15 luglio 2019

Recensione, ANNE FRANK - diario di Ari Folman e David Polonsky

Era da una vita che non davo cinque stelle a un romanzo, ma a distanza di giorni (emh, settimane...) dall'aver terminato la lettura di Anne Frank, sento che quest'opera se li merita tutti.
Anne Frank è un libro emozionante, vero, divertente, surreale, onirico e crudele. È una delle cose più belle che mi siano mai capitate tra le mani e se nel giro di dieci giorni l'ho riletto due volte (e sto programmando la terza) un motivo ci sarà.

 Anne Frank - diario di Ari Folman e David Polonsky

| Einaudi 2017 | pag. 149 |

Settant'anni fa usciva il "Diario" di Anne Frank. Il mondo scopriva il volto intimo dello sterminio nazista attraverso gli occhi di una ragazzina "qualunque". E oggi, grazie allo sceneggiatore e regista Ari Folman e all'illustratore David Polonsky, le parole di Anne si trasformano in un graphic novel capace di conservarne la forza e di enfatizzarne la straordinaria qualità letteraria. Basandosi sull'unica edizione definitiva del Diario, autorizzata dall'Anne Frank Fonds fondata da Otto Frank, Folman e Polonsky ci consegnano, per mezzo di una prospettiva inedita, la voce di un'adolescente allegra e irriverente, che come ogni sua coetanea - di ieri, di oggi, di sempre - desidera soltanto scoprire un mondo che invece è costretta a sbirciare di nascosto.
Voto:

A determinati libri, o a determinate storie, ci si arriva solo da una strada ben precisa. Io so di averci messo molto tempo, ma di sicuro ne è valsa la pena, perché ho vissuto Anne Frank con grandissima partecipazione grazie al bellissimo evento di Mare di Libri presentato da Matteo Corradini, il curatore del Diario in edizione Bur.
Poi, come al solito, ho fatto le cose un po' al contrario, perché invece di buttarmi sull'opera originale (che avevo letto alle scuole elementari in forma probabilmente ridotta) sono corsa a comprare (prima di prendere il treno che mi riportava da Rimini a Bologna!) il romanzo grafico. Mi sono pentita di questa scelta? Assolutamente no! L'opera di Ari Folman è meravigliosa e le immagini di David Polonsky sono la sintesi perfetta dei pensieri e delle parole di una ragazza che ha cercato di sfuggire alla guerra vivendo segregata in ottanta metri quadri insieme ad altre sette persone per venticinque interminabili mesi.
Ho scoperto con grande dispiacere che spesso ai bambini/ragazzi viene raccontata una Anne Frank diversa, la sua storia, dal tragico epilogo, l'ha resa quasi una martire, il simbolo dell'orrore nazista, ma in realtà Anne era solo un'adolescente come tante e forse come tale andrebbe ricordata. Adorava il padre - l'uomo più buono del mondo - non sopportava la madre - ma si può risolvere tutto pregando? - aveva un rapporto non-rapporto con la sorella - troppo diversa da lei - e sicuramente le andavano stretti anche gli altri inquilini. Apparentemente forse non era l'adolescente più amabile del mondo(#siamotutteunpoanne), ma provate a immaginare una ragazza benestante, abituata alla libertà, ai corteggiatori, a prendere la vita con leggerezza, costretta a sparire dal mondo da un giorno all'altro.
Improvvisamente non c'erano più orizzonti sconfinati, ideali da inseguire e pensieri felici a cui aggrapparsi, ma solo la terribile paura di essere scoperti.
La cosa veramente incredibile di quest'opera però è che va oltre il racconto di guerra e segregazione, non solo stringe il cuore e commuove, ma riesce addirittura a divertire. La signora Van Daan è forse il personaggio più caricaturale, sempre avvolta nella sua costosa pelliccia e costantemente attaccata al suo preziosissimo vaso da notte, ma tutti gli inquilini hanno tratti e sfumature capaci di definirli con una veridicità mista a ironia sorprendenti. Anne era divertente, aveva una fervida immaginazione e Polonsky cattura questo suo lato fresco e inaspettato regalandoci sorrisi invece che lacrime.

Man mano che le pagine scorrono le parti del diario si fanno sempre più importanti e fotografano una ragazza matura e consapevole con un'incrollabile fiducia nel genere umano e la speranza sempre accesa nel cuore. Bellissimo il momento in cui si innamora di Peter, il figlio dei Van Daan; quel ragazzino con cui all'inizio non voleva spartire niente diventa improvvisamente il centro dei suoi pensieri, un motivo in più per credere che qualcosa di bello la vita lo riservi sempre.
Disarmanti invece gli incubi e i pensieri su cosa sta succedendo "fuori", la mente di Anne evoca immagini terribili e non c'è notte capace di regalarle un po' di pace.
L'epilogo credo sia noto a tutti, forse non la dinamica precisa, ma questa storia purtroppo non ha un lieto fine. Si pensa che un dipendente della fabbrica, forse insospettito da alcuni rumori, possa aver chiamato la polizia: le ricompense per chi denunciava degli ebrei erano cospicue e lì ce n'erano ben otto in un colpo solo. Se esiste il karma, se prima o poi tutto torna, in qualsiasi aldilà sia, quella persona non se la sta passando bene.

Che altro dire. Questo libro è un gioiello. Mi ha turbato, divertito, commosso e straziato. Mi ha fatto riflettere. Ho pensato tantissimo, ho rivissuto la storia di Anne infinite volte e per infinite volte avrei voluto avere il potere di cambiarne le sorti. Fa male pensare che per poco non ce l'abbia fatta. Anne è morta di tifo nel marzo del 1945 nel campo di concentramento di Bergen-Belsen pochi giorni prima che arrivassero gli Alleati. In quali orribili tranelli ci fa cadere il destino?

Il romanzo si chiude con l'ultima pagina del diario e per ironia della sorte le parole scritte sono di fede e speranza. È a quel punto che sono crollata sotto il peso di una storia disumana e spietata. È a quel punto che se ne sono andati i sorrisi per lasciare posto alle lacrime.
Obiettivamente credo che non possa esistere una recensione in grado di rendere giustizia a questo piccolo capolavoro. L'opera di Folman e le parole trasformate in immagini da Polonsky ci riportano una Anne che non potrete non amare per la forza e la fragilità, la sfrontatezza e il sarcasmo, il suo essere polemica e irriverente, ma anche dolce e piena di paure. Un romanzo grafico con l'eco. A pochi libri do questa definizione, ma Anne Frank, una volta sfogliata l'ultima pagina, resterà con voi per molto, moltissimo tempo.



Nota: Ari Folman è figlio di ebrei polacchi sopravvissuti ad Aushwitz. David Polonsky è israeliano di origini russe. Immaginate quale impegno possa essere stato per loro dare voce al Diario di Anne Frank.

Nota 2: Ari Folman ha annunciato il film d'animazione Where Is Anne Frank? in cui la via di Anne sarà narrata da Kitty, il suo diario.



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1 commenti:

Angela ha detto...

Il DIARIO di Anna è uno dei miei libri del cuore, forse il più riletto dall'età di 11 anni.
Immagino che la graphic novel sia imperdibile, devo recuperarla!

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