Volevo Solo Averti Accanto di Ronald H. Balson
| Garzanti, 2015 | pag. 420 | € 9,90 |
È la sera della prima al grande teatro dell'Opera di Chicago. Morbide stole e sete fruscianti si scostano per far largo al vecchio Elliot Rosenweig, il più ricco e importante mecenate della città. All'improvviso fra la folla appare un uomo anziano in uno smoking rattoppato. Tra le mani stringe convulsamente una pistola che punta alla testa di Rosenweig. La voce trema per la rabbia, ma lo sguardo è risoluto quando lo accusa di essere in realtà Otto Piatek, il macellaio di Zamosc, feroce criminale nazista. Ma nessuno sparo riecheggia tra i cristalli e gli specchi del sontuoso atrio. E Ben Solomon, un ebreo scampato ai campi di sterminio, viene atterrato dalla sicurezza e trascinato in prigione. Nessuno crede alle sue accuse, nessuno vuole ascoltarlo. Tranne Catherine Lockhart, una giovane avvocatessa alle prese con una scelta difficile della sua vita. Catherine conosce l'olocausto esclusivamente dai libri di scuola, eppure solo lei riesce a leggere la forza della verità negli occhi velati di Ben, solo lei è disposta ad ascoltare la sua storia. Una storia che la porta nella fredda e ventosa Polonia degli anni Trenta, a un bambino tedesco tremante e con le scarpe di cartone che viene accolto e curato come un figlio nella ricca casa della famiglia ebrea dei Solomon. Ma anche agli occhi ambrati di una ragazza coraggiosa e a una storia di amore, amicizia e gelosia che affonda le radici del suo segreto in un passato tragico.
Voto:
"più grande è la bugia, più persone ci cascano"
Mi sento un po' in colpa a dare meno di tre stelline a questo romanzo, ma giuro, non riesco ad andare oltre. A volte mi chiedo se troppe letture "forti" non mi abbiano anestetizzato fino a rendermi del tutto insensibile, ma non credo. Sono solo una lettrice pretenziosa incapace di accontentarsi, una lettrice che di libri sulla Guerra ne ha letti tanti e di decisamente migliori.
Mi ha fregato l'incipit "col botto", originale, ben fatto, di quelli che hanno il potere di calarti immediatamente tra le pagine del romanzo.
Siamo a Chicago e Ben Solomon, un anziano immigrato polacco, accusa pubblicamente Elliot Rosenweig, il Grande Benefattore della città, di essere Otto Piatek, uno spietato nazista che si è macchiato dei crimini peggiori.
Nessuno gli crede, ma l'avvocato Catherine Lockhar, nonostante un'iniziale reticenza, decide di ascoltare il racconto di quest'uomo che vuole solo portare alla luce l'ennesimo squarcio della storia dell'umanità. Ben pretende giustizia, la esige, è lunica cosa che gli resta, perché quello che ha perso nessuno potrà mai ridarglielo.
Il romanzo è prevalentemente composto dai flashback del protagonista che si alternano a un presente in cui succede poco o niente. L'autore spinge i soliti tasti, quelli giusti, quelli che devono far leva sul sistema emozionale del lettore, e in parte ci riesce, ma alla fine non è il dolore ad avere la meglio, bensì la curiosità.
Fondamentalmente solo una domanda ti porta all'ultima pagina: "Rosenweig verrà smascherato?". E la risposta è praticamente ovvia, le intenzioni dell'autore non hanno misteri, lui vuole creare una fitta ragnatela in cui imprigionare Storia, suspense e riscatto, ma l'ordito segue uno schema davvero troppo prevedibile. Se l'alternarsi tra presente e passato dà movimento alla storia, il racconto del protagonista è del tutto impersonale, quasi freddo. La stessa Catherine a volte porge domande inutili, attue solo a dare ulteriori informazioni e nuove nozioni "cos'è la legge per la protezione del sangue e dell'onore tedesco?", "Cosa significa Schutzstaffel?". Ben Solomon cerca vendetta eppure, mentre parla, sembra che stia stilando un trattato. Ha una risposta a ogni singola domanda, una risposta corredata da dettagli fin troppo specifici che tolgono introspezione al romanzo.
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4 commenti:
Ciao! Ho spulciato le varie recensione su Amazon & C. e in effetti questo libro ha voti altissimi. Cattiva tu!
No dai, scherzo, probabilmente è un libro anche molto commerciale, ormai non dico che non mi fido più dei voti, ma spesso non sono una garanzia.
A me potrebbe piacere probabilmente, perché con queste storie sento già il peso dell'ambientazione difficile di per sè, se mi si aggiunge altro è la fine xD
Romina
Mhh, sì potrebbe, io a volte mi faccio fregare dai voti che leggo in giro, poi bisogna anche vedere chi li dà. Un lettore poco abituato a questo genere di storie ci vedrà di sicuro tanto, io non ci sono riuscita, ma ultimamente sono strana guarda. L'eterna incontentabile.
è un libro particolarmente pubblicizzato su riviste femminili e blog, ma il tuo post è molto lucido... e mi ispira particolarmente, sicuramente più delle varie pagine patinate
Cara Silvia, non ho letto il libro, ma sono pienamente d'accordo con alcune tue considerazioni. Ma per un altro motivo. Fin da piccolo ho letto libri sull'Olocausto scritto da reduci da quella esperienza, e solo negli ultimi ho notato una moda che, cavalcando il filone iniziato con il "Codice da Vinci", ha prodotto una serie di romanzi storici. Ben vengano, ma se tratti storie, a mio parere, antecedenti alle due guerre, perché emozionalmente sono lontane da noi. Le due guerre ,e ancor di più l'Olocausto, hanno provocato così tanto dolore che scrivere oggi, dopo la morte delle ultime testimonianze, mi sembra di mancare di rispetto per chi ha scritto fatti veramente accaduti sulla propria pelle, e che ha dovuto superare di nuovo la propria soglia del dolore data dai ricordi. E non si è svegliato la mattina con una bella idea commerciale dopo una vita di agi, università, famigliola felice costruiti nella società degli anni 80-90 che ti ha dato tutto.
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