Lettori buongiorno, oggi recensione per il Book Bloggers Blabbering e anche questo mese il titolo non ve lo consiglio, di più. Il Pittore dei Khmer Rossi non è un libro che è stato scritto pensando alle vendite o al possibile successo editoriale, ma per denunciare quello che per anni si è tentato di nascondere. Sicuramente dovrebbe essere un testo da far leggere a scuola, ma non dico altro e vi lascio al post. Poi mi raccomando, correte sul sito di Add Editore e innamoratevi di ogni loro pubblicazione.
Il Pittore dei Khmer Rossi di Vann Nath
| Add Editore, 03/2018 | pag. 155 |
Vann Nath, uno dei sette sopravvissuti delle quattordicimila persone torturate e uccise nella prigione S-21 Tuoi Sleng in Cambogia, racconta la propria storia e quella del perverso regime di Pol Pot. Vann Nath era un pittore e il potere dell'immagine gli salvò la vita: è stata ritrovata la lista di prigionieri su cui campeggiava la scritta «distruggere» e dove il suo nome era stato sottolineato in rosso e affiancato dalle parole «tenere e usare». Da quel giorno il regime gli chiese di dipingere ritratti di Pol Pot e questo gli permise di giungere vivo alla fine della dittatura. Vann Nath lavorò all'apertura del Museo del genocidio e ripercorse coraggiosamente gli orrori del regime, dipingendo ciò che ricordava degli arresti, delle torture, degli omicidi. Paradossalmente, nello sterminio che costò la vita a un terzo della popolazione cambogiana, i Khmer rossi risparmiarono proprio colui che con la sua arte poteva riprodurre in immagini le loro atrocità. Vann Nath ha testimoniato al Tribunale speciale per i Khmer rossi, e i suoi dipinti sono stati usati come prove, contribuendo alla condanna all'ergastolo di Duch, il feroce direttore della prigione, per tortura, stupro, omicidio e crimini contro l'umanità. Prefazione di Lawrence Osborne.
L'olocausto cambogiano ha visto morire quasi due milioni di esseri umani sotto la dittatura di Pol Plot e ad oggi è considerato uno dei più grandi crimini perpetrati contro l'umanità.
Purtroppo tutto quello che succede al di fuori dei confini europei spesso ci è ignoto o comunque tendiamo a dimenticarlo, ma non ci dovrebbero essere miglia o chilometri in grado di misurare la pietà e il cordoglio.
Solo a distanza di circa trent'anni il Tribunale Straordinario della Corte Cambogiana ha decretato le prime condanne. In molti non hanno pagato per le loro colpe, lo stesso Pol Plot è morto prima del processo, ma ci sono persone che non vogliono e non possono accantonare in un angolo della memoria le notti passate a pregare per la salvezza dei loro cari.
"Oggi il sangue si è seccato, ma le cicatrici rimangono."
In questo toccante memoir ripercorriamo la vita di Vann Nath, il pittore dei Khmer Rossi, l'uomo salvato dalla sua arte.
Fatto prigioniero agli inizi del 1978 con l'accusa infondata di aver violato il codice morale, messo ai ceppi, torturato, sottoposto all'elettroshock, denudato e affamato, per un anno esatto Vann Nath ha piegato la testa ed è rimasto in silenzio nel disperato tentativo di sopravvivere.
"Se mi avessero portato fuori per uccidermi mi sarei spaventato una volta sola, ma in questo modo la mia paura non conosceva tregua."
Il mantra rivoluzionario recitava "è meglio uccidere per errore che tenere per errore", era solo questione di tempo quindi, un tempo che sembrava non voler passare mai, scandito dalle grida, dal fetore, dalla sete e dal terrore. Intere giornate su pavimenti freddi e luridi, insetti come unica fonte di sostentamento, sudice bende sugli occhi per coprire una verità fin troppo ovvia.
Per Vann Nath le cose cambiano quando il carceriere Duch lo sceglie per riprodurre su tela delle foto di Pol Plot. Il regime doveva glorificare il loro leader e quale modo migliore di farlo se non usando i propri prigionieri?
Attraverso una scrittura veloce, lucida e veritiera - perché le parole di Vann Nath hanno occhi e orecchie - prende forma una pagina di Storia sadica e crudele, l'unica testimonianza scritta che a posteriori ha gettato la luce su quello che le tenebre e il tempo non hanno potuto cancellare: l'ignobile crudeltà dei Khmer Rossi è ancora oggi uno squarcio nel cuore di ogni singolo cambogiano e lo sarà per molto tempo ancora.
Si tratta senza dubbio di un testo-denuncia, ma è anche la storia incredibile di un uomo che insieme ad altri sei è sopravvissuto là dove quindici milioni di anime hanno trovato invece la morte. Se non fosse stato un pittore non ce l'avrebbe fatta. Oggi i suoi oli hanno restituito al mondo una testimonianza - potente e attendibile - degli orrori che si consumavano all'interno della prigione di sicurezza di Phnom Penh e sono stati usati come prova tangibile al processo contro i Khmer Rossi. Vann Nath ha fermato il tempo con le sue drammatiche rappresentazioni di cui nel libro troverete foto e didascalie. Ogni quadro non ha bisogno di essere spiegato, a parlare sono gli occhi impauriti degli ostaggi, le costole sporgenti dai corpi malnutriti, le armi rudimentali usate per torturare.
"Nella mia vita ero già passato attraverso tre regimi: il Sagkum di Sihanouk, la Repubblica khmer di Lon Nol, e ora la Kampuchea Democratica dei Khmer rossi. A quanti altri sarei dovuto scampare? Oh khmer! Altri due o tre regimi come questo, e il nostro popolo si sarebbe estinto sicuramente."
Un romanzo che mi ha colpito moltissimo, la storia di un uomo semplice, figlio di contadini, che non si è mai curato della politica o delle lotte di potere. Vann Nath dipingeva cartelloni pubblicitari, mai avrebbe immaginato di dover imprimere su tela il massacro di un popolo decimato in soli quattro anni, ma è stata una sua responsabilità, un suo preciso dovere morale per rendere pubblica la realtà dei fatti. Perché la Storia non può, non deve, ripetersi. Perché per il dolore non esiste prescrizione.
E poi, come dice Vann Nath, prima o poi tutto torna... "secondo la religione buddhista le buone azioni producono buoni risultai, le cattive azioni cattivi risultati. Il contadino miete il riso, il pescatore cattura i pesci. Pol Plot e i suoi alleati mieteranno le azioni che hanno commesso. Raccoglieranno ciò che hanno seminato."
E poi, come dice Vann Nath, prima o poi tutto torna... "secondo la religione buddhista le buone azioni producono buoni risultai, le cattive azioni cattivi risultati. Il contadino miete il riso, il pescatore cattura i pesci. Pol Plot e i suoi alleati mieteranno le azioni che hanno commesso. Raccoglieranno ciò che hanno seminato."
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