30 marzo 2018

Recensione Addicted, serie tv e dipendenze


Il Book Bloggers Blabbering a Marzo ha puntato l'obiettivo su una casa editrice che è stata in grado di stupirci su svariati fronti. LiberAria pubblica saggi, narrativa italiana per adulti e ragazzi, romanzi stranieri.
Io mi sono buttata quasi a colpo sicuro. E sono caduta bene. Moooolto bene. Pronti a scoprire cosa ho letto? 8)


Addicted serie tv e dipendenze

a cura di: Michele Caselia, Jacopo Cirillo,
Marika di Maro, Leonardo Gregorio, Carlotta Susca.
LiberAria, 2017 - pag. 129


Dopo la bellissima recensione uscita sul blog Una Banda di Cefali, torno a parlare di Addicted, serie tv e dipendenze, questa volta dal punto di vista di chi le serie le ama e odia allo stesso tempo. Ebbene sì, sono una strana persona. Quasi anaffettiva mi definirei. Eppure di serie tv ne ho viste, ma spesso e volentieri a posteriori, perché sono una spettatrice molto impaziente e vivo malissimo le estenuanti attese che mi separano dalla fine di una serie all'inizio della successiva. Facendo così però cosa succede? Una cosa a dir poco tragica che si riassume in una sola parola: ma-ra-to-na.
Ricordo benissimo cosa abbiano significato nove stagioni di How I Met Your Mother - 208 episodi! - una di fila all'altra. E American Horror Story? Non parliamone. Per fortuna che ogni serie era autoconclusiva, ma questo non mi impediva di spalmarmela in due giorni in cui vegetavo davanti alla tv con la caffeina che mi scorreva nelle vene e un sospetto tic all'occhio destro su cui non volevo soffermarmi troppo.
Tutto è iniziato nel lontanissimo nel 1984 con i Visitors la prima serie tv che mi ha incollato allo schermo: ero piccola, innocente e terrorizzata. Con i lucertoloni alieni ho vissuto la mia prima frustrazione che è confluita - più potente che mai - al termine dell'inaspettato non-finale in un grido sordo: voglio morire. adesso. subito. anzi no. voglio uccidere tutti. produttori, sceneggiatori, cast. mondo televisivo. Ero furiosa. Da lì il mio credo sempre attuale: non mi fregherete mai più! Per questo raramente inizio una serie che non sia già terminata.
Ma tagliamo corto che del mio excursus televisivo non può fregarvi di meno.
Perché ho scelto di leggere Addicted? Perché la passione per cinema e TV è nata ancor prima di quella per la lettura e il potermi addentrare nelle dinamiche di questa meravigliosa arte lo trovo sempre stimolante e molto, molto interessante.


Addicted contiene cinque saggi in cui altrettanti autori riflettono su vari aspetti che caratterizzano le serie tv e le dipendenze che ne derivano.
Per esempio ci sono film che non si esauriscono coi titoli di coda, ma che hanno ancora molto da raccontare e spettatori che non vogliono dire addio, se non ai protagonisti, alla storia in sé. Da qui, come ci spiega Leonardo Gregorio, nascono serie tv come Minority Report o Fargo; va al nostro inesauribile guilty pleasure il merito della loro genesi, è un universo in continua crescita, "partendo dal film-pianeta si offre allo spettatore l'esplorazione del sistema solare/seriale."
Michele Casella analizza l'importanza del suono: rumori e silenzi devono essere perfettamente dosati, a partire dal trailer. Si entra poi nel merito di serie tv come Twin Peaks, Stranger Things, Sense8. L'esperienza audiovisiva genera un loop, deve entrarti nella mente, deve poter creare un ricordo immediato solo attraverso l'ascolto di pochissime note.
Lo sappiamo, quello di dipendenza è un concetto che fa parte della vita di tutti i giorni; siamo dipendenti dallo shopping, dal cibo, dalle droghe. La dipendenza da serie tv è qualcosa di diverso perché non riguarda il concreto, bensì l'astratto, eppure in personaggi fittizi possiamo ritrovare noi stessi o semplicemente quel qualcosa che ci permette di evadere dalla vita di tutti i giorni. Le strategie narrative che alimentano la dipendenza dello spettatore ce le spiega Marika Di Maro, mentre Jacopo Cirillo analizza i vari gradi di dipendenza, da quella affettiva a quella distruttiva.
Il mio saggio preferito è sicuramente l'ultimo, quello di Carlotta Susca perché getta una nuova luce sul finale (amato, odiato e oltremodo discusso dall'intero popolo del web) di How I Met Your Mother da cui personalmente sono rimasta delusa solo in parte. Grazie al suo approfondimento ho perdonato alcune scelte narrative che rientrano nell'analisi del tanto temuto e agognato The End. Perché diciamocelo, tutti vogliano una fine, ma allo stesso tempo tutti la rifuggiamo. E forse siamo destinati a non essere mai soddisfatti al 100%.


Ho solo tracciato per sommi capi gli argomenti che vengono trattati all'interno dei saggi per non togliere il piacere della scoperta, ma vi dico solo che queste centoventinove pagine me le sono lette e rilette, sempre con rinnovato piacere. 
A parte che l'edizione è davvero accattivante, le illustrazioni in tricromia di SoniaQQ si sposano perfettamente ai contenuti e il linguaggio forbito ma di grande comprensibilità rende Addicted un'esperienza appagante sotto ogni punto di vista, capace, tra l'altro, di creare a sua volta dipendenza. Non nego infatti di avere nuovi bisogni. Non c'è un solo autore che non sia stato in grado di catturare immediatamente la mia attenzione, quando Jacopo Cirillo ha citato Monkey Island il mio lato nerd ha avuto un fremito, e scoprire che Chuck Palahniuk non si pronuncia Palaniùk ma Polànik mi ha fatto desiderare per un attimo di essere una booktuber prossima a recensire Fight Club. Sì, dare sfoggio di sapienza è sinonimo di piacere estremo. 
Ci sono anche riferimenti a grandi autori come Italo Calvino e Umberto Eco, non mancano curiosità ed estratti, battute e fun fact. Più di così, non so cosa si potrebbe desiderare.
Ah, tra le tante cose ho voluto leggere Addicted per capire il mio tipo di dipendenza e penso di averlo inquadrato, ma soprattutto ho compreso che al di là del funzionamento di queste dinamiche quello che un semplice spettatore coglie molto spesso è scontato. Una bella storia. Protagonisti divertenti. Musiche da sballo. E allora chi se ne frega dei come e dei perché... da un certo punto di vista possono essere scontati, ma dall'altro possono rivelarsi un valore aggiunto. Per me è stato così. Sono una monkey addicted (una specie ancora da studiare), sono curiosa, mi piace sapere, scoprire, informarmi, e anche se sono bravissima a restare indietro lo sono altrettanto a recuperare. Vi dico solo che la mia lista di serie tv da vedere si contava sulle dita di una mano. Adesso quelle dei piedi non mi bastano. 

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26 marzo 2018

Recap #167

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Lettori buongiorno!!!
Il recap di oggi non era previsto (anche se in effetti era già ora di farne uno...), ma non potevo aspettare!
Domenica scorsa mi sono infilata cinque minuti in libreria e sono uscita con un libro di cui devo assolutamente parlarvi. Secondo me dovete comprarlo tutti.
Sto parlando di Fiori Per Algernon di Daniel Keyes.


Avevo questo titolo in wish list da una vita e nell'attesa di un buono Amazon che dovrebbe arrivarmi a breve vegetava nel carrello dello store... Quando però l'ho visto dal vivo non ho saputo resistere. Il bisogno di stringerlo tra le mani subito e la consapevolezza di poterlo iniziare subito hanno avuto la meglio.
Fiori per Algernon nasce come racconto di fantascienza nel 1959, l'anno successivo vince il premio Hugo e in seguito l'autore decide di ampliarlo per farne un romanzo vero e proprio che pubblica nel 1966.
Numerosi gli adattamenti cinematografici e i film per la tv, nel tempo il romanzo di Keyes è divenuto una pietra miliare nel genere, un punto di riferimento nella letteratura sul diverso, perché appunto di diversità si parla, e più nello specifico di ritardi mentali.
Charlie è un uomo di trentadue anni consapevole di non essere molto sveglio, ma quando un esperimento scientifico effettuato su un topolino dimostra che il QI può essere aumentato, addirittura triplicato, Charlie viene sottoposto allo stesso trattamento. E dopo? Sarà sempre lo stesso?
Un romanzo che punta l'accento su numerose problematiche, come la discriminazione, l'inserimento nella società di persone bisognose di aiuto, l'impatto che la scienza può avere nella vita di tutti i giorni.
Daniel Keyes, scomparso quattro ani fa, famosissimo per Una Stanza Piena di Gente, e attualmente in libreria con La Quinta Sally non avrà una produzione letteraria vastissima ma quando ha qualcosa da dire credo proprio che sappia come farlo.
E io che ve lo scrivo a fare... non vedo l'ora di leggere questo piccolo capolavoro, praticamente certa di non restarne delusa.


 * * *

Poi traGGGedia.
Il 17 Marzo sono stata al mercatino dell'usato con una mia amica, il luogo di perdizione per eccellenza.
Devo dire che stavo andandomene delusa, non avevo trovato nulla di valido, poi verso l'uscita ci cade l'occhio su un carrello della spesa traboccante di libri che dovevano ancora essere sistemati sugli scaffali e allora ciao: addio mondo.


Ho preso giusto giusto due cosette e ci tengo a sottolinearlo, ho speso solo 18 euro.
Tanto per fare un esempio il dvd di Colpa delle Stelle mi è costato € 1,50 e anche se non lo rivedrò mai (chi ne ha la forza?) non ho potuto non portarmelo a casa, mentre Doctor Sleep di Stephen King, nonostante non rientrasse tra le mie priorità perché per me Shining è finito nei giardini dell'Overlock Hotel trent'anni fa, per 3 euro non mi sembrava il caso di fare la schizzinosa.
Comunque su Instagram vi avevo già mostrato tutto (qui trovate il link e le singole foto dei libri) quindi sarò breve.
A partire dall'alto, sotto il dvd, c'è Uomini che Odiano le Donne, il primo libro della trilogia Millenium di Stieg Larsson. Credo di essere una delle poche persone a cui non è mai ispirato molto, ma anche qui tra il prezzo irrisorio e l'amica che diceva "prendilo, prendilo, prendilo" non c'è stata storia.
Ciò Che Inferno non è di Alessandro D'Avenia mi è stato consigliato da moltissimi di voi, pertanto è salito anche di priorità, mentre il Superstite di Wulf Dorn sarà la mia seconda prova con l'autore tedesco che non avevo particolarmente apprezzato ne La Psichiatra (qui la recensione).
I Baci Non Sono Mai Troppi di Raquel Martos parla di una lunga amicizia nella Spagna di molti anni fa, ma la chicca delle chicche è Vicolo Cieco di Patricia Highsmith un noir in piena regola in cui il triangolo amoroso si spezza con la morte della moglie del protagonista. Bene, direte voi. E invece no. Perché il senso di colpa è una gran brutta bestia, anche quando l'omicidio l'hai solo pianificato.
Lettori, direi che è tutto, se avete consigli io come sempre sono qua. Tutta orecchi. Pronta ad allungare la mia infinita wish list 8)

  

22 marzo 2018

Recensione, IL SEGRETO DI EVA di Amy Harmon

Ogni tanto una recensione così ci vuole. Di quelle in cui non ti togli un sassolino dalla scarpa ma così tanta ghiaia da poter lastricare a nuovo tutti i fori imperiali. :)

Noticina: Su instagram regalo una copia del romanzo. Lo so tanto che tutte la volete. Spero di far felice una lettrice meno rompiballs di me.
QUESTO IL LINK. Altrimenti mi trovate come @silvia_inunclick
Scade il 24/03/2018.

Il Segreto di Eva di Amy Harmon

| Newton Compton, 2018 | pag. 380 |

1943. La Germania occupa gran parte dell’Italia e le deportazioni degli ebrei aumentano di giorno in giorno. Fin da bambini Eva Rosselli e Angelo Bianco sono cresciuti come una famiglia, divisi solo dalla religione. Con il passare degli anni si sono innamorati, ma per Angelo è arrivata la vocazione e, nonostante i suoi profondi sentimenti per Eva, ha preso i voti. Adesso, più di dieci anni dopo, Angelo è un prete cattolico ed Eva è una donna ebrea che rischia la deportazione. Con la minaccia della Gestapo in avvicinamento, Angelo nasconde Eva tra le mura di un convento, dove Eva scopre di essere solo una dei tanti ebrei protetti dalla Chiesa. Ma la ragazza non riesce proprio a stare nascosta, in attesa della liberazione, mentre Angelo rischia la vita per salvarla. Con il mondo in guerra e le persone ridotte allo stremo, Angelo ed Eva affrontano sfida dopo sfida, scelta dopo scelta, fino a che il destino e la fortuna non decideranno di incontrarsi, lasciandoli stremati davanti alla decisione più difficile di tutte.
Voto:

Oggi parto dalla fine, dai ringraziamenti che sono forse la parte che ho preferito in questo romanzo, mi hanno fatto comprendere le buone intenzioni dell'autrice che a cuore aperto afferma: la seconda guerra mondiale mi ha sempre affascinata, ma non avevo mai pensato che sarei riuscita a scrivere un libro ambientato in quel periodo, semplicemente a causa della vastità del tema e dell'enormità del compito.
Premettendo che l'aggettivo "affascinata" mi sembra totalmente fuori luogo, mi spiace dovertelo dire Amy ma, in effetti, non ci sei riuscita. Questo libro dal punto di vista storico è un insieme di informazioni estrapolate dai testi di storia, non ci sono emozioni, non si percepisce la paura, manca il dolore di un popolo che voleva essere sterminato. In breve, perché i preamboli non fanno per me, questo libro è orrendo. E proprio perché, come dici, il tema è decisamente vasto, non c'era bisogno che dicessi tutto.
Io me la vedo l'autrice. Seduta alla scrivania, davanti al pc, ad appuntarsi date, nomi ed eventi, convinta di poter entrare in una delle crepe più profonde della Storia dell'umanità e renderle giustizia. Ma il grande dramma del romanzo è proprio questo, sembra un compitino svolto per dovere, sembra scritto a tavolino, sembra fatto "tanto per".
D'altronde come si può parlare di un qualcosa che non si conosce? Soprattutto in termini tanto pretenziosi? Impossibile.
Inserire il romance in un contesto del genere poteva essere la mossa giusta, io amo, amo, amo e stra-amo Il Cavaliere d'Inverno di Paullina Simons, per me guerra e amore portano l'eco e il nome di Tatiana e Alexander, ma ho capito che la magia non si sarebbe ripetuta non appena ho letto i nomi dei due protagonisti: Angelo Bianco e Eva.
Sì. Avete letto bene.
Il protagonista si chiama Angelo. Angelo di nome. Bianco di cognome. Ed è un prete. *un minuto di silenzio, grazie*
Lei è Eva, la tentatrice. Ed è ebrea. *un altro minuto di silenzio, grazie*
Se l'ondata di cliché non vi ha spazzato via e siete ancora qui, continuiamo.
I due si amano da sempre (non si capisce come), lui comunque prende i voti (non si capisce perché), e lei continua a osservare la vastità del #cazzomenefrega facendo un po' quello che le pare.
Si parla della caduta di Mussolini, dell'ascesa di Hitler, delle leggi razziali che si fanno via via più rigide e in un panorama politico e sociale in cui imperversa il #mainagioia Angelo e Eva sono 'na mazzata in mezzo ai denti. La loro storia è a dir poco imbarazzante costellata da dialoghi terribilmente banali, roba che manco Liala si sarebbe sognata di scrivere, nemmeno sotto gli effetti della metanfetamina.
Lui noioso come non mai, con quelle sue prevedibilissime e costruite frasi del tipo "io ripongo la mia fede il Dio, non nella gente". Scusate, ma io non ce la potevo fare. Mi saliva la bile. E non perché mi diverta a sbeffeggiare il senso religioso del libro, ma proprio perché è l'autrice stessa a farlo senza nemmeno rendersene conto. Le banalità si sprecano.
Eva è descritta come una ragazza bellissima, una virtuosa della musica abituata a non ascoltare nessuno e a seguire sempre il cuore e gli ideali. Mi chiedo come una così possa essere sopravvissuta invece, a parte qualche piccola ammaccatura, cade sempre in piedi. E poi è fastidiosa. Priva di una vera personalità dirompente. Insomma quello che l'autrice scrive di lei a me non è arrivato.
Amy Harmon non rende giustizia nemmeno ai personaggi storici realmente esistiti che ha inserito nel romanzo, romanzo dedicato tra l'altro a uno di loro, ovvero al rabbino Nathan Cassuto (capo spirituale degli ebrei) ennesima figurina che sembra ritagliata dall'ultimo Art Attack di Giovanni Muciaccia.
Detto questo, dopo pagine e pagine in cui l'orrore della guerra lo si vive solo perché è scritto (le emozioni sono rimaste attaccate alla penna) e la storia d'amore appassiona quanto il bugiardino dei lassativi, si arriva al tanto agognato finale. Quello che non ti ripaga delle trecento e passa pagine lette, ma ti da pure il colpo di grazia. Perché ok, i lieto fine ci piacciono, spesso li pretendiamo, ma non così. Mi sembrava di aver mangiato dieci pacchetti di big babol ed essermi fatta scoppiare in faccia un numero imprecisato di palloncini. Avevo le vertigini, gli zuccheri alle stelle e mi veniva da piangere. Sì, perché questo era il mio battesimo con Amy Harmon, l'autrice che tutti amano, che tutti leggono e che su goodreads non ha mai meno di 4 stelline. So che probabilmente gli altri suoi libri non sono così, sono dell'idea che abbia fatto il passo più lungo della gamba, sia inciampata e abbia sbattuto la testa. Mi spiace dirlo (no, non è vero), ma Il Segreto di Eva è uno dei libri più insulsi, melensi e meno coinvolgenti che abbia letto di recente. Quasi quasi mi vado a ripassare Uccelli di Rovo. Viva Padre Ralph. Ode a Padre Ralph! Non pensavo che l'avrei mai potuto dire, ma la Harmon ha compiuto questo miracolo.

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18 marzo 2018

Recensione, LA CASA DEL PADRE di Karen Dionne

Lettori buonasera! Oggi domenica di pioggia passata a riordinare libri, sistemare scaffali, fare il punto dei post sul blog (un casino!) e relax.
Se penso che domani è lunedì... mi sento male :|
Finalmente pubblico anche la recensione del romanzo che ho finito la settimana scorsa. Un bel libro che consiglio e che per un soffio non si è beccato quattro stelline.

La Casa del Padre di Karen Dionne

| Sperling & Kupfer, 02/2018 | pag. 308 |

Nonostante tutto, Helena Pelletier è riuscita ad avere la vita che voleva: un marito che ama, due figlie bellissime, un lavoro che le riempie le giornate. Finché, un giorno, un brutto giorno, sente un annuncio alla radio, e capisce di essere stata un'ingenua a credere di poter dimenticare il passato. Perché lei ha un segreto. Qualcosa che non ha rivelato neanche al marito, qualcosa che ha a che fare con la sua infanzia, con quella madre famosa suo malgrado, e con il padre la cui casa non era altro che una capanna nei boschi del Michigan. È lì che Helena ha vissuto i suoi primi dodici anni, nella foresta, senza luce né acqua corrente, senza un'anima a parte loro tre. E ha amato quella vita selvaggia, il fiume, la caccia, ha amato suo padre, quel padre brutale e amorevole a un tempo che le ha insegnato tutto quello che sa. Quel padre dal quale è dovuta scappare e che è finito in prigione. Sono passati quindici anni quando Helena sente alla radio che lui è evaso, e sa di essere in pericolo, proprio come tanti anni fa. Soprattutto sa di essere l'unica al mondo a poterlo catturare di nuovo.
Voto:

Quando è uscito questo romanzo ho pensato, be', ha una copertina così bella che se per sfiga la storia non dovesse piacermi, ci faccio un poster da appendere in salotto. Cose malate da lettori, lo so. Ma poteva non affascinarmi il dramma di un'adolescente rapita e costretta a vivere per quindici anni in una palude insieme al suo carceriere? No. Sempre per il motivo di cui sopra: cose malate da lettori.
Il lato morboso de La Casa del Padre, il vero collante che ti spinge a sfogliare una pagina dopo l'altra, non risiede però nel rapporto che il carnefice instaura con la vittima, bensì con Helena, il frutto dei continui stupri, la figlia cresciuta secondo le rigide leggi della terra. Lui, per dodici anni, ha tentato di forgiarla a sua immagine e somiglianza, lei è stata una perfetta allieva e ha amato in modo quasi reverenziale un padre senza riconoscere l'orco.

Sono i ricordi di una Helena adulta, sposata e con due bambine, che ci portano al di là del fiume, nel cuore di un bosco, in una landa dimenticata da tutti e al riparo dalla civiltà. Pagine e pagine in cui la pena per una bambina soggiogata e spesso vessata è più forte del dolore per una giovane donna rapita e privata di tutto. Per Helena la madre ha fatto solo da sfondo alla sua vita, perché troppo impegnata a rendersi, giorno dopo giorno, sempre più invisibile. Il padre invece l'ha resa forte, le ha insegnato a seguire le tracce, a imbracciare un fucile, a nuotare e ad allacciarsi le scarpe. Insieme hanno condiviso le leggende dei nativi americani, i tatuaggi sulla pelle, le battute di caccia. Certo, quando ha sbagliato la punizione è sempre stata severa, ma in fondo giusta, necessaria. Lei lo capiva. Finché non ha aperto gli occhi.

La ragazzina che la foresta ha riconsegnato alla civiltà oggi è cresciuta, ha imparato a mentire per non confondere la vecchia vita con la nuova e nonostante un'infanzia disfunzionale è felice. Ha cambiato cognome, confeziona marmellate, e sa come domare la sua natura selvaggia. Ma quando il padre evade di prigione Helena sente che l'incubo potrebbe ripresentarsi, teme per l'incolumità delle sue figlie e così mette da parte la ragione a favore dell'istinto e da il via a una vera e propria caccia all'uomo. Perché se c'è una persona che può catturarlo, quella persona è proprio lei.
Parte così La Casa del Padre. Ti butta subito nel presente e attraverso una lunga sequela di flashback ti fa scoprire per gradi come si è arrivati a quel preciso punto. Tutti i capitoli dedicati all'inseguimento sono quelli che ho preferito di meno però; per assurdo tolgono tensione alla storia, una tensione data dall'innegabile e perverso fascino di spiare Helena in ogni momento della giornata: mentre sfoglia vecchie copie del National Geographic, mentre parla coi suoi amici immaginari, mentre sdraiata in legnaia osserva con stupore gli aerei che solcano il cielo. Sapere che prima o poi questa favola bucolica si trasformerà nel peggiore degli incubi è il vero gancio che traina l'intero romanzo, la resa dei conti tra Helena e Jacob, invece, una semplice ciliegina sulla torta.
Nonostante non abbia provato lo stesso interesse per entrambe le parti la struttura è senza dubbio solida, ricordiamoci che i personaggi sono pochissimi, eppure non c'è un solo momento di noia e il plot regge benissimo fino all'ultima pagina. Un plot che in parte mi ha ingannato tra l'altro; pensavo di avere tra le mani una storia di riscatto o vendetta invece è anche altro. Espiazione direi. Ma anche amore, possesso e idiosincrasie.

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13 marzo 2018

Come scrivo i post che spaccio per recensioni


Oggi post chiacchiericcio, perché ogni tanto è bello prendersi cinque minuti e raccontare quelli che sono i dietro le quinte di un blog, anche se chiamarli così... mi sembra un po' esagerato, ma non mi veniva un termine migliore :)
Pochi giorni fa guardavo quante cose ho in bozza, e dopo un breve e non fatale (per fortuna!) colpo apoplettico, mi sono chiesta, ma solo io sono messa così? Penso che qualsiasi book blogger convenga con me su una cosa, ovvero che dietro a un post, anche corto, c'è un sacco di lavoro, figuriamoci dietro a una recensione. Ovviamente ognuno ha le proprie abitudini, un metodo ben preciso, tempi differenti, e così mi è venuta voglia di condividere questa piccola parte di me. Oggi mi soffermo su come scrivo una recensione e se vi va raccontatemi come lo fate voi ;)


1) Mentre leggo mi appunto su un foglio (o sul cellulare, dipende da dove mi trovo e da quello che ho sotto mano) alcune parole chiave che caratterizzano in modo sintetico ma efficace quelli che possono essere i caratteri salienti dei protagonisti del romanzo o gli elementi più suggestivi della storia. Al momento della stesura della recensione, quando la testa è affollata da mille idee, mi sono utilissime: mi si accendono le lampadine giuste, non mi faccio distrarre da troppi elementi, e so quale strada seguire.
P.S. Generalmente ho il mio fedelissimo quadernino degli appunti sempre in borsa. Una roba che manco la CIA potrebbe mai decifrare. È quello in foto. Con la fighissima copertina di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli.

2) Sempre mentre leggo mi segno alcuni passaggi particolarmente d'effetto in modo tale da poter inserire nella recensione una citazione ad hoc.

3) Generalmente una recensione mi piace scriverla a caldo, ma ancora di più mi piace buttarla giù quando sono circa a metà romanzo; in questo modo sono sicura di non dire troppo della trama (cosa che odio) e di cogliere nel modo più vero le prime impressioni che spesso si modificano nel corso della lettura. Ovviamente si tratta solo di una bozza che andrò poi ad aggiustare, ma è una cosa che se ho tempo e ispirazione trovo utilissima. Alla fine dovrò solo correggere il tiro ;)

4) Capita (purtroppo sempre più spesso) che non riesca a scrivere una recensione nel momento in cui vorrei farlo. Sono una di quelle persone che nel tempo perde il contatto con il libro (anche perché nel frattempo ne ho iniziati altri), ma gli appunti presi mi sono di grande aiuto, soprattutto perché tendo ad annotare anche la parte emozionale di una storia. Però non è la stessa cosa, resto una fan delle recensioni a caldo e quelle scritte "a freddo" mi piacciono di meno.

5) Non faccio spoiler. Nemmeno sotto tortura. Quando smanio dalla voglia di parlare di qualcosa, tipo del finale di un thriller, apro un post a parte.

6) Non seguo uno schema preciso, mai. Spesso inizio parlando subito delle sensazioni che mi ha suscitato il libro, altre volte mi viene spontaneo focalizzarmi immediatamente sulla trama o i personaggi. Vado dove mi porta il cuore, alla #susannatamaro insomma.

7) Una recensione non deve mai essere troppo lunga, ma soprattutto deve essere sintetizzata con un voto, leggasi, le famose stelline. Credo che sia un dato importante da comunicare e anche se una volta non le usavo adesso non potrei farne a meno. Sono la prima che le cerca nelle recensioni altrui. Intanto mi fanno capire il metro di giudizio del recensore, c'è chi abusa delle 5 stelle e chi, come me, le centellina col contagocce. Niente di male, basta saperlo. E poi sono indispensabili per chi la recensione non se la vuole leggere; magari perché aspetta di aver a sua volta finito il libro e non vuole nessun tipo di spoiler, nemmeno minimo, magari perché è solo a caccia di consigli per allungare la sua wish list. Insomma, i motivi sono tanti, e le stelline a mio avviso sono utilissime, soprattutto per chi non è un assiduo follower del blog.

8 ) Scrivo comodamente seduta sul divano (no, non proprio seduta, ma in una strana posizione a metà strada tra lo svacco e il contorsionismo). Fino all'anno scorso avevo un netbook, ma ormai lui era un bradipo, io una povera cieca e così l'ho tradito con un notebook gigante full HD. Finalmente #unagioia

9) Lenta o veloce? Dipende. Ma dipende proprio tanto. Posso scrivere una recensione in mezz'ora o in un anno, capita che la butti giù, non mi piaccia e non sia nemmeno ispirata a finirla.

10) Ho una beta reader. Ahahaha, ebbene sì, c'è la povera Giada, amica super-top, che si legge praticamente tutte le recensioni in anteprima e mi scova errori e orrori.  È un segugio. Anche lo spazio dopo la virgola, se non c'è, lei lo fiuta.

E adesso a voi la parola 8) 
Come scrivete una recensione?
E da lettori, cosa aspettate di trovarci?

12 marzo 2018

Recap # 166 - haul

Promozione LIBRACCIO sul catalogo LIBRI USATI.
Per gli ordini di importo pari o superiore a 39 euro
avete diritto a uno sconto di 4 euro con il codice A8ALU4
La promozione scade il 31 Maggio 2018.

Lettori, ciaaaoooooo! Oggi sono gasatissima e super esaltata, come vi dicevo nello scorso recap ho fatto un ordine sul Libraccio e non mi è andata bene, di più! Ricordate l'ultima esperienza? Libri con muffa, macchie, strappi... immaginate le imprecazioni, ma poi i romanzi mi sono stati rispediti, quindi è finito tutto bene.
A questo giro però hype a palla. Libri che desideravo moltissimo,  come nuovi e arrivati in 5 giorni, un tempo record.
Curiosi di vedere cosa ho preso? 8)


Essendo sempre in fase thriller il genere abbonda, ma ho preso anche La Figlia Sbagliata di Raffaella Romagnolo, un romanzo di narrativa incentrato sulla disgregazione di una famiglia e il lento cammino verso la follia. Molto ben scritto dicono.
Vi riporto la trama perché in poche righe dice tutto, ma senza spoiler ovviamente.
Un sabato sera come tanti in una cittadina della provincia italiana. La tv sintonizzata su uno show televisivo, nel lavandino i piatti da lavare. Un infarto fulminante uccide il settantenne Pietro Polizzi, ma Ines Banchero, sua moglie da oltre quarant'anni, non fa ciò che ci si aspetta da lei: non chiede aiuto, non avverte amici e familiari, non si preoccupa di seppellire l'uomo con cui ha condiviso l'esistenza. Comincia così un viaggio dentro la vita di una coppia normale: un figlio maschio, una figlia femmina, un appartamento decoroso, le vacanze al mare, la televisione e la Settimana Enigmistica. Ma è una normalità imposta e bugiarda, che per quarantacinque anni, per una vita, ha nascosto e silenziato rancori, rimpianti, rimorsi e traumi. E mentre giorno dopo giorno la morte si impadronisce della scena, il confine fra normalità e follia si fa labile.
Ci sono trame che lasciano totalmente indifferenti, altre che ti fanno desiderare in modo spasmodico un romanzo. Tipo questa. Direi che non c'è altro da aggiungere.


Adesso addentriamoci in territorio thriller. Anzi in territorio "libri malati per lettori ancora più malati".
Leila Slimani è un'autrice di origini marocchine trapiantata in Francia che lavora come giornalista per il Jeune Afrique e ha collaborato in Italia per l'inserto del Corriere della Sera La Lettura. Scrive in francese e con Nel Giardino dell'Orco - un romanzo che ha fatto gridare allo scandalo per l'eccessiva promiscuità della protagonista - si aggiudica  il Prix Mamounia.
Chanson douce (vincitore del Premio Goncourt 2016), Ninna Nanna in italiano, si ispira a un fatto di cronaca del 2012, quello in cui una baby sitter domenicana viene accusata di aver ucciso i bambini che le erano stati affidati. Il romanzo, ambientato a Parigi, inizia a fatto compiuto per poi ricostruire attraverso vari flashback la verità.
Vi riporto le prime righe.
Il bambino è morto. Sono bastati pochi secondi. Il medico ha assicurato che non aveva sofferto. Il corpo disarticolato giaceva in mezzo ai giocattoli, l'hanno adagiato in un sacco nero e hanno chiuso la cerniera. La bambina invece era ancora viva quando sono arrivati i soccorsi. Ha lottato come una tigre. C'erano segni di colluttazione, frammenti di pelle sotto le sue unghie tenere. Sull'ambulanza che la trasportava in ospedale era agitata, scossa dalle convulsioni. Ansimava, con gli occhi sbarrati...
Decisamente inaspettato anche il suo saggio appena uscito con Rizzoli I Racconti del Sesso e della Menzogna in cui la Slimani punta il dito contro una società che santifica la verginità pur essendo la quinta al mondo per consumo di pornografia online. Un'autrice coraggiosa quindi, con una mente aperta e una penna che non lascia scampo.
Vi lascio inoltre il link a un articolo molto interessante in cui si parla della Slimani come donna e come autrice, sottolineando quello che le preme trasmettere nei suoi libri: la violenza nascosta dietro le apparenze. Potevo non voler leggere un suo romanzo?


La Sconosciuta di Camilla Grebe l'avevo messo in wish list per alcuni brevi commenti estrapolati da Amazon, Goodreads e Anobii. Sinceramente la trama non è per niente accattivante, ma a frasi tipo "gran finale a sorpresa!", "il thriller più bello che abbia mai letto"  non so resistere.
Di cosa parla? Non lo ricordo nemmeno. C'è una relazione clandestina tra Lui e Lei, un cadavere a casa di Lui, e poi Lei che viene sospettata, insomma detta così non prende, lo so, ma se dovesse piacermi (e io spero tanto di sì), saprò consigliarvelo al meglio. Forse xD
Comunque ho voglia di thriller nordico, è un "genere" - se così si può definire - a cui mi sono avvicinata pochissimo e sarebbe ora di rimediare.


Adesso ditemi perché le copertine Einaudi sono sempre così belle. Solo la costa gialla non mi fa impazzire, ma pazienza, le loro edizioni sono davvero curatissime e praticamente indistruttibili, per rovinarle ci vuole un pazzo criminale che ci si metta pure d'impegno.
Di cosa parla il romanzo di Kate Hamer? Di rapimenti e sensi di colpa. Carmel ha otto anni e la testa costantemente tra le nuvole, è una piccola sognatrice, una bambina che crede nella gente e in quello che le viene raccontato. Per questo, durante una festa, segue un signore che si presenta come il nonno che non ha mai conosciuto. Tua madre ha avuto un incidente, le dice, verrai a stare da me per un po'Ok, dice la bambina... e di Carmel non si saprà più nulla.
Che ve lo dico a fare, ho già l'ansia. °___°


Morozzi è un autore figo. Di quelli senza peli sulla lingua, me lo immagino davanti alla tastiera a scrivere quello che gli pare, fregandosene se piacerà o meno, lui intanto si diverte, e mica poco. Pulp, schietto, violento e divertente, Blackout l'ho scelto per la trama. Quando sai che un autore scrive bene tutto fa brodo, ma questa storia mi ha subito colpito. Tre persone chiuse in ascensore, come nel film con Alberto Sordi e Stefania Sandrelli, ma qui non ci sono un prete e una giovane e arrapante signorina, bensì un condòmino, una studentessa e un serial killer. Ecco, immaginatevi chiusi in tre metri quadrati con un serial killer la cui vittima lo sta "aspettando" nel pied-à-terre... bellissimo e inquietante. Roba mia insomma. Grazie per la dritta Michele ;)

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Questo è tutto il mio malloppo,
che dite? Ho scelto bene? :)

7 marzo 2018

Recensione, SO TUTTO DI TE di Clare Mackintosh

Lettori, eccomi tornata con una nuova recensione. Sono sempre in fase thriller ma avendo letto roba davvero buona - da L'uomo di Gesso a Quelli Che Meritano di Essere Uccisi - l'asticella si è alzata e starci al passo non è affatto facile. Infatti questa volta le cose non sono andate benissimo, ma nemmeno troppo male... ;)

So Tutto di Te di Clare Mackintosh

| De Agostini 01/2018 | pag. 444 | € 17,00 |

È il solito viso stanco quello che Zoe Walker, madre quarantenne e divorziata di due figli, intravede riflesso nel finestrino del treno che la sta riportando a casa. È un venerdì come tanti, e dopo un'intera settimana trascorsa ad assecondare un capo impossibile, tutto ciò che desidera è accoccolarsi sul divano tra le braccia del nuovo compagno, Simon. Ma mentre sfoglia impaziente e distratta una copia della London Gazette, la sua mano si blocca di colpo. Perché il volto di donna che pare fissarla da quelle pagine gualcite, un po' fuori fuoco ma inconfondibile in mezzo alle immagini equivoche delle hotline a pagamento, altri non è che il suo. E se i famigliari insistono che debba trattarsi di un errore o di uno scherzo, Zoe non può fare a meno di restarne turbata, anche quando l'indirizzo web che accompagna la foto si rivela inesistente. La sua inquietudine si trasforma in incubo quando, sullo stesso giornale e corredata dal solito indirizzo Internet, appare la foto di un'altra donna, che in capo a pochi giorni viene ritrovata uccisa alla periferia di Londra. Nessuno, nelle forze dell'ordine o in famiglia, sembra disposto a credere che tra l'omicidio e gli annunci del misterioso sito findtheone.com possa esistere un legame. Ma mentre il conto delle vittime sale inesorabile, il sospetto che quella di Zoe non sia semplice paranoia si fa strada nella mente dell'agente Kelly Swift, abile e impulsiva detective in cerca di riscatto.
Voto:

Mhhh... piaciucchiato. Non so quanto sia "professionale" iniziare una recensione con un'affermazione di questo tipo, ma sono stata indecisa sul voto fino all'ultima pagina e non mi è venuta in mente una frase d'apertura migliore. A volte queste stelline sono peggio di una maledizione, un modo becero per classificare un libro quando dietro c'è ben altro, però rappresentano anche la parte onesta e limpida di una recensione, quindi tant'è.
Di sicuro So Tutto di Te è quel tipo di romanzo che si guadagna punti un poco per volta, inizia come un diesel, procede mantenendo un'andatura costante, poi spinge l'acceleratore per culminare in un finale dal doppio twist davvero niente male.
A penalizzare un po' il tutto sono state le prime duecento pagine. Scorrevoli, scritte in modo lineare (a parte qualche passaggio leggermente confuso), ma poco coinvolgenti. Da una parte c'è la narrazione di Zoe, quarant'anni o poco più, un ex marito, due figli, un compagno che la adora, e una vita scandita dalla routine. Dall'altra Kelly Swift, un'agente di polizia fermamente convinta che ogni richiesta d'aiuto vada ascoltata e pronta a scavare nel passato delle vittime affinché nessuna domanda resti priva di risposta.
Le strade di queste due donne si incrociano nel momento in cui Zoe, sfogliando per caso la London Gazette, nota una sua foto su uno di quegli annunci che di equivoco hanno poco, e anche se inizialmente pensa a una strana coincidenza, ben presto una serie di episodi le danno conferma dell'esatto contrario. Qualcuno la sta seguendo. Qualcuno conosce ogni suo singolo spostamento, sa quale strada percorre la mattina e quale treno prende la sera e solo l'agente Swift sembra prendere sul serio le ansie di una donna che agli occhi di molti è semplicemente paranoica.
So tutte queste cose perché non ti è mai passato per la mente che qualcuno ti osservi.
La routine ti dà conforto. È familiare, ti tranquillizza.
La routine ti fa sentire al sicuro.
La routine ti ucciderà.
Che dire... sicuramente il tema affrontato da Clare Mackintosh è di estrema attualità, unisce il furto d'identità allo stalking, ti lascia con un forte senso di inquietudine e molti spunti su cui riflettere, ma non stiamo guardando uno speciale di Porta a Porta, bensì leggendo un thriller e la parte che dovrebbe fare da intrattenimento - a mio avviso la più importante - ha dei punti deboli, due per l'esattezza, ovvero il doppio pov e l'uso alternato della prima persona con la terza che - in questo contesto - non hanno motivo di coesistere.
Sono in molti a non amare quei romanzi in cui i capitoli si aprono con il nome del personaggio, dicono che si rompa il patto con il lettore, perché un autore deve essere tanto bravo da farti capire sempre chi sta parlando, senza doverlo scrivere. Io non sono dello stesso avviso, ma la Mackintosh ha preferito non porsi il problema aggirandolo e usando la prima persona per Zoe e la terza per Kelly. Peccato che sia una terza persona "fasulla" perché l'obiettivo non spazia, resta sempre puntato su di lei, su un personaggio tra l'altro utile solo ai fini della trama, ma non così accattivante da volerne seguire le vicende personali. Che abbia avuto un problema di gestione della rabbia, che sua sorella sia stata vittima di un crimine irrisolto, che la sua vita sia un mezzo disastro... perdonate la franchezza, ma a me non fregava niente, anzi, mi distraeva da Zoe, l'unica che volevo seguire davvero (ero entrata in modalità stalker xD).
Fortunatamente la parte corposa del romanzo è dedicata proprio a lei. Stesso treno mattina e sera, stesso posto a sedere, magari anche stesso giornale da leggere per ammazzare il tempo, di sicuro stesso tragitto a piedi per arrivare in ufficio. In una Londra caotica in cui nessuno si conosce davvero Zoe dovrebbe essere un'ombra, un puntino tra un milione, ma basta poco per ritrovarsi alla mercé di chiunque. Una foto sui social, un click online, un like su Facebook...
Desiderare di essere invisibile e non poterlo essere è la grande falla del nostro secolo: non avere privacy, essere dei pesci in un acquario, vivere inconsapevolmente in un moderno Grande Fratello. Prendere atto di tutto questo può solo gettarti nella paranoia più totale ed è "divertente" vedere come la realtà di Zoe si deformi poco alla volta. L'autrice poi da questo punto di vista è furba, si sbilancia al punto giusto e i personaggi secondari te li fa conoscere per gradi, gettando un sasso e nascondendo la mano. Sono tutti sospettabili, ma innocenti fino a prova contraria.
Perfetto il finale che mi ha convinta a mettere un + vicino alle tre stelline. Senza quel doppio twist il romanzo sarebbe scivolato via in modo indolore, invece ti lascia in un angolo, da solo, a leccarti una ferita che non ti eri accorto di avere.

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4 marzo 2018

Recap #165

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Con questo post voglio mettermi in pari con tutte le ultime new entry, un po' per chiacchierare con voi, un po' perché mi fa comodo fare il punto della situazione che - a parte il post dei regali di Natale - è fermo a novembre. Dopo circa tre mesi conto solo dodici titoli. Sono stata - non brava - di più! Così brava che veenrdì sera ho fatto un ordine sul Libraccio 8) #quadocivuolecivuole
Ma veniamo e noi, ed ecco le ultime entrate libresche :)


Prima di tutto vi invito a seguire il progetto del Book Bloggers Blabbering: ogni mese sotto i riflettori una casa editrice indipendente e una raffica di recensioni che vi terranno compagnia per circa quattro settimane! 
Gennaio è iniziato alla grande con Hop! Qui sul blog ho recensito Lost in Austen di Emma Campbell Webster, ma se sbirciate on line scoprirete tantissimo altro, tra cui le nuove biografie illustrate che sono davvero wow! Vedere per credere.
Febbraio invece è stato il turno di Effequ una casa editrice a 360° che si occupa di fumetti, saggi e narrativa. Per il #BBB ho recensito Inferno 1861, mentre ho lasciato fuori Anita Je t'Aime che non mi è piaciuto, pertanto ve ne parlerò al di fuori dell'indie cafè, ma sempre qui sul blog :)


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Gli ultimi thriller che si sono aggiunti alla mia libreria e che ho letto subito sono stati L'Uomo di Gesso di  C.J. Tudor e So Tutto di Te di Clare Mackintosh.
Il primo mi ha folgorato. E' un libro che ti si insinua dentro poco alla volta. Diventa sempre più morboso, sempre più intricato, sempre più infetto. Atmosfere alla Stephen King, personaggi di cui non sai se fidarti e un doppio piano temporale in cui il prima e il dopo si rivelano al lettore in tutta la loro crudele verità. Qui la recensione.
So Tutto di Te invece è stata una lettura piacevole ma non indimenticabile. Un diesel con una buona accelerata finale che si legge volentieri ma si dimentica - ahimè - in fretta. Recensione in arrivo ;)



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Due fumetti a mio avviso imperdibili sono i Mumin, iconiche figure finlandesi riproposti di recente da Iperborea (ve ne parlo qui), e Drinking at the Movies un fumetto in cui Julia Wetz racconta la sua vita "ante" successo. Una vita così complicata e problematica ma narrata con una tale ironia che non potrà non conquistarvi! Cliccate qui per leggere il post :)


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Nel panorama della letteratura per ragazzi le new entry sono state ben quattro: Spazio Aperto, La Via Lattea, Contro Corrente e Il Rischio. Vi ho già parlato di tutto tranne de La Via Lattea, ma non tarderò ;)
Vi consiglio senza ombra di dubbio Christophe Léon un autore molto particolare, decisamente diretto e coraggioso per i temi che tratta e il modo in cui li affronta. Qui vi parlo di Spazio Aperto.
Contro Corrente - adatto ai giovanissimi - è una deliziosa storia capace di infondere una sana dose di autostima e graficamente è super accattivante, mentre il Rischio di Chiara Lico fotografa la difficile situazione a Barra e il mondo del circo, l'unica ancora di salvezza in un mare di degrado. Ma qui trovate il post dedicato a queste due uscite Sinnos.

 

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Infine #lagioia
Ma una GIOIA vera, non una qualsiasi.
Vi dico subito perché. Anche se oggettivamente leggo meno storie d'amore rispetto a qualche anno fa e razionalmente spesso me ne tengo pure alla larga per non criticarle inutilmente (non si legge un genere se in quel momento non è nelle proprie corde, altrimenti la critica scatta in automatico), trovarne una capace di tirare fuori tutto il mio scintillante lato pink è stato qualcosa di magico e meraviglioso.
Quindi grazie Bianca, sei un'Autrice con la A maiuscola e a mio avviso ti meriti di più. Grazie anche a te Marco, sei un protagonista fantastico e mi hai fatto sentire un'adolescente con gli ormoni a palla. E... uffa, vabbe', un ringraziamento è doveroso anche nei confronti di Marianna, perché in fondo non c'è Garibaldi senza Anita o Tarzan senza Jane. Però potevi essere meno scema in alcuni momenti. Ma ti ho perdonata, sappilo. Non sei cresciuta in quella che definirei un grande esempio di famiglia, quindi ogni cazzata che hai fatto era perfettamente logica e giustificata <3


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Ci vediamo al prossimo recap... 
con l'ordine del Libraccio!