5 febbraio 2018

Recensione SPAZIO APERTO di Christophe Lèon

Lettori buonasera, oggi vi parlo di una delle mie ultime scoperte: Christophe Lèon, autore algerino trapiantato in Francia che è stato anche a Mare di Libri un paio di anni fa e io, uffa, me lo sono perso. Urge macchina del tempo.
Scrive romanzi per ragazzi, ma non solo, e ha una penna davvero forte. E' il classico autore che non fa sconti... come piace a me insomma, ma sono sicura che piacerebbe anche a molti di voi :)

SPAZIO APERTO di Christophe Lèon

| Sinnos | pag. 157 | € 12,00 |
Lo spazio aperto è uno spazio di movimenti frenetici, di lavori incessanti e di caffè troppo zuccherati. Uno spazio dove è facile prendere e perdere il controllo. Ma è anche il luogo delle scelte, dove tutto ancora si può fare, dove la stessa strada può portare all'amore, oppure alla vendetta. Lewis ha 17 anni, un'ossessione chiamata Julia e un piano in testa che pesa sempre di più. Dopo "Reato di fuga", Christophe Leon costruisce uno strano thriller sulla società e sul ruolo che ciascuno di noi occupa al suo interno. Perché tutti, in fondo, facciamo parte di uno spazio aperto. 
Voto:

Christophe Lèon fino ai quarant'anni non avrebbe mai pensato di fare lo scrittore, anzi. Lui era uno sportivo. Poi, a causa di una malattia, si è trovato bloccato nel letto e ha deciso di prendere carta e penna per ammazzare il tempo. Era il 2000, anno più anno meno. Ad oggi ha pubblicato oltre cinquanta libri, molti anche per adulti, ma è grazie a un'attenta e spietata introspezione del mondo giovanile che è arrivato al successo. Con Reato di Fuga (sempre pubblicato da Sinnos) nel 2006 ha vinto il Premio Andersen e in Francia ne è stato tratto anche un film. Ma come dice Lèon "Non guardatelo". O meglio "Prima leggete il libro. Le immagini a volte mettono in prigione." E non potrebbe esserci cosa più vera. Se penso a Spazio Aperto sul grande schermo mi viene subito da storcere il naso. La storia di Lewis è potente, crudele e controversa e mi chiedo se un film non rischierebbe di alterare il messaggio di fondo, un messaggio mica semplice tra l'altro. Tra queste pagine si parla di un adolescente che non accetta quello che la vita gli ha riservato, di un ragazzo che ha visto andare in pezzi la sua famiglia e che tra un presente carico si risentimento e un passato in cui vediamo il progressivo sgretolarsi dell'infanzia, lui non ce la fa più e decide di dire basta. A modo suo. Nell'unico modo che la mente di un diciassettenne ferito, compromesso e arrabbiato può partorire. Perché se niente intorno a te funziona... come puoi tu stesso funzionare?
Lewis non accetta la scomparsa del padre e nemmeno lo squallido tentativo della madre di rifarsi una vita. Prova fastidio quando la guarda con il suo nuovo compagno, è tutto sbagliato, è tutto fuori posto, come un capello nella minestra. Ma è sbagliato anche il suo tentativo di rivalsa, il lettore lo sa. Sbaglia Lewis quando adesca Julia fuori dalla palestra di yoga. Sbaglia quando finge di esserle amico. Sbaglia quando le fa credere di provare qualcosa... Ma ormai il copione è stato scritto e va rispettato. Così Lewis pondera attentamente i pro e i contro, pesa le parole, studia il linguaggio del corpo. Recita una parte.
"Non si può di certo dire che questa ragazza sia un bel vedere, anzi, è davvero tremenda, con quei suoi denti da cavallo, l'acne che le mangia le guance e le labbra troppo grosse.
In realtà, ad essere onesti, mi fa comodo che Julia sia così. Con un aspirante top model l'approccio sarebbe stato più complicato e le possibilità di riuscire abbastanza remote."
"Il mio progetto è molto semplice: attraverso la ragazza mi intrufolo nella famiglia, la qual cosa mi dà occasione di stare fianco a fianco con il padre"
Un dolore troppo grande, può portare a conseguenze devastanti. Lewis non ha pietà per nessuno, nemmeno per se stesso, se ne frega del dopo, lui pensa al presente, pensa alla vendetta. Ci sono crepe dentro cui vuole insinuarsi per far crollare il muro di ipocrisie che ha distrutto suo padre. Solo questo potrà dargli sollievo.
Lèon è davvero bravo nel tratteggiare gli aspetti più oscuri di un adolescente che non ha più un solo appiglio, ed è bravo soprattutto nel mostrare quanto spesso i genitori non capiscano i tormenti dei propri figli. Chiamalo egoismo, chiamalo rifiuto della realtà, chiamalo un po' come ti pare, ma la madre di Lewis è cieca e sorda.
Il finale ho dovuto assimilarlo, ma ero preparata, sapevo che Christophe Lèon li lascia spesso aperti, è convinto che la parola fine spetti al lettore. Così, io, il "mio" epilogo l'ho scritto. C'è una caratterizzazione così profonda del protagonista e una costruzione della storia talmente precisa, che non puoi non arrivare all'ultima pagina senza sapere cosa succederà. Lo sai. Oh, eccome se lo sai.
Un romanzo molto attuale capace di fotografare, attraverso lo sguardo affranto e disilluso di un adolescente, non solo i drammi che si consumano all'interno della famiglia e sui luoghi di lavoro, ma anche la profonda pochezza della società dentro cui ci muoviamo, una società fagocitata dai doveri, dalle scalate al successo e dall'affermazione del proprio "io".

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