha deciso così, non perché lei sia in grado di badare a se stessa.
E Bishop? Bishop non è un brutto personaggio, anzi, la sua unica pecca è amare Ivy, perché tutto quello che fa per lei va oltre ogni umana e logica comprensione.
Comunque, per farla breve. riuscirà la nostra eroina a riabilitare il suo nome, tornare con il marito e mettere al loro posto i due Giuda Escariota (aka: paparino e sorellina)? Che dite, riuscirà a fare qualcosa di buono? Be', in effetti una cosa la fa, e per una volta voglio chiudere una recensione negativa in bellezza dicendovi che Ivy * rullo di tamburi* si concederà a Bishop! Una scena più unica che rara in un romanzo di questo genere, anche se non me la sono goduta molto... pensavo sempre alla fragranza di ramarro che doveva avere il suo alito...

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9 maggio 2017

Recensione, IN VIAGGIO NEL TEMPO CON IL CRICETO di Ross Welford

Buongiorno lettori, oggi finalmente vi parlo del libro del mio cuor, spero solo che la Rizzoli traduca anche What not to do if you turn invisible, perché lo amo già, e senza averlo letto!

In Viaggio Nel Tempo Con il Criceto di Ross Welford

| Rizzoli, 23/02/2017 | pag. 443 | € 16,50 |

Il giorno del suo dodicesimo compleanno, Al riceve dalla mamma una lettera che suo padre Pi, morto quattro anni prima, ha lasciato per lui. Nella lettera, il papà gli chiede di fare una cosa molto coraggiosa, e soprattutto di nascosto da tutti: recuperare la macchina del tempo da lui progettata e con quella tornare nel 1984, quando Pi aveva dodici anni, e quando accadde qualcosa che segnò la sua vita per sempre. Cambiando la storia, Al potrà forse salvare il suo papà. Ma a quale prezzo?





Voto:

Perché il web non è pieno zeppo di recensioni di questo libro? Eh? Perché? Perché si parla tanto di romanzi new adult e così poco dei classici libri per bambini e ragazzi? In questo periodo vedo solo Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, un tomo carinissimo che raccoglie cento biografie brevi di donne che hanno lasciato un segno indelebile nel passato, ma possibile che tutto si fermi qui? E dire che al Bologna Children's Book Fair c'era solo l'imbarazzo della scelta, ma gironzolando su internet questo pianeta mi sembra davvero troppo poco inesplorato. Invece ricordiamocelo: un libro che vale la pena di essere letto a dieci anni, vale la pena di essere letto anche a trenta, quaranta, cinquanta... Un libro, un bel libro, non ha età. E In Viaggio nel Tempo con il Criceto, se ancora non l'avete capito, è proprio un romanzo ad hoc, senza difetti ma con una valanga di pregi.

Ross Welford ha scritto una storia senza tempo che nel tempo però ci viaggia; quella del bambino che cerca di riportare in vita il suo papà grazie alla straordinaria invenzione costruita dal genitore. Oh, sia chiaro, da vedere non è niente di che, solo un computer collegato a una vecchia vasca di zinco, quindi se vi aspettavate l'imitazione della mitica DeLorean (vedi Ritorno al Futuro), emh... no. E non c'è nemmeno una specie di moderno Doc a guidare il giovane Al ( nome completo: Albert Einstein Hawking, ma direi che Al andrà più che bene), solo le lettere di Pitagora Chaudhury, suo padre (problemi coi nomi in famiglia?), e un criceto che in parte gli farà da cavia. Però - giuro - il fascino è lo stesso del grande film di Zemeckis, solo a misura di bambino, con tutti i pericoli annessi e connessi che comporta cambiare il corso degli eventi. 

Per riuscire a consigliarvi al meglio questo libro ho pensato più e più volte a un metodo efficace, ma come sempre, quando vuoi essere al top, rischi di essere più mediocre del solito. Poi l'idea! Al inizia spesso un capitolo sintetizzando un concetto in dieci punti, quindi perché non fare lo stesso? Pertanto ecco dieci motivi per cui amerete In Viaggio Nel Tempo con il Criceto 8)

1) Albert Einstein Hawking Chaudhury. Già dal nome come si fa a non amarlo? Insomma a me ha fatto subito una grande tenerezza pensando a che infanzia difficile deve aver avuto con un nome così impegnativo! Ma, anagrafe a parte, Al è un protagonista semplicemente perfetto, fatto di coraggio, indecisioni e un cuore grande come il mondo.

2) Nonno Byron. Dopo averlo conosciuto ho desiderato un terzo nonno. Come lui. Di origini indiane, con una lunga treccia grigia, dei vestiti dai colori sgargianti e un motorino che tossisce quando va in moto. Avrei voluto passare anch'io interi pomeriggi con lui a guardare i quiz televisivi anche se probabilmente non avrei azzeccato mezza risposta...

3) Alan Shearer è un calciatore britannico, ed è anche il nome del criceto di Al, nome che gli ha dato Steve per la cronaca. E' un eroe? Manco un po'. E' un criceto normalissimo che sgranocchia noci, fa girare la ruota e guarda il mondo coi suoi enormi bottoni neri. E alla faccia dei vari film con topi del calibro di Stuart Little e cani intelligenti come Beethoven, finalmente un criceto che fa quello per cui la natura l'ha creato: il criceto.

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8 maggio 2017

Weekly Recap #158

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Volevo dirvi che oltre ai cinque buoni propositi che ho messo nero su bianco in questo post ne ho elaborato un sesto: tra i libri che comprerò una buona parte devono essere recuperi. Spiego. Devo dare la priorità a tutti quei titoli che ho letto in ebook o in biblioteca e che vorrei avere cartacei. Questo è il presupposto, o almeno lo sarebbe, perché se capiti in un mercatino dell'usato e vedi romanzi che vanno da 1,50 a 3 euro, che fai? Non li prendi??? tzé...

NEW ENTRY


Sabato 6 Maggio sembrava autunno e così con Marito siamo andati in giro a cercare una nuova macchinina visto che la nostra ce l'hanno distrutta arrivandoci dritto dritto nel sedere. Tra le varie tappe c'è stato il cinese che vende dei meravigliosi cartoncini della Canson (e ho fatto scorta) e Mercatopoli dove ho fatto una strage! Era da tanto che non mi sentivo così bene, in pace con il mondo... ahhhh che bella sensazione! Aver speso 15 euro ed essersi portati a casa ben sette libri è meglio di tutto il viagra del mondo.

Partiamo dall'alto.

  

Udite, udite! da oggi nella mia libreria c'è un libro di Colleen Hoover!!! Ok, mi è costato €1,50 - non mi sono dissanguata - ma giuro che l'avrei preso anche se fosse costato 3 euro 8)
Scherzi a parte Le Coincidenze dell'Amore è stato il titolo che mi ha fatto riprendere dalla colossale delusione inflittami da Tutto Ciò che Sappiamo dell'Amore e qui trovate la mia recensione.

Usciamo dal territorio romance ed entriamo in quello dei romanzi per bambini/ragazzi. Poco tempo fa ho letto e adorato In Viaggio nel Tempo con il Criceto (review in arrivo!) e su Facebook ho chiesto consiglio sui titoli più meritevoli appartenenti a questa categoria. Ovviamente (stupida io che non ci avevo pensato da sola!) mi hanno ricordato l'esistenza de La Notte dei Desideri di Michael Ende, titolo finito subito in wish list. Ho trovato un'edizione in perfetto stato ma vecchissima (il prezzo è di 14.000 lire!) e non vedo l'ora di leggerlo, anche se mi hanno suggerito di tenerlo per il periodo natalizio. Ce la farò?

Ricordo benissimo l'uscita di Sganciando la Luna dal Cielo, perché mi ero follemente innamorata della copertina e l'avevo inserito in uno dei post in cui vi mostro la mia Wish List (QUI).
Parla di due fratelli, di dieci e dodici anni, che dopo la morte dei genitori intraprendono un viaggio on the road per non finire in un orfanotrofio e rischiare di essere separati. Non credo di leggerlo in tempi brevissimi, ma sono felicissima di averlo recuperato.


Ho comprato solo due thriller, anche se a un certo punto in mano credo di averne avuti dieci... Poi la ragione mi ha un attimo ammonito (non potete immaginare quanto mi stia antipatica la mia parte razionale!) e mi sono ridimensionata.

Con Level 26, Anthony E. Zuiker (l'ideatore di CSI, una serie tv che non guardo e mai guarderò probabilmente) ha inventato un nuovo genere, quello del digi-thriller (sotto vi lascio la descrizione in cui viene spiegato di cosa si tratta). E' un esperimento, una cosa tutta nuova, forse una ca**ta pazzesca, ma sapete quando dovete per forza mettere il naso in una cosa? Ecco, sono io con Level 26.
"Level 26" ha per protagonista Steve Dark, il massimo esperto nell'analisi della scena del crimine, sulle tracce di un assassino tanto efferato che la polizia ha istituito una nuova classificazione appositamente per lui. "Level 26" è un thriller come tutti gli altri: lo si può leggere in spiaggia o in aereo... ma là dove la storia tradizionale termina, ci si può immergere a un livello più profondo su www.level26.com, riservato esclusivamente ai lettori del libro. Ogni venti pagine circa, si avrà la possibilità di effettuare l'accesso a un "cyber-bridge": un filmato di tre minuti con attori di fama internazionale. I personaggi prenderanno vita, i particolari della scena del crimine balzeranno fuori dal monitor, e il sito web potrebbe persino chiedere un numero di telefono al quale l'assassino possa contattare personalmente il lettore.
La Chimica della Morte di Simon Beckett non lo conoscevo ma due cose hanno giocato a suo favore 1) è il primo di una serie dedicata alle indagini del dottor David Hunter 2) su Amazon ci sono un sacco di recensioni a 5 stelle che non dovrebbero influenzarmi e poi lo fanno lo stesso.


Ultimi due recuperi.

Le Domande di Brian l'ho preso solo perché è di David Nicholls, sono proprio andata a colpo sicuro e poi la copertina rigida della Sonzogno (questa) trovo che rispecchi un sacco il romanzo. Di cosa parla? Di un ragazzo, Brian Jackson, con una grandissimo talento: saper rispondere a praticamente tutte le domande dei quiz! E così, tra gare televisive e un primo amore inaspettato, l'adolescenza scivola via, lasciando spazio all'età adulta. Un romanzo di formazione che spero sappia rubarmi il cuore.

Red Rising di Pierce Brown l'avevo in wish list e questo post ne è la prova! Ho voglia di un gran bel romanzo per ragazzi, scritto bene, non banale, con un background solido e originale. Credo che questa trilogia potrebbe soddisfarmi, voi che dite?

Avrei altri libri da mostrarvi
(frutto di regali, e non solo),
ma li tengo per la prossima volta,
ho già i polpastrelli che fumano!

Alla prossima

1 maggio 2017

Recensione, IL GIOCO DEGLI OCCHI di Sebastian Fitzek

Lettori buongiorno e buon Primo Maggio! Avevo proprio bisogno di questo giorno di festa, perché - e ditemi che non sono stata l'unica - lunedì 24 aprile ero in ufficio. Per la sottoscritta niente ponte... mentre tutti i miei amici e parenti erano a casa io stavo seduta dietro a una scrivania. Per un attimo mi sono sentita leggermente sfigata ma mea culpa: quando imparerò a non dire sempre sì mi sentirò meno cogliona...
Detto questo parliamo di libri! 8)

Il Gioco degli Occhi di Sebastian Fitzek

| Elliot Edizioni | pag. 376 | duologia #1 |
Un pericoloso maniaco, detto il Collezionista di occhi, rapisce i bambini e li nasconde. Uccide la madre. Il padre ha quarantacinque ore a disposizione per scoprire il nascondiglio. Questo è il gioco. Quando l’ultimatum scade, la vittima muore. Ma l’orrore non finisce qui, perché al cadavere del bambino manca qualcosa: l’occhio sinistro. L’assassino però non vuole essere considerato un collezionista, ma un giocatore. E in questo gioco sinistro è intrappolato anche il reporter Alexander Zorbach, un ex poliziotto, narratore in prima persona, che man mano che la storia procede si rende conto che sta diventando sempre di più una pedina in un duello mortale. Il Collezionista di occhi finora non ha lasciato tracce. Ma improvvisamente compare una testimone misteriosa: Alina Gregoriev, una psicoterapeuta cieca, che sostiene di poter vedere nel passato dei suoi pazienti attraverso il semplice contatto fisico. E forse, ieri, ha avuto in terapia proprio il Collezionista di occhi… Con questo romanzo, Sebastian Fitzek, il più importante autore tedesco di psychothriller, dà vita alla sua seconda serie, senza voltare però completamente le spalle al passato: Il gioco degli occhi nasce proprio da Schegge, l’ultimo thriller della trilogia precedente. Si tratta di un passaggio lampo che prepara il lettore all’arrivo di questa grandiosa nuova invenzione in cui l’inizio è la fine di tutto.
Voto:

Voglia di thriller spesso e volentieri coincide con voglia di Fitzek, e un suo romanzo non dovrebbe mai mancare nella casa di un'amante del genere, un po' come una buona bottiglia di vino che si conserva per le occasioni speciali.
Peccato che in tutto i titoli pubblicati siano otto e che io sia già a quota cinque. Be', adesso sei.
Rispetto ad altri suoi romanzi ho sempre rimandato la lettura de Il Gioco degli Occhi per un motivo molto futile: fa parte di una duologia. Insomma, chi mi conosce sa il grande conflitto che viviamo io e le saghe; temevo un cliffhanger finale, un epilogo che invece di dare risposte ponesse nuove domande, ma devo dire che, anche se nuovi scenari si aprono, altri si chiudono. Sfogliata l'ultima pagina nessuna frustrazione, se non dovuta a un dettaglio che ha rovinato il mio modo di concepire un thriller: l'elemento paranormale.
Il Gioco degli Occhi è un thriller che ti inchioda alla poltrona, Fitzek è sempre il solito burattinaio che tira i fili non solo dei suoi personaggi, ma anche dei suoi lettori, facendogli credere quello che più gli fa comodo, ma davanti a certe tematiche sono troppo sensibile e non c'è Fitzek che tenga.
A livello stilistico però l'ho trovato uno dei suoi romanzi meglio scritti. Più volte ho sottolineato la straordinaria capacità di intrattenimento che ha l'autore, a discapito anche di personaggi poco approfonditi, ma questa volta la ricercatezza è capillare sotto ogni punto di vista.
Alexander Zorbach a causa di un increscioso episodio ha appeso il distintivo al chiodo e ora insegue i criminali armato di registratore, penna e taccuino. È irresistibilmente attratto dal male, a tal punto da mandare a monte il suo matrimonio e trascurare il figlio, perché prima di tutto c'è un'irrefrenabile e insana bramosia di essere sempre sul pezzo.
Per le vie di Berlino si aggira un serial killer che rapisce i bambini dopo averne ucciso la madre, e lascia al padre 45 ore di tempo per trovarli, Alexander è sulle sue tracce, ma da cacciatore ben presto si troverà preda. I ruoli si confonderanno in un abile gioco delle parti e la caccia al topo terminerà con un countdown crudele e macchinoso reso ancor più teso dalla numerazione delle pagine fatta al contrario (Fitzek ama questi giochetti!). Una specie di caccia al tesoro il cui premio sarà la vita di un bambino innocente.


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26 aprile 2017

Weekly Recap #157

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Buongiorno lettori, come state? Io sono un po' allo stremo delle forze, queste ultime settimane le ho passate a riorganizzare casa, perché io e Marito un bel giorno abbiamo deciso che cucina e sala da pranzo non ci piacevano più, così abbiamo chiamato il falegname e dopo aver stagliuzzato qualche mobile e aggiunto qualche pezzo qua e là siamo molto soddisfatti del risultato, anche se mancano diverse rifiniture... però che fatica! Ok, di tutto questo non ve ne può fregare di meno, me ne rendo conto, ma la cosa più faiga di tutte è che adesso ho due librerie nuove e sono stra stra felice! Aspetto di aver imbiancato e poi via di foto... preparatevi 8)
Intanto veniamo a noi ;) 

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Voglia - tanta voglia! - di tornare bambina, se poi a un romanzo per ragazzi ci aggiungete anche i viaggi nel tempo, ditemi voi... come si fa a resistere?
In Viaggio nel Tempo con il Criceto di Ross Welford è il libro che ho attualmente in lettura e che mi sta facendo una compagnia pazzesca. Le ore che passo in corriera hanno un sapore tutto nuovo... quello dei sogni che - forse - si possono avverare! <3 


Quando arriverà il giorno in cui dovrò parlarvi approfonditamente di Challenger sarà difficilissimo. Un altro libro così non credo che esista, l'opera di Guillem López è unica nel suo genere. Non è un antologia di racconti, eppure i 73 capitoli che compongono questo bellissimo tomo sono (anzi sembrano!) autonomi. Sono fotografie raccontate dall'autore. Fermi immagine. E' il 1986 e mentre lo space shuttle Challenger esplode dopo 73 secondi dal lancio, cosa sta succedendo negli Stati Uniti? Grazie alla cartina geografica (quella in foto!) allegata al romanzo, potrete scoprire come tutto quello che sembra scollegato invece è unito da un filo sottilissimo...

Consigli Fumettosi

  

Adoro questa collana de "i classici della letteratura" Disney e non so se mai riuscirò a recuperarla in toto, ma di certo non la comprerò in blocco visto che su ebay i prezzi si aggirano intorno ai 150 euro e io non sono Paperon De' Paperoni (e se lo fossi vorrei comunque risparmiare!).
Per fortuna gli adattamenti Disney prima di finire rilegati in tomi di lusso escono in edicola, per cui basta tenere le antenne ben tese... :)


Di recente ho letto "Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde", molto carino, ma non c'è niente da fare, Topolino mi sta un po' sulle balls anche quando non interpreta il solito topo della serie regolare. Quello tutto rigido, impettito, bravo, buono e giusto. Quello noioso insomma. Evviva Paperino. Paperi tutta la vita. Quack, quack, quaaak*!
Comunque come letture da relax sono più che perfette. Ho già sul comodino L'Isola del Tesoro!

* Topolino, aripigliati!

Cosa mi sono vista


Prosegue il mio viaggio infinito con American Horror Story, quarta stagione: Freak Show

Decisamente migliore di Coven (che è un mezzo disastro!), Freak Show inizia bene, ha qualche piccolo calo e si conclude con un finale che funziona perfettamente a parte qualche trascurabile momento di nonsense.
La carne al fuoco - ma c'è bisogno di dirlo? - è tantissima. Un clown assassino che forse vuole emulare l'inimitabile It e di cui ben presto si scoprirà l'identità. Un giovane viziato e prepotente con un ego costantemente alimentato dalla follia e da una madre tutta cotonatura, fiocchi e paroline dolci. Antiche leggende che prendono vita e bramano sangue. E poi i Freak: le gemelle siamesi, la donna barbuta. l'uomo aragosta, la donna più piccola e quella più alta del mondo... ci sono tutti, tutti insieme in un grande calderone di sentimenti buoni e cattivi. Come sempre insomma. 
Con American Horror Story le vie del Signore non sono infinite, ma bianche o nere. Le mezze misure non esistono e anche se ogni singola storia non appassiona come dovrebbe, Ryan Murphy sa come lasciare il segno. Elsa Mars, interpretata dalla sempre bravissima Jessica Lange, ha un passato di filmini hard e sevizie, eppure il suo sogno è rimasto integro, mai scalfito né dal tempo né dal cuore. Vuole il successo Elsa, vuole scrosci di applausi e li vuole solo per sé. Ama e allo stesso tempo odia le sue creature; protettiva come una chioccia e spietata come Medea, intona David Bowie indossando abiti maschili sotto tonnellate di cerone e ombretti. E mentre il mondo dei freak incontra quello delle persone normali ci si chiede dove alberghi realmente l'orrore.
Da uno a dieci un bel sette se lo merita tutto, ma adesso mi chiedo, come sarà Hotel senza Jessica Lange?

Alla prossima 8)

13 aprile 2017

Recensione, LA FIGLIA FEMMINA di Anna Giurickovic Dato

Buon pomeriggio lettori, oggi vi parlo di un romanzo da leggere tutto d'un fiato, un romanzo che a suo modo va anche assimilato, motivo per cui ho aspettato un bel po' prima di pubblicare la recensione.

La Figlia Femmina di Anna Giurickovic Dato

| Fazi, 2017 | pag. 192 | € 16,00 |
Sensuale come una versione moderna di Lolita, ambiguo come un romanzo di Moravia, La figlia femmina è il duro e sorprendente esordio di Anna Giurickovic Dato.
Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia?
La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù di quell’abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.
Voto:

Inizia con una scena decisamente forte La Figlia Femmina di Anna Giurickovic Dato. Una bambina a letto, in procinto di addormentarsi, e un padre che invece di rimboccarle le coperte ci si infila sotto... poi l'inquadratura si sposta, sono passati anni, Maria è diventata un'adolescente irrequieta e sta per conoscere il nuovo compagno della madre, Antonio.
Il pranzo della domenica, il sole che batte contro i vetri, la gioia nel cuore di una donna, Silvia, che spera di poter dare una svolta a una vita perennemente sottotono e continuamente condizionata dall'uomo che ha accanto.
Tra una portata e l'altra i ricordi però tornano a galla e poco alla volta la verità si fa strada nel cuore di una madre che forse ha fatto solo finta di non sapere... Intanto Maria ammicca, ancheggia, sbatte le ciglia. Non è la solita Maria che ce l'ha con il mondo intero, e se non fosse per quel fare da civetta, potrebbe sembrare una normale ragazzina in procinto di diventare donna. Quasi ci casca Silvia. È così felice di vedere la sua Maria allegra che non nota subito quei suoi atteggiamenti da Lolita. Ma al lettore non sfugge nulla, anche se a fine romanzo ci si chiede fino a che punto Maria sia solo ed esclusivamente la tragica conseguenza di un'infanzia profanata. Di certo, nonostante tutto, vittima non sembra mai. Che la violenza l'abbia privata di un'identità solida e ben definita è certo, che la madre si sia resa complice involontaria lo è altrettanto, e Maria non riesce a perdonarla. Silvia doveva salvare la sua bambina e non l'ha fatto. Ha chiuso gli occhi, si è rifugiata nel suo mondo perfetto, e adesso merita di essere punita per mano del suo stesso sangue.
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11 aprile 2017

Recensione, LA DONNA CHE NON POTEVA ESSERE QUI di Guillaume Musso

Buonasera lettori, come anticipato nel post di ieri ecco la recensione del libro di Musso che ho comprato al mare. È il terzo che leggo dell'autore francese e per quanto sia carino è quello che mi ha "preso"di meno (anche se l'ho finito in frettissima!).

La Donna Che Non Poteva Essere Qui

| Rizzoli | pag. 368 |
Juliette pensava di sfondare a Broadway, ma ha deciso di tornare a Parigi. Sam è un pediatra distrutto dal suicidio della moglie. Si incontrano per caso e, per orgoglio, lei finge di essere avvocato, lui felicemente sposato. Nonostante questo, è il colpo di fulmine. Dopo un weekend di folle passione, Juliette decide comunque di tenere fede ai suoi propositi e di partire. Lui corre all'aeroporto per dirle la verità e supplicarla di restare, ma arriva tardi. E, pochi istanti dopo il decollo, l'aereo esplode in volo. Sam è annientato: ha perso per la seconda volta la donna che ama. Fine di una bella storia? No, è solo l'inizio, come scopre lui stesso quando viene avvicinato da una poliziotta dall'aria piuttosto strana.
Voto:
+

Razionalmente Guillaume Musso è un autore stilisticamente molto lontano dalle mie corde, eppure alle sue storie non so resistere. Grazie a lui riesco a perdermi in complicati intrecci mistici dai tocchi quasi esoterici e sfogliata l'ultima pagina gli perdono una penna che sembra non voler maturare mai.
Di sicuro è l'autore francese più hollywoodiano che conosca e mi meraviglio che l'America non abbia ancora attinto a piene mani dai suoi scritti. Sono usciti solo un paio di film, Afterworld, tratto dal bestsellers L'Uomo Che Credeva di Non Avere Più Tempo, l'unico ad aver coinvolto Francia, Germania e Canada nella produzione, e La Traversée (Quando Si Ama Non Scende Mai la Notte) 100% "made in France". Sembra comunque che il cinema stia lavorando alle varie trasposizioni, quindi non ci resta che attendere.
Detto questo parliamo de La Donna Che Non Poteva Essere Qui, un romanzo che sembra voler raccontare una storia d'amore, ma che in realtà ha altro da dire. E per fortuna...
Alex e Juliette si innamorano in quarantotto ore (-_-!) e dopo un week end di passione e bugie si dicono addio, in quanto razionalmente il loro sentimento non ha nessuna base concreta. Lei d'altronde si è spacciata per un avvocato di successo, quando invece è un'aspirante e fallita attrice la cui carriera non è mai decollata se non dietro al bancone di una caffetteria. Lui invece ha preferito farle credere di essere sposato per stroncare sul nascere qualsiasi sorta di coinvolgimento, ma la moglie non è fuori città, bensì sotto terra da oltre un anno. Il momento della separazione è anche quello dei ripensamenti, ma quando l'aereo su cui dovrebbe essere Juliette esplode, per Alex è l'inizio di un nuovo incubo che lo porterà a mettere in discussione ogni cosa, anche la sua indole pratica e razionale che ha sempre contraddistinto ogni sua scelta.
È dopo questo inizio un po' inverosimile (scusate, ma i colpi di fulmine o sono credibili, o io non ci casco, sono pur sempre una romance addicted!) che ritrovo il "mio" Musso. Quello capace di rendere possibile l'incredibile e di annullare come se niente fosse lo spazio invisibile che divide la logica dalla follia, la vita terrena dall'aldilà.
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