30 maggio 2017

Recensione, IL VIAGGIO DI CADEN di Neal Shusterman

Buongiorno lettori, come vedete sono un po' in fissa coi romanzi per ragazzi, e devo dire che la collana Hotspot della casa editrice Il Castoro sforna sempre titoli molto appetitosi e assolutamente fuori dagli schemi dettati dalla moda. Bravi, bravi, bravi!
Se ancora non l'avete letto date un'occhiata a Solo per Sempre Tua (qui la recensione) e al loro catalogo (QUI) decisamente allettante. 

Il Viaggio di Caden di Neal Shusterman

| Il Castoro, collana Hot Spot, 2017 | pag. 294 | € 16,50 |

"Il viaggio di Caden" è un romanzo che colpisce ed emoziona. Quella raccontata da Shusterman è una discesa nelle profondità della mente del protagonista, affetto da schizofrenia. Un viaggio così ben descritto che pagina dopo pagina ne siamo risucchiati dentro: viviamo ciò che vive Caden, proviamo quel che lui prova, la realtà e la psicosi si confondono davanti ai nostri occhi come ai suoi. Nel perderci nella mente di Caden ritroviamo una consapevolezza di noi e degli altri ben più profonda. E solo allora siamo pronti a risalire, e cominciare a vivere davvero.
Voto:

Per viaggiare non servono aerei, macchine e navi. E nemmeno film o libri se si vuole farlo con la fantasia. Basta un cervello. Ma se questo cervello ti porta in luoghi da cui non riesci a scappare... cosa può succedere?
Neal Shusterman ce lo racconta attraverso la voce di Caden, un quindicenne con le scarpe troppo strette e un cuore di due taglie più piccole, afflitto da un'ansia sociale che lo porta ad avere incubi e vedere mostri. Il suo cervello è costantemente su di giri, capace solo di deformare la realtà, di scorgere complotti e macchinazioni. Di notte poi, quando le tenebre lo avvolgono, quelle paure che reclamano di essere ascoltate lo spingono a bordo di un vecchio galeone senza nome eroso dal tempo dove lui non fa parte della ciurma, è solo uno dei tanti ragazzi prigionieri vessati dal temibile capitano e dal suo pappagallo. Navigano verso la Fossa delle Marianne, il challenger deep, il luogo senza ritorno.
L'intero romanzo alterna le visioni di Caden al suo quotidiano, ma nonostante i dialoghi coi genitori, la presenza della sorella, i pomeriggi trascorsi con gli amici, il suo sembra un lunghissimo e delirante monologo. Shusterman ti porta dritto nella sua testa, ti fa sentire unicamente la sua voce, e poco alla volta dalla prima persona si passa alla seconda, perché Caden giorno dopo giorno si sta decostruendo; l'io narrante scompare, non è più affidabile, non è in grado di raccontare nulla di concreto.
Ne segue il ricovero in un reparto di neuropsichiatria infantile, tra camici color pastello e ragazzi che credono di parlare con Shakespeare e passano le ore a consultare complicatissime mappe geografiche. Qui l'ancora di salvezza. Se sulla nave trova conforto tra le braccia della ragazza della polena, fatta di ebano e calore, nell'ospedale c'è Calli persa a fissare un orizzonte immaginario dai vetri delle finestre.
Ma intanto il vecchio Galeone sta continuando la traversata per arrivare al challenger deep, la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo. E Caden? Riuscirà a salvarsi? Riusciranno le parole del padre e le lacrime della madre a riportarlo sulla terra ferma?

Una narrazione magnifica e toccante per un romanzo unico nel suo genere. Lo ammetto, mi è mancato lo Shusterman di Unwind, ma solo perché desidero ardentemente - da anni - leggere un vero distopico, ma la sua prosa, che ho trovato ancora più ricca e visionaria, mi è piaciuta tantissimo. Per due giorni interi sono stata prigioniera di Caden, del suo irrefrenabile bisogno di disegnare, di riempire ogni spazio vuoto, di camminare in continuazione per mettere a tacere tutte quelle voci che gli affollano la mente. La sua voce mi ha chiuso lo stomaco. La sua storia, un miscuglio di situazioni più surreali che altro, mi ha fatto riflettere.
Shusterman si discosta totalmente dai soliti romanzi young adult, quindi non aspettatevi una trama canonica, tanto per dirne una i personaggi secondari sono praticamente inesistenti, c'è solo Caden. Le sue paure, il suo dolore, le sue ansie. A fine romanzo capiamo il perché questo libro esiste. Caden Bosh presta il volto e la voce al figlio dell'autore, Brendan, un ragazzo affetto da schizofrenia che tra tempeste e mostri marini è riuscito a trovare un porto sicuro in cui rifugiarsi. Sono suoi i disegni sparsi tra le pagine del romanzo, una chiara testimonianza di alienazione e angoscia, lo specchio deforme di una comunicazione astratta e imperscrutabile.

Nonostante mi sia piaciuto moltissimo soprattutto a livello stilistico Il Viaggio di Caden pecca in alcune parti di una certa ridondanza e ripetitività, per questo consiglio di prendervi il vostro tempo e leggerlo tutto d'un fiato. Sarà un viaggio intenso, Shusterman vi offre un biglietto di sola andata, spetta a voi quello del ritorno.

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26 maggio 2017

Recensione, IL MISTERO DEL LONDON EYE di Siobhan Dowd

Finalmente sono ufficialmente entrata nel mondo di Siobhan Dowd e adesso non vedo l'ora di leggere TUTTI gli altri suoi libri. Che autrice fantastica. <3

Il Mistero del London Eye di Siobhan Dowd

| Uovonero, 2011 | pag. 256 | € 14,00 |

Ted Spark non sente un gran bisogno di diventare normale, però ha capito che esiste una cosa che (agli occhi della gente) lo avvicina a quella condizione: dire bugie. Lui che in 12 anni non ha mai mentito, adesso, è costretto a dirne tre in due soli giorni per salvare l'indagine parallela condotta insieme a sua sorella Kat alla ricerca del cugino Salim. Salim è sparito, facendo un giro sullagigantesca ruota panoramica di Londra. Un giallo avvincente, la storia di un ragazzo inglese nel cui cervello gira un sistema operativo diverso da quello delle altre persone. La voce narrante del libro è proprio quella di Ted, affetto da sindrome di Asperger, una forma di autismo che non viene mai nominata come è giusto che sia perché tutti (chi più o meno) siamo nello spectrum autistico.
Voto:

Dopo aver letto e amato Sette Minuti Dopo la Mezzanotte, romanzo scritto da Patrick Ness sugli appunti di Siobhan Dowd, autrice prematuramente scomparsa, ho sentito il bisogno, fortissimo, di fare l'avvocato del diavolo e di capire di chi fossero i reali meriti di un'opera tanto perfetta. Be', di entrambi ho scoperto. Che Siobhan Dowd sapesse entrare nel mondo più intimo e nascosto dei giovani era indiscusso, ma le parole che avrebbe usato sarebbero state efficaci quanto quelle di Ness? Assolutamente sì.
Ne ho avuto la conferma dopo aver iniziato Il Mistero del London Eye. Mi sono bastate poche righe e Ted, con il suo mondo un po' rovesciato, mi aveva già conquistata. La scrittrice britannica ha affidato la narrazione a un dodicenne assolutamente fuori dal comune nel cui cervello è stato installato un sistema operativo diverso da quello delle persone normali. La sua patologia non ha mai un nome, eppure è descritta in maniera impeccabile: Ted non ha amici, non comprende il linguaggio del corpo e le metafore le traduce alla lettera; ha una passione sfrenata per la meteorologia e un'uniforme che indossa anche quando non c'è scuola. È molto intelligente e nonostante il senso di solitudine che a volte l'affligge ha la mente costantemente affollata da mille pensieri che gli permettono di vedere cose che agli altri sfuggono. 
Quando con la sorella Kat e il cugino Salim vanno al London Eye succede qualcosa che ha dell'inspiegabile. Salim sale sulla ruota grazie a un biglietto regalatogli da un misterioso signore, ma sparisce nel nulla. Dopo il canonico giro di trenta minuti tutti i passeggeri scendono dalla capsula tranne lui. Cosa fare? Come giustificare alla madre e alla zia la sua scomparsa?
Ted, che non ha mai detto una bugia, perché non è proprio capace di farlo, cercherà in tutti i modi di crackare il suo cervello e di farlo funzionare al meglio, perché anche se ha dei limiti diagnosticati da medici e professori competenti, anche se dimentica le piccole cose e le mani gli sfarfallano in modo incontrollabile quando si agita, ha anche una capacità logica e deduttiva fuori dal comune capace di abbattere quegli schemi e quelle barriere che a volte ti impediscono di vedere le cose per come sono realmente. Insomma, Ted avrà anche una patologia, ma è una patologia ad alto funzionamento. A volte nemmeno sua sorella Kat riesce a stargli dietro, perché lei - che è "normale" - si fa prendere dall'ansia, ragiona a sproposito, va in tilt al minimo ostacolo. Ma insieme sono un grande duo, insieme sono il braccio e la mente. 

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25 maggio 2017

Libro VS Film - Sfida n°51

A volte vorrei parlare dei film che mi capita di vedere, ma poi penso che un blog di libri non sia il posto giusto. Allora penso di parlare dei film tratti dai libri, questa cosa avrebbe senso, no? Ma quello che ne viene fuori non è mai una recensione, ma continui paragoni tra due opere dalla struttura tanto diversa. E così nasce questa rubrica (che posterò random) in cui mi divertirò a mettere sul piatto della bilancia un'opera letteraria e una cinematografica e vedere da che parte penderà l'ago.
LIBRO VS FILM
chi vincerà?

Oggi in sfida
Sette Minuti Dopo la Mezzanotte

 
Parità!

Durante un viaggio Bologna/Profondo Sud mi sono portata in macchina Sette Minuti Dopo la Mezzanotte e l'ho letteralmente letto tutto d'un fiato, senza pause, se non quelle obbligate all'autogrill. In Puglia avevo gli occhi rossi. In Calabria ero in un bagno di lacrime. Marito guidava e sospirava farfugliando cose tipo "no, ma... grazie per la compagnia". Va be', ma questa è un'altra storia, lui sa che a volte sono presente fisicamente ma la mia mente è altrove. Mi capita anche senza avere un libro in mano, figuriamoci quando ce l'ho.
Il romanzo che Patrick Ness ha scritto sul soggetto di Siobhan Dowd, talentuosa autrice di romanzi per ragazzi prematuramente scomparsa, è delicato, struggente, sospeso tra realtà e fantasia per tutte le sue duecento bellissime pagine.

La storia credo che ormai la sappiate tutti. Colin, ogni sera, riceve una visita sette minuti dopo la mezzanotte, quella del grande tasso che veglia sulla collina che si sradica dal suolo e va alla sua finestra per raccontargli tre storie. Tre storie in cui la verità non è mai assoluta.
Colin ha solo tredici anni, ma non ha paura, sono altre le cose che lo spaventano veramente, come l'arrivo improvviso del padre e della nonna, le ore da passare a scuola quando dovrebbe fare le lavatrici e accudire la mamma malata. 
Una storia amara e crudele permeata da un alone fantastico, un espediente narrativo già utilizzato al cinema in film come Un Ponte per Terabitha (tratto dall'omonimo romanzo di Katherine Paterson) o Il Labirinto del Fauno di Guillermo del Toro. Si fugge dalla realtà attraverso l'immaginazione. Ci si rifugia in un luogo dove il dolore sembra attutito.

Il film è una fedele e ben fatta trasposizione, ma sinceramente da Juan Antonio Bayona, dopo capolavori come The Orphanage e the Impossible, non mi aspettavo niente di meno. Sette Minuti Dopo la Mezzanotte chiude meravigliosamente una sorta di trilogia in cui il regista spagnolo ci parla - in modi sempre differenti - dell'incredibile rapporto madre/figlio.
Rispetto al romanzo solo le parti in cui il "mostro" racconta le tre storie non le ho trovate visivamente d'impatto. Abituata agli schizzi di Jim Key mi aspettavo qualcosa di più vibrante, di sagome in bianco e nero che prendevano vita sullo schermo, di macchie informi che si modellavano poco alla volta, invece le sequenze animate, anche se particolarissime, mi sono sembrate poco consone al contesto. Ma è davvero un dettaglio, un qualcosa a cui ci si abitua anche.

il mostro di Jim Key

il mostro del film doppiato da Liam Neeson
Al contrario il grande albero - il mostro - è perfetto, e se devo dirla tutta ho guardato il film in inglese perché non potevo perdermi il doppiaggio di Liam Neeson. Voce roca, palpabile, suadente. Amo.
Sul resto del cast niente da dire, solo applausi. Sigourney Weaver regala sempre performance di alto livello, Felicity Jones è bellissima anche coi capelli rasati e 3 centimetri di occhiaie, ma la vera rivelazione è il piccolo Lewis MacDougall, un bambino nato per recitare e bucare lo schermo. Mi ha ricordato Barret Oliver, il piccolo Bastian de La Storia Infinita, ma sinceramente gli auguro una carriera più brillante e un parrucchiere con più gusto (capisci a me...).

Detto questo non posso far altro che consigliarvi il film, ma se non avete letto il libro non fate i furbi. Prima il romanzo (qui la recensione), poi, dopo, potrete andare al cinema.

Trailer


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24 maggio 2017

Recensione, CATTIVE RAGAZZE di Assia Petricelli e Sergio Riccardi

Un romanzo grafico senza target, senza età, senza limiti. Da leggere assolutamente, da regalare alla prima occasione, da custodire nella propria libreria come un piccolo grande tesoro.

 Cattive Ragazze di Assia Petricelli e Sergio Riccardi

| Edizioni Sinnos, 2014 | pag. 96 | € 12,00 |


Voto:

Pensare a un testo per giovani lettori in cui vengono celebrate le gesta, le ideologie e le arti di grandi donne, attualmente ci porta alla mente "Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli", ma vi dirò... c'è un libro che ho amato anche di più: Cattive Ragazze di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, vincitore del premio Andersen nel 2014.
L'unico difetto di questo romanzo grafico è che 15 storie non ti bastano. Ne vorresti ancora, ancora e ancora, vorresti poterti calare in altre vite, vorresti sapere tutto quello che c'è da sapere su ogni singola figura femminile ingiustamente bistrattata per aver precorso i tempi, vorresti poter stringere la mano a quelle donne che con coraggio e tenacia la Storia, alla fine, sono riuscita anche a cambiarla.
Olympe De Gouges, Nellie Bly, Elvira Coda Notari, Nawal El Saadawi, Antonia Masanello, Marie Curie, Aleksandra Kollontaj, Alfonsina Morini Strada, Angela Davis,  Claude Cahun,  Domitila Barrios De Chungara, Franca Viola, Miriam Makeba, Hedy Lamarr, Onorina Brambilla.
Ditemi, ne conoscete qualcuna?
Io - e me ne vergogno - solo tre, ovvero Franca Viola, la prima donna a dire "no" a un matrimonio riparatore post stupro; Marie Curie, premio nobel per la fisica; Elvira Coda Notari, la prima regista femmina.
Dietro agli altri nomi si celano fatti incredibili che parlano di diritti alle donne, lotte antirazziali, inchieste sotto coperture, perché la verità è sempre e soltanto una. E ancora donne che hanno combattuto al fianco di Garbaldi o hanno corso il giro d'Italia pedalando al pari degli uomini; donne che non hanno voluto nascondere i propri pensieri e orientamenti sessuali; donne pioniere che si sono rifiutate di piegare la testa e hanno gridato a gran voce: libertà!
«Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna,
se hanno quello di salire al patibolo»
Olympe de Gouges, fine '700
Ho consumato le novantasei pagine con un'avidità che raramente mi capita di avere, con un misto di stupore, incredulità e orgoglio. Tantissimo orgoglio. Preferisco le cattive ragazze alle brave secondo voi? Assolutamente sì. Soprattutto se "cattivo" diventa sinonimo di coraggio, uguaglianza, civiltà, rispetto.

Assia Petricelli con una perfetta sintassi ha saputo cogliere i tratti salienti di ogni singola figura ritratta in modo a dir poco calzante da un bravissimo Sergio Riccardi. 
Un albo bellissimo (in questo post i superlativi si sprecano, lo so!), mi auguro solo che in futuro possa esserci un Cattive Ragazze 2.0, ma anche 3.0, e via dicendo. Sono queste le storie che fanno bene, storie che escono dai soliti stereotipi dettati da mode e momenti, dalle richieste del pubblico e dal marketing. Cosa c'è di più bello che imparare, conoscere e scoprire attraverso un libro? E se quello che si scopre ha la forza di quindici donne carismatiche, indomite e rivoluzionarie, be', io non so davvero cosa possa esserci di meglio. <3

Nota: a Ottobre 2017 uscirà una nuova edizione di Cattive Ragazze interamente a colori. Aggiornate la wish list, ok?

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Tavole

  
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22 maggio 2017

Recensione, '45 di Maurizio A. C. Quarello

Occorre iniziare questo post con un copia incolla.
Conoscete la casa editrice Orecchio Acerbo
Se sì, passate oltre, sapete già tutto, altrimenti ecco come si descrivono.
Categoria farmaceutica Libri per ragazzi che non recano danno agli adulti / libri per adulti che non recano danno ai ragazzi.
Indicazioni terapeutiche Stati di grave bulimia televisiva. Sindrome acuta di insufficienza immaginatoria. Distonia o rimbecillimento da abuso di videogiochi. Irritazioni cellulari da SMS. Coaudiuvante nel trattamento delle dipendenze da psicofamiliari (anfemammine, erononnine, coccaziine ecc.). Intolleranze alimentate razziali, politiche, religiose ecc.). Elettroencefalodramma da iperattività. Squilibri emotivi connessi a stress per mancanza di mancanze. Stati apatici da eccesso di conformismo. Danni nel campo visivo. Abbassamento della soglia di solidarietà.
Tutto vero. I libri sono una medicina, e chi legge campa di più!

'45 di Maurizio A.C. Quarello

| Orecchio Acerbo 23/03/2017 | pag. 94 | € 19,00 |
Un altro inverno, e gli Alleati ancora non sono arrivati. Sui monti del nord dell'Italia le bande partigiane si vanno ingrossando dei giovani che rifiutano di arruolarsi nelle fila della Repubblica di Salò e fuggono dalle deportazioni in Germania. Le azioni partigiane si fanno sempre più audaci, contro i repubblichini, contro i tedeschi. Più numerosi anche i rastrellamenti, più feroci le rappresaglie. Poi, finalmente, l'ordine dell'insurrezione. Tutti a valle, per unirsi ai nuclei cittadini, agli operai in rivolta. Per riscattarsi dal fascismo, per liberarsi dai tedeschi prima ancora dell'arrivo degli Alleati. E intrecciata alla grande storia, quella minuta di Maria. Delle sue apprensioni per il marito partigiano e per il figlio alpino in Russia; della sua paura per i soldati della Wehrmacht che le piombano in casa; della sua gioia per la Liberazione e per il ritorno del figlio; della pietà per quel soldato tedesco ora vinto e prigioniero. 

Voto:

Quando ho avuto l'edizione di '45 tra le mani ho pensato solo a una cosa "voglio incontrare l'autore, voglio un suo sketch da appendere in casa". L'arte mi riempe gli occhi, mi espande l'anima, è sempre stato così, ed è una di quelle cose che sicuramente non cambierà mai. Per questo non ho assolutamente sentito la mancanza di parole e dialoghi in un romanzo che si affida totalmente alle immagini; un po' perché la storia la conosciamo tutti, è quella che ci raccontavano i nostri nonni sulla Guerra, sui Partigiani, sulla libertà, e un po' perché il silenzio che pervade l'opera ha il dono di farti sentire solo il battito del tuo cuore. Una sensazione incredibile che sa di respiri mozzati, grida trattenute, ansie per gli agguati. I rumori sono attutiti, il timore, la paura e la tensione amplificati.
La storia è molto semplice, un uomo e una donna vivono nelle campagne italiane, sostengono la lotta partigiana e pregano per un figlio lontano. Un giorno il marito viene ferito durante una rappresaglia notturna e la moglie lo nasconde nel solaio quando i tedeschi bussano alla loro porta. Comunicano a gesti, loro cercano un pasto caldo, lei fa buon viso a cattivo gioco. Sembrano gentili i due militari, uno di loro è particolarmente giovane e viene spontaneo chiedersi, cosa sanno della guerra questi ragazzi? Cosa sanno dell'oppressione e della dittatura? Credono davvero in quello che fanno?
Intanto, gli schizzi di Quarello, pieni, densi, ricchi e dai toni delicati, raccontano il resto. Ci parlano di una donna che non sa cosa sia l'odio, capace di comprendere che dietro agli schieramenti spesso non c'è nemmeno un'ideologia politica, solo costrizione e necessità; e di un uomo, uno tra tanti, che lotta per scacciare l'oppressore, per reclamare la tanto agognata indipendenza.
L'autore stesso non punta il dito contro nessuno, non si erge a giudice, ma ci presenta i fatti da un punto di vista completamente neutrale.
Poi il cerchio si chiude, nelle ultimissime pagine, quando il 25 Aprile 1946 l'Italia è finalmente libera. In mezzo a quelle immagini, bellissime, dove non ci sono didascalie e parole, sembra quasi di sentirle le grida di giubilio e le risate di un popolo che torna finalmente a sperare.

Come avrete capito '45 non è un romanzo da leggere, ma da guardare, ammirare, fotografare mentalmente. Mentre lo si sfoglia viene spontaneo porsi domande, trarre conclusioni, viaggiare indietro nel tempo, nel mare dei ricordi, e la mancanza della parola scritta rende questa graphic novel incredibilmente personale e intima, da fare propria nel modo in cui ognuno ritiene più giusto.



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18 maggio 2017

Weekly Recap #159

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Buongiorno lettori, oggi torno con un nuovo recap, siete pronti ad allungare la vostra wish list?
Intanto, siccome vi avevo promesso un aggiornamento delle mie librerie, ecco la situazione attuale.

Libreria salotto

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Sto ancora sistemando diverse cose, ma in futuro qui conto di tenere solo i thriller e la narrativa romantica, i miei primi grandi amori. Per ora ci sono anche fantasy, horror e libri di viaggio.

Libreria Mansarda

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Fumetti come se non ci fosse un domani. Il regno di Figlio da cui attingo anche troppo poco spesso.

Libreria zona giorno

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Questa è l'ultima nuova arrivata. In realtà l'avevo già, ma contava solo di 3 moduli (adesso sono 5) e la parte inferiore era chiusa in quanto ci tenevo piatti e bicchieri. Adesso spazio ai libri!!! Qui ho classici, narrativa contemporanea, romanzi per ragazzi, e nella parte di dx (che non si vede in foto) ci sono alcune graphic novel e vari testi di consultazione (arte, cinema, fotografia...).

In pratica adesso ho la bellezza di 8 metri e 60 circa di librerie. E chi si lamenta più?!? Marito può dormire sonni tranquilli, non lo stresserò più... forse... ^_^

New Entry Fumettose


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Ma veniamo al succo del post e parliamo dei miei ultimi arrivi!
'45 di Maurizio A. C. Quarello è uscito a Marzo per Orecchio Acerbo ed è, a mio avviso, una piccola opera d'arte. Piccola perché conta solo 96 pagine, ma immensa per il potere che vi risiede dentro. Quello della memoria, dei ricordi, del passato che si riflette sul presente. A breve la recensione, ma se vi capita di trovarlo in libreria, sfogliatelo!

Cattive Ragazze è bel-lis-si mo. Me lo sono mangiato questo libro a fumetti. Adorato dalla prima all'ultima pagina, spero solo che Assia Petricelli e Sergio Riccardi ci facciano conoscere altre ragazzacce. Consigliatissimo (recensione in arrivo!)

Infine Aliens che devo ancora leggere, ma siccome si colloca dopo i primi due film vorrei prima rivederli per essere preparatissima. In realtà di recente li hanno anche dati su un canale del digitale (Rai 4?), ma la nanna è troppo bella e io cedo alle braccia di Morfeo al primo stacco pubblicitario!
Esteticamente comunque il tomo è una vera bomba.

  


New Entry Librose

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Ho quasi paura di contare il numero dei libri che mi sono entrati in casa a maggio... quindi non lo faccio, non ancora almeno. 

Come promesso nel post dei buoni propositi (questo) mi sono avvicinata al mondo dei racconti e l'ho fatto con Le Cose Che Abbiamo Perso nel Fuoco di Mariana Enriquez, autrice e giornalista argentina che trasporta su carta i malumori, i disagi, le superstizioni e la violenza di un Paese  che tanto affascina quanto spaventa. Alcuni mi sono piaciuti, altri meno, ma una cosa è certa, la Enriquez ha uno stile così visivo e carnale che ti incolla alle pagine.

Altro libro che mi sento di consigliarvi è del mio amatissimo Neal Shusterman. Ok, io adoro l'autore per quel capolavoro che è Unwind (qui la recensione) e Il Viaggio di Caden non ha niente a che vedere con la distopia, però è scritto con tanto cuore, e racconta una parte difficile della sua vita, anzi di quella del figlio e della sua schizofrenia. Il suo solo difetto è la ripetitività di alcune situazioni, ma conta meno di trecento pagine che scivolano via in un paio di giorni.

Tra le prossime letture ci sarà invece Siobhan Down autrice che conosco solo per l'eredità di Sette Minuti Dopo la Mezzanotte (qui la recensione) ma di cui voglio sapete tutto. Ho un solo dubbio: da che libro parto? Mi piace tantissimo la trama de Le Rose di Shell, ma anche quella de Il Mistero del London Eye non scherza. Consigli? 

 

New Entry e Basta

Il 13 Maggio ho fatto un altro giro al mercatino dell'usato, ma a distanza di una settimana dalla scorsa incursione non c'erano tantissime novità, però qualcosa ho trovato lo stesso.


La Bugia Perfetta di Emily Elgar ha una copertina faiga e una trama niente male che sembra virare sul psicologico. Una donna in terapia intensiva, un segreto da disseppellire e un uomo in stato vegetativo che sembra sapere molte cose... peccato che non possa parlare... 

Poi - cambio totalmente registro - ditemi... chi ha fatto la spesa al Conad solo per prendersi coi punti i fumetti Disney? Ma ovviamente IOOOOO!!!!
Otto coloratissimi volumi da custodire nei due (poco) pratici cofanetti, perfetti per i momenti di assoluto relax!


Cosa mi sono vista

 

Rivedere in TV Hugo Cabret mi ha fatto venire voglia di recuperare il libro che avevo trovato davvero carino (qui la recensione). Poi insomma, parla di cinema, di famiglia, di passato... non posso non averlo in libreria, soprattutto adesso che ho un sacco di spazio da dover riempire. Quindi niente, alla fine quella che aggiorna la wish list sono io xD
Poi su Iris (credo) hanno trasmesso Saw e me lo sono riguardato di gusto. Peccato che come serie degeneri parecchio, ma il primo film è una genialata pazzesca!


Anche per oggi è tutto, voi che mi dite? 
Consigli libreschi da darmi ne avete?

17 maggio 2017

Recensione, TEMPEST di Julie Cross

Lettori buonasera! Sono in un periodo di letture altalenanti, alcune molto belle, altre semplicemente discrete, poche (fortunatamente) orrende... però tutto sommato sono soddisfatta, anche se pochi titoli mi hanno rubato il cuore in questo 2017 (solo Haruf e il criceto più figo del mondo), almeno per ora. Nell'attesa di farmi portare via da una romanzo folgorante, vi lascio alla recensione di Tempest, un romanzo datato 2011 che forse avrete già letto in molto. Io, come sempre, arrivo... prima o poi ;)

Tempest di Julie Cross

| Fanucci, 2011 | pag. 393 | tempest #1|
Manhattan, 2009. Il diciannovenne Jackson Meyer è dotato della facoltà di viaggiare nel tempo. Una mattina, due uomini fanno irruzione nella camera della sua fidanzata Holly e le sparano; Jackson assiste impotente alla scena e, in preda al panico, salta nel tempo, ma si ritrova bloccato nel 2007, senza più riuscire a tornare nel presente. Così decide di rivivere il passato per cambiarlo, in modo che Holly non sia più in pericolo. Tornando ancora più indietro negli anni, Jackson scopre importanti segreti su di sé e la sua famiglia: le persone che ritiene più vicine sono in realtà pericolosamente diverse da quello che sembrano... Ma non è tutto: Jackson effettua due viaggi in un futuro non meglio precisato, in cui una misteriosa bambina di nome Emily gli mostra una New York totalmente devastata, mentre Manhattan sembra galleggiare in una dimensione surreale e perfetta. Jackson sarà costretto a prendere decisioni sconvolgenti che potranno compromettere per sempre la sua vita e quella di chi ama profondamente..
Voto:

Sì, sono leggermente (ma giusto un pelo!) in fissa coi viaggi nel tempo, e siccome da brava lettrice mi sono imposta di smaltire la mia immensa TBR ho deciso di iniziare Tempest di Julie Cross, un titolo che ho comprato la bellezza di cinque anni fa nella speranza che uscissero anche i due seguiti della trilogia. Speranza infranta ovviamente, ma fortunatamente il romanzo non si chiude con un cliffanger al cardiopalma e di questo ringrazio l'autrice. Non la ringrazio invece per come ha gestito la struttura narrativa, perché a quanto pare una delle sue regole è: non ci sono regole! Per cui lettori, dimenticate subito tutto quello che sapete sui viaggi nel tempo. 
Secondo la teoria di Julie Cross grazie a un gene recessivo si può andare indietro nel tempo senza però alterare il presente in cui si vive. Quindi? Che senso ha? Bella domanda, ed è quello che si chiede anche Jackson che usa il proprio potere per fare dei piccoli esperimenti insieme all'amico Adam, l'unico con cui ha condiviso il segreto. Un giorno però, mentre è in camera con la sua ragazza, due uomini irrompono nella stanza e sparano a Holly portando Jackson, in preda al panico, a fare un salto di due anni indietro. La sua nuova "casa base" diventa improvvisamente il 2007 e nonostante vari tentativi non riesce in alcun modo a tornare nel 2009. Inizia così una nuova vita: conosce una Holly più giovane, ritrova Adam che si riconferma il suo immancabile braccio destro, ma cosa più importate di tutte, scopre che suo padre non è l'uomo d'affari che credeva. Grazie a una serie di esperienze inaspettate - tra cui brevi mezzi salti che lo porteranno a incontrare la sorella morta - Jackson capirà che la sua vita è una menzogna e tra incursioni in assi temporali differenti, esperimenti di genetica e missioni segrete in cui c'è di mezzo pure la CIA, il suo pensiero sarà sempre uno solo: salvare la sua Holly nel 2009. Impedire che il suo cuore smetta di battere.
Avventuroso, intenso e anche romantico, Tempest è un romanzo che poteva conquistarsi tranquillamente cinque stelle se l'autrice fosse solo stata più abile e meno paracula. Perché Julia, non mi puoi dire "questa cosa funziona così" e dopo cinquanta pagine "ah, no ma può funzionare pure così" e dopo altre cento "ops, dimenticavo, funziona anche così a dire il vero". Insomma io mi aspetto un mondo e tu me lo capovolgi come ti pare, sovvertendo le regole spazio tempo come ti fa comodo. E riesci pure a cadere in contraddizione!
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