16 marzo 2017

Recensione, LE NOSTRE ANIME DI NOTTE di Kent Haruf

Ragazzi, eccomi, sono riemersa finalmente delle tenebre! Voi non potete capire quanto sia stato devastante l'inizio di marzo... anzi chi ha a che fare con i consulenti del lavoro lo sa fin troppo bene e può capirmi. Poi, a parte autoliquidazioni INAIL, CU da consegnare e balle varie, mi sono presa un altro fantastico raffreddore, di quelli all in one, un pacchetto completo a base di tosse, mal di gola, catarro, cefalea e febbre... Ovviamente prendere della malattia era fuori discussione, il lavoro aveva la priorità, ma avete preso un mocio vileda dopo 1500 strizzate? Sono io adesso!
A pagare le conseguenze di tutto questo è stato ovviamente il blog, ma adesso cerco di rimettermi in carreggiata che ho parecchie cose da raccontarvi. Partiamo da un libro. Dolce, tenero, commovente, introspettivo. Una piccola chicca... una roba che fa bene e stringe forte il cuore.

Le Nostre Anime di Notte di Kent Haruf

| NN Editore, 02/2017 | pag. 200 | € 17,00 |
La storia dolce e coraggiosa di un uomo e una donna che, in età avanzata, si innamorano e riescono a condividere vita, sogni e speranze. Nella cornice familiare di Holt, Colorado, dove sono ambientati tutti i romanzi di Haruf, Addie Moore rende una visita inaspettata a un vicino di casa, Louis Waters. Suo marito è morto anni prima, come la moglie di Louis, e i due si conoscono a vicenda da decenni. La sua proposta è scandalosa ma diretta: vuoi passare le notti da me? I due vivono ormai soli, spesso senza parlare con nessuno. I figli sono lontani e gli amici molto distanti. Inizia così questa storia di amore, coraggio e orgoglio.




Voto:

Che l'eco di un romanzo così breve potesse perdurare tanto a lungo, non me l'aspettavo.
Di solito quando termino una lettura mi metto subito al computer per buttare giù le prime impressioni a caldo, perché si sa, a volte l'entusiasmo del momento scema un po' troppo in fretta e a posteriori ci si rende conto di aver letto qualcosa di valido a livello di intrattenimento, ma che non ha saputo scavare nel profondo della nostra anima. Poi ci sono quei libri che invece ti arricchiscono, e spesso te ne rendi conto solo con il passare dei giorni. Ho pensato spesso a Addie e Louise... alla loro vita tragicamente normale, fatta di sconfitte, rimesse e accettazioni e a come tutto sia cambiato dopo una semplice domanda: vuoi passare le notti da me?
Quando si arriva a una certa età, quando si è soli soprattutto, la notte è il momento più brutto della giornata, e così Addie e Louis decidono di attraversarla insieme. Sotto le coperte, tenendosi per mano, raccontandosi come non si sono mai raccontati con nessuno.
- Tu hai paura di morire?
- Meno di prima.
Sfidano le convenzioni, gli sguardi curiosi, i pettegolezzi di una comunità le cui vite cortesi ed educate sono lo stereotipo della tipica middleclass americana. Insieme Addie e Louis si sentono più forti, riscoprono il bisogno della condivisione, iniziano a comportarsi come una coppia a tutti gli effetti e poco alla volta non divideranno solo il letto.
Ma c'è una frase che aleggia sempre tra di loro... "prima che sia troppo tardi". Ci provano ad avere coraggio, chi se ne frega di cosa dice la gente, alcuni invidiano addirittura la loro voglia di ricominciare, ma ben presto faranno un'amara scoperta: la libertà a settant'anni può avere un prezzo altissimo... saranno disposti a pagarlo?

Kent Haruf, con il suo stile estremamente familiare, coi suoi dialoghi che scorrono come fiumi, senza bisogno di venire nemmeno virgolettati e una raffinatezza narrativa più unica che rara, dopo la trilogia della Pianura ci riporta nuovamente nell'immaginaria cittadina di Holt e ci fa riscoprire la magia delle stelle e l'immortale forza dell'amore. Ma è mentre ci parla di seconde occasioni con grande tenerezza che la sua penna si abbatte implacabile su Addie e Louis, trovandoci impreparati. Almeno io lo ero. Posso capire tutto: una vita ingiusta, un destino avverso, uno, due, cento, mille rimpianti... ma che un uomo dalla mente piccola e ottusa possa rendersi artefice di una rovina, no, non lo accetto. Quello che Addie e Louis costruiscono non può essere distrutto, un sentimento pulito e sincero non deve venire condannato, non da chi dovrebbe volere il tuo bene. È questo senso di impotenza che ancora mi porto dentro. La consapevolezza che prima o poi dipenderemo da altre persone. Il senso di resa a cui dovremmo piegarci. Sapere che forse un giorno non avremo forze sufficienti per combattere le nostre battaglie.

Le Nostre Anime di Notte è l'ultimo romanzo di Haruf, viene definito il suo testamento letterario e leggerlo con questa consapevolezza gli ha regalato tutto un altro sapore. Più amaro. Più duro. Più malinconico. Ma come tutti i testamenti ha un lascito da custodire gelosamente. Il finale poi è bellissimo, tutto era cominciato con una telefonata e tutto si chiude nello stesso modo, con poche sussurrate parole che racchiudono la disperazione del momento e la speranza che niente possa andare perduto.

Film


Quest'anno è previsto su Netflix il film tratto dal romanzo di Haruf, sceneggiato da Scott Neustadter e Michael H. Weber (Io prima di te e Colpa delle stelle) e interpretato da Robert Redford e Jane Fonda.

→ up!
Il film è stato presentato alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia a Settembre del 2017 ed è sul catalogo Netflix dal 29 dello stesso mese.

Regia
Ritesh Batra

Durata
101 minuti

Cast
Robert Redford: Louis Waters
Jane Fonda: Addie Moore
Iain Armitage: Jamie Moore
Matthias Schoenaerts: Gene Moore
Judy Greer: Holly Waters



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1 marzo 2017

Libro VS Film - Sfida n°50

A volte vorrei parlare dei film che mi capita di vedere, ma poi penso che un blog di libri non sia il posto giusto. Allora penso di parlare dei film tratti dai libri, questa cosa avrebbe senso, no? Ma quello che ne viene fuori non è mai una recensione, ma continui paragoni tra due opere dalla struttura tanto diversa. E così nasce questa rubrica (che posterò random) in cui mi divertirò a mettere sul piatto della bilancia un'opera letteraria e una cinematografica e vedere da che parte penderà l'ago.
LIBRO VS FILM
chi vincerà?

Oggi in sfida
La Ragazza del Treno

 
Vince il film!

Se il romanzo di Paula Hawkins si era rivelato una totale delusione (qui la recensione), devo dire che il film mi ha piacevolmente stupita nonostante ricordassi abbastanza bene l'epilogo. Oddio, non è chissà quale capolavoro, ma da parte mia si prende la sufficienza.
Mi fa ridere solo una cosa. Ho letto il parere della critica - quella ufficiale e altolocata! - e nella maggioranza dei casi la pellicola di Tate Taylor è stata giudicata noiosa rispetto al libro, una robetta leggera e voyeristica da non vedere al cinema ma sul divano di casa con una Emily Blunt costretta in un ruolo lamentoso e al limite del piagnucoloso.
Tutto vero, potrei dire, ma Rachel, la protagonista interpretata appunto dalla Blunt non poteva proprio risultare diversa. Lei è lamentosa. E piagnucolosa, insopportabile, inaffidabile, visionaria, alienata, alcolizzata... Insomma le ha tutte.
Condivido anche l'altro pensiero, il film si può vedere benissimo in dvd o con la pay tv, non merita i soldi di una prima fila, ma facciamo un passo indietro. Chi ha detto che la pellicola è noiosa rispetto al libro, ha letto davvero il romanzo della Hawkins? Non ne sono mica convinta. Se il film a molti può essere sembrato lento, confusionario, con personaggi troppo fuori dalle righe, sappiate che rispecchia pienamente quello che l'autrice voleva trasmettere ma che non è riuscita a fare troppo bene. Lo ribadisco: scrittura piatta, personaggi monocorde, finale prevedibile. Nel film invece c'è più movimento, Haley Bennet è una meravigliosa (oltre che bellissima) Megan e niente da dire nemmeno su Rebecca Ferguson che interpreta quella bacchettona di Anna.
Tate Taylor già in The Help (2011) mi aveva fatto capire che più del ritmo, in un film è importante la narrazione, ed è un po' la stessa regola che dovrebbe valere per un romanzo. Io sinceramente penso che più di così non poteva fare a meno che non cambiasse la trama. Taylor ha reso le atmosfere cupe e opprimenti, ha giocato benissimo coi flashback, ha deformato la realtà facendoci vedere tutto attraverso gli occhi stanchi e deliranti di Rachel.
Poi, se proprio dovessi analizzare il finale ci sarebbe altro da dire, perché ecco, quello sposta l'ago della bilancia in zona rossa. Non è effettivamente un granché e purtroppo sa di già visto; è quell'elemento che invece di dare punti alla storia glieli fa perdere. Ma quello era... e quello ci teniamo. Comunque ringrazio la Hawkins per non aver partecipato alla produzione del film. Qualcosa di buono così è uscito.

Trailer 



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E secondo voi?
Libro o film? ;)
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