22 luglio 2019

Recensione, A Bocca Chiusa di Stefano Bonazzi

Lettori buongiorno, finalmente ecco qui la recensione di A Bocca Chiusa, su Instagram vi ho ammorbato per due settimane con questo libro e sì, non sarò contenta finché non l'avrete letto tutti (tutti i lettori di storie malate ovviamente), perché dobbiamo parlare!!!
Intanto buona review ;)

A Bocca Chiusa di Stefano Bonazzi

| Fernandel, | pag. 252 |

L'afa d'agosto è insopportabile, soprattutto quando hai dieci anni e sei costretto a startene chiuso in casa con il nonno, una belva in gabbia la cui violenza trova sfogo su di te. E se non puoi frequentare gli altri bambini, anche tu diventi un animale solitario, destinato a crescere somigliando ogni giorno di più al tuo aguzzino. Così finisci per accogliere il seme del male. Lo covi per anni, lo senti germogliare, finché non spunta il desiderio di vendetta. Ma se la persona che ti ha allevato, trattandoti come una bestia, ora è morta, devi scegliere qualcun altro su cui sfogare la tua rabbia... "A bocca chiusa" di Stefano Bonazzi racconta la genesi di un assassino. Un viaggio allucinato tra i deliri del protagonista che, partendo da un'infanzia di violenze e privazioni, attraversa una cruda diseducazione sentimentale e sfocia in un finale tragico e spiazzante.
Voto:

Che strana a volte che è la letteratura. E che strani che siamo anche noi lettori. Quando un paio di mesi fa ho letto L'Inverno di Giona di Filippo Tapparelli mi aspettavo la storia che invece ho trovato qui, nel romanzo di Stefano Bonazzi, A Bocca Chiusa. E per ironia della sorte il primo, vincitore del Premio Calvino nel 2018, pubblicato da una casa editrice di spicco come la Mondadori, acclamato e applaudito dalla critica, non mi ha fatto gridare al capolavoro, anzi. Da un punto di vista narrativo l'ho trovato sbilanciato, la parte onirica fagocita quella più concreta consegnandoci una storia di cui non ho capito nulla per tre quarti e che alla lunga mi ha addirittura annoiata.
Ma non divaghiamo...
A Bocca Chiusa l'ho divorato, consumato, fatto in qualche modo "mio" e nonostante abbia diversi punti in comune con L'Inverno di Giona (ma è stato scritto prima, quindi Bonazzi non si è nemmeno vagamente ispirato a Tapparelli!) mi è piaciuto molto di più. L'ho trovato diretto, tangibile, doloroso, scomodo. Una favola nerissima e crudele che vuole essere una spietata e lucida riflessione sulla genesi del male.

L'autore racconta una storia terribile, quella di un bambino a cui viene negata l'infanzia in tutti i modi possibili. Il protagonista - di cui non ci verrà rivelato il nome - si ritrova a passare l'estate nel piccolo appartamento del nonno in attesa che la madre lo vada a prendere per riportarlo al "sicuro".
Sono pomeriggi caldi, silenziosi e infiniti, da trascorrere con un vecchio taciturno, violento e indecifrabile. L'unica compagnia che ha sono gli omini Lego con cui può giocare senza uscire dal tappeto rosso, perché in casa ci sono delle regole, il nonno non sta bene e non è concesso disobbedire. Mai.
Inevitabile il desiderio di ribellione; incontrarsi coi coetanei, giocare al pallone, scappare da quella prigione di calura e cemento, tornare a respirare, smetterla di contare i giorni che lo separano dall'inizio della scuola.
Ma un desiderio realizzato è un insubordinazione, e come tale va punita.
Improvvisamente lo spazio occupato dal tappeto rosso sembra immenso a paragone del balcone su cui viene rinchiuso senza acqua, senza cibo, sempre e solo coi suoi mattoncini, ma è difficile costruire edifici e inventare storie quando il sole ti picchia sulla testa, il respiro sembra abbandonarti da un momento all'altro e le parole del nonno ti rimbombano nel cervello. "se racconti tutto a tua madre, ti sgozzo!"

A Bocca Chiusa è la storia malata e perversa di chi con il male ci ha vissuto. È una richiesta d'aiuto soffocata e masticata da una realtà che non sempre ci viene mostrata per quello che è. È rabbia, incomprensione, negazione e alienazione. È tutto quello che non sembra e che non vorremmo che fosse.

Io non posso fare altro che consigliarvelo. Tra queste pagine mi sono commossa e arrabbiata tantissimo, ho anche stretto i denti, perché c'è una delle scene più atroci che mi sia mai capitato di leggere, eppure sono qui a dirvi "leggetelo"; a volte spostare il proprio asse, guardare le cose da un punto di vista differente... non è affatto male.

Nota: il romanzo era uscito nel 2014 per Newton Compton. 

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