27 dicembre 2019

Recensione, LA CASA DELLE VOCI di Donato Carrisi

Questa recensione doveva uscire prima di Natale, moooltooo prima, ma la programmazione di blogger non ha funzionato e il post, per qualche motivo che va oltre la mia tecnologica comprensione, era rimasto bloccato e non riuscivo a pubblicarlo. Oggi l'ho riscritta (ricopiata per lo più...); dopo i bagordi natalizi cosa c'è di più bello che vegetare sul divano, con un vecchio film che sai a memoria alla tv e il pc sulle gambe? 8)

 La Casa delle Voci di Donato Carrisi

| Longanesi, 12/2019 | 

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un'illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.
Voto:


Ormai aspetto Donato Carrisi più del Natale, perché da qualche anno a questa parte, intorno a dicembre, esce regolarmente un suo libro. Ci ha abituati bene e per me resistere al suo richiamo è assolutamente impossibile. Credo sia l'unico autore con questo grande potere e io puntualmente soccombo. Con gioia tra l'altro.
La Casa delle Voci - romanzo autonomo - racconta la storia di una donna che sotto ipnosi vuole tornare indietro nel tempo perché convinta di aver ucciso un bambino. Seduta dopo seduta prende forma quella che è stata un'infanzia insolita, eppure felice, fatta di dimore abbandonate, cibo approvvigionato andando a caccia, cieli stellati e cinque inviolabili regole.

Uno: fidati soltanto di mamma e papà.
Due: gli estranei sono il pericolo.
Tre: non dire mai il tuo nome agli estranei.
Quattro: non avvicinarti agli estranei e non farti avvicinare da loro.
Cinque: se un estraneo ti chiama per nome, scappa.

Sembra una favola quella che racconta Hanna, la sua voce di bambina ha il suono dell'innocenza, ma come in ogni favola che si rispetti ci sono orchi, streghe, anche fantasmi. Non sempre i "cattivi" si possono combattere e allora si scappa, quello che conta è essere con mamma e papà, le uniche persone in grado di proteggerti, perché il loro amore vince su tutto...

La Casa delle Voci è un romanzo suggestivo, a tratti quasi surreale, in cui atmosfere in bilico tra realtà e fantasia dominano gran parte della scena trasportando il lettore in una sorta di trance letterario, infatti, nel momento stesso in cui l'ho iniziato, ho fatto cessare il disturbo del mondo esterno e mi sono goduta appieno la storia. Storia diversa dalle solite raccontate da Carrisi, meno truce, meno violenta, ma sempre cupa e insolitamente triste e malinconica.
Qui si condensano le angosce e le paure dell'infanzia, parole come "verità" e "giustizia" non sono sinonimo di salvezza e le voci dei bambini vengono ignorate... 

"Se vuoi vivere, devi imparare a morire."

L'anno scorso non ero uscita entusiasta dal Gioco del Suggeritore; pur avendolo divorato in poche ore ho sentito di non aver aggiunto nessun tassello importante a una serie che amo tantissimo ma i cui fili, forse, sarebbe ora di tirare.
Inoltre con gli anni lo stile dell'autore pugliese è cambiato, sembra quasi che il suo essere sceneggiatore si stia fondendo sempre di più con il suo essere narratore.
La Casa delle Voci ha i tratti di un film: ritmo serrato, frasi incalzanti, capitoli brevi, scene dal forte impatto visivo. Per molti è un difetto, per me rappresenta la naturale evoluzione di un autore che con carta e penna alla mano diventa un vero e proprio maestro delle illusioni; come riesca a creare una storia, a smontarla, a mostrare al lettore quello che vuole e a lasciargli addosso un senso totale di perdita, è il vero mistero. Anzi, è l'effetto Carrisi. Anche quando gli incastri sono prevedibili e i colpi di scena non sono da cardiopalma, i dettagli riescono sempre a fare la differenza: una bambina che si fa chiamare coi nomi delle principesse delle fiabe, una campanella legata alla caviglia per sapere sempre dove si trova, l'acqua della dimenticanza per cancellare i brutti ricordi in modo che possa essere felice, perché con un figlio puoi permetterti qualsiasi egoismo, basta che lo chiami amore.
Una volta terminato un libro di Carrisi non è facile iniziarne un altro. Lui ha anche questo potere, può farti uscire dal blocco del lettore e ributtarti a ruota nel buco nero in cui ti trovavi. E mi piace questa cosa. Amo farmi soggiogare, amo il tipo di intrattenimento che mi regala, il suo non essere banale, il suo fare fiction, ma raccontando anche delle dure verità.
Quindi applausi. Perché il Carrisi che mi tiene in pugno è tornato. Ma probabilmente non se n'era mai andato.

Nota bene: non so quanto le tecniche di ipnosi raccontate nel romanzo siano veritiere e efficaci, io prendo tutto come un espediente narrativo strettamente funzionale alla trama e non entro nel merito in quanto non ho i mezzi per farlo.


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20 dicembre 2019

La Casa delle Voci di Donato Carrisi - SEZIONE SPOILER

Hai letto La Casa delle Voci di Donato Carrisi
e vuoi discutere del finale?
Direi che sei nel posto giusto!


S P O I L E R La Casa delle Voci



ATTENZIONE!!!
I COMMENTI CONTENGONO SPOILER!

4 dicembre 2019

Recensione, TRAME LIBERE di Eleonora Antonioni

Lettori buonasera, oggi vi porto la recensione di un romanzo grafico che uscirà proprio domani, si tratta di una biografia e senza troppi salamelecchi vi lascio sibito alla recensione, anche perché la giornata di oggi mi ha devastata! Sono cotta. Corro in branda a rilassarmi con un buon libro. A presto e buona lettura <3

Trame Libere, cinque storie su Lee Miller di Eleonora Antonioni

| Sinnos, 05/12/2019 | pag. 147 |

Una donna dai mille talenti. Tra arte, moda e impegno civile, la storia ricchissima e complessa di Lee Miller, donna multiforme e spiazzante, mai soddisfatta, sempre in cerca di qualcosa di nuovo. Prima modella, poi artista d’avanguardia, fotografa di guerra, giornalista, cuoca perfino… Ma senza avere mai paura di confrontarsi con la grande Storia.
Voto:

Sapete bene quanto io ami le biografie a fumetti, soprattutto se mi permettono di scoprire la vita di personaggi a me poco noti e non avete idea di quanto mi senta ignorante e felice nel momento in cui mi capitano tra le mani simili gioielli. Se poi durante e a fine lettura mi ritrovo a navigare in internet alla ricerca di foto e approfondimenti, allora è fatta, significa che il libro ha sortito l'effetto sperato. Ed è quello che è successo leggendo Trame Libere di Eleonora Antonioni la quale, attraverso cinque momenti fondamentali della vita di Lee Miller, ci racconta di una donna straordinaria che non si è mai fermata, reinventandosi continuamente.

Lee (Elizabeth alla nascita) Miller è stato uno spirito libero, inquieto, bisognosa di continui stimoli e verità. Sicuramente la violenza domestica subita da bambina ha contribuito a forgiare un carattere già di per sé forte, è cresciuta senza un solo "no" (le si poteva negare qualcosa quando le era stato portato via tutto?) ma non si è mai arresa, sapendo fare spesso di necessità virtù.
Negli anni Venti ha sfruttato l'occasione di diventare modella per entrare nei salotti dell'alta società, per conoscere persone influenti e imparare dalla gente quello che nessun tipo di scuola avrebbe mai potuto insegnarle. Quando uno scandalo pubblicitario ha messo fine alla sua carriera ha capito che era ora di mettersi dall'altra parte dell'obiettivo e da apprendista fotografa si è trasformata nel giro di pochi anni in abile reporter. Le sue istantanee di guerra hanno fatto il giro del mondo, Lee ha testimoniato gli orrori più indicibili e non ha mai mancato di lanciare messaggi universali, come quando si fece fotografare nella vasca da bagno di Hitler dopo la sua caduta nel 1945. Lavare gli orrori dei campi di concentramento nel bagno dell'uomo che ne fu l'artefice. Un vero e proprio atto di purificazione. 

 

Afflitta da grandi momenti di euforia che si alternavano ad altri di infinita apatia, Lee viaggiava per scappare dai suoi demoni. Parigi, Londra, New York, il Cairo. Una donna che non ho potuto fare a meno di ammirare, passionale, irraggiungibile, libera ed emancipata, nel lavoro come in amore.
È stata amica di Picasso, ha immortalato dive come Colette e Marlene Dietrich e se penso che a Bologna, a Palazzo Pallavicini, questa primavera, c'è stata una retrospettiva dedicata a lei mi mangio le mani per essermela fatta scappare!
Sono però contenta che Kate Winslet porterà sullo schermo il suo personaggio attraverso una sceneggiatura scritta proprio dal figlio di Lee,  Antony Penrose. Ecco, forse tra queste pagine mi è mancato scoprire la Miller "madre", ma magari è anche giusto così, forse quello è stato un lato della sua vita che ha voluto tenere privato, mentre tutto il resto l'ha restituito al mondo con forza e veridicità.
Davvero un bell'esordio che mi ha aperto tanti cassettini della memoria, perché quando ho iniziato la lettura pensavo di non sapere nulla di Lee Miller, invece l'avevo già incontrata. Tipo qua. In questo quadro di Picasso per cui ha posato come modella.

Lee Miller secondo Picasso
Super apprezzata anche la scelta cromatica del volume: un secco bianco e nero dominato dal giallo, il colore dell'energia, della conoscenza, ma anche dell'ansia e della tensione. Perché Lee Miller era così, solare, volitiva carismatica, ma anche fragile, incostante, annoiata. Non c'è un suo lato che non abbia capito, condiviso, amato e spero che possa essere lo stesso anche per voi. Spero che questo romanzo grafico possa essere un trampolino di lancio per approfondire la storia di una donna che ha avuto tante vite ma un solo indomito cuore.

Letture correlate


Le Vite di Lee Miller
(Archinto Editore, 2009 - pag.215 - € 35,00)
New York, 1927: giovane donna dalla bellezza classica, Lee Miller è "scoperta" da Condé Nast, compare sulla copertina di "Vogue" e viene immortalata dai più grandi fotografi del tempo, tra cui Steichen, Hoyningen-Huene e Horst. Parigi, 1928: amica di Eluard e di Picasso, allieva e compagna di Man Ray, inventa con lui la tecnica della solarizzazione, diventa una brillante fotografa e interpreta il ruolo della statua in "Le Sang d'un poète" di Jean Cocteau. Europa, 1944-1945: corrispondente di guerra, è l'unica donna al seguito delle truppe alleate, dalle coste della Normandia ai campi di sterminio, al "nido dell'aquila" di Adolf Hitler in Baviera. Le sue fotografie di Dachau sconvolgono il mondo intero. Queste sono solo tre delle molteplici "vite" di Lee Miller, raccontate dal figlio Antony, nato dalla sua unione con il pittore surrealista Roland Penrose. Di questa eroina sorprendente quanto bella e intrepida, il fotografo David Scherman diceva che "ha incarnato quant'altre mai la nuova donna della metà del Novecento". Arricchito da oltre centocinquanta fotografie in duotone - tra cui anche alcuni ritratti firmati dai più grandi fotografi - il libro ripercorre l'esistenza di quella che fu per certo una delle donne più straordinarie del suo tempo.


Il Bambino che morse Picasso
(Gallucci Editore, 2012 - pag. 47)
Da bambino Tony ha avuto un amico molto speciale: si chiamava Pablo Picasso ed era un artista famoso in tutto il mondo. Ora che è diventato grande, Antony condivide con te il ricordo del suo straordinario compagno di giochi.
Il libro raccoglie 65 splendide immagini, che comprendono opere di Picasso, foto scattate dalla mamma di Tony (la fotografa Lee Miller) e disegni.
Con 22 illustrazioni a colori e 43 in bianco e nero.

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25 novembre 2019

Recensione, THE MONEYMAN, la Vera Storia del Fratello di Walt Disney

Iniziare il lunedì con una recensione a tre stelle quando pensavi che il  libro in questione se ne potesse meritare quattro (se non quasi cinque). Bene, ma non benissimo.

The Moneyman, la vera storia del fratello di Walt Disney

| Tunué, 11/2016 | pag. 173 |

"Ci stiamo accollando noi tutto il rischio, quindi se andasse a finir male potremmo trovarci ancora a vivere con voi, nella vostra bella casa spaziosa. Tienimi da parte il salotto, ok? Ma in fin dei conti ho la certezza che Walt possa mettere insieme un buon lungometraggio, e che quando uscirà nei cinema farà davvero un bel po' di soldi." (Lettera di Roy O. Disney a suo padre, all'inizio della produzione di Biancaneve, 1937)
Voto:

Tutti conosciamo Walt Disney, in pochi sappiamo che dietro al suo estro creativo c'era il fratello Roy, colui che non sapeva disegnare, ma era abilissimo nel tenere i conti, stringere i cordoni della borsa e trovare tutti gli escamotage possibili per evitare che il filo sottile che legava il rischio calcolato al fallimento si spezzasse.
La Disney ha navigato in cattive acque per anni e anni, i debiti che aveva con la Banca d'America sembravano aumentare sempre di più, ma se qualcuno ha detto "se puoi sognarlo, puoi farlo", un motivo ci sarà...

Quella di Alessio De Santa è una biografia decisamente interessante che mi ha fatto scoprire l'altro lato del patinato mondo Disney, quello fatto non solo di successi, ma anche (e soprattutto!) di incertezze e delusioni.
Roy e Walt non potevano essere più diversi; uno pratico e razionale, l'altro costantemente pervaso da una divorante furia creativa, incosciente, ambizioso e istintivo. Pagina dopo pagina assistiamo alla nascita dei primi cortometraggi e viviamo il grande successo di Biancaneve e i Sette Nani i cui introiti furono poi male investiti in Pinocchio e in Fantasia, due veri e propri flop al botteghino.
Intanto, a fare da sfondo, due guerre mondiali, la grande depressione, le rivalità aziendali e il bisogno impellente di Walt di stare sempre al passo coi tempi.

The Moneyman racconta senza ombra di dubbio la nascita e la realizzazione di un sogno, ma - e qui scatta quel tipo di critica che non avrei mai voluto fare - a tratti risulta troppo didascalico. Insomma, stiamo parlando della Disney! Onestamente mi aspettavo qualcosa di più immaginifico, in costante bilico tra realtà e fantasia, non un preciso excursus simil-wikipedia. Per quanto graficamente sia in perfetto stile disneyano io tra queste pagine ho appreso una serie di informazioni (alcune decisamente curiose), ma non mi sono particolarmente emozionata. E ci sono rimasta male, perché era un tipo di rischio che non avevo calcolato in quanto presumibilmente lontanissimo dalla realtà.
Tra l'altro non mi è piaciuto nemmeno l'espediente narrativo. Roy, alla vigilia dell'inaugurazione di Magic Kingdom, incontra una fan e le racconta (non si sa bene per quale motivo!) tutta la storia sua e del fratello in un grande flashback. Flashback totalmente inutile e poco funzionale allo svolgersi degli eventi, ma vabbe', non è questo il punto... il punto è che ci sono storie da cui mi aspetto "fatti" e storie da cui mi aspetto "cuore".

Mi dispiace muovere tutte queste critiche, mi dispiace smontare un grandissimo lavoro di squadra che a parte De Santa vede all'opera sceneggiatori e illustratori come Filippo Zambello, Lorenzo Magalotti, Giulia Priori, Lavinia Pressato, ma - e sicuramente è stato un mio limite - avrei voluto vivere il tutto come un grande e immortale sogno capace di farmi tornare bambina.


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30 ottobre 2019

Recensione, LA DOTTRINA DEL MALE di Alessandro Berselli

Lettori buongiorno, oggi si chiude il mese del Book Bloggers Blabbering e si chiude con uno degli autori italiani di punta della casa editrice: il nostro caro Alessandro Berselli.

 La Dottrina del Male di Alessandro Berselli

| Elliot, 2019 | pag. 150 |

Ivan Cataldo è uno spin doctor, un guru della comunicazione politica seducente e carismatico, con un matrimonio appagante e un’invidiabile posizione socioeconomica. Le sue certezze professionali e affettive cominciano a sgretolarsi nel momento in cui alla MindFactory, l’agenzia della quale è amministratore delegato, si presenta il portavoce di una misteriosa organizzazione che si dichiara in grado di vincere le elezioni in tutti gli Stati nevralgici, Italia compresa, per creare un nuovo ordine mondiale. Chiamato a seguirne la campagna mediatica, Cataldo è dapprima riluttante ma poi, affascinato dal loro manifesto di partito, decide di accettare l’incarico. Sarà il più grande errore della sua vita. Noir distopico e intimista, La dottrina del male riflette sugli inquietanti scenari di dominio all’orizzonte e ne indaga le ripercussioni psicologiche, domandandosi a quale prezzo siamo disposti a vendere la nostra integrità.
Berselli, come Morozzi, è il mio faro nella nebbia. Quando sono persa, quando non so dove andare, lui mi indica la strada e per chiudere il mese del Book Bloggers Blabbering di ottobre, dedicato alla casa editrice Elliot, non potevo scegliere altro che il suo ultimo romanzo, La Dottrina del Male.

Ancora una volta l'autore bolognese affronta un tema a lui caro: quello della caduta negli inferi dei suoi protagonisti.
Dopo la viziata e annoiata Ludovica de Le Siamesi e l'insoddisfatto Claudio Roveri di Non Fare la Cosa Giusta, siori e siore, ecco a voi Ivan Cataldo, guru della comunicazione, abilissimo nel vendere servizi alla categoria più odiata del mondo: quella politica.
Ed è la politica il fil rouge che tiene insieme i vari pezzi della storia, una politica che non ha un vero e proprio credo e non si basa sull'abilità oratoria degli esponenti di partito, ma punta tutto sulla seduzione.
Quella che subirà Ivan Cataldo sarà una sorta di anestesia emotiva. Lui che aveva tutto, una moglie innamorata, una figlia in gamba e un'altra in arrivo, si troverà genuflesso ai piedi di un perverso vangelo e diventerà un devoto praticante di una religione che promette successo e potere... ma in cambio di cosa? Be', come in ogni patto con il diavolo che si rispetti, la merce di scambio è sempre una sola: la propria anima.
La morale è semplice. Non siamo bianchi e non siamo neri. Non siamo buoni e non siamo cattivi. Siamo solo poveri uomini in balia delle tentazioni. A volte virtuosi e a volte no. Che cercano di fare del loro meglio, ma che il più delle volte si trovano a scegliere il loro peggio.
Dopo un inizio non particolarmente travolgente ma, mea culpa, la sola parola "politica" mi fa sbadigliare e alzare gli occhi al cielo, impariamo a conoscere quest'uomo che tra festini di dubbia morale, morti improvvise e taciti ricatti, si ritrova a sovvertire l'ordine dei suoi valori quasi senza rendersene conto, anteponendo il successo e il denaro alle proprie convinzioni.
Ivan impara a simulare indifferenza, mente a se stesso, mente alla sua famiglia e si trasforma in una maschera di imperturbabile e finta onestà. Vendere un'illusione, in un paese di grande disaffezione generale, sembra la cosa più normale del mondo, ma varrà il prezzo pagato?

Visionario, in parte lungimirante e come al solito cattivo, La Dottrina del Male si conferma un buon titolo, ma non il migliore di Alessandro Berselli. Manca a mio avviso un background  un po' più solido e un finale - perché lui è bravissimo negli epiloghi malefici - ancora più d'effetto (almeno rispetto a quelli a cui ci aveva abituati).
Resto però in trepidante attesa di una sua nuova fatica in cui poter esplorare i contorti labirinti della mente umana. Sempre senza sconti. Sempre senza pietà per nessuno 8)

25 ottobre 2019

Recensione, SECONDS di Brian Lee O'Malley

Ragazzi, finalmente è venerdì! Gioia e gaudio. E quale modo miglior per festeggiare l'arrivo del weekend se non consigliando un fumetto stra-super-mega carino?

SECONDS di Brian Lee O'Malley

| Rizzoli Lizard | pag. 336 |

Katie fa la chef: da qualche anno dirige la cucina di un ristorantino chiamato Seconds, ma lavora duro per aprire un locale tutto suo in un vecchio edificio lungo il fiume, nel quale ripone tutte le proprie speranze di successo. Tra lo stress, le preoccupazioni, la mancanza di soldi e un ex fidanzato che le ha spezzato il cuore, la sua non sembra proprio essere la vita che ha sempre sognato: ha 29 anni e la sensazione di non avere più il controllo su niente. Ma grazie all'incontro sovrannaturale con il curioso "spirito della casa" di Seconds Katie scopre un modo inaspettato di "correggere" il passato e rimediare ai propri errori. Una scappatoia fin troppo facile, che metterà a rischio la sua stessa esistenza e quella di tutto il mondo da lei conosciuto.
Voto:

Seconds mi è piaciuto da subito. Mi è piaciuto il modo scanzonato, leggero e surreale con cui Brian Lee O'Malley ha raccontato una storia capace di porre gli accenti su questioni profonde come il nostro essere vulnerabili davanti alle difficoltà. Siamo soliti dire che gli errori ci hanno reso quello che siamo, ma cosa faremmo se avessimo la possibilità concreta di porvi rimedio? Torneremmo indietro?
Katie ha ventinove anni e un sogno nel cassetto: avere un ristorante tutto suo. Trova l'edificio "giusto", lo compra, continua a gestire la cucina del Seconds, ma i lavori i lavori accavallano, le spese aumentano, e poi ha una tresca con il cuoco, ma il suo ex continua a farle battere il cuore... un casino insomma. Finché non incontra lo spirito della casa e scopre dei magici funghi allucinogeni che forse potrebbero rimettere in asse la sua vita. Basta mangiarne uno, scrivere su un blocco cosa non andava fatto e poi dormire! Il giorno dopo, come per magia, tutto sarà diverso! In meglio? All'inizio sì. Poi a Katie la situazione sfugge letteralmente di mano e allora sì che sarà un vero e proprio casino...


Allegro, coloratissimo, pieno di ironia (geniali gli scambi di battuta tra Katie e il narratore!), ma anche avvincente e riflessivo, Seconds a prima vista potrebbe far pensare a una cosa, ma leggendolo ne viene rivelata un'altra. I disegni stilizzati, i colori sgargianti e l'effetto un po' manga che rimanda ai fumetti per ragazzi convivono in modo adorabilmente perfetto con una storia matura che mi sento assolutamente di consigliare.
A prima vista avrei detto "no". Poi l'ho letto ed è "assolutamente sì". Grande O'Malley.

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21 ottobre 2019

Recensione, BED TIME di Alberto Marini

Lettori buongiorno, oggi recensione dell'ennesimo libro che vi ho spammato su Instagram! Se amate le storie malate, eccone una. Tutta per voi 8)

Bed Time di Alberto Marini

| Mondadori, 2012 | pag. 310 |


[La trama vi consiglio di non leggerla. Ci sono troppi dettagli.]
Cillian lavora come portiere in un elegante condominio dell'Upper East Side a New York. All'apparenza è un uomo mite, servizievole, sempre pronto a dare una mano, un punto di riferimento per gli abitanti del palazzo, le cui vite, giorno dopo giorno, scorrono davanti a lui. L'insospettabile Cillian, però, nasconde un segreto terribile: fin dall'adolescenza è ossessionato dall'idea del suicidio ed è incapace di essere felice. Per questo la sua sola ragione di vita è impedire che gli altri lo siano, facendo loro del male e vedendoli soffrire.
Sono tanti i condomini che più o meno consapevolmente subiscono le conseguenze della sua invidia e della sua volontà distruttiva. Meticoloso fino alla paranoia, Cillian segna sul taccuino le abitudini e le caratteristiche di ognuno per potergli procurare il massimo disagio: ruba la posta, lascia morire le piante che gli vengono affidate e provoca danni di ogni genere all'interno degli appartamenti. Ma è Clara, una ragazza giovane e solare, la cui gentilezza e allegria lo disturbano profondamente, a diventare la sua vittima per eccellenza. La passione morbosa che Cillian nutre per lei cresce sempre di più, insieme all'accanimento persecutorio, fino a quando la sua follia strisciante si trasforma in rabbia cupa e sadica che esploderà con una violenza spaventosa.
Bed Time è un thriller psicologico che proietta il lettore in un universo claustrofobico ma ipnotico dove nulla è come sembra e in cui svetta la figura mostruosa del protagonista, moderna incarnazione di un male che si nasconde nel luogo che si è sempre ritenuto il rifugio più sicuro: la propria casa.
Voto:

Capita che in certi momenti della vita servano libri cattivi in grado di compiere una sorta di esorcismo, altrimenti quello cattivo diventerai tu; in un periodo in cui avrei voluto cavare gli occhi a un numero imprecisato di persone e gettare alle ortiche anni di self control, Bed Time mi è venuto in soccorso.
Alberto Marini, di origini italiane, ma spagnolo d'adozione, ha scritto un libro (e parallelamente la sceneggiatura dell'omonimo film) sul male che, diciamolo, mi ha fatto un sacco di bene.
Siamo a New York, nella ricca zona dell'Upper East Side, e Cillian, il nostro protagonista, fa il portiere in un lussuoso condominio.
Vita semplice direte voi, invece no, perché Cillian, per vivere, ha bisogno di provocare la sofferenza altrui. È il dolore del prossimo che da ossigeno al suo respiro.
Cillian conosce i segreti di tutti i condomini, ha le chiavi dei loro appartamenti, conquista la loro fiducia poi, nel momento stesso in cui abbassano la guardia, li attacca, li colpisce nei punti più deboli.
Non risparmia nessuno, in modo subdolo e sottile sa come ferire, ma al momento la sua preda preferita è Clara, la bella rossa dell'8A, a cui riserva un trattamento molto, molto speciale...
Per la giovane condòmina nutre un'insana ossessione, un'odio che soffoca a stento per poi liberarlo nelle ore notturne, un'odio che non si placherà finché non le avrà cancellato dalla faccia quello stramaledettissimo sorriso che regala a tutti con candore e gentilezza. Clara deve soffrire. Non può essere altrimenti. O Cillian non avrà più un motivo per vivere.
Il ricordo della felicità non è più felicità.
Il ricordo del dolore è ancora dolore.
Bed Time è un gioiellino di perversione e sadismo, una storia ansiogena che sfiora i confini del genere horror senza essere splatter o paranormale. Peccato che sia fuori catalogo, ma in molti store online è disponibile tra i remainders al 65% e il mio consiglio è di non farvelo scappare soprattutto se amate il genere.
Personalmente l'ho adorato, pur essendo un "semplice" romanzo di (in)sano intrattenimento, pur non ambendo a diventare il libro nero del secolo, il suo sporchissimo lavoro lo fa egregiamente. E se abitate in un condominio, se avete un portiere, dopo Bed Time desidererete solo traslocare.

P.S. Avevi ragione Michele, i libri così sono roba nostra.

Trailer Film



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17 ottobre 2019

Recensione, IL MANOSCRITTO di Franck Thilliez

Lettori, buonasera, oggi vi lascio la recensione di un thriller che mi è piaciuto veramente molto, anzi, più ci penso e più lo amo! È pieno di enigmi, è super cervellotico, ma è anche geniale. Peccato che non sia di immediata comprensione e questo potrebbe essere un pregio da una parte (perché stuzzica l'ingegno), ma anche un difetto dall'altra (perché genera frustrazione).
Se amate le sfide però, non potete farvelo scappare!

Il Manoscritto di Franck Thilliez

| Fazi, 2019 | pag. 478 |

Léane Morgan è considerata la regina del thriller, ma firma i suoi libri con uno pseudonimo per preservare la propria vita privata, che ha subito un profondo sconvolgimento: sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, pur non essendo mai stato ritrovato il corpo della ragazza. Dopo la tragedia, del suo matrimonio con Jullian non è rimasto che un luogo, la solitaria villa sul mare nel Nord della Francia che Léane ha ormai abbandonato da tempo; ma quando il marito viene brutalmente aggredito subendo una perdita di memoria, lei si vede costretta a tornare in quella casa, carica di ricordi dolorosi e, adesso, di inquietanti interrogativi: cosa aveva scoperto Jullian, perso dietro alla ricerca ossessiva della verità sulla scomparsa della figlia? Intanto, nei dintorni di Grenoble, viene ritrovato un cadavere senza volto nel bagagliaio di una macchina rubata: potrebbe forse trattarsi di un'altra vittima del presunto assassino di Sarah. Le intuizioni del poliziotto Vic, dotato di una memoria prodigiosa, permetteranno di incastrare alcuni tasselli del puzzle, ma altri spaventosi elementi arriveranno a confondere ogni ipotesi su una verità che diventa sempre più distante, frammentaria e, inevitabilmente, terribile.
Voto:
Un romanzo è un gioco di illusioni, tutto è vero quanto è falso, e la storia inizia a esistere solo nel momento in cui voi la leggete.
Ho il cervello che mi fuma. Esco dalla lettura del Manoscritto e vedo enigmi ovunque, anche forse dove non ci sono. Non appena ho iniziato il romanzo ho attivato il mio personalissimo radar investigativo per poi disattivarlo e farmi trascinare dalla lettura, ma inevitabilmente, alla fine, ho dovuto rimetterlo in funzione.
Che dire. Criptico, labirintico, contorto, un vero gioco di specchi. 
Un libro, nel libro, nel libro. Autori che scrivono di altri autori e che si sono a loro volta ispirati ai grandi nomi del panorama "giallo" con tanto di riferimenti paralleli a Misery di Stephen King, ma soprattutto ai vari Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle.
Un metaromanzo al cubo. Un'equazione matematica piena di incognite. E adesso che ho sfogliato l'ultima pagina devo spegnere l'incendio che ho in testa, perché davvero, tante cose quadrano, alcune secondo me non del tutto, ma so che ci sono dei tasselli che ancora devo mettere al posto giusto in questo immenso puzzle tridimensionale (se qualcuno ha bisogno di aiuto c'è la sezione spoiler!).

Provo a riassumere la trama a grandi linee.
Nella prefazione (da leggere con estrema attenzione!) ci viene detto che Caleb Traskman, noto autore di thriller, ha lasciato incompiuto un romanzo a dieci pagine dalla fine e che il figlio, J.L. Traskman, l'ha portato a termine perché, grazie agli indizi disseminati dal genitore, la soluzione era a portata di mano. Bastava trovarla.
Quello che noi leggeremo è, per l'appunto, Il Manoscritto di Caleb Traskman, la storia di una famiglia andata in pezzi nel momento in cui la figlia viene rapita e di lei si perdono le tracce. Le vicende si svolgono quattro anni dopo la scomparsa di Sarah: la madre, Leane Morgan, si è buttata a capofitto nel lavoro e ha appena pubblicato il suo ultimo romanzo (che - indovinate un po'? - si intitola Il Manoscritto e parla di un'autrice che... vabbe', non ve lo dico, sorpresa!) mentre il padre, Jullian Morgan, non ha mai trovato pace e sopravvive dedicandosi alla ricerca spasmodica di un solo indizio che possa portarlo a scoprire la verità sulla morte della figlia: per tutti, Sarah, è una delle vittime di Andy Jeanson, il killer soprannominato "il Viaggiatore", nonostante del suo corpo non ci siano tracce. Intanto, dentro al cofano di un'automobile, viene ritrovato il cadavere di una donna e Vic Altran, poliziotto della sezione Omicidi di Grenoble, inizia a indagare...

Ecco, direi che non serve sapere altro, probabilmente creerei della confusione inutile e non ha molto senso, spiegarlo è più complicato che leggerlo, quindi preparatevi a essere catapultati in una vicenda torbida fatta di continui incastri in cui a muoversi sulla scena saranno personaggi dotati di ipermnesia, amnesia, criptomnesia. La memoria gioca un ruolo fondamentale, non c'è ombra di dubbio, ma la lettura non presenta intoppi, anzi, è fluida, veloce, avvincente, cruda. E Thilliez, non ci risparmia nulla. Teste mozzate, gente senza faccia, cadaveri mutilati, dark web, colpi di scena a ripetizione.
La struttura a incastro, in cui una serie di sottotrame ne vanno a creare una unica più grande, mi ha ricordato quella del Suggeritore di Donato Carrisi (romanzo top!), ma l'autore in questo caso si diverte a giocare con il lettore, riempe il libro di indizi per poi  lasciarci attoniti di fronte a un finale a dir poco criptico. Ma il bello è proprio qui. Il romanzo si rivela sì ingarbugliato, ma anche estremamente stimolante nel suo essere apparentemente illogico!
«Sai cos’è la misdirection?».«Una tecnica illusionista che consiste nel focalizzare l’attenzione del pubblico su un punto preciso mentre si svolge un’altra azione.»
Capite? Il Manoscritto è un grande misdirection.
Nonostante ci siano degli apparenti depistaggi, nonostante un lettore di gialli sia portato a non prendere per oro colato tutto quello che legge (il narratore se è affidabile o meno spesso lo si scopre solo alla fine), Thilliez ce la fa sotto il naso e il mio consiglio è quello di non farvi troppe domande. Leggete bene la prefazione però. Poi leggete attentamente l'ultima frase del libro. E non fermatevi qui, perché il bello viene adesso. Perché il romanzo di Thilliez comincia a pagina 7.

Che dire quindi... un thriller di grandissimo intrattenimento, peccato che il meccanismo non sia proprio così evidente, peccato manchino delle istruzioni per l'uso, ma per l'autore scrivere è come giocare una partita a scacchi ed evidentemente punta a vincere. Ma io sono un osso duro. E lo ammetto, non è stato facile sbrogliare la matassa, pensavo che Sebastian Fitzek mi bruciasse i neuroni, ma qui siamo stati a un passo dall'armageddon. Però ne è valsa la pena: per le atmosfere macabre, per le scene splatter, per la tensione che si crea, per i personaggi tormentati e ovviamente per il gioco di specchi. Davvero wow, un titolo a dir poco  le-ta-le.

N.B. Le parole sottolineate… non sono sottolineate a caso xD

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