31 gennaio 2019

Libri da Comodino #1

Secondo me, dare un nome a questa tipologia di post, può avere un senso.
Chi non ha mai tenuto sul comodino un libro da leggere nei momenti di stanchezza? Quel classico volume che non necessita di troppa attenzione e che puoi chiudere in qualsiasi momento, quel tipo di libro che ti salva dal blocco del lettore e ti rilassa la mente nutrendola al tempo stesso. Su instagram ho creato l'hashtag #libridacomodino e vorrei parlarvene anche qui sul blog, partendo da una tipologia che adoro: le biografie.

Ovviamente non si tratta di biografie dettagliate e soporifere, ma concentrati in pillole capaci di infondere un po' di sapere e di stimolare la curiosità.
Al momento ne ho due sempre a portata di mano.Che Sfiga! di Micol Beltramini e Nerd Senza Macchia di Daniele Daccò.


In entrambi i casi i sottotitoli sono significativi e una come me non poteva restare indifferente davanti a "storie di gente che ha cambiato il mondo ma poi qualcosa è andato storto".
La struttura è canonica. Biografia a destra e illustrazione (di Ascari) a sinistra. Ma la cosa bella è che in poche righe, spesso in meno di una facciata, l'autrice riesce a tratteggiare l'intera tragica vita di un personaggio con garbo e moltissima ironia. Micol Beltramini non fa la simpatica, lei lo è proprio. E c'è una bella differenza. Non una virgola fuori posto. Non una parola di troppo. È tutto dosato, misurato e pesato alla perfezione. Non c'è sfottò, ma quasi una sorta di virtuale consolazione, come a dire "oh, è andata così, che sfiga..."
Peccato solo che cinquanta biografie si leggano davvero troppo in fretta, personalmente sento il bisogno di averne ancora e ancora e ancora. Per non parlare dell'insano desiderio di scoprire altro riguardo a molti sfortunati personaggi, tipo Tennessee Williams il celebre drammaturgo che scrisse quella meraviglia di Un Tram Che Si Chiama Desiderio o La Gatta sul Tetto Che Scotta, morto soffocato dal tappo del collirio, ingerito accidentalmente mentre si stava mettendo le gocce. Cioè? Ma si può?
Un altro esempio? Isadora Duncan, nota ballerina di fine Ottocento, ha avuto una serie di sfighe di tutto rispetto e ha chiuso in bellezza salendo sulla Bugatti di un baldo giovane e strozzandosi con il foulard che le rimase impigliato in una ruota dell'auto. Oh, e aveva appena salutato sventolando la sua esile manina, "Addio, amici, vado verso la gloria!" Eccheca**o!
Devo però ammettere che la vecchia cinica che è in me si è troppo divertita e senza sentirsi in colpa tra l'altro, Che Sfiga! è infatti diventato uno dei miei #libridacomodino più belli di sempre. Ne voglio subito un altro. E, non mi stancherò mai di dirlo, voglio Micol Beltramini come compagna di merenda.
Voto: 



Nerd Senza Macchia invece ha toni quasi opposti rispetto a Che Sfiga!; come suggerisce il sottotitolo "55 vite straordinarie di grandi sognatori" qui si guarda il mondo con positività e ottimismo (daje tutta!) anche quando si scruta la vita di personaggi a cui non è che sia proprio andata benissimo.
Inoltre il libro di Daniele Daccò si differenzia dalle solite raccolte biografiche, perché c'è una sorta di filo conduttore a legare le singole storie. Giulia infatti è una bambina parecchio annoiata che si ritrova a dover passare l'estate nella lavanderia dei suoi genitori e per ammazzare il tempo decide di tenere un diario su cui annotare estemporanee considerazioni riguardanti la clientela che la frequenta. E che clientela! Bizzara, stravagante, diffidente, curiosa, emancipata... insomma ce n'è davvero per tutti i gusti!
La cosa divertente è che per cogliere l'essenza di alcune situazioni dovete essere almeno un pochetto nerd, altrimenti vi sfuggirà il piacere della lettura; Giulia non ha sovrastrutture, non sempre sa chi siano quelli illustri personaggi e ce li racconta in base alle sue sensazioni e alle chiacchiere che ha scambiato con loro, andando oltre le solite banali apparenze. Scordatevi quindi cose tipo "Pinco Pallino è nato qui, ha fatto questo, ed è morto là", ma orientatevi più su qualcosa del genere "chiamami con il mio nome che i soprannomi li odio. Joseph. Non Elephant Man."
Voto: 



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24 gennaio 2019

Recensione, RADIOMORTE di Gianluca Morozzi

Lettori bentrovati, chi mi segue su Instagram sa già tutto, ma chi preferisce leggersi in santa pace una recensione piuttosto che ascoltare le mie ciarle no, quindi ecco cosa penso dell'ultimo libro letto: Radiomorte di Gianluca Morozzi. Buona lettura :)

Altri link:



RADIOMORTE di Gianluca Morozzi

| Tea, 2016 | pag. 211 |

Vi presentiamo i Colla: l'incarnazione di un ideale. Padre di successo, madre affettuosa, figlio maggiore bello e capace, figlia minore intelligente e sensibile. Cosa fanno di mestiere? Sono mercanti di felicità. Mostrano al mondo che diventare come loro si può, basta acquistare il bestseller di Fabio Colla "La famiglia felice al tempo della crisi". Milioni di lettori lo hanno già fatto e oggi i quattro sono invitati a parlare della loro ricetta infallibile in una sperduta radio di provincia. Ma una volta entrati in studio, senza cellulari per non disturbare la trasmissione, l'intervista prende una piega spiacevole. Le domande si fanno incalzanti. Poi le porte si chiudono. Infine Kristel, la giovane dj, comunica soavemente che uno dei quattro non uscirà vivo di lì. Chi? Lo decideranno loro. Non esiste un modo per salvarsi. Ma è possibile ritardare il gran finale comprando tempo in cambio di parole: raccontando i più terribili segreti. E dal passato dei Colla riemergono gli incubi rimossi della "famiglia perfetta". Sospinti dalla paura, i Colla mostrano il loro vero volto. E il mito dell'armonia familiare si dissolve in una trama sempre più nera... In questo romanzo dal ritmo serrato Gianluca Morozzi ritrova le atmosfere e la suspense di "Blackout", chiudendo tra le quattro mura di uno studio radiofonico un gioco di specchi, di verità, di orrori sepolti nell'idillio dell'Appennino bolognese.
Voto:

Eccheca**o! Ma quanto è cattivo e malato questo libro? Ma soprattutto: quanto mi piacciono i libri cattivi e malati? Lo so, sono malata :|
Morozzi invece... Morozzi come cavolo le partorisce queste storie? In Radiomorte non c'è un personaggio, e dico uno, normale. Mentre leggi pensi: ok, tu puoi morire tanto sei uno stronzo; anche tu puoi morire tanto non vali niente; tu puoi morire pure due volte perché fai davvero schifo. E via così, per tutto il libro.
L'incipit è bellissimo e super claustrofobico, ma "tranquilli", la sensazione di avere un nodo pronto a stringersi intorno alla gola non vi abbandonerà per tutto il libro... per questo le pagine le ho praticamente consumate: non potevo vivere di ansia e Lexotan. Dovevo sapere. E dovevo uscire da questo incubo il più in fretta possibile per quanto mi senta sempre molto a mio agio in questo genere di storie 8)
Ma veniamo, appunto, alla storia.
Fabio Colla, scrittore di successo, viene invitato in radio con la moglie Patrizia e i figli Giulia e Davide per raccontare quanto la sua vita sia perfetta e meravigliosa. Si tratta dell'ennesima pantomima attua ad abbindolare il suo amatissimo pubblico, una recita portata in scena con grande maestria, ma questa volta il copione non sarà lo stesso... questa volta le porte della sala di registrazione si chiuderanno alle loro spalle lasciandoli soli coi loro segreti. E più ne confesseranno più tempo avranno per decidere. Decidere cosa? Ma chi tra loro quattro dovrà morire, ovviamente.

Una storia disturbante e meschina che ancora una volta sviscera le più indicibili nefandezze dell'animo umano, una storia che ti fa dimenticare cosa sia la pietà, un libro talmente estremo da sembrare surreale, ma chi acquista Morozzi non cerca di certo sole, cuore e amore, e il tacito patto con l'autore si risolve così: prendere o lasciare. E io prendo. Ohhh, eccome se prendo!

A parte un finale che mi ha soffocato l'ennesima imprecazione, Radiomorte mi ha "divertito" un sacco. Per quanto paradossale e al limite del grottesco è un libro che non fa sconti e non ne vuole, con una trama che se da un parte ricostruisce la linea temporale degli eventi dall'altra distrugge uno a uno i suoi personaggi smascherandone ipocrisie e inutili buonismi. 

Niente da dire, un Morozzi in splendida forma e il mio consiglio è solo uno: leggetelo!

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15 gennaio 2019

Recensione, Minivip & Supervip il mistero del via vai di Bozzetto, Panaccione

Lettori, oggi review di un fumetto che è diventato uno dei miei preferiti di sempre. Amo Minivip. Sapevatelo!

MiniVip & SuperVip, il mistero del via vai

di Bozzetto e Panaccione
| Bao Publishing, 2018 | pag. 288 |

Chi non ha mai sognato di avere un dispositivo con il quale viaggiare nello spazio e nel tempo senza bisogno di alcun mezzo di trasporto? Certo, nessuno immagina che quel marchingegno esista davvero, che si chiami "Via Vai" e che sia stato progettato da una perfida aliena determinata a invadere il nostro pianeta! Ma si sa che tenere un segreto è difficilissimo, ai giorni nostri. Prima o poi, si viene a sapere tutto...

Voto:

Ho guardato più volte la copertina di Minivip & Supervip domandandomi "ma dove li ho già visti questi due?" senza trovare una risposta. Poi grazie a google - l'oracolo del secolo! - mi si è accesa la lampadina! Ma certo! Bruno Bozzetto è il papà del Signor Rossi! Ma certo! Da piccola in tv ho visto il film! Sì, perché Minivip e Supervip sono nati nel 1968 grazie al film d'animazione Vip, Mio Fratello Superuomo e io ne ho un ricordo labile ma preciso: quel film l'ho visto. Sicuramente grazie a mio nonno, sicuramente su una qualche vecchia vhs, forse in TV, ma di sicuro l'ho visto. Youtube me lo conferma. Sono andata a vedermi qualche scena ed è stato come tornare piccola in un attimo. Mamma mia che ricordi. Chiudo gli occhi e sento l'odore della ciambella appena sfornata, della naftalina, delle caramelle Golia. Sento odore di nonni.
Vabbe', digressione a parte, torniamo a noi che non voglio tediarvi oltre.

Il mondo della nona arte è a mio avviso bellissimo quanto impervio. Capita che ci sguazzi che è una meraviglia o che fatichi proprio a entrarci. È vero che sono un'amante delle storie profonde, quelle che al di là delle apparenze dicono molto altro, quelle che ti deteriorano la psiche e ti fanno girare gli ingranaggi del cervello (Dolci Tenebre è un must per me!), ma a volte anche no. A volte anche meno. A volte c'è bisogno, anzi si sente proprio l'urgenza, di una storia tanto semplice quanto efficace. Il Mistero del Via Vai è un fumetto perfetto. Perfetto per i nostalgici e ancora più perfetto per la nuova generazione a cui un tuffo nel passato può fare solo che bene. Sfido chiunque a sfogliare l'ultima pagina senza sentire l'urgenza di guardare subito il film. E poi va detto che Bozzetto non passa proprio mai di moda. La sua vena ironica a distanza di cinquant'anni è rimasta la stessa, così come la satira pungente alla società e al consumismo, efficace e attuale come non mai. Già nel film Vip, Mio Fratello Superuomo la "cattiva" della situazione voleva conquistare il mondo attraverso la pubblicità massiva che avrebbe inebetito l'intera popolazione, un concetto molto più attuale oggi di allora, diciamocelo.
Anche nel fumetto edito in casa Bao Publishing in una fantastica edizione cartonata non manca un'attenta analisi a come il mondo, negli anni, sia sempre più invivibile. Ogni famiglia possiede almeno cinque macchine, l'aria è irrespirabile, lo stress è all'ordine del giorno e la televisione trasmette più spot che programmi.


La causa di tutto questo malessere è presto rilevata: un terribile mostro alieno - l'orripilante Fertile Sempiterna - ha fornito per secoli i mezzi opportuni perché l'uomo si rovinasse con le sue stesse mani e adesso è pronto per colonizzare la terra grazie alle mila e mila uova che ha covato e che sono pronte per schiudersi. Paura? In teoria tanta, in pratica si ride di più!
Ancora una volta il compito di salvare il Pianeta Terra spetterà a Minivip e Supervip che in modo quasi inconsapevole si troveranno invischiati in un caos dalle proporzioni cosmiche.
Ma come stanno i nostri supereroi?
Supervip è sempre quello figo e forte, ma la sua fidanzata l'ha mollato e non se la passa troppo bene. Minivip invece - quello piccolo e senza poteri -  è felicemente sposato con Nervustrella un personaggio a mio avviso riuscitissimo caratterizzato da un buonismo talmente artefatto che per assurdo non puoi non amarla.
Tra liti familiari, malintesi, depistaggi, rapimenti e chi più ne ha più ne metta, si snoda una storia avvincente e divertente che strizza l'occhio alla fantascienza classica e omaggia i vecchi film degli anni settanta.
Ovvio, gli stereotipi si sprecano, ma vengono anche dissacrati, esagerati, rimaneggiati e poi gente tra queste pagine ci si rilassa e si sorride parecchio, quindi vado subito a inserire Minivip & Supervip nel mio personale bugiardino delle letture terapeutiche. 

Graficamente poi è bellissimo.  Un applauso prima dei titoli di coda va tutto a Grégory Panaccione, il fantastico illustratore che ha dato a quest'opera un nuovo smalto senza snaturarne l'anima vintage.
Il Mistero del Via Vai nasce come sceneggiatura per un nuovo film, ma il sodalizio Bozzetto-Panaccione non fa rimpiangere la mancata uscita della pellicola, anzi; gli acquarelli, le splash page e le singole vignette hanno carattere, sono ricche di dettagli e si completano perfettamente con il testo.

Se volete un fumetto intelligente, ma allo stesso tempo leggero, fidatevi, non fatevelo scappare, perché anche se tra queste pagine si parla di salvaguardia ambientale, consumismo e risparmio energetico, i toni sono sempre giusti, la satira è acuta, ma non invadente e il divertimento - giuro - assolutamente assicurato.


Nota: il fumetto fa parte della collection Métamorphose della casa editrice francese Soleil, una collana di albi illustrati che tratta il tema della trasformazione.
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8 gennaio 2019

Auto Regali di Natale!

Cosa c'è di più gradito di un auto regalo? Direi niente. D'altronde come sbagliare?! Conosciamo i nostri gusti, sappiamo a memoria la nostra wish list, ci vogliamo tanto bene e siccome siamo state anche molto buone è giusto coccolarci un po'. O un po' di più rispetto al solito, vedete voi!
Il mio problema è uno solo. Ho così tanti libri nella lista desideri di Amazon che scegliere è sempre difficilissimo.

Quest'anno, dopo lunghe elucubrazioni, ho deciso di non prendere romanzi (nel 2018 ho saccheggiato i mercatini dell'usato così bene che ad Attila e a tutti gli unni avrei fatto pelo e contropelo), ma solo #libridacomodino.
Esistono i coffee table books, quei libri che puntano più sulle immagini che sui testi, quei libri che appunto fanno la loro porca figurina sul tavolino di un salotto e che si possono sfogliare da soli o in compagnia. A me piacciono le vie di mezzo. Ok il libro illustrato, ma deve anche avere qualcosa di dire. Senza però mandarmi in pappa il cervello. Per me i #libridacomodino devono stare vicino al letto e devono venirmi in soccorso in quelle sere in cui sono troppo stanca per avventurarmi in un romanzo. Allo stesso tempo però devono intrattenermi e soddisfare la mia curiosità.
Ma veniamo al dunque e vediamo su cosa mi sono orientata 8)


Ho preso Che Sfiga! di Micol Beltramini e già il titolo parla da solo. Si tratta di cinquanta biografie brevi di noti personaggi che nonostante la popolarità raggiunta hanno avuto una vita demmerda.
Micol Beltramini racconta il tutto con grande ironia, ci fa sorridere delle disgrazie altrui senza farci sentire in colpa e niente... io voglio diventare la sua amica di merenda, perché l'adoro!

Era da tempo che cercavo un libro che parlasse di come si fanno i libri a livello grafico e siccome non esiste nulla che affronti l'argomento su larga scala (o almeno non credo, nel caso illuminatemi!), mi sono buttata su Fare i Libri, Dieci Anni di Grafica in Casa Editrice in cui la Minimun Fax racconta come ha studiato le copertine e le campagne dei suoi titoli. Il limite di questo testo è abbastanza ovvio, l'autore, Roberto Falcinelli, parla solo della Minimun Fax, ma le logiche editoriali sono estendibili, molti concetti viaggiano su molteplici binari, e a conti fatta sono davvero soddisfatta dell'acquisto!
Il testo si integra perfettamente alla grafica, la carta usata è ottima, i colori vividi, le immagini sono innumerevoli e - cosa non meno importante - con lo sconto di Amazon l'ho pagato poco più di 12 euro. E li vale tutti!

Poi è stata la volta del Libraccio che mi ha regalato (si fa per dire, visto che si fa pagare) due gioie.
Da tempo desideravo uno degli Atlanti della Bompiani, ve li ho anche spammati nei consigli dei regali di Natale (in questo post), perché trattano argomenti insoliti mantenendo però la classica struttura tipica dell'atlante, con tanto di cartina geografica e coordinate. Quello che più bramavo era l'Atlante dei Luoghi Maledetti (ma va?!) e trovarlo a metà prezzo non mi è sembrato vero!
Non l'ho ancora iniziato, ma una cosa la posso dire: se ci fossero state non solo le cartine, ma anche le foto dei luoghi, sarebbe stato assolutamente perfetto. Però la carta usata è stupenda, soprattutto se odiate quella  liscia e lucida che fa tanto "libro di scuola".

Infine una specie di guilty pleasure che onestamente a prezzo pieno non avrei mai preso ma a 10 euro sì. Questa volta sono le immagini naif di Simone Pace a padroneggiare le scene, mentre Orazio Labbate racconta (un po' troppo in sintesi) quaranta dimore misteriose in cui non vorreste mai entrare perché probabilmente non riuscireste più a uscirne. Si va dall'albergo di Shining a quello di Psycho, dal laboratorio del dottor Frankenstein alla loggia nera di Twin Peaks. Ecco... un po' di testo in più non avrebbe guastato, o una qualche curiosità, un aneddoto particolare, perché se conoscete già i luoghi non troverete nulla che già non sapete. Anzi, di sicuro ne sapete più voi. In caso contrario invece avrete la spinta giusta per andare ad approfondire l'argomento.
L'Atlante del Mistero è un #librodacomodino che a prima vista sembra più un #coffeetablebook ma penso che ve lo recensirò, anche perché ho l'abitudine di recensire solo romanzi... e non va mica bene! Quest'anno si recensirà tutto! Anche il bugiardino delle medicine!

* * *


Se anche voi vi siete fatto un autoregalo (o due, o tre, o quattro...)
fatemi sapere cosa che sono curiosa 8)


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4 gennaio 2019

Recensione, POSIZIONE DI TIRO di Jean-Patrick Manchette

Prima recensione dell'anno dell'ultimo romanzo letto nel 2018!

Posizione di Tiro di Jean-Patrick Manchette

| Einaudi, 2014 | pag. 184 |

La vita di Martin Terrier è segnata dalla perfezione. Nessuno sa uccidere meglio di lui. È il più qualificato e il più richiesto dei sicari internazionali. La sua esperienza è di garanzia per qualsiasi committente. Ma proprio quando ha deciso di ritirarsi a vita privata, l'organizzazione spionistica per cui lavora gli impedisce di sottrarsi al proprio destino di assassino a pagamento e gli impone un ultimo incarico particolarmente difficile. La vita e le speranze covate in segreto dietro una cortina di freddezza glaciale si dissolvono in un vortice di sangue e morte. E di delitto in delitto, in un vuoto esistenziale quasi assoluto, Terrier scopre che ogni sua mossa rientra in un piano molto più grande di lui, tramato in oscure stanze del potere.
Voto:

Amo i noir, non faccio che ripeterlo, ma amo quelli sottili, quasi subdoli, capaci di scavare nei lati oscuri dell'animo umano, mi piacciono le psicologie complesse e il male si deve annidare là dove non dovrebbe mai stare, in quei luoghi che dovrebbero farti sentire al sicuro, come casa.
Posizione di Tiro non ha propriamente queste caratteristiche, è un romanzo molto "maschile" che parte da un plot tanto banale quanto efficace, quello del serial killer di professione che dopo dieci anni di "onorato" e ben retribuito servizio decide di ritirarsi dalle scene per andare a riprendersi la sua donna, quella a cui dieci anni prima aveva detto "aspettami, divento ricco e torno". E secondo voi? Lei l'ha aspettato? Manco per niente. E a lui? Preoccupa questa cosa? Manco per niente. Infine, si può aver camminato a braccetto con il Diavolo per poi salutarlo come se niente fosse? Manco per niente.

Onestamente pensavo che il romanzo avrebbe puntato maggiormente sull'etica, sull'onore, sulla morale e che in qualche modo andasse a scalfire la corazza di Martin Terrier, il protagonista, un giovane uomo di nemmeno trent'anni che sembra non avere né un'anima né cuore. Dei suoi pensieri e dei suoi stati d'animo  poco si sa e poco si saprà, non esterna nulla, è una macchina da guerra programmata per uccidere e per prendersi quello che vuole, ma ha anche un suo codice d'onore se così lo vogliamo chiamare, il che ce lo rende un po' più umano.
Durante la lettura non hai idea di dove voglia portarti Manchette, ma sei curioso di scoprirlo, ti fai trasportare dal suo stile schietto, duro, a tratti provocatorio, perché la penna per lui è un'arma e non rinuncia a usarla per denunciare quelli che erano gli Anni Settanta in Francia. Parigi non è l'idillio romantico fotografato da Robert Doisenau, ma un crogiolo di corruzione e degrado.
A detta di molti Posizione di Tiro è il romanzo più riuscito dell'autore, sceneggiatore, traduttore e giornalista  francese (sì, Manchette era tutte queste cose) che forse a sua insaputa ha rivoluzionato un genere gettando una nuova luce sul polar (poliziesco + noir) che è diventato neo-polar proprio in quegli anni.
Con il neo-polar c'è ancora più fame di verità, non esistono sconti e non ci sono inutili spiegoni, se le cose stanno in un determinato modo è così, punto e basta. In Italia un esempio di neopolar è senza dubbio Gomorra, quindi vedete voi, se vagamente avete capito di cosa sto parlando avete i mezzi per comprendere se Posizione di Tiro può fare al caso vostro. Io vi posso dire che se amate gli anti-eroi resi tali dalla società, se siete alla ricerca di storie al fulmicotone e non disprezzate qualche tocco di hard-boiled, allora dovreste darci una possibilità, se invece volete qualcosa di profondo e psicologico, anche no.
Resta comunque un romanzo molto veloce da leggere, personalmente sono contenta di aver sondato anche questo terreno, ok, non avrò scoperto il mio nuovo genere preferito, ma sento di aver ampliato i miei orizzonti di lettrice. E adesso sono curiosa di vedere il film del 2015, the Gunman, con Sean Penn nei panni di Terrier e di leggere il romanzo grafico disegnato da Jaques Tardi edito da Coconino Press. Così, perché mi piace chiudere il cerchio 8)

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2 gennaio 2019

Resoconto del 2018 e Buoni Propositi per il 2019


Ah-ah-ah, già mi viene da ridere, ogni volta che preparo questo post riguardo quello dell'anno precedente (QUI) e prendo atto di una cosa: io e i buoni propositi non siamo fatti per stare insieme.
Nel 2018 infatti ne ho azzardati pochissimi, ovvero:
- leggere gialli e thriller   fatto
- leggere libri per ragazzi  fatto
Ma qui volevo vincere facile (che proposito è citare una cosa che fai solitamente? vabbe' giusto io, giusto per pararmi un po' le chiappe!) infatti appena sono uscita dalla solita e ovvia confort zone ecco cos'è successo.
- riportare in auge rubriche come  Libro VS Film, Trame Riciclate, ma soprattutto Variant Book  ø Non fatto. O fatto male vedete voi. A parte Libro VS film che comunque è una rubrica che mantiene la sua pseudo regolarità,  Trame Riciclate è ferma dal 2014 e di Variant Book ho fatto un post solo.
Secondo voi sono così pazza da volerci riprovare? Ma ceeertooo che sì, è troppo divertente vedere, anno dopo anno, quanto sia scema e inconcludente!
Prima però facciamo un bel resoconto che questo 2018 mi ha regalato tante cose belle.

- Sono una blogger più consapevole. Ogni anno lo sono un pochino di più, ma ultimamente sono stata un po' meno tra le mie quattro mura e ho tastato con mano le gioie e i dolori di questo universo strambo e meraviglioso. Oggi però il mio bicchiere è mezzo pieno, non ho voglia di polemizzare e quindi non starò qui a elencare cosa mi sta sulle palle dei blog, dei social, delle case editrici e di tutta la gente che popola il mondo, anche perché a conti fatti sono molte di più le cose che mi hanno resa felice di quelle che mi hanno fatto alzare gli occhi al cielo.

- Questo è stato il mio anno social, più o meno da settembre ho voluto metterci la faccia e mi sono messa a chiacchierare di libri su Instagram. Ho scoperto una realtà nuova che fondamentalmente non mi aspettavo. Instagram è sempre stato il mio social preferito, ma non c'ero dentro, lo guardavo dall'esterno, senza conoscerne le dinamiche, pubblicavo foto che non c'entravano niente coi libri e poi così, dal nulla, mi si è aperto un mondo. Ho ancora tanto da imparare, sono una pippa su molti fronti, ma mi diverto, dico cose, ma soprattutto ne scopro, ed è bellissimo!

- Facendo un lavoro che purtroppo non c'entra niente coi libri non ho molto tempo per partecipare agli eventi e sfiga vuole che abiti anche fuori città, là sui monti con Annette, però ci sono degli appuntamenti a cui non posso mancare. Anche quest'anno Lucca Comics, Bologna Children's Book Fair,  Mare di Libri e Bologna Nerd sono state tappe imprescindibili che mi hanno reso tanto tanto happy per motivi diversi e che hanno contribuito a rendere stupendo il mio 2018 libroso!

* * *

E basta, tutto qui, insomma un po' la solita minestra, ma nonostante sia una persona che si stanca facilmente delle cose e sia spesso preda di facili entusiasmi destinati a sfumare miseramente nel giro di 24 ore, i libri sono stati, sono e sempre saranno una costante della mia vita. Mi accompagnano qui su internet dal lontano 2004, sono stato il mio panorama preferito dal momento stesso in cui ho sviluppatp una qualche capacità pseudo cognitiva, quindi direi che il nostro è un amore a prova di bomba!

Buoni propositi per quest'anno? Mhhh... vediamo... 1) leggere 2) leggere 3) leggere 4) leggere 5) non diventare povera. 
Scherzi a parte vorrei rimpolpare la mia libreria di libri che non siano necessariamente romanzi, quindi testi da consultazione, albi fotografici, saggi... e poi mi piacerebbe scoprire qualche bella storia di fantascienza e buttarmi su un paio di classici. Tutto qui. Mi sono moderata dai, così forse tra un anno non farò la figura dell'inetta!

E il vostro anno com'è stato?
Buoni propositi ne avete fatti per il 2019?
Ma soprattutto... avete mantenuto quelli del 2018?
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