25 novembre 2019

Recensione, THE MONEYMAN, la Vera Storia del Fratello di Walt Disney

Iniziare il lunedì con una recensione a tre stelle quando pensavi che il  libro in questione se ne potesse meritare quattro (se non quasi cinque). Bene, ma non benissimo.

The Moneyman, la vera storia del fratello di Walt Disney

| Tunué, 11/2016 | pag. 173 |

"Ci stiamo accollando noi tutto il rischio, quindi se andasse a finir male potremmo trovarci ancora a vivere con voi, nella vostra bella casa spaziosa. Tienimi da parte il salotto, ok? Ma in fin dei conti ho la certezza che Walt possa mettere insieme un buon lungometraggio, e che quando uscirà nei cinema farà davvero un bel po' di soldi." (Lettera di Roy O. Disney a suo padre, all'inizio della produzione di Biancaneve, 1937)
Voto:

Tutti conosciamo Walt Disney, in pochi sappiamo che dietro al suo estro creativo c'era il fratello Roy, colui che non sapeva disegnare, ma era abilissimo nel tenere i conti, stringere i cordoni della borsa e trovare tutti gli escamotage possibili per evitare che il filo sottile che legava il rischio calcolato al fallimento si spezzasse.
La Disney ha navigato in cattive acque per anni e anni, i debiti che aveva con la Banca d'America sembravano aumentare sempre di più, ma se qualcuno ha detto "se puoi sognarlo, puoi farlo", un motivo ci sarà...

Quella di Alessio De Santa è una biografia decisamente interessante che mi ha fatto scoprire l'altro lato del patinato mondo Disney, quello fatto non solo di successi, ma anche (e soprattutto!) di incertezze e delusioni.
Roy e Walt non potevano essere più diversi; uno pratico e razionale, l'altro costantemente pervaso da una divorante furia creativa, incosciente, ambizioso e istintivo. Pagina dopo pagina assistiamo alla nascita dei primi cortometraggi e viviamo il grande successo di Biancaneve e i Sette Nani i cui introiti furono poi male investiti in Pinocchio e in Fantasia, due veri e propri flop al botteghino.
Intanto, a fare da sfondo, due guerre mondiali, la grande depressione, le rivalità aziendali e il bisogno impellente di Walt di stare sempre al passo coi tempi.

The Moneyman racconta senza ombra di dubbio la nascita e la realizzazione di un sogno, ma - e qui scatta quel tipo di critica che non avrei mai voluto fare - a tratti risulta troppo didascalico. Insomma, stiamo parlando della Disney! Onestamente mi aspettavo qualcosa di più immaginifico, in costante bilico tra realtà e fantasia, non un preciso excursus simil-wikipedia. Per quanto graficamente sia in perfetto stile disneyano io tra queste pagine ho appreso una serie di informazioni (alcune decisamente curiose), ma non mi sono particolarmente emozionata. E ci sono rimasta male, perché era un tipo di rischio che non avevo calcolato in quanto presumibilmente lontanissimo dalla realtà.
Tra l'altro non mi è piaciuto nemmeno l'espediente narrativo. Roy, alla vigilia dell'inaugurazione di Magic Kingdom, incontra una fan e le racconta (non si sa bene per quale motivo!) tutta la storia sua e del fratello in un grande flashback. Flashback totalmente inutile e poco funzionale allo svolgersi degli eventi, ma vabbe', non è questo il punto... il punto è che ci sono storie da cui mi aspetto "fatti" e storie da cui mi aspetto "cuore".

Mi dispiace muovere tutte queste critiche, mi dispiace smontare un grandissimo lavoro di squadra che a parte De Santa vede all'opera sceneggiatori e illustratori come Filippo Zambello, Lorenzo Magalotti, Giulia Priori, Lavinia Pressato, ma - e sicuramente è stato un mio limite - avrei voluto vivere il tutto come un grande e immortale sogno capace di farmi tornare bambina.


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