Anna Édes di Dezső Kosztolányi
| Anfora Edizioni, 2018 (2° ed.) | pag. 272 |
Nel tumultuoso periodo del primo dopoguerra ungherese, tra rivoluzioni e controrivoluzioni, in un tranquillo quartiere di Budapest, una famiglia borghese e benestante assume una giovane cameriera, Anna. Il quotidiano sembrerebbe procedere sereno se non fosse che lentamente la dura condizione di serva corrode l'animo docile e benevolente della ragazza, che si trova persino sedotta e abbandonata da un membro della famiglia. Per i padroni il culmine sarà inatteso e disgraziato.Era da tanto che non leggevo un classico, l'ultimo è stato Noi di Evgenij Zamjatin nel 2017, lettura non semplice ma necessaria per un'amante come me della distopia, ma Dezső Kosztolányi mi ha ricordato che non tutti i romanzi dei primi Novecento sono stilisticamente complessi e tediosi, anzi.
Anna Édes è scorrevole, pungente, moderno e in qualche modo destabilizzante. I tempi sono un po' dilatati questo va detto, per le prime cento pagine succede poco o niente, eppure la curiosità di sapere cosa si cela dietro al mondo artefatto che racconta l'autore avrà sicuramente la meglio.
Siamo nel 1919, l'Ungheria sta attraversando un momento politico e sociale non semplice, il comunismo non ha retto che pochi mesi, ma in un clima di tensione che culmina con l'invasione dei romeni l'unico pensiero delle donne appartenenti alla classe borghese sembra essere solo uno: avere la domestica perfetta.
"La compagnia delle serve è comoda per le padrone quanto l'amore delle ragazze di strada per gli uomini. Nel momento in cui non servono più possono essere mandate via."La signora Vizy infatti, mentre il marito si occupa di affari (e forse anche dell'amante, ma chi se ne frega), licenzia la sua domestica (era svogliata e troppo "allegra") e fa di tutto per portarsi in casa Anna Édes, una ragazza di diciannove anni, mite, diligente e coscienziosa che si rivelerà essere la cameriera esemplare. Di religione cattolica, pulita, discreta, abituata a mangiare poco pur lavorando instancabilmente, Anna Édes sarà l'orgoglio dell'Illustrissima e l'invidia di tutti i condomini, finché non entrerà in scena Jancsi, nipote dei Vizy, un giovane di mondo, pigro e licenzioso, più propenso a feste e corteggiamenti che al lavoro. Quando i suoi occhi cadranno sulla povera Anna l'apparente equilibrio della casa inizierà a vacillare e un tragico quanto inaspettato finale farà calare il sipario su quella che sembrava una semplice commedia invece è molto di più.
Dezső Kosztolányi, autore dalla sottilissima e acuta ironia (e non potrebbe essere diversamente visto che è il traduttore di Pirandello in ungherese) è stato capace di fotografare con grande realismo una Budapest in cui convivono mille contraddizioni, demonizzando allo stesso i suoi ricchi abitanti.
Quello che però ho maggiormente apprezzato è come sia riuscito a portare in scena il dramma esistenziale, quel tipo di malessere che si nutre di solitudine, emarginazione e infelicità. Anna è un personaggio molto chiuso e introverso, di lei sappiamo pochissimo, la conosciamo perlopiù attraverso gli occhi degli altri personaggi, ma è impossibile non accorgersi che nel momento stesso in cui mette piede in casa dei Vizy ha inizio il suo processo di depersonalizzazione; per l'Illustrissima è un semplice trofeo da sfoggiare, per Janci un corpo da mettere in orizzontale (testuali parole!), per i condomini una creatura incomprensibile. Una cosa è chiara fin da subito: Anna è triste. Avverte il peso del mondo, cerca di sostenerlo, si piega sotto di esso, finché non ce la fa più. È vero che le sue azioni non vengono spiegate, che il punto di rottura sembra sfocato, quasi impercettibile, eppure se ripenso a questa giovane donna umiliata, defraudata, sottomessa e sola (molto sola) i tratti della sua psicologia diventano improvvisamente più nitidi. Incredibile quanto questo libro sia attuale nel raccontare come le azioni di una persona spesso siano la diretta conseguenza di quelle altrui.
Anna Édes è un romanzo fatto di dicotomie e paradossi, luci e ombre, piccoli sprazzi di apparente felicità e tragici momenti di agonia, ma da colui che viene definito il Dostoevskij ungherese non potevamo aspettarci niente di meno: uno specchio in cui far riflettere lo sfarzo e la rovina, un libro sottilmente ambiguo ma di una lucidità disarmante.
Se avete un timore quasi reverenziale nei confronti dei classici dategli una possibilità. Anna Édes potrebbe sorprendervi.
Film: Anna
Anna Édes è anche un film del regista ungherese Zoltán Fábri uscito in patria nel 1958, ma purtroppo mai stato doppiato in italiano; esiste però una versione sottotitolata a cura della casa editrice Anfora con l'Accademia dell'Ungheria utilizzata esclusivamente durante gli eventi e le presentazioni.
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