Posizione di Tiro di Jean-Patrick Manchette
| Einaudi, 2014 | pag. 184 |
La vita di Martin Terrier è segnata dalla perfezione. Nessuno sa uccidere meglio di lui. È il più qualificato e il più richiesto dei sicari internazionali. La sua esperienza è di garanzia per qualsiasi committente. Ma proprio quando ha deciso di ritirarsi a vita privata, l'organizzazione spionistica per cui lavora gli impedisce di sottrarsi al proprio destino di assassino a pagamento e gli impone un ultimo incarico particolarmente difficile. La vita e le speranze covate in segreto dietro una cortina di freddezza glaciale si dissolvono in un vortice di sangue e morte. E di delitto in delitto, in un vuoto esistenziale quasi assoluto, Terrier scopre che ogni sua mossa rientra in un piano molto più grande di lui, tramato in oscure stanze del potere.
Voto:
Posizione di Tiro non ha propriamente queste caratteristiche, è un romanzo molto "maschile" che parte da un plot tanto banale quanto efficace, quello del serial killer di professione che dopo dieci anni di "onorato" e ben retribuito servizio decide di ritirarsi dalle scene per andare a riprendersi la sua donna, quella a cui dieci anni prima aveva detto "aspettami, divento ricco e torno". E secondo voi? Lei l'ha aspettato? Manco per niente. E a lui? Preoccupa questa cosa? Manco per niente. Infine, si può aver camminato a braccetto con il Diavolo per poi salutarlo come se niente fosse? Manco per niente.
Onestamente pensavo che il romanzo avrebbe puntato maggiormente sull'etica, sull'onore, sulla morale e che in qualche modo andasse a scalfire la corazza di Martin Terrier, il protagonista, un giovane uomo di nemmeno trent'anni che sembra non avere né un'anima né cuore. Dei suoi pensieri e dei suoi stati d'animo poco si sa e poco si saprà, non esterna nulla, è una macchina da guerra programmata per uccidere e per prendersi quello che vuole, ma ha anche un suo codice d'onore se così lo vogliamo chiamare, il che ce lo rende un po' più umano.
Durante la lettura non hai idea di dove voglia portarti Manchette, ma sei curioso di scoprirlo, ti fai trasportare dal suo stile schietto, duro, a tratti provocatorio, perché la penna per lui è un'arma e non rinuncia a usarla per denunciare quelli che erano gli Anni Settanta in Francia. Parigi non è l'idillio romantico fotografato da Robert Doisenau, ma un crogiolo di corruzione e degrado.
A detta di molti Posizione di Tiro è il romanzo più riuscito dell'autore, sceneggiatore, traduttore e giornalista francese (sì, Manchette era tutte queste cose) che forse a sua insaputa ha rivoluzionato un genere gettando una nuova luce sul polar (poliziesco + noir) che è diventato neo-polar proprio in quegli anni.
Con il neo-polar c'è ancora più fame di verità, non esistono sconti e non ci sono inutili spiegoni, se le cose stanno in un determinato modo è così, punto e basta. In Italia un esempio di neopolar è senza dubbio Gomorra, quindi vedete voi, se vagamente avete capito di cosa sto parlando avete i mezzi per comprendere se Posizione di Tiro può fare al caso vostro. Io vi posso dire che se amate gli anti-eroi resi tali dalla società, se siete alla ricerca di storie al fulmicotone e non disprezzate qualche tocco di hard-boiled, allora dovreste darci una possibilità, se invece volete qualcosa di profondo e psicologico, anche no.
Resta comunque un romanzo molto veloce da leggere, personalmente sono contenta di aver sondato anche questo terreno, ok, non avrò scoperto il mio nuovo genere preferito, ma sento di aver ampliato i miei orizzonti di lettrice. E adesso sono curiosa di vedere il film del 2015, the Gunman, con Sean Penn nei panni di Terrier e di leggere il romanzo grafico disegnato da Jaques Tardi edito da Coconino Press. Così, perché mi piace chiudere il cerchio 8)
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