La Casa delle Voci di Donato Carrisi
| Longanesi, 12/2019 |
Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un'illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.
Voto:
La Casa delle Voci - romanzo autonomo - racconta la storia di una donna che sotto ipnosi vuole tornare indietro nel tempo perché convinta di aver ucciso un bambino. Seduta dopo seduta prende forma quella che è stata un'infanzia insolita, eppure felice, fatta di dimore abbandonate, cibo approvvigionato andando a caccia, cieli stellati e cinque inviolabili regole.
Uno: fidati soltanto di mamma e papà.
Due: gli estranei sono il pericolo.
Tre: non dire mai il tuo nome agli estranei.
Quattro: non avvicinarti agli estranei e non farti avvicinare da loro.
Cinque: se un estraneo ti chiama per nome, scappa.
Sembra una favola quella che racconta Hanna, la sua voce di bambina ha il suono dell'innocenza, ma come in ogni favola che si rispetti ci sono orchi, streghe, anche fantasmi. Non sempre i "cattivi" si possono combattere e allora si scappa, quello che conta è essere con mamma e papà, le uniche persone in grado di proteggerti, perché il loro amore vince su tutto...
La Casa delle Voci è un romanzo suggestivo, a tratti quasi surreale, in cui atmosfere in bilico tra realtà e fantasia dominano gran parte della scena trasportando il lettore in una sorta di trance letterario, infatti, nel momento stesso in cui l'ho iniziato, ho fatto cessare il disturbo del mondo esterno e mi sono goduta appieno la storia. Storia diversa dalle solite raccontate da Carrisi, meno truce, meno violenta, ma sempre cupa e insolitamente triste e malinconica.
Qui si condensano le angosce e le paure dell'infanzia, parole come "verità" e "giustizia" non sono sinonimo di salvezza e le voci dei bambini vengono ignorate...
"Se vuoi vivere, devi imparare a morire."
Inoltre con gli anni lo stile dell'autore pugliese è cambiato, sembra quasi che il suo essere sceneggiatore si stia fondendo sempre di più con il suo essere narratore.
La Casa delle Voci ha i tratti di un film: ritmo serrato, frasi incalzanti, capitoli brevi, scene dal forte impatto visivo. Per molti è un difetto, per me rappresenta la naturale evoluzione di un autore che con carta e penna alla mano diventa un vero e proprio maestro delle illusioni; come riesca a creare una storia, a smontarla, a mostrare al lettore quello che vuole e a lasciargli addosso un senso totale di perdita, è il vero mistero. Anzi, è l'effetto Carrisi. Anche quando gli incastri sono prevedibili e i colpi di scena non sono da cardiopalma, i dettagli riescono sempre a fare la differenza: una bambina che si fa chiamare coi nomi delle principesse delle fiabe, una campanella legata alla caviglia per sapere sempre dove si trova, l'acqua della dimenticanza per cancellare i brutti ricordi in modo che possa essere felice, perché con un figlio puoi permetterti qualsiasi egoismo, basta che lo chiami amore.
Una volta terminato un libro di Carrisi non è facile iniziarne un altro. Lui ha anche questo potere, può farti uscire dal blocco del lettore e ributtarti a ruota nel buco nero in cui ti trovavi. E mi piace questa cosa. Amo farmi soggiogare, amo il tipo di intrattenimento che mi regala, il suo non essere banale, il suo fare fiction, ma raccontando anche delle dure verità.
Quindi applausi. Perché il Carrisi che mi tiene in pugno è tornato. Ma probabilmente non se n'era mai andato.
Nota bene: non so quanto le tecniche di ipnosi raccontate nel romanzo siano veritiere e efficaci, io prendo tutto come un espediente narrativo strettamente funzionale alla trama e non entro nel merito in quanto non ho i mezzi per farlo.
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