La Macchina del Tempo di H. G. Wells
| Newton Compton | € 5,90 | pag. 288 |
Creatore di veri e propri miti destinati a durare nel tempo, Wells ottenne uno straordinario successo, che dura tuttora ininterrotto, perché i progressi della conoscenza e della tecnica non hanno minimamente intaccato la capacità di emozionarci, esaltarci o spaventarci davanti a queste mirabili storie. In "La macchina del tempo" appare per la prima volta un mezzo meccanico in grado di trasportare avanti e indietro nel tempo chi sappia maneggiarlo. Un gentiluomo inglese, scienziato dilettante, racconta agli amici il suo viaggio nel lontano futuro che è riuscito a realizzare attraverso quest'ingegnosa macchina. Negli esseri creati in laboratorio dal Dottor Moreau rivive l'incubo della creatura di Frankenstein...
Voto:
La Macchina del Tempo è il quarto classico di un 2017 che mi sta portando sempre più spesso a guardarmi indietro anziché in avanti. Con il romanzo di H. G. Weels ho potuto fare entrambe le cose colmando oltretutto una lacuna imperdonabile dal momento che è proprio con la trasposizione cinematografia di questa opera che si è consolidata la mia smodata passione per i time travel. L'Uomo Che Visse nel Futuro del 1960 è forse uno dei miei cult preferiti, ed ero davvero curiosa di scoprire in cosa si differenziasse dal romanzo. Non tanto a dire il vero, tranne che Hollywood, per rendere la trama più appetibile, ci ha infilato dentro la classica storia d'amore di cui a Wells fregava sicuramente zero.
Scritto nel 1895 racconta la storia di un eccentrico inventore di cui non ci è mai dato sapere il nome (probabilmente H. G. Wells in persona!) che attraverso la scoperta della quarta dimensione ha capito come poter viaggiare nel tempo, ma sembra che nessuno dei suoi amici gli creda finché una sera, trafelato e con abiti sporchi, non rientra a casa asserendo di essere stato per otto giorni nel 802.701 Dopo Cristo.
E così inizia l'incredibile racconto di un viaggio senza pari, il racconto di un mondo solenne, abitato da uomini intellettualmente evoluti che hanno saputo sottomettere la natura con l'intelligenza e l'istruzione. È questa la prima impressione del Viaggiatore, che crede di trovarsi in una situazione di agio e sicurezza, in un mondo bellissimo e bizzarro in cui piccole creature, esserini glabri non più alti di un metro, si esprimono attraverso un linguaggio a lui sconosciuto. Scoprirà ben presto la totale inettitudine di questo popolo (gli Eloi) capace solo di mangiare frutta, bagnarsi nel Tamigi, accoppiarsi e dormire. L'umanità del futuro è decadente e priva di stimoli e nella mente del protagonista poco alla volta prendono forma le teorie più disparate su come possa essersi evoluta (o meglio, involuta) la specie. Solo Weena sembra capace di provare qualcosa - riconoscenza - perché dopo che il Viaggiatore la salva dalle acque davanti all'indifferenza totale dei suoi simili, si trasforma in una sorta di cucciolo che non vuole abbandonare il suo padrone (nel film invece è una formosa bionda in grado di far perdere la testa a George...).
Non mancano continui parallelismi con la realtà del XIX Secolo (la perdita dei valori, le spaccature sociali tra ricchi e lavoratori, l'eterno conflitto uomo/macchina), e il panorama diventa ancora più abietto con la scoperta dei Morlock, gli abitanti del sottosuolo. Poco alla volta, in un costante crescendo di suspense, quello che prende forma è un romanzo assolutamente innovativo, originale, a tratti cinico, precursore addirittura del genere steampunk. Un romanzo che ha goduto di un successo immediato nonostante i numerosi cambiamenti che Wells non smetteva di apportarvi; un'iniziale pubblicazione a puntate non ha impedito al pubblico di appassionarsi immediatamente all'argomento, l'allievo di Thomas Henry Huxley (Il Mondo Nuovo) aveva talento e la fantascienza trovava nuove radici.
"Che peccato che lei non sia uno scrittore di romanzi!" esclama un amico del Viaggiatore del Tempo dopo averlo ascoltato. Be', lo era. E se per un fortunatissimo caso non vi siete mai imbattuti nel film, leggete questo gioiellino, ve lo godrete come non mai, in caso contrario scoprirete qualcosa che nella pellicola hanno omesso. Cosa ci sarà dopo l'anno Ottocentomila?
L'Uomo che Visse nel Futuro (1960)
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2 commenti:
Non ho mai letto nulla di Wells, ma è un autore che mi ispira, soprattutto perché il film "La guerra dei mondi" è uno dei miei preferiti! Ho intenzione di recuperare tutto *_*
@Giusy P.
Pure io adoro La Guerra dei Mondi, meno quello con Tom Cruise, moltissimo la pellicola del 1953 che ovviamente ho in dvd xD
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