Lettori, spero che abbiate passato una buona domenica e per chiuderla in bellezza torna il Book Bloggers Blabbering con un nuovo consiglio. Pronti a scoprire l'inferno di Marotta?
Inferno 1861 di Daniele Marotta
| Effequ, 2017 | pag. 180 |
Estate 1866. Agli albori dell'Unità d'Italia il conte Tolomei, Granduce di Toscana e militare in congedo, viene coinvolto in un caso misterioso: nella contrada di una delle sue vaste proprietà una ragazzina è caduta in un pozzo, ed è stata ripescata assieme a un anello di famiglia del conte, lo stesso anello con cui anni prima era stata sepolta la sua giovane moglie, morta prematuramente. È così che iniziano a risvegliarsi fantasmi ed eventi inattesi, come la rievocazione dell'assedio sanguinario a numerosi paesi del sud Italia durante la guerra al brigantaggio, in cui l'esercito sabaudo, nel 1861, per rappresaglia mise tutto a ferro e fuoco. Per quanto si provi a far luce sul mistero che avvolge bambina e anello, ogni passo avanti sembra invece allontanare sempre più da una soluzione: è l'inferno, nelle sue molte forme, che si manifesta. Il passato chiede il suo prezzo di sangue al Granduce, tormentandolo. Una fantasiosa e feroce storia risorgimentale, che si muove tra le passioni repubblicane, le ferite delle guerre civili e i demoni della società contadina.
In un romanzo o graphic novel che sia, trovo che la prefazione sia un valore aggiunto e questa di Lorenzo Palloni è bellissima. Vorrei potervela copiare qui, in questo post, perché non esiste introduzione migliore a Inferno 1861, un romanzo grafico crudo e feroce, in cui la realtà incrocia il soprannaturale nel tentativo - assolutamente non vano - di raccontare le nefandezze umane.
Daniele Marotta, classe 1972, presidente e insegnante dell'Accademia del Fumetto a Siena e autore con Tiziana Lo Porto di Superzelda, si cimenta in un'opera controversa e cinica, strutturata a incastri, quasi fosse un giallo, ma con sprazzi horror, e ci porta nel 1866, in una contrada delle campagne toscane tra superstizioni di paese, possessioni demoniache e ribellioni mai sopite. Per scoprire cosa si cela dietro al ritrovamento di una ragazza caduta in un pozzo e rinvenuta con un anello di proprietà del Conte Tolomei, granduca di Toscana, bisogna fare un salto indietro di cinque anni e ripercorrere una parte nerissima della Storia che ha sconvolto l'Italia, quella del brigantaggio.
Il brigantaggio, un fenomeno diffuso ancora prima di Cristo, nella metà del XIX secolo portò una nuova ondata di terrore in una terra già divisa dal malcontento popolare, dagli attriti con la classe dirigente, dalla povertà dilagante e dagli ideali di libertà che infiammavano gli animi. Come tutte le rivolte si tentò di sopirla ma in modo ancora più brutale: pubbliche fucilazioni, stupri di massa, fiumi di sangue. Si volevano cancellare azioni deplorevoli commettendone di ancora più deplorevoli. Era il cane che si mordeva la coda, una storia che si ripeteva, un loop infinito da cui sembrava non esserci uscita.
Nel raccontare questa ferita apparentemente insanabile il tratto di Marotta si fa nervoso, la china sembra quasi sfuggire al suo controllo, man mano che le scene si fanno più tese e violente le vignette perdono in nitidezza e dettagli, arrivando quasi a confondere il lettore per lo spazio anche ristretto in cui sono sacrificate (un formato più grande forse avrebbe aiutato alcuni passaggi). Ma come afferma Palloni Italia e Inferno iniziano con la stessa lettera e probabilmente, aggiungo io, portano lo stesso oscuro significato.
Inferno 1861 non è un fumetto per tutti, ma sa parlare a qualsiasi lettore senza mezzi termini. Dopo un inizio caotico in cui il presente viene intervallato da brevi flashback, si entra nel vivo di una storia che porta con sé le piaghe di un'Italia unita solo sulla carta. Ben resi i dialoghi, spesso proposti nei dialetti locali, discreto il risvolto mefistofelico che avrei ulteriormente approfondito, molto consono il finale che regala all'opera di Marotta la giusta cassa di risonanza.
Un fumetto atipico e feroce, perfetto per quei lettori che cercano l'inferno in centottanta pagine.
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