30 giugno 2017

Wish List #5

Buongiorno lettori,
oggi vi riporto di nuovo all'interno della mia wish list. L'ultima volta di avevo parlato di libri per ragazzi (QUI) e siccome quei titoli li ho recuperati quasi tutti ho pensato bene di riaggiornare un po' la situazione.
Come sempre se avete dei libri da consigliarmi fatelo senza ritegno che poi vi mando il conto a casa.

 

Da uno a dieci quanto sono superficiale se vi dico che vorrei tutti i libri Mondadori Oscar Junior solo per le copertine? Lo so. Dieci. Sono però fermamente convinta che sia La Stanza 13 che La Casa dei Cani Fantasma siano due titoli di tutto rispetto.
Mi frena solo che l'età consigliata sia dagli 11 anni, perché di solito (ma non sempre) il salto qualitativo c'è dai 13 anni in su, ma  il romanzo di Swindells è un caposaldo della letteratura horror per ragazzi, quindi prima o poi cederò al suo fascino. La storia se ho capito bene è incentrata sulla presenza di un vampiro in un albergo che ospiterà una scolaresca in gita.
Il romanzo di Stratton invece è più un thriller che porterà alla luce i misteri che circondano la vita del giovane Cameron che fugge insieme alla madre dalle violenze del padre.

  

Adoravo la collana Giunti Y. Piccoli gioiellini rilegati, copertine in perfetta linea coi contenuti e storie davvero originali e fuori dai soliti schemi. A proposito. Datemi l'ultimo libro di Jenna Fox e nessuno si farà del male. Qui e qui trovate le recensioni dei primi due romanzi di Mary E. Pearson. Niente di stravolgente a livello stilistico, lo ammetto, ma la storia mi era piaciuta ed ero curiosa di sapere come sarebbe finita. Invece sono qui. Sulla riva del fiume che attendo.

... e questa sarà la mia fine.
Ma torniamo a noi. C'è ancora un titolo che voglio di quella collana, ed è Luna di Julie Anne Peters. Dopo aver letto L'Arte di Essere Normale e Aristotele e Dante Scoprono i Segreti dell'Universo voglio un altro romanzo #LGBT e Michele mi ha assicurato che questo mi piacerà. Miche', altrimenti, sarà tutta colpa tua!
Poi a Mare di libri si è parlato di un altro titolo durante l'intervista con Lisa Williamson, ovvero George di Alex Gino, a loro avviso l'unico altro romanzo transgender arrivato in Italia (sbagliato invece xD). Ovviamente è finito in wish list anche lui!



Entrando in territori decisamente più soft Il Pesce Rosso Numero 14 di Jennifer L. Holm mi fa troppa simpatia. Parla di Ellie che un giorno incontra Melvin, un ragazzino saccente e testardo che scoprirà essere suo nonno ringiovanito grazie a una magica pozione!
Di Cuori di Carta leggete la trama invece. Non mi sono mai soffermata troppo su questo libro, invece sembra bellissimo. Un ragazzo e una ragazza che si scambiano continui messaggi senza sapere le loro identità. Una scuola che forse è un istituto, o un riformatorio. Una pillola che cancella i loro ricordi. Un romanzo in cui la verità non sembra assolutamente essere a portata di mano. A me sa un po' di distopia, o comunque di mistery, quindi #voglio.

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Bene, per oggi è tutto,
e se avete titoli da consigliarmi,
la mia wish list pretende di essere infinita.
#sapevatelo 

27 giugno 2017

Recensione, LE ROSE DI SHELL di Siobhan Dowd

Lettori, meglio tardi che mai... si dice così vero? Avevo questa recensione al caldo da settimane, e nonostante non mi convincesse al 100% mi sono decisa comunque a pubblicarla.
Ho letto Le Rose di Shell al momento giusto, sappiate solo che bramavo i miei 40 minuti di corriera (80 tra andata e ritorno casa/lavoro), in cui potevo catapultarmi tra le pagine del libro. La sensazione più bella del mondo, essere strappata dalla realtà e buttata in un'altra. Il romanzo è molto diverso dai tanti young adult che si vedono in giro, a mio avviso è il classico titolo che sfonda ogni barriera di target e genere ed entra prepotentemente nel cuore di un lettore.

Le Rose di Shell di Siobhan Dowd

| Uovonero, 2016 | pag. 302 | € 14,00 |

Dopo la morte di sua madre la vita di Shell Talent è diventata difficile. Suo padre ha abbandonato il lavoro e si è rifugiato nella religione e nell'alcool, lasciando a lei il compito di prendersi cura di suo fratello e di sua sorella. Quando può, Shell passa il tempo con Bridie, la sua migliore amica, e con l'affascinante e seduttivo Declan, con cui condivide sigarette e battute irriverenti. Shell è attratta dalla gentilezza di Padre Rose, un giovane prete, ma si troverà presto al centro di un grosso scandalo che scuoterà dalle fondamenta il piccolo villaggio irlandese dove vive.
Voto:

Dopo aver finito Il Mistero del London Eye la mente mi diceva di cambiare genere, di leggere altro, come di solito mi impongo di fare, ma mi è stato impossibile, il cuore gridava "Siobhan Dowd" e così, alla faccia delle regole che in fondo sono fatte per essere infrante, ho iniziato Le Rose di Shell, un romanzo che non solo ha confermato le doti di questa stupenda autrice, ma che me l'ha fatta amare sotto ogni punto di vista per la sua immensa versatilità.
Se con Il Mistero del London Eye aveva saputo trattare con grandissima ironia una malattia delicata come la sindrome di Asperger mettendo gli accenti sui punti di forza piuttosto che su quelli deboli, con Le Rose di Shell ci trasporta nell'Irlanda degli anni Ottanta, tra superstizioni, ipocrisie e magia.
Nella mente di Shell, Gesù era sceso dalla croce e se n’era andato al bar più vicino. La faccia della mamma di Shell si era accartocciata, come quella di un bambino che sta per scoppiare a piangere. Poi era morta. Gesù si era scolato il suo bicchiere di birra ed era uscito definitivamente dalla vita di Shell.
Michelle Talent, detta Shell, ha smesso di credere in Dio nel preciso istante in cui sua madre è morta. Lei, a soli quindici anni, si ritrova a vivere con un padre che, al contrario, alla Chiesa, si avvicina in un modo davvero insolito; la domenica indossa i panni del profeta, sale sul pulpito, e legge con fin troppo ardore le sacre scritture; negli altri giorni abbraccia onorevoli cause benefiche raccogliendo cospicue offerte tra i fedeli e trattenendosene una generosa parte. Shell lo odia. Odia il suo odore, un misto di wisky e sudore, odia quando la costringe, insieme ai fratelli, a recitare le decine del rosario, odia quando la mattina li manda a raccogliere i sassi nel campo dietro casa, per chissà quale motivo. Shell odia così tanto non essere amata che trova rifugio tra le braccia di Declan, un chierichetto votato alla fede solo per il vino che si scola in sagrestia. Si incontrano il giovedì, si sdraiano nudi nei campi dei Duggan e non si promettono un bel niente.
La vita di Shell si snocciola così. Tra la scuola, la spesa, i doveri di casa, i fratelli che solo lei protegge come meglio può. In un paese retrogrado e bigotto, in cui ognuno coltiva il suo piccolo orto senza smettere di sbirciare in quello altrui, l'arrivo di Padre Rose, giovane, gentile e pieno di buoni propositi, è sinonimo di luce e speranza nel cuore di una ragazzina che nonostante i pochi sogni e la tanta rassegnazione, ha mantenuto un'anima sensibile che pulsa di vita e possibilità.
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23 giugno 2017

Recensione + Regalo, ABSENCE il gioco dei quattro di Chiara Panzuti

Buongiorno! Oggi recensione + regalo. Come capirete dalle mie impressioni, Absence non mi ha fatto impazzire, ma spero trovi una casa migliore della mia e faccia sognare un lettore che non sono io.

Absence, il gioco dei quattro di Chiara Panzuti

| Fazi, 2017 | pag. 335 | € 15,00 | trilogia #1 |


Voto:
 

Alcuni casi editoriali sono frutto del passaparola tra i lettori, altri invece sono costruiti a tavolino. Marketing, pubblicità di ogni tipo, condivisione sui social, insomma per promuovere un libro, oggi come oggi, i mezzi non mancano di certo, il problema è capire quando ne vale la pena e quando invece è meglio lasciar perdere.
Generalmente io tendo a far calmare le acque. Mi fido poco della gente che conosco figuriamoci di quella che non ho mai visto in faccia. E onestamente di casi editoriali che si sono rivelati tanto fumo e niente arrosto ne ho letti fin troppi a partire da Cinquanta Sfumature di Grigio, fino ad arrivare a La Ragazza del Treno. Per questo mi piace andarci cauta... spesso, ma non sempre. Sono una lettrice, sono femmina, discendo dalla scimmia e quindi perdonatemi se a volte cedo alla curiosità.
Absence, il Gioco dei Quattro, è un po' il fenomeno del momento.
Ad oggi su Amazon ci sono 27 recensioni, ma pochissime risultano come "acquisto verificato". Cosa vuol dire? Che chi ha commentato sono perlopiù blogger. E va benissimo, ci mancherebbe, ma quando dico che fatico a fidarmi è per questo motivo. O io non capisco un tubo (e può essere), o i miei gusti sono proprio diversi dalla massa. Eppure è un periodo in cui ho puntato tanto sulla narrativa per ragazzi, quindi mi sono approcciata al romanzo d'esordio di Chiara Panzuti senza alcun pregiudizio. Anzi. Mi aspettavo davvero la lettura originale che in tanti mi avevano assicurato.
Devo però dire che non è il classico romanzo facile da demolire. Non siamo a livelli di certi titoli che sfiorano il ridicolo, sia chiaro. L'autrice ha padronanza di linguaggio, l'introspezione dei personaggi è curata, e le buone intenzioni ci sono tutte, peccato che manchino i mezzi per realizzarle a dovere.
Intanto due parole sulla trama.
Absence, in breve, parla di invisibilità. Faith, una ragazza che è vissuta di traslochi e solitudine si trova nella nuova casa di Londra, insieme alla madre incinta, quando improvvisamente scompare; non solo le persone non possono più vederla, ma non ricordano nemmeno nulla della sua esistenza. Da un momento all'altro di Faith non c'è più alcuna traccia tangibile.
Poco dopo un misterioso uomo le consegna una scatola con lenti, auricolari e guanti. In questo modo potrà vedere e sentire gli altri invisibili (perché ovviamente non è l'unica), e potrà toccare gli oggetti senza farli scomparire. Nella scatola ci sono anche delle coordinate che la porteranno insieme ad altri ragazzi in giro per il mondo alla ricerca di quella verità che potrà farli tornare visibili.

Un romanzo, quello della giovane Chiara Panzuti, che vuole puntare l'accento su quanto la vita di tutti i giorni, troppo frenetica e troppo social, ci faccia in qualche modo scomparire agli occhi delle persone. Siamo spesso invisibili, veniamo guardati, ma non osservati, nei ricordi delle persone duriamo minuti, se non secondi. Ma la storia, mentre la leggiamo, ci porta davvero verso questa riflessione? Sinceramente se non ci fossero state le elucubrazioni mentali di Faith non avrei dato troppo peso a questo piano di lettura, forse troppo complesso per liquidarlo con frasi abbastanza ovvie; lo sappiamo che la tecnologia ci fagocita quotidianamente, ma spesso i social, per i veri invisibili (perché i personaggi del libro per me non lo sono a sufficienza), sono l'unico mezzo per gridare "eccomi, ci sono anch'io".
Ma tralasciando questo punto, perché alla fine di romanzo si tratta e non di saggio, soffermiamoci sulla storia vera e propria e vediamo cosa non mi ha convinto del tutto.
- I personaggi. Partendo dalla protagonista che veste un po' i panni della ragazza della porta accanto, passando da Jared fino ad arrivare a Scott e Christabel, ahimé, nessuno di loro ha fatto breccia nel mio avvizzito cuoricino. Nonostante a volte si raccontino al lettore io sono arrivata all'ultima pagina senza conoscerli come avrei voluto. Serviva un background un po' più solido a mio avviso.
- La struttura. Allora, qui ci sarebbe un po' da dire, ma proverò a essere sintetica. Absence sembra una caccia al tesoro con un tocco di Saw e Hunger Games. Figata? No. Purtroppo, nonostante il romanzo sia scorrevole, io a tratti mi sono annoiata. Non sapendo praticamente nulla del mistero, non sapendo da cosa scappano i ragazzi, non sapendo il punto di arrivo, non ho percepito tensione. Anche gli antagonisti sono importantissimi in un romanzo del genere, ma sembrano solo degli elementi di disturbo. Per me in un romanzo dell'aspettativa bisogna crearla. Sempre. Poi l'autore è libero di demolirla o ribaltarla come gli pare, ma qualche appiglio me lo deve dare. Altrimenti io sbadiglio.
- Le ambientazioni. Faith e i suoi amici girano mezzo mondo, ma ogni posto è uguale all'altro, non ci sono suoni, colori e panorami che li differenzino. Solo il clima. O fa caldo, o fa freddo. Tanto per dirne una l'Inghilterra è identica all'Ecuador, però capisco che a livello cacofonico far girare i personaggi tra Poggibonsi e Fiorenzuola faceva la sua bella differenza.
- Il colpo di scena finale. Dov'era? Perché a me è sfuggito... Addirittura quello che viene svelato, Faith & C. l'avevano in parte già intuito, per non dire che sta pure scritto in copertina...

Absence è comunque il primo libro di una trilogia, tante sono le cose che potranno succedere e forse l'autrice sarà anche brava nel riscattarsi, al momento però questa è l'ennesima serie che mi toccherà abbandonare, sperando possa invece piacere a lettori più giovani e meno smaliziati di me. Pertanto ho pensato bene di regalarvi la mia copia!


Avete tempo fino al 30 Giungo 2017 per lasciare un semplice commento qui sotto e qualcuno di voi riceverà a casa Absence. Ai nomi che troverò qui aggiungerò quelli di facebook e instagram per cui, se vi va, seguitemi anche sui social. Se non avete un account google lasciate la vostra mail e nel caso condividiate il post, specificatelo nel commento! Good Luck, readers!





Ho sommatoLa copia di Absence sarà spedita a Ross_3193
che ha commentato su Instagram!


22 giugno 2017

Chiacchiericcio con Lorenza Ghinelli

Carissimi lettori oggi abbiamo un ospite speciale per cui mettetevi il vestitino della festa e accomodatevi!
Come vi ho già detto (QUI) ho incontrato Lorenza a Mare di Libri, abbiamo scambiato due chiacchiere e io da brava pirla avevo pure dimenticato Anche Gli Alberi Bruciano in macchina così addio autografo (ma me lo sono comunque fatto fare su un quaderno). Sapete quando si dice "breve ma intenso"? Ecco, vederla è stato così. Parlateci due minuti e vi sembrerà di conoscerla da una vita. Lorenza è solare, divertente, piena di entusiasmo e - cosa di fondamentale importanza - scrive benissimo. Così bene che il suo ultimo libro ha sbloccato anche mia mamma che da anni non riusciva a portare a termine nemmeno uno straccio di lettura.
Se ancora non la conoscere 1) rimediate 2) qui sotto trovate il nostro chiacchiericcio 8)

foto rubata dalla sua pagina Facebook

- Con Anche gli Alberi Bruciano mi hai decisamente conquistata e adesso voglio sapere tutto su questo libro. Com'è nato, in quanto tempo l'hai scritto, se ti sei ispirata a persone della tua vita...
Lorenza: “Anche gli alberi bruciano” è nato dalla necessità di affermare che, a volte, disobbedire è un valore. Nel titolo parlo di alberi, e leggendo il romanzo si comprende che gli alberi a cui mi riferisco sono quelli genealogici, “che crescono marci e divorano tutto, pure i loro stessi frutti. Ho imparato che la mela può cadere lontanissima dall’albero, così lontana da osservarlo bruciare mantenendo intatti i suoi semi, nonostante tutto”. È un romanzo ispirato a molti fatti che nella vita mi hanno sfiorato. L’ho scritto in pochi mesi, volevo che fosse un colpo di fucile.

- Hai una formazione come educatrice sociale, quanto del tuo lavoro c'è nei tuoi libri?
Lorenza: Nei miei libri c’è la passione che mi ha portato a studiare per diventare educatrice. Amo le storie di vita che non possono mai essere ridotte a nessuna etichetta, amo la complessità e anche la leggerezza. Un tempo credevo fossero inconciliabili. Mi sbagliavo.

- Invece quali sono gli autori che hanno influenzato il tuo stile?
Lorenza: Herta Müller, Stephen King, Svetlana Aleksievic, Anne Sexton, Cesare Pavese e tantissimi altri.

- Sei di Cesena e tutti i tuoi libri sono ambientati a Rimini. Come mai questa scelta? E' un discorso affettivo o secondo te è importante conoscere il luogo in cui si muovono i tuoi personaggi?
Lorenza: Amo Rimini, il mio immaginario affonda le sue radici qui, qui nascono tutte le mie storie. In “Con i tuoi occhi” ho raccontato anche Favignana e Bologna, altri luoghi in cui ho lasciato pezzi di cuore.

- Un bravo scrittore deve anche essere un bravo lettore?
Lorenza: Soprattutto.

- Un aggettivo per ogni libro che hai scritto.
Lorenza: No, ti prego! Un aggettivo solo sarebbe come mettere ai miei romanzi un’etichetta, e tu sai quanto io non le sopporti. Posso però darti una parola che li lega insieme: resilienza. Se proprio vuoi un aggettivo, posso dirti che i miei romanzi sono resilienti.

- Niente etichette, giusto, e a proposito di questo argomento, a Mare di Libri ci siamo dette che non esistono libri per adulti e per ragazzi, ma libri belli e libri brutti ed è una cosa che sottolineo sempre, soprattutto quando mi capita di leggere un bellissimo romanzo che probabilmente non arriverà mai sul comodino di tanti lettori per un problema di genere e/o target. Per molti buttare giù questa barriera non è facile. Secondo te come mai? Perché siamo così settoriali? Perché abbiamo bisogno di canalizzare un romanzo o un autore dentro a un genere ben definito?

Lorenza: Carissima Silvia, quello che mi poni è un problema tipicamente italiano. All'estero non è così. Nel nostro Paese purtroppo c'è la tendenza a considerare la letteratura per ragazzi letteratura di serie B. Pensa che scarsa considerazione la maggior parte degli adulti deve avere dei ragazzi. È una cosa che trovo inaccettabile, ci sono tantissime perle che non vengono alla luce proprio a causa di questa mentalità.
Più un paese è evoluto meno ha bisogno di etichette. Abbiamo molta strada da fare, un primo passo potrebbe essere quello di essere più curiosi anziché giudicare prima ancora di sapere cos'è che stiamo rifiutando. E questo discorso vale per tante altre questioni.

- Torniamo ai tuoi romanzi. A quale sei più legata e ti è mai capitato di voler cambiare qualcosa di una tua storia, ma ormai era troppo tardi?
Lorenza: Sono legata a ognuno di loro in modo diverso, in questo momento “Anche gli alberi bruciano” è certamente quello in cui mi rispecchio di più. Quando metto la parola fine, non torno indietro. Ogni storia è completa in sé stessa, nel bene e nel male. Non ho mai desiderato rimettere mano a nessun romanzo. Finita l’ennesima riscrittura e dato alle stampe, passo al romanzo successivo.

- Ci siamo incontrate a Mare di Libri e ti ho scoperta proprio grazie alle letture che ho fatto per il festival, cosa significa per te questo evento al quale ormai sei un habitué?
Lorenza: Potrei dire che Mare di Libri è una specie di miracolo, ma farei un torto immenso a tutti i meravigliosi volontari che ogni anno si impegnano al limite delle loro energie fisiche e mentali. È l’unico festival di letteratura gestito interamente da adolescenti, in grado di portare a Rimini autori davvero brillanti e capaci provenienti da ogni parte del mondo. Quando i media parlano di adolescenza, e quasi sempre ne parlano male, è perché chiaramente non sanno di cosa stanno parlando. Mare di Libri è il miglior antidoto contro il cinismo e contro i veleni che da tempo infettano il mondo dell’editoria. I ragazzi di Mare di Libri, il loro splendido festival, mi aiutano a tenere viva la fiamma che mi spinge a scrivere.

E con questo lettori è tutto, Lorenza, grazie mille davvero, sarò ripetitiva ma non vedo l'ora di leggere tutti gli altri tuoi libri!
Lorenza: Grazie a te, cara Silvia. A prestissimo!

Comprate tutto quello che c'è da comprare su Amazon!

   
 

20 giugno 2017

Weekly Recap #161 - speciale Mare di Libri



Lettori buongiorno! Avevo in mente di farvi un recap con le ultime new entry, ma visto che la maggior parte sono state letture mirate per il festival, perché non fare una sorta di "speciale Mare di Libri"? Per molti di voi lo so che questo post saprà di già visto e già letto, su Facebook e su Instagram ho già rotto le balls a dovere, ma potevo non lasciare anche qui una traccia del mio passaggio?
Tutto è cominciato con il mio accredito che purtroppo non è andato a buon fine causa anagrafe. Non vi dico che smacco. Fatti pure i capelli rosa, mettiti pure i jeans stracciati, ma quando un anonimo form ti dice "digita la tua data di nascita" c'è ben poco fare. E la verità fa male miei cari Mare di Libri è un festival dedicato in primis ai giovani e tu che giuovvvane non sei più, al 99% sei fuori. Ciao, via, sciò, smamma vecchia bacucca. Ma a volte le favole hanno anche un lieto fine. La mia fata Turchina si chiama Giulia Taddeo ed è l'addetta stampa Rizzoli. Grazie a lei ho avuto il pass e venerdì 16 Giugno ho tolto le scarpette di cristallo, infilato le Adidas, e sono finalmente scappata a Rimini!


Eccomi arrivata in Piazza Cavour, questo è il teatro Galli, sede della Stampa in cui era allestita una libreria con tutti i titoli consigliati ai ragazzi; si trattava soprattutto di novità, ma una sezione era dedicata ai romanzi di Siobahn Dowd e subito la mente e il cuore sono volati a due gioiellini che avrei voluto consigliare a tutti quelli che li guardavano di sfuggita: Le Rose di Shell e Il Mistero del London Eye (recensione).
Aperta parentesi: a parte tanti libri c'era anche tanto caldo. Chiusa parentesi.
Ma facciamo un passo indietro. Come mi sono preparata per il festival?
In questi post (qui e qui) potete vedere le primissime new entry, ci sono ovviamente i romanzi di Siobhan Dowd e il bellissimo L'Arte di Essere Normale di Lisa Williamson, ma scopriamo insieme le ultime novità.


Ecco, questa era la mia borsa giovedì sera.
Come potete vedere c'è iBoy di Kevin Brooks che ho già recensito qui e che mi è davvero piaciuto, d'altronde io ai supereroi non resisto se poi sono anticonformisti ancora meglio. L'autore sarebbe dovuto essere presente domenica 18 ma sapendo che io non sarei potuta andare ha disdetto l'incontro. Kevin... ci vedremo in un'altra occasione, stai tranquillo! (certo Silvia credici)
Per prepararmi all'incontro con Katherine Rundell non sapevo se leggere Sophie sui Tetti di Parigi o La Ragazza dei Lupi, poi ho scelto quest'ultimo, vincitore del Premio Andersen 2017 come miglior libro per ragazzi tra i 9 e i 12 anni. Solitamente preferisco titoli per adolescenti, ma ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola, come è successo con un altro romanzo Rizzoli, In Viaggio nel Tempo con il Criceto. Il libro della Rundell mi è piaciuto (non quanto il Criceto però!), e l'ho trovato perfetto da regalare a una piccola lettrice in erba. L'autrice crea eroine giovani che ancora non conoscono la paura, pronte a buttarsi anima e cuore nelle imprese più straordinarie e incredibili. Un libro che ha tanto da insegnare, in primis il rispetto per gli animali e la forza dell'amicizia.
Ma la vera scoperta è stata Lorenza Ghinelli e il suo Anche Gli Alberi Bruciano. Storia breve ma intensa, veloce e dolorosa come un pugno in pieno stomaco. Nonostante tematiche difficili e importanti questo libro mi ha strappato anche tanti sorrisi, e ha toccato corde che da tempo nessuno riusciva nemmeno a sfiorare. Quindi lettori, comprate la Ghinelli. Io adesso voglio tutti i suoi romanzi.


E adesso torniamo a Rimini. Appena sono arrivata ho incontrato proprio Lorenza sui gradini del Teatro Galli e tutta felice e contenta faccio per tirare fuori il suo libro dalla borsa e - panico - non c'è .Il mio cervello si collega un attimo, ripassa i miei ultimi trenta minuti di vita e mi invia un messaggio del tipo "cogliona, l'hai lasciato sul sedile della macchina!". Oh porca vacca - respiro - respiro ancora - e mi ricompongo.
Dopo due chiacchiere, tanti complimenti perché lei se li merita tutti, e l'autografo fatto sul mio misero quadernino, la lascio libera anche perché stava per accompagnare i ragazzi al Teatro degli Atti per l'evento "Ragazze che Amano la Scienza" con Samantha Cristoforetti, Filomena Grimaldi e Licia Troisi. 

Essendo quasi mezzogiorno e non avendo niente da fare fino alle 14,30 me ne sono andata al mare a mangiare una super bruschetta pomodoro e mozzarella e poi con la panza piena mi sono spiaggiata al teatro degli Atti in attesa dell'Elogio al Lettore presenziato da Aidan Chambers. A introdurre l'evento c'è stata Beatrice Masini e dopo una frecciatina non troppo felice (ma forse l'ho interpretata male io) alla sua ex casa editrice (la Rizzoli), il monologo ha inizio. Bravo Chambers un grandissimo oratore davvero!

 
Lisa Williamson a sx - Katherine Rundell a dx (la rinco dietro sono io)

Alle 15,45 sono poi andata al bar Cavour dove mi aspettava Giulia con Katherine Rundell (adorabile, dolcissima... una fatina strappata dai boschi) e abbiamo fatto due chiacchiere proprio sul suo ultimo lavoro La Ragazza dei Lupi. Nei prossimi giorni pubblicherò recensione e intervista, all in one, quindi portate pazienza e restate sintonizzati!
Dopo, giusto il tempo di comprare un servizio di piatti di Villa d'Este stupendo, perché allo shopping non si rinuncia MAI, sono corsa alla biblioteca Gambalunga per l'incontro con Lisa Williamson, autrice de L'Arte di Essere Normale. Ci ha raccontato di quando ha lavorato con bambini e ragazzi transgender, del suo passato da adolescente e di come si sia sentita sola pur non avendo angoscianti segreti da confessare come David, il suo protagonista. D'altronde quando hai quindici anni sentirsi parte di un gruppo, avere la tua tribù, è una cosa di vitale importanza. Il libro per Lisa doveva quindi lanciare messaggi positivi mantenendosi però veritiero; doveva essere un faro, un rifugio, un testimone da poter consegnare ai genitori dicendo loro: ecco, leggetelo, io mi sento così.
Dopo circa quaranta minuti a cui non sono mancati vari interventi di ragazzi decisamente incuriositi davanti a un argomento così spinoso di cui si ha ancora timore di parlare (secondo Lisa, dieci anni fa, non sarebbe mai riuscita a pubblicare L'Arte di Essere Normale), è iniziata la sessione autografi; Mare di Libri è l'unico festival in cui vale la regola "prima i giovani" ma io ho cercato di mimetizzarmi al meglio nella fila... oddio, non credo abbia funzionato, ma forse, mossi da pietà, nessuno ha avuto il coraggio di dirmi niente o di darmi della babbiona (ragazzi educati, bravi :) )
A questo punto erano quasi le 18.00 e io ero felice ma sfinita. Volevo un letto. Ma anche i gradini di una chiesa sarebbero andati bene. Invece sono salita in macchina pensando al mio divano alla bella giornata trascorsa, a quanto i libri possano essere potenti e a quanto bene facciano. Mare di Libri è un festival straordinario, diverso da tutti gli altri, diverso da qualsiasi fiera; è più intimo, più discreto, ma ha una cassa di risonanza senza pari. 

A domani, con un altro post sempre collegato a Mare di Libri 8)

13 giugno 2017

Recensione, iBOY di Kevin Brooks

E dopo aver pensato di frantumarmi un iPhone in testa per potermi collegare a internet con la forza del pensiero e senza pagare la bolletta, ho pensato che forse era meglio tornare coi piedi per terra e scrivere la recensione dell'ultimo romanzo pubblicato dalla Piemme di Kevin Brooks che, tra l'altro, a me eè proprio piaciuto. Violento, cattivo, anche un po' dolce. Non il solito Brooks, la sua vena sadica evidentemente non era ancora del tutto formata, ma il segno lo lascia lo stesso. 

iBoy di Kevin Brooks

| Piemme, 16/05/2017 | pag. 245 | € 16,50 |

Prima dell'incidente che lo ha mandato in coma, Tom Harvey era un ragazzo come tanti. Ma ora si è risvegliato con il potere di sapere e vedere tutto. I frammenti di iPhone che sono rimasti nel suo cervello lo hanno trasformato in un super computer, una sorta di mente artificiale iperconnessa. Tom può arrivare ovunque, tutte le risposte a domande che non sa nemmeno di aver posto sono già lì, nella sua testa. E dopo aver scoperto della violenza subita da Lucy, la ragazza di cui è innamorato, Tom usa i suoi poteri per punire le gang che dettano legge nel quartiere. Ma qual è il confine tra giustizia e vendetta?
Voto:

Che Kevin Brooks fosse bravo l'avevo già intuito, dovevo solo capire se oltre a una spiccata vena sadica avesse anche un cuore. La risposta è sì, o almeno ce l'aveva quando nel 2010, tre anni prima di Bunker Diary (recensione), l'autore inglese ha creato iBoy, il supereroe che ai margini di una Londra sporca e corrotta cerca vendetta. E lo fa per amore.

Tom Harvey è un adolescente come tanti, senza una particolare storia da raccontare e senza alcuna abilità; ha una ragazza nel cuore, l'amica di una vita, la bambina con cui è cresciuto e a cui non riesce a dichiararsi. Poi tutto cambia nel giro di un attimo. Tom deve incontrare Lucy, sta andando proprio da lei quando un iPhone lanciato dal trentesimo piano gli frantuma il cranio e lo manda in coma per due settimane. In quello stesso momento un gruppo di Corvi - una gang di Crown Town - sta violentando la sua Lucy e pestando a sangue il fratello di lei, Ben.

Capirete che come inizio non è il classico incipit da romanzo young adult, ma cosa vi aspettavate? Kevin Brooks non è uno che ci va per sottile, ai suoi personaggi non promette happy end, rose e fiori, ma violenza e morte. Ed è questo che fa la differenza. Alla storia del supereroe a servizio del bene chi ci avrebbe creduto? Invece Tom, quando si sveglia in un letto d'ospedale con dei frammenti di cellulare nel cervello che gli permettono di collegarsi a internet (sì, il world wide web è entrato in lui) capisce che può portare un po' di pace nell'anima tormentata di Lucy distruggendo ogni singola persona che ha osato metterle le mani addosso. Di certo, non pensa di salvare l'intero Pianeta.

"Addio normalità. Bello averti conosciuta"

Si trasforma così in iBoy, il ragazzo che la sera si cala il cappuccio sugli occhi, accende la sua cyber-pelle e spegne il cuore, perché la pietà non sa più cosa sia. Non puoi saperlo quando tutto lo schifo del mondo si è riversato nella tua testa e nella tua vita. Non puoi nemmeno sperarlo quando vivi in una giungla di cemento, cassonetti, siringhe e auto bruciate. È già tutto tremendamente complicato così.
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12 giugno 2017

Recensione, Frantumi di G. Masi e R. Petruccioli [Book Blog & Vlog Tour Bao Publishing TAPPA #4]

Buongiorno lettori e buon lunedì!
La recensione di oggi rappresenta la quarta tappa del blogtour dedicato a Frantumi di cui trovate tutte le informazioni sul sito a questo link!
Ho avuto il piacere di leggere il romanzo grafico prima di iniziare questa avventura - breve e intensa - e adorando in primis l'arte di Rita Petruccioli non ho potuto fare a meno che condividere con voi il piacere di questa lettura suggestiva e profonda.
Oh, raga, è praticamente il mio primo blogtour e forse l'ultimo, non fatemi fare brutte figure.
Sotto trovate la mia recensione, ma per vincere una copia del romanzo grafico, una spilla e uno sketch di Rita (che vi invidierò fino alla morte) come vi ho già detto dovete collegarvi al sito

FRANTUMI di Giovanni Masi e Rita Petruccioli

Giovanni Masi e Rita Petruccioli ci regalano una storia onirica e perturbante sul senso della perdita, sull'accettazione e l'elaborazione del dolore, sulla necessità di proteggere il desiderio di andare avanti dopo un trauma. Una storia dove il reale e il metaforico si confondono, per ricordare che solo le emozioni e i sentimenti sono reali, tangibili.
Mattia si ritrova su un'isola misteriosa e con un pezzo di sé mancante. Non sa perché si trova lì, ma sa che deve tornare al più presto dalla propria ragazza, sfidando tutte le regole e le leggende dello strano posto in cui è capitato, aiutato da Laila, una misteriosa figura che l'accompagna in una ricerca senza sosta.
Una grande prova d'autrice per l'artista romana, che libera le pagine dalle convenzioni del Fumetto canonico per amplificare l'emotività dei testi di Giovanni Masi.
Recensione


Cosa succede quando tutto quello che ti sembra giusto, normale, a tratti anche meraviglioso, diventa all'improvviso insopportabile?
Giovanni Masi fotografa quel preciso istante, l'attimo in cui il nostro mondo va in pezzi.
Inizia tutto con uno scambio di messaggi tra due innamorati e dopo poche pagine abbiamo chiara davanti agli occhi la loro storia. Un amore fatto di alti e bassi, di litigate furibonde, cene al lume di candela e un paio di cuffiette dell'ipad da dividere in due mentre si sta abbracciati sul divano. Un amore che dopo momenti anche difficili si trova a dover superare l'ennesima prova, ma stavolta Mattia ha paura. Scrive sms, li cancella, li ridigita sul cellulare, cerca le parole giuste, quelle in grado di farlo sembrare forte, sicuro, determinato, ma è davvero così? Mattia, seduto al bar della stazione, vuole davvero aspettare Sofia e parlare con lei? È a questo punto che succede qualcosa di assolutamente inaspettato che lo travolge al pari di uno tzunami spazzando via ogni cosa, e quando riprende conoscenza Mattia non ricorda più nulla. Si trova su una spiaggia lambita da un mare rosso sangue, con un buco in testa e come unico panorama una nave alla deriva spaccata a metà.

I disegni della bravissima Rita Petruccioli ci catapultano in un mondo stilizzato e dai colori compatti, totalmente privi di sfumature, in cui gli elementi tanto cari all'artista romana si fanno strada sotto forma di simboli e rimandi alla mitologia greca. Abbiamo linee nette, essenziali, profili decisi, tinte piatte e contorni ben definiti. Un uso massiccio dell'ocra e dell'argilla alternato a intere tavole sui toni del blu contribuiscono a rendere la lettura un'esperienza destabilizzante che trova il punto di svolta nel dialogo di Mattia con le tre teste, alias le Parche, coloro che tessono l'ineluttabile destino di ognuno di noi.



Viva il lupo lettori, e che vincano i più fortunati!

8 giugno 2017

Libro VS Film - Sfida n°52

A volte vorrei parlare dei film che mi capita di vedere, ma poi penso che un blog di libri non sia il posto giusto. Allora penso di parlare dei film tratti dai libri, questa cosa avrebbe senso, no? Ma quello che ne viene fuori non è mai una recensione, ma continui paragoni tra due opere dalla struttura tanto diversa. E così nasce questa rubrica (che posterò random) in cui mi divertirò a mettere sul piatto della bilancia un'opera letteraria e una cinematografica e vedere da che parte penderà l'ago.
LIBRO VS SERIE TV
chi vincerà?

Oggi in sfida
La Luce Sugli Oceani

 
Vince il film!

Se vi ricordate la recensione che ho scritto dopo aver letto il romanzo d'esordio di M.L. Stedman, saprete che mi ci sono approcciata circa quattro anni dopo la sua uscita solo grazie al trailer del film che in poco più di un minuto mi aveva già inumidito gli occhi. Adoro Rachel Weisz dai tempi della Mummia e sto sviluppando anche una certa ossessione per Alicia Vikander: portamento rigido, aria da eterna bambina e una capacità innata di bucarmi il cuore.

A pensarci bene avrei potuto dare la parità, ma c'è stata una grande discriminante. Il libro non mi ha fatto piangere, il film mi ha sinceramente commossa. Con l'Isabel della Stedman non sono entrata affatto in sintonia, non ho percepito il suo grandissimo dramma, non sono stata partecipe dei suoi dolori, mentre Alicia Vikander ha regalato a questo personaggio controverso e biasimevole un'anima che senti il bisogno di salvare. Oltre l'egoismo ho sentito il dolore. Al di là delle bugie e dei segreti ho percepito quel fortissimo senso materno che niente e nessuno poteva mettere a tacere.
La Stedman ha voluto parlare di drammi nel suo libro d'esordio, di drammi e di scelte. Di Isabel che non riesce ad avere figli e che benedice il giorno in cui il mare e le onde gliene portano uno dritto dritto tra le braccia. Poche le domande che si pone. Con sorrisi e amore blandisce il marito, un uomo buono e semplice che pende dalle sue labbra e che si ritrova, non sa nemmeno lui come, ad assecondare ogni sua follia. Perché per me di follia si trattava. Crescere un bambino non proprio fregandosene se un'altra madre, quella vera, lo stesse reclamando. Tutta quella felicità che condividono per anni a Janus Rock mi è sempre sembrata tremendamente ingiusta e fasulla, e nella piccola Lucy/Grace vedevo la vittima innocente di un gioco pericoloso e riprovevole.


Certo, i figli sono di chi li cresce, ma non di chi se ne appropria con l'inganno.
Lo so che vado decisamente contro corrente, so che moltissimi lettori non hanno visto in Isabel un personaggio negativo, ma io non ne ho potuto fare a meno e solo gli occhi della Vikander mi hanno trasmesso quella verità che nel libro non ho trovato. Per non parlare di Michael Fassbender, un Tom perfetto sotto ogni punto di vista.

Il film ha la stessa "lentezza" narrativa del romanzo, se si è letto il libro si ha la sensazione di tornare in un posto che conosciamo già a memoria e dove tutto sa di "casa"; il silenzio interrotto dal rumore dell'oceano, le notti rischiarate dalla luce del faro, la quiete di un'isola disabitata che può portare tanto alla pace quanto alla follia. Ho visto sullo schermo quello che l'autrice aveva descritto in modo magistrale, perché sì, a mio avviso il punto forte della Stedman sono proprio le atmosfere e le ambientazioni, in quanto ad emozioni il suo stile deve ancora maturare, ma di certo le darò un'altra possibilità. Intanto vince il film ;)



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6 giugno 2017

Recensione, NOI di Evgenij Zamjatin

Lettori buongiorno! Oggi parliamo di classici e più nello specifico di un titolo su cui avevo messo gli occhi da un bel po' di tempo, ve ne avevo infatti parlato nella rubrica "Cosa Mi Sono Perso" (qui) e poi finalmente, nella seconda metà del 2016 l'ho recuperato (qui il recap).
Adesso, per staccare un attimo dall'overdose di letture young adult (ma sto per ributtarmici a capofitto) l'ho finalmente letto e... niente, andate sotto se volete sapere cosa ne penso ;) 

Noi di Evgenij Zamjatin


| Lupetti, 2007 | pag. 191 | € 14,00 |

edizione fuori commercio
"... osserverei come, in tempi di internet, l'invasività dei mezzi di controllo preconizzata dallo scrittore nel 1919-20 rimanga - o torni prepotentemente attuale, specie se coniugata con la lobotomia - non dirò 'televisiva', ma più genericamente 'da schermo' - a cui tutti, chi più o chi meno, siamo sottoposti o ci sottoponiamo. (...) rimarcherei che Noi battezzato e ribattezzato più volte: antiutopia, utopia negativa, distopia o, addirittura, anti-antiutopia - conserva intatto il suo fascino di 'ritratto futuribile' anche qualora lo si svincoli dal contesto che gli era più cronologicamente prossimo - quello della neonata società comunista - e lo si riallacci, per esempio, a istanze di carattere fantascientifico, a noi relativamente vicine..." (Alessandro Niero)
Voto:

Secondo una mia personalissima concezione, la libreria deve essere come uno specchio, e per vederci riflessa la lettrice che sono i romanzi che non mi sono piaciuti non possono starci. Tranne i classici. I classici li contestualizzo sempre, ne estrapolo l'essenza, riesco a vedere "oltre", a entrare nel periodo storico in cui una determinata storia è stata scritta, e a capire l'importanza del concetto che viene espresso.
Per questo Noi di Evgenij Zamjatin mi è piaciuto, nonostante non sia avvincente e scorrevole come altri distopici più moderni, nonostante la prosa arcaica e piena di riferimenti numerici a tratti mi abbia annoiata, nonostante una traduzione non proprio scorrevolissima che forse andava alleggerita (quella nuova di Voland edizioni mi sembra migliore). Il punto però è che qui dentro c'è la Storia con la S maiuscola e guai a chi oserà spostare questo gioiellino dai miei scaffali.
Scritto nel 1920, quando il regime totalitario di Stalin non si era ancora insidiato, Noi si rivela essere un titolo antesignano, il primo ad affrontare il tema di un futuro anti-utopico.
Ambientato circa trecento anni dopo la Guerra dei Duecento Anni (siamo presumibilmente nel 3000) Noi ci trasporta all'interno dello Stato Unico, un luogo matematicamente perfetto ricreato all'interno di un'enorme struttura trasparente, il cui perimetro viene chiamato il Muro Verde (e non è difficile immaginare il perché).
D-503 è un ingegnere che si occupa di progettare l'Integrale, una nave spaziale grazie alla quale si potranno colonizzare altri Pianeti, e che quotidianamente scrive una sorta di diario in cui racconta il suo quotidiano e di come si è arrivati alla gioia e alla perfezione.
"Tra 120 giorni sarà portata a termine la costruzione dell'Integrale. E' vicino il momento storico, in cui il primo Integrale si lancerà nello spazio dei mondi. Mille anni fa i vostri eroici antenati piegarono al potere dello Stato Unico tutta la sfera terrestre. Un'impresa ancor più gloriosa vi attende (...). Toccherà a voi piegare al benefico giogo della ragione gli esseri ignoti che abitano sugli altri pianeti, forse ancora nel selvaggio stato di completa libertà. Se essi non comprenderanno che noi portiamo loro la felicità matematicamente esatta, è nostro dovere costringerli ad essere felici. Ma prima dell'arma noi sperimentiamo la parola."
Fin dalle primissime pagine risulta impossibile non fare numerosi parallelismi con 1984 di Orwell o Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, ma anche con opere più moderne e destinate a un pubblico di giovani lettori, come la saga Delirium di Lauren Oliver o Matched di Allie Condie, tanto per citarne due.

Nello Stato Unico la popolazione, drasticamente decimata dall'introduzione del Cibo Universale, un composto tratto dalla nafta che ha mietuto vittime su vittime prima che l'organismo potesse abituarvisi, deve attenersi a rigide regole poste sotto il controllo dei Generali. Si lavora, ci si nutre, ci sono due ore di svago giornaliero che prevedono una passeggiata e si vive in strutture completamente fatte di vetro, perché non c'è niente da nascondere se non durante la Pianificazione del Sesso, solo allora le tende possono essere abbassate. Le emozioni vengono represse; possedere un'anima, avere degli impulsi, desiderare e sognare sono tutti sinonimi di malattie e vanno curati con la Grande Operazione.

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5 giugno 2017

Weekly Recap #160

Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Libri che ho adocchiato, un estratto che mi ha particolarmente colpito, un film che ho visto, e così via. Un po' come fanno alcuni blog con la rubrica Clock Rewinders on a Book Binge [X - X]. Ma tutto senza regole. Un po' alla cavolo insomma. Sostituisce In My Mailbox.

Buongiorno lettori, ero indecisa se postare una recensione o il recap, poi vedendo che l'ultimo risaliva al 18 maggio ho optato per fare due chiacchiere tra amici :)

New Entry 


L'Arte di Essere Normale di Lisa Williamson è il romanzo che ho attualmente in lettura e lo sto trovando adorabile. Mi fa tenerezza, mi fa sorridere, mi commuove. Lascio qui sotto le prime righe del romanzo che da sole valgono più di qualsiasi trama e forse anche di qualsiasi recensione. 
Un pomeriggio quando avevo otto anni, tutti i bambini della mia classe hanno dovuto scrivere cosa volevano fare da grandi. Dopo la signorina Box girava per l'aula facendoci alzare uno alla volta per leggere agli altri quello che avevamo scritto.
Zachary Olsen voleva giocare in Premier League. Lexy Taylor voleva fare l'attrice. Harry Beaumon aveva in mente di diventare primo ministro. Simon Allen voleva essere Harry Potter, al punto che il trimestre prima si er fatto una saetta sulla fronte con un paio di forbici.
Io non volevo essere nessuna di quelle cose. Ecco ciò che ho scritto:

Io voglio essere una femmina.
L'altro libro che si intravede è Prima Che Te Ne Vai di Carrie Firestone, un romanzo che promette lacrime e risate, un binomio assolutamente devastante per me, soprattutto perché si parla di nonni. Maddie infatti deve dire addio alla nonna che ha deciso di intraprendere un fantastico viaggio prima che sia troppo tardi, ma da questo viaggio lei non tornerà; un'occasione per riunire la famiglia, per stare tutti insieme, per appianare i dissapore e riscoprire la gioia di vivere fino all'ultimo respiro.


Wrap Up di Maggio



Eccole qua, le mie letture di maggio! Anzi, non ci sono proprio tutte, perché il secondo libro della saga Forever l'ho letto in digitale (qui la recensione), ma poi sono andata di cartacei come sempre.
Tutto quello recensito lo trovate qui.
A breve arriverà la recensione de Le Rose di Shell che in realtà ho già scritto ma non mi piace, ci tengo molto a consigliarvi questo libro e vorrei farlo nel migliore dei modi, però quando una ciambella non nasce col buco più la rimpasti e più fa schifo, quindi probabilmente vi toccherà sorbirvi il delirio di una lettrice sconclusionata. Abbiate pietà.

Il Ladro di Cadaveri di Stevenson invece non credo che lo recensirò, fa parte del mio progetto "Cinque Buoni Propositi per il 2017" ma io e i racconti ancora non leghiamo. Resto sempre insoddisfatta, percepisco un senso di incompletezza che mi causa frustrazione, ma non mollo. Devo solo trovare l'autore giusto. E lo troverò! 

 

Cosa mi sono vista


Poche parole su questa nullità di film. Che io non ami Bridget Jones non è un segreto, ma come avevo scritto nel post Libro Vs Film se il romanzo mi aveva fatto schifo, il film l'avevo trovato vedibile, un po' come il secondo, quindi perché non vedersi il terzo dato che lo davano su Canale 5?
Chi è fan della serie avrà sicuramente apprezzato Bridget Jones's Baby io ovviamente no. Insomma l'ho guardato... ma niente e nessuno mi convincerà mai che questa è la storia di una sfigata: Bridget Jones ha un culo pazzesco, possibile che lo veda solo io?
Detto questo:
- Renée Zellweger è più magra, più vecchia e più asimmetrica del solito. Troppo botulino mal siringato che si è riassorbito ad cazzum. E niente. Mi stava sulle balle da ragazza e mi sta sulle balle anche in versione donna saggia (??) e matura (???).
- Patrick Dempsey è solo bello, ma è un fantoccio. Qualcuno mi spieghi cosa - uno così - può trovare in Bridget? Probabilmente lui è il tipo di uomo a cui va bene tutto "purché respiri", quindi che le dia una botta ci sta pure, ma che accetti la gravidanza di lei, che sia geloso di Darcy e che sembri pure innamorato di Bridget... NOOOOOO!!!! Non ci sta per un cavolo!
- Colin Firth è invecchiato da schifo. Non aggiungo altro. Questa cosa mi rende tristissima, il suo personaggio è tristissimo, la sua faccia è tristissima... e niente, meglio che la finisca qui e non dica più niente. (ma che tristezza però...) :(
Insomma una commediola come tante, con una Emma Thompson (nei panni della ginecologa di Bridget) in cui mi sono rivista molto. Ogni sua battuta era la mia. E sì, forse lei vede Bridget un po' coi miei occhi e questa cosa mi ha vagamente appagata. :)

Alla prossima 8)