Un giorno dovrai scegliere tra ciò che credi di desiderare e ciò che desideri sul serio. Allora capirai cos’è l’amore. Chloe e Mason, Hannah e Blake. Due coppie, due fratelli, due migliori amiche. Il viaggio dopo il diploma è l'occasione a lungo sognata per vivere una nuova avventura insieme prima che le loro vite prendano strade diverse. La meta è Barcellona, ma prima devono fare tappa in alcune città dell'Europa dell'Est per onorare una promessa di famiglia. E qui, tra i tesori di una terra che muove i primi timidi passi dopo il crollo dei regimi comunisti, Chloe incontra Johnny Rainbow, un misterioso ragazzo americano che gira il mondo con la chitarra sulle spalle, un sorriso sulle labbra e un oceano di segreti negli occhi.Con lui i quattro amici attraversano in treno il vecchio mondo, da Carnikava a Treblinka, da Cracovia a Trieste, in un viaggio indimenticabile che li porta nel cuore dell'Europa e nell'oscuro passato di Johnny... Un viaggio che rischia di far saltare i progetti di Chloe per il futuro, che la costringe a mettere in discussione tutto ciò che era convinta di volere, che spoglia di ogni falsità il suo legame con gli amici di una vita finché non le rimane che un'unica certezza: comunque vada a finire, dopo questo viaggio le loro vite non saranno più le stesse.
Una Valigia Piena di Sogni di Paullina Simons - ovvero
Lone Star -
è un romanzo autoconclusivo che si collega quasi inaspettatamente alla trilogia del Cavaliere d'Inverno.
Mi sono resa conto chiacchierando con amiche e lettrici che il mondo è pieno di gente curiosa che non sa vivere senza un po' di (in)sano spoiler e così oggi sono qui per sanare ogni vostro dubbio, anche se a priori - lo sapete -
consiglio sempre la lettura del romanzo.
Intanto però ne approfitto anch'io per sfogarmi e dire quello che nella recensione ho dovuto per forza di cose tacere.
S P O I L E R
chi è Johnny Rainbow?
Il mistero del romanzo si nasconde dietro a un nome fatto di sole, pioggia e colori: Johnny Rainbow.
Ma chi è davvero questo piantagrane che gira il mondo con un basco in testa, una chitarra in spalla e degli stivali di coccodrillo ai piedi?
Ci sono tantissimi indizi a svelarcelo durante la lettura del romanzo.
Per esempio quando in Lettonia è ospite dai parenti di Chloe, Johnny intona un vecchio canto di guerra russo intitolato
Varsavjanka e spiega che suo nonno glielo cantava da bambino.
Vi dice niente?
Secondo me sì, ma andiamo avanti...
Quando Chloe gli spiega che i suoi genitori probabilmente non volevano farla andare a Barcellona perché secondo loro in un Paese caldo chissà cosa può succedere, lui le risponde:
"[...] le nonne sanno benissimo che puoi finire nei pasticci ovunque. La mia viveva in un posto più freddo della Polonia ed è riuscita a mettersi nei casini per una vita intera."
Ok. A questo punto c'è poco da aggiungere.
Come avrete intuito Johnny Rainbow non è il suo vero nome. Questo giovane ragazzo in realtà si chiama Anthony Alexander Barrington III, ed è il nipote di Shura e Tatiana. È il figlio di Anthony.
Se andate a risfogliare la fine de
Il Giardino d'Estate troverete tutta la famiglia Barrington al completo (o quasi) e un adolescente ribelle che canta a cappella prima
The Summer of '69 e poi
Those Were the Best Days of My Life, lasciando tutti senza fiato.
Aveva già un indiscusso talento, Johnny sarebbe potuto diventare una rock star, avrebbe potuto prendere tante strade, ma alla fine ha scelto quella sbagliata. Una strada che lo costringe a usare un nome che non è suo per non mettere nei casini il padre che dopo il Vietnam è diventato consigliere militare per il presidente degli Stati Uniti.
Ma se Anthony serve la Patria, Johnny è un discepolo del Diavolo. Vorrebbe essere libero, ma non può, ormai è tardi. È già stato un anno in prigione per spaccio di droghe, nasconde i buchi degli aghi sotto tatuaggi e sorrisi, e sogna un amore unico e infinito come quello dei suoi nonni. Ma sa di avere poca sabbia nella clessidra.
I suoi demoni la Simons ce li tiene in parte nascosti, anche se alcune cose sono intuibili, vedi l'eccessiva magrezza, gli occhi rossi, i momenti di apatia e confusione che si trasformano improvvisamente in attimi di euforia e spensieratezza.
Chloe si innamora di lui, dei suoi segreti, della sua voce. Perde completamente la testa, e quando dopo un'estate tanto imprevedibile quanto indimenticabile si salutano con la promessa di rivedersi (Johnny le dice che deve entrare nell'esercito) lei ci crede.
"[...]un giorno è sufficiente per celebrare e consacrare questa vita, mormora Johnny nella sua anima. E' più o meno quello che avevano i miei nonni prima che li separassero.
Credevano che non si sarebbero più rivisti, ma poi hanno mosso mari e monti pur di ritrovarsi.
Però il tempo passa e di Johnny nessuna notizia. Un anno. Due, tre, quattro, cinque...
Poi la scoperta, Johnny è morto di overdose in un motel. Solo, con una siringa nel braccio e nessun sogno a tenerlo in vita.
"Johnny aveva tutto.Viveva, volava, non era un'ombra. Era qualcuno.Guarda quanto lo amavano. Volevano solo vederlo felice. Ha scelto il niente."
E io dico. Sapere che Johnny era il figlio di Anthony - un uomo che ha combattuto in Vietnam, ha perso un braccio, si è sposato con una donna instabile che gli ha rovinato parte dell'esistenza - ha influito sul mio giudizio finale? Be', non posso negarlo. Assolutamente sì.
Così come ha influito quella scena piena di compostezza e dignità in cui vediamo Tatiana dare la notizia a Chloe. Proprio lei, la nostra Tania, sempre più minuta, sempre più fragile, con i suoi inconfondibili occhi chiari, ora quasi trasparenti. E poi Alexander, leggermente incurvato dall'età, ma sempre imponente, che entra in scena con l'ultimo regalo di Johnny da consegnare a Chloe. Una busta con all'interno una foto e una lettera.
Perché Johnny aveva capito e vuole che anche Chloe capisca.
Giuro, quella lettera vi manderà in pezzi e vi farà rivalutare l'intero romanzo.
Ma come saprete ci sono stati momenti difficili durante la lettura. Dopo circa duecento pagine mi sono addirittura presa un paio di giorni di pausa, poi non so come, quando ho ripreso il libro in mano l'ho finito in un pomeriggio. Trecento pagine che ho consumato con un senso di urgenza legato sicuramente ai vari richiami con la trilogia che tanto amo.
"Parlami del 136, l'autobus che prenderemo"
Johnny sorride. "Stiamo costruendo il nostro percorso verso la magia, ma anni fa i miei nonni si sono innamorati su un autobus, il 136, appunto.
In questo romanzo ci sono dettagli, parole, descrizioni, che per quanto brevi hanno pesato come un macigno sul mio cuore.
Come rivedere la casa di Tatiana e Alexander inondata dal caldo sole dell'Arizona e quei fiori che solo lei riesce a far crescere nel deserto. E Alexander, che nonostante una serie infinita di primavere a pesargli sulle spalle, dimostra ancora una volta di essere il pilastro della famiglia. Una famiglia che si è trovata ad affrontare l'ennesima prova, forse la più difficile.
Che Johnny fosse
sbagliato è chiaro da subito. Ma ha solo diciannove anni, e nonostante la droga, nonostante non sappia controllarsi, nonostante ci provi, lui la vita la ama davvero. Eppure tutto l'amore del mondo non gli è bastato: il sangue di una madre problematica, cinica e squilibrata, ha contaminato anche il suo. E Johnny lo sa di essere condannato, ma nel baratro vuole finirci da solo.
"Chloe, ti prometto, anzi ti giuro, che in un modo o nell'altro troverò il modo di attribuire alle mie azioni di oggi un significato infinito domani."
Ormai lo sapete, con tutti i miei
ma, se, forse, uffa, però,... io l'ho amato questo libro. Fino a un certo punto non lo credevo possibile, poi è successo, qualcosa si è sciolto dentro di me, qualcosa ha fatto
crack e credo proprio fosse il mio cuore, perché
la Simons ha il dannatissimo dono di farti vedere le cose nella loro essenza più pura e violenta.
Ovviamente chi ha letto il romanzo
può dire tutto quello che gli passa per la testa,
il cuore, il fegato e i polmoni... senza peli sulla lingua ;)