5 giugno 2019

Recensione, NON FARE LA COSA GIUSTA di Alessandro Berselli

Che bella cosa i libri malati. Ti fanno sentire quasi meglio, poi leggi Berselli e il tuo asse si sposta all'improvviso. Le storie cattive non ti sembrano più così lontane e inverosimili, ma fin troppo vicine...

Non Fare la Cosa Giusta di Alessandro Berselli

| Perdisa Pop, 2010 | pag. 220 |

Claudio Roveri è un informatore medico scientifico. Conduce una vita di apparenze. Apparentemente è un professionista affermato, ha una famiglia felice, nessun motivo, per non sentirsi soddisfatto, in realtà le cose non vanno così bene. Roveri cova il disagio. Odia Bologna, che è diventata una città così diversa da come se la ricordava. Negri, punkabbestia e zingari ai semafori, e quella sensazione di degrado che ha ogni volta che cammina per il centro. Roveri odia, ma non fa nulla. Si rifugia nella famiglia, negli amici di sempre, nel lavoro. Fino a quando reagisce, assecondando la sua vera natura. Una sera durante un rapporto sessuale con una giovane dottoressa conosciuta per lavoro, sente suonare il cellulare, ma non risponde. A chiamare è sua figlia, in cerca di aiuto. La vita di Claudio Roveri, da quel momento in poi, cambierà una volta per sempre.
Voto:


"Non è di perdere tutto questo che ho paura,
ma di continuare ad averlo per sempre"

Berselli - autore ossessivo compulsivo della parola - ha di nuovo centrato il profondissimo pozzo nero che c'è nel mio cuore con un romanzo che è analisi e orrore allo stesso tempo.
Non Fare la Cosa Giusta racconta la storia di Claudio Roveri, il classico uomo che non avrebbe nulla di cui lamentarsi, eppure tutto gli va stretto. La famiglia, il lavoro, la città in cui abita, la gente che lo circonda. Claudio è un represso, un insoddisfatto cronico, un ipocrita e un cinico egoista figlio di puttana. Solo la figlia Erica sembra degna del suo affetto, ma il loro rapporto non è dei più idilliaci, guardarla crescere, diventare adulta, è sinonimo di disagio e sofferenza.
La narrazione segue il flusso dei suoi pensieri, una corrente instabile e delirante che lo porterà - inevitabilmente - ad assecondare la sua vera natura fregandosene di convenzioni e legalità. E più le sue azioni resteranno impunite più si sentirà forte. Le sconfitte personali troveranno conforto nella frustrazione, nel mistificare il prossimo, nell'aggredire gli innocenti. Poi un giorno non risponderà al telefono. È Erica, ha bisogno di lui, ma Claudio è impegnato in uno squallido amplesso, tutto il resto può aspettare. Solo che questa volta, non aver fatto la cosa giusta, gli costerà caro.

Il romanzo, diviso in due parti - bright side e dark side - ci parla di un male ben preciso, quello che alberga silenzioso negli esseri umani, che aspetta paziente di essere risvegliato, quel tipo di male che non vediamo, eppure c'è.
Più psicologico de Le Siamesi (qui la recensione), forse meno sadico, ma oltremodo cattivo, dallo stile tagliente e dalle continue frasi che senti il bisogno di sottolineare perché, pur non condividendole, le senti terribilmente vere, Non Fare la Cosa Giusta è un romanzo politicamente e umanamente scorretto.
Lo stesso Berselli che ho incontrato all'AEmilia Noir Festival mi ha confessato di doversi prendere delle pause durante la stesura di alcuni suoi libri, perché quello che prende forma sotto la sua penna lo terrorizza, ma portare a termine una storia è fondamentale in quanto si tratta di una vera e propria forma di esorcismo. E lo è anche per noi lettori "malati". Un esorcismo. Leggiamo la paura perché in qualche modo ci sembra di averla affrontata e quindi allontanata... peccato mi sia rimasta addosso la terribile sensazione che ci sia un pezzetto di Claudio Roveri in tanti di noi. Forse troppi...

1 commenti:

Mr Ink ha detto...

Che sia questo o il precedente, mi è indifferente. Devo leggere Berselli, ndò coglio coglio.

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