30 maggio 2017

Recensione, IL VIAGGIO DI CADEN di Neal Shusterman

Buongiorno lettori, come vedete sono un po' in fissa coi romanzi per ragazzi, e devo dire che la collana Hotspot della casa editrice Il Castoro sforna sempre titoli molto appetitosi e assolutamente fuori dagli schemi dettati dalla moda. Bravi, bravi, bravi!
Se ancora non l'avete letto date un'occhiata a Solo per Sempre Tua (qui la recensione) e al loro catalogo (QUI) decisamente allettante. 

Il Viaggio di Caden di Neal Shusterman

| Il Castoro, collana Hot Spot, 2017 | pag. 294 | € 16,50 |

"Il viaggio di Caden" è un romanzo che colpisce ed emoziona. Quella raccontata da Shusterman è una discesa nelle profondità della mente del protagonista, affetto da schizofrenia. Un viaggio così ben descritto che pagina dopo pagina ne siamo risucchiati dentro: viviamo ciò che vive Caden, proviamo quel che lui prova, la realtà e la psicosi si confondono davanti ai nostri occhi come ai suoi. Nel perderci nella mente di Caden ritroviamo una consapevolezza di noi e degli altri ben più profonda. E solo allora siamo pronti a risalire, e cominciare a vivere davvero.
Voto:

Per viaggiare non servono aerei, macchine e navi. E nemmeno film o libri se si vuole farlo con la fantasia. Basta un cervello. Ma se questo cervello ti porta in luoghi da cui non riesci a scappare... cosa può succedere?
Neal Shusterman ce lo racconta attraverso la voce di Caden, un quindicenne con le scarpe troppo strette e un cuore di due taglie più piccole, afflitto da un'ansia sociale che lo porta ad avere incubi e vedere mostri. Il suo cervello è costantemente su di giri, capace solo di deformare la realtà, di scorgere complotti e macchinazioni. Di notte poi, quando le tenebre lo avvolgono, quelle paure che reclamano di essere ascoltate lo spingono a bordo di un vecchio galeone senza nome eroso dal tempo dove lui non fa parte della ciurma, è solo uno dei tanti ragazzi prigionieri vessati dal temibile capitano e dal suo pappagallo. Navigano verso la Fossa delle Marianne, il challenger deep, il luogo senza ritorno.
L'intero romanzo alterna le visioni di Caden al suo quotidiano, ma nonostante i dialoghi coi genitori, la presenza della sorella, i pomeriggi trascorsi con gli amici, il suo sembra un lunghissimo e delirante monologo. Shusterman ti porta dritto nella sua testa, ti fa sentire unicamente la sua voce, e poco alla volta dalla prima persona si passa alla seconda, perché Caden giorno dopo giorno si sta decostruendo; l'io narrante scompare, non è più affidabile, non è in grado di raccontare nulla di concreto.
Ne segue il ricovero in un reparto di neuropsichiatria infantile, tra camici color pastello e ragazzi che credono di parlare con Shakespeare e passano le ore a consultare complicatissime mappe geografiche. Qui l'ancora di salvezza. Se sulla nave trova conforto tra le braccia della ragazza della polena, fatta di ebano e calore, nell'ospedale c'è Calli persa a fissare un orizzonte immaginario dai vetri delle finestre.
Ma intanto il vecchio Galeone sta continuando la traversata per arrivare al challenger deep, la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo. E Caden? Riuscirà a salvarsi? Riusciranno le parole del padre e le lacrime della madre a riportarlo sulla terra ferma?

Una narrazione magnifica e toccante per un romanzo unico nel suo genere. Lo ammetto, mi è mancato lo Shusterman di Unwind, ma solo perché desidero ardentemente - da anni - leggere un vero distopico, ma la sua prosa, che ho trovato ancora più ricca e visionaria, mi è piaciuta tantissimo. Per due giorni interi sono stata prigioniera di Caden, del suo irrefrenabile bisogno di disegnare, di riempire ogni spazio vuoto, di camminare in continuazione per mettere a tacere tutte quelle voci che gli affollano la mente. La sua voce mi ha chiuso lo stomaco. La sua storia, un miscuglio di situazioni più surreali che altro, mi ha fatto riflettere.
Shusterman si discosta totalmente dai soliti romanzi young adult, quindi non aspettatevi una trama canonica, tanto per dirne una i personaggi secondari sono praticamente inesistenti, c'è solo Caden. Le sue paure, il suo dolore, le sue ansie. A fine romanzo capiamo il perché questo libro esiste. Caden Bosh presta il volto e la voce al figlio dell'autore, Brendan, un ragazzo affetto da schizofrenia che tra tempeste e mostri marini è riuscito a trovare un porto sicuro in cui rifugiarsi. Sono suoi i disegni sparsi tra le pagine del romanzo, una chiara testimonianza di alienazione e angoscia, lo specchio deforme di una comunicazione astratta e imperscrutabile.

Nonostante mi sia piaciuto moltissimo soprattutto a livello stilistico Il Viaggio di Caden pecca in alcune parti di una certa ridondanza e ripetitività, per questo consiglio di prendervi il vostro tempo e leggerlo tutto d'un fiato. Sarà un viaggio intenso, Shusterman vi offre un biglietto di sola andata, spetta a voi quello del ritorno.

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12 commenti:

Mr Ink ha detto...

Interessantissimo e ben scritto ma, come ti dicevo, la storia del "galeone" mi ha annoiato tanto. Avrei preferito un altro linguaggio, un altro mondo.

SilviaLeggiamo ha detto...

Io mi lascio molto trasportare dallo stile di un autore, e la metafora galeone, viaggio in mare, direzione Fossa delle Marianne = schizofrenia mi è piaciuto molto.
Alcune parti sì, come ho scritto le ho trovate un po' ripetitive, ma leggendolo tutto d'un fiato non mi sono pesate. :)

Emy ha detto...

L'ho letto anch'io e in effetti l'ho trovato ridondante e un po' troppo surreale per i miei gusti, ma visto il tema trattato me lo aspettavo. Mi è piaciuto il parallelismo tra la vita reale e quella irreale, e sono arrivata alla fine tifando per Caden, affinchè sconfiggesse i suoi mostri e imboccasse il viaggio di ritorno. Una lettura che non mi ha conquistata, ma che non sono pentita di aver fatto :)

SilviaLeggiamo ha detto...

Ciao Emy,
sì, io la ritengo una lettura importante a suo modo impegnativa, capace di lasciarti qualcosa. Unwind l'hai letto?

Emy ha detto...

Non ho letto Unwind. Mi frena il fatto che la Piemme non abbia pubblicato gli altri volumi della serie.

SilviaLeggiamo ha detto...

Ahhhhhhhhhhh!!!!!! Come no??????!!!?!!! Fregatene se non c'è un seguito, giuro, non se ne sente la mancanza, il libro ha una sua fine, a suo modo anche perfetta!

Vanessa ha detto...

Non conoscevo questo libro! Sembra molto interessante e la copertina è bellissima! Finisce in wishlist ;)

Emy ha detto...

Ok, tranquilla...non fare niente di avventato!!! Metterò Unwind tra le letture estive. Così va meglio? ;D

SilviaLeggiamo ha detto...

@Emy, ok... ho rimesso nel cassetto l'armamentario vudù. Ma hai rischiato...

Emy ha detto...

*sospira di sollievo per lo scampato pericolo*

Anonimo ha detto...

Ogni tanto un young adult diverso dai soliti ci vuole, appena passo in libreria lo sfoglio così vedo se fa per me. Bellissima recensione.
Ro

SilviaLeggiamo ha detto...

Grazie cara :)

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