9 dicembre 2025

La censura nei libri per ragazzi


Credo sappiate tutti cosa stava per accadere ai romanzi di Roald Dahl. Libri per bambini che portano con sé una forte impronta pedagogica: La fabbrica di cioccolato, per esempio, ci mette in guardia dall’avidità, dalla superficialità e da tutte quelle fragilità umane che spesso conducono al fallimento. Alla fine, chi è buono ottiene il suo lieto fine. Una fiaba moderna, con una morale ben riconoscibile.

Eppure, quelle stesse storie oggi finiscono al centro di un dibattito acceso. Alcuni termini presenti nei romanzi - come grasso, nano, brutto - vengono considerati inappropriati e si vorrebbero sostituire con versioni linguisticamente più “accettabili”.
Non solo: in alcuni casi si interviene addirittura sui ruoli dei personaggi. Se nell’opera originale una donna è una cassiera o una segretaria, nelle nuove edizioni la ritroviamo scienziata o imprenditrice.
Ma perché? È forse umiliante svolgere un lavoro comune? Non sono forse mestieri reali, dignitosi, parte del mondo quotidiano dei bambini?

Il problema del “politicamente corretto” usato male

Ammetto che tutto questo mi mette un’ansia terribile.
Il politicamente corretto, in sé, potrebbe essere uno strumento prezioso: serve a educare alla sensibilità e al rispetto. Ma quando viene applicato in modo rigido e meccanico, rischia di trasformarsi nell’opposto di ciò che vuole essere. Rischia di diventare una forma di censura.

Un bambino è perfettamente in grado di capire il contesto. E un libro per ragazzi non è mai una lettura completamente solitaria: c’è sempre un genitore, un insegnante, un adulto pronto a spiegare, a rispondere ai “perché”.
Modificare un testo, eliminare parole scomode o comportamenti scorretti, può snaturare la storia stessa e annullare il messaggio che quella storia voleva trasmettere.

Se elimino un insulto detto per ferire, come spiego la dinamica del ferire? Come spiego che non si deve fare? E perché mai dovrei negare al bambino la possibilità di fare domande proprio su ciò che è sbaglia
to?

Fortunatamente, sembra che Penguin abbia fatto marcia indietro: pubblicherà sia le versioni “ripulite” sia quelle originali, lasciando facoltà di scelta ai lettori.

Dalla letteratura alla Disney: la censura secondo Don Rosa

Se di Dahl in passato si è parlato moltissimo, molto meno si è discusso della censura che ha colpito Don Rosa e la sua straordinaria saga di Paperon de’ Paperoni. Un capolavoro del fumetto moderno, che rischia però di sparire dagli scaffali.

Due storie, Il sogno di una vita (2002) e Il cuore dell’Impero (1994), non verranno più ristampate.
Il problema è che senza queste due storie la saga perde coerenza interna: è come leggere un romanzo a cui mancano due capitoli fondamentali.

Perché questa decisione?
In una di queste storie, Paperone vuole appropriarsi di un terreno africano ricco di risorse. Non riuscendoci legalmente, assolda dei mercenari per appiccare incendi e far fuggire gli abitanti del villaggio.
Si tratta di un’azione riprovevole? Certamente.
Viene presentata come un gesto eroico? Assolutamente no.

Infatti, lo stregone del villaggio lo maledice, e Paperone viene perseguitato per anni dal senso di colpa  e dal Gongoro, uno spirito gigante dalle sembianze di un nativo

Questa è l’unica vera azione malvagia di Paperone nell’intera saga di Rosa, ma è fondamentale per la crescita del personaggio: mostra che anche chi è “buono” può sbagliare, e che gli errori generano conseguenze, morali prima che narrative.
Eppure oggi sembra quasi che spiegare perché una cosa è sbagliata sia diventato troppo difficile: meglio rimuoverla.


Altri casi di censura nei romanzi per ragazzi

Questa non è un’eccezione. Negli ultimi anni sempre più opere per giovani lettori sono state riscritte, ripulite o tolte dal mercato.

Dr. Seuss


Sei libri ritirati perché contenevano illustrazioni considerate razzialmente problematiche. Un intervento deciso dagli eredi, che ha aperto un dibattito enorme sulla rimozione delle opere del passato.
I titoli:
  1. And to Think That I Saw It on Mulberry Street (1937)
  2. If I Ran the Zoo (1950)
  3. McElligot’s Pool (1947)
  4. On Beyond Zebra! (1955)
  5. Scrambled Eggs Super! (1953)
  6. The Cat’s Quizzer (1976)
Pippi Calzelunghe -Astrid Lindgren

In molte edizioni moderne sono stati modificati termini oggi ritenuti offensivi.
Una modifica comprensibile, ma che riaccende lo stesso interrogativo: fino a che punto si può cambiare un testo senza snaturarlo?

Piccoli Brividi - R. L. Stine

 

Alcuni romanzi sono stati “ripuliti” eliminando parole come ciccione o pazzo. Secondo Stine, però, gli editori avrebbero applicato queste modifiche senza consultarlo.

Huckleberry Finn - Mark Twain
(versioni scolastiche)

Sono state pubblicate edizioni che sostituiscono la parola “nigger” con “slave”. Una scelta pensata per proteggere gli studenti, ma che rimuove il peso storico del linguaggio rallentando la funzione critica dell’opera.

Nancy Drew, Hardy Boys
e altri classici per bambini

 

Nel corso dei decenni molte storie sono state riscritte completamente, eliminando passaggi considerati troppo violenti o razzisti.



Il rischio più grande: riscrivere il passato per non affrontarlo

Questi casi dimostrano un trend preciso: la tendenza a rendere i libri inoffensivianche quando nascono proprio per mostrare ciò che è sbagliato.

La tendenza a modificare un testo per renderlo più “accettabile” è una scorciatoia educativa.
È un modo per evitare la complessità.
È un modo per evitare il confronto.
Ma far finta che certe cose non siano mai esistite non migliora il mondo: lo impoverisce.

E quando si arriva a modificare parole, riscrivere scene, eliminare intere narrazioni… il rischio è di avvicinarsi a un mondo che assomiglia fin troppo a 1984, dove ciò che non piace semplicemente non esiste più.

Questi casi dimostrano un trend preciso: la tendenza a rendere i libri inoffensivianche quando nascono proprio per mostrare ciò che è sbagliato.

La Censura come strategia editoriale

Vale la pena aggiungere una riflessione finale: in molti casi, queste modifiche non nascono solo da sensibilità culturale o pedagogica, ma rientrano in vere e proprie strategie di vendita. Rendere un classico “sicuro” per il pubblico contemporaneo può aumentare le vendite e facilitare la distribuzione, soprattutto nei mercati internazionali.

In particolare, le famiglie che credono fortemente nell’inclusività sono più propense a scegliere questi libri rispetto ad altri, vedendoli come più adatti ai propri figli. È una dinamica commerciale evidente: modificare un testo per renderlo “accettabile” può tradursi in maggiori vendite.

È un fenomeno triste: la scelta di modificare, tagliare o cancellare parole e passaggi rischia di diventare una logica di marketing, più che un gesto educativo. E così, mentre i libri continuano a vendere, il dibattito critico e la memoria delle opere originali rischiano di essere messi in secondo piano.

E tu, cosa ne pensi?

1 dicembre 2025

SPOILER: LA BUGIA DELL'ORCHIDEA di Donato Carrisi

Attenzione, questo è un post contenente SPOILER
sul romanzo La Bugia dell'Orchidea
di Donato Carrisi,
per cui se non hai letto il libro fermati subito.

Lettore avvisato mezzo salvato.

| La Bugia dell'Orchidea di Donato Carrisi | Longanesi, 11/2025 |

*SPOILER*

Avevo molta paura di leggere l'ultima fatica di Carrisi, un po' per i vari commenti letti (in primis: "Manca il finale!"), un po' perché gli ultimi suoi titoli mi avevano un delusa. Stancata anche.

Devo però dire che stavolta in qualche modo sono uscita da questa lettura frustrata e soddisfatta al contempo. Carrisi compie sempre strani incantesimi su noi lettori e tutte le riflessioni che si è portata dietro questa lettura hanno sollecitato (in positivo) le mie sinapsi.

Ma cominciamo.

Basta togliere la sovraccoperta per capire che quello che abbiamo tra le mani non è un libro come tutti gli altri e che quello che andremo a leggere non è La Bugia dell'Orchidea di Donato Carrisi, ma Labia Sericea di Victoria Anthon.

Un meta romanzo. Sperimentale.

É il 2015 quando l'autrice, anche protagonista, racconta la sua personale indagine su un fatto di cronaca avvenuto nell'estate del 2005: Lorenzo C. Un giovane agricoltore - in preda a un raptus - ha sterminato tutta la sua famiglia.

La storia è abbastanza lineare, ci sono indizi e depistaggi, intuizioni anche affrettate, ambiguità, ma nonostante tutto poco alla volta una nuova verità prende forma. Anzi, una doppia verità, in bilico tra la logica e l'oltreumano.

Il romanzo termina con una frase di Alfredo, il giornalista amico di Victoria:

Gli scrittori colgono connessioni dove in apparenza non esistono legami. L'irrazionale non li spaventa, perché percepiscono la magia segreta delle cose. Non si rassegnano all'evidenza, perché per loro non è sufficiente. Gli scrittori vedono cose che gli altri non riescono a vedere.

E tu, lettore, cosa vedi?

Quelle che emerge sul fatto di cronaca è abbastanza chiaro.

Beatrice e Lorenzo si trasferiscono nel casale rosso con i loro due figli. Qui Beatrice resta incinta, non si fa mai visitare in casa e partorisce Caterina. In seguito si scopre che i bambini però erano due, uno nato morto e tenuto segreto, seppellito probabilmente in un campo lì vicino.
Beatrice inizia a soffrire di depressione post-partum e poco alla volta la follia si fa strada in lei (vedi le lettere che scrive al pupazzo della sua infanzia), finché non uccide i suoi tre bambini. Lorenzo a sua volta uccide la moglie e poi si consegna alla polizia perché la sua vita non ha più senso.
Tutto quello che di strano succede durante il romanzo, le allucinazioni, gli odori percepiti all'interno del casale possono essere:
1) frutto del paranormale (👻il bambino morto non se ne è mai andato)
2) le tragiche conseguenze del veleno che Beatrice aveva messo nell'acqua per rovinare il raccolto del marito e convincerlo ad abbandonare la campagna dove lei odiava vivere.

Fin qui tutto bene, anche tutto abbastanza lineare direi, perché Victoria prende letteralmente il lettore per mano e gli fa credere quello che vuole. In fondo è la degna "figlia" di Carrisi. Poi però il libro finisce con la nota dell'editore di "Labia Sericea" che smonta ogni possibile verità.

Scopriamo che:

- "Labia Sericea" di Victoria Anthon è pervenuto in CE il 7/06/2025.

- La strage della famiglia C. risale al lontano 1905 (non al 2005)

- Alfredo, il giornalista, e Greta, sua figlia, non hanno mai conosciuto Victoria.

- Il romanzo in cui Victoria racconta la sua relazione tossica con Nic in "Il Caso di Via Beyle" non esiste.

- Victoria è morta nell'agosto del 2015, brutalmente assassinata nel casale rosso della famiglia C. 

Se la struttura a finali multipli in un thriller tende a smontare una verità per crearne un'altra, in questo caso succede l'esatto contrario, perché la nota dell'editore non spiega, ma annulla. E adesso tutto va riscritto.

Perché un finale simile?

Per far capire a un lettore quanto sia facile credere a una storia quando questa è ben raccontata. É un inganno. Come quello che compie la labia sericea, un'orchidea che nessuno ha mai visto, ma esiste semplicemente se ne parla.

In breve.

Storia della strage al casale ➝ finzione dichiarata (l'orchidea)

Voce narrante ➝ Victoria, POV inaffidabile

Editore ➝ POV affidabile (ci dice che Victoria ha mentito)

Lettore ➝ l'insetto 

La "Labia Sericea" è solo una gigantesca bugia ben orchestrata, ma attenzione perché la verità, quella assoluta, esiste sempre, ma non è detto che ci venga svelata. Sta a noi capire quali indizi sono certi e quali manipolati. E la nostra conclusione potrebbe essere un'altra orchidea.

Tiriamo le somme.

Victoria Anthon crea un romanzo sulla strage al casale rosso. Il lettore legge questo romanzo e la nota dell'editore ci dice che la scrittrice ha mentito.
Perché? Perché lo scopo non era consegnarci una verità, ma nasconderne un'altra, mantenere un segreto. E se quel segreto non fosse di Victoria (in fondo lei è morta), ma di qualcun altro?
Quando Labia Sericea finisce Victoria e Alfredo sono soli all'interno del casale. Ed è il 2015. Forse una delle poche certezze è che Victoria sia stata uccisa proprio in quel momento.
Ma da chi?

Orchidea #1
Da Alfredo. Forse Alfredo F. ha ucciso Victoria, forse si è impossessato del suo manoscritto e forse l'ha spedito all'editore anni dopo la morte della donna. 

Orchidea #2
Da Greta. Greta in fondo odiava Victoria e  Alfredo, suo padre, l'ha dovuta coprire.

Orchidea #3
Da Nic. L'aveva già ridotta in fin di vita anni prima e ha voluto finire quello che aveva cominciato. 

Quando Victoria si risveglia al casale (parte 12, cap. 5) e si trova davanti Alfredo per me è già morta. E tutti e tre i nomi sopra citati potrebbero essere i colpevoli. Le poche pagine che seguono sono state scritte da chi ha poi spedito il manoscritto in CE, infatti stonano completamente con tutto il resto della storia. Alfredo che bacia Victoria, Greta e Victoria che stringono un legame, la famiglia del mulino bianco che si trasferisce lontano da tutto e da tutti. Ci avete creduto? Io neanche per un secondo.

Inoltre c’è un dettaglio molto curioso che ho scoperto. Quando Victoria viene trovata in fin di vita dopo essere stata massacrata da Nic é il 7 giugno 2001 e il suo manoscritto è stato consegnato in CE il 7 giugno 2025. Coincidenze? Non credo 😎

Alla fine Labia Sericea ci fa riflettere su come ogni storia possa essere manipolata e raccontata in mille modi, ma la verità non è mai così semplice da trovare. 

* * *

Veniamo al dunque, La Bugia dell'Orchidea mi è piaciuto?
Nonostante io non sia una fan dei finali aperti, sì, perché l'epilogo segna un nuovo inizio e gli indizi per riscriverlo (o riscriverli) ci sono tutti. 

Quando in fase di promozione sentivo dire dall'autore "questo libro ha un segreto e alla fine l'avrai anche tu", oppure "non ho voluto scrivere una storia, ma raccontare un'emozione" lo ammetto, ho pensato "Se vabbe', chissà che fregatura che ci aspetta" e invece no, mi sono ritrovata in tutto quello che ha dichiarato.

Mi manca il "vecchio" Carrisi? Sì. Mi manca la ricca narrazione che caratterizzava i suoi primi romanzi, tipo Il Suggeritore. Oggi le sue storie sono anche troppo cinematografiche: ritmo serrato, capitoli brevi, inganni, distorsioni cognitive. La saga di Pietro Gerber era iniziata benissimo, ma ad un certo punto il "trucco" utilizzato per arrivare al colpo di scena era diventato quasi prevedibile. Personalmente, mi piacerebbe che smettesse di scrivere un libro all'anno e tornasse a dedicare più tempo a ciascun progetto. Vorrei meno trama, ma più introspezione psicologica, più attenzione ai personaggi. Perché io di Mila mi ricordo ancora, mentre di Victoria mi dimenticherò presto. Ma forse quel Carrisi non c'è più, forse nel tempo è cambiato e i libri che vuole scrivere oggi sono effettivamente quelli che ci ritroviamo in libreria. Io spero sia così. Pensare che abbia l'obbligo di un titolo all'anno sarebbe davvero triste.

E adesso dimmi,
ti è piaciuto il romanzo?
Qual è la tua orchidea?

11 novembre 2025

TUTTO QUELLO CHE RESTA di Emily Carroll

| Tunuè, 11/2025 |
Abby, commessa in un supermercato, ha appena sposato un dentista vedovo e con una giovane figlia a carico. Insicura e dimessa nella vita reale, cerca di adattarsi al suo nuovo ruolo, ma il passato della casa e della famiglia la tormenta. Lo spettro di Sheila, la defunta moglie del marito, si insinua sempre di più nella sua vita. A volte benevolo, a volte terrificante, il fantasma la spinge a dubitare di tutto, persino di sé stessa, trascinandola in un incubo psicologico che non sembra avere via d'uscita.
Voto:

Ma… 🤩 wow!

Già mi era piaciuto Nei Boschi, ma con Tutto Quello Che Resta (a Guest in the House) Emily Carroll si è proprio superata 🙌🏻

La vita di Abby é grigia come la maggior parte delle tavole del fumetto, solo i suoi pensieri sono un’esplosione di colore, solo quando indossa un’armatura e impugna una spada i draghi possono essere sconfitti.

Nella sua monotona quotidianità in qualche modo si sente protetta finché non scopre di avere un ospite in casa: il fantasma della prima moglie di suo marito. Sheila si presenta in tanti modi diversi - a volte è disperata, altre furiosa, spesso benevola - ma il motivo per cui si palesa è solo uno: 👻 raccontare la verità.

Attraverso l’espediente della ghost story Emily Carroll costruisce una trama spaventosamente concreta in cui ci ricorda di come risulti più facile portare a galla le bugie altrui, piuttosto che le nostre…

💣 Potente, stravolgente, sconvolgente.
Da leggere e rileggere (😅 soprattutto rileggere perché il finale vi farà cadere la mascella sulle pagine).

BELLISSIMO!




16 luglio 2025

Schiavi dell'Inferno di Clive Barker

| Ed. Club, 1993 |

La novella da cui è stato tratto il celebre film Hellraiser (1987) e che ha dato vita all'iconico personaggio di Pinhead. L'insaziabile appetito di Frank Cotton per i piaceri più estremi lo ha condotto a risolvere l'enigma della scatola di Lemarchand, un portale in grado di garantire l'accesso a un mondo extra-dimensionale abitato dai Cenobiti, membri di un ordine religioso dedicato a insondabili ed estremi piaceri carnali, che lo hanno imprigionato in uno stato di non-esistenza di eterna tortura e sofferenza. Ma la moglie di suo fratello, Julia, ha scoperto un modo per riportare in vita Frank e liberarlo dalla sua prigione di dolore, anche se il prezzo da pagare sarà terribile.
Voto:

Frank, uomo annoiato e dissoluto, è alla costante ricerca di esperienze prive di limiti morali 🔞 e quando entra in possesso del Cubo di Lemarchand pensa di aver sbloccato l’accesso a un mondo in cui poter sperimentare il piacere nella sua forma più estrema. Si aspetta “donne spalmate di unguenti; donne lavate nel latte; donne rasate e con muscoli adatti all’atto dell’amore: labbra profumate, cosce frementi di desiderio di spalancarsi [...] sospiri e corpi languidi; puttane vergini che a lui dedicassero ogni loro fessura […]”.

Invece stocaxxo 🖕🏻

Al suo cospetto si palesano i Suppliziati, esseri deformi, dalle carni marce e puzzolenti che trovano l’estasi suprema nel dolore più estremo (riferimenti al sadomaso? ovvio che sì) e Frank non farà in tempo a dire “emh, come se avessi accettato, ma proprio oggi ho un impegno” che si ritroverà prigioniero del peggiore dei suoi incubi.

Storia malata? 😏 Oh sì. Ma ancor più malata perché di storia d’amore si tratta.

Julia infatti, la cognata di Frank, farà di tutto per riportare l’amato (sì, 🤘🏻ha sposato il fratello sbagliato) nel suo mondo e quando dico tutto, intendo proprio tutto.
Nemmeno il loro primo incontro la getterà nello sconforto: “vide che era, o era stato, qualcosa di umano, ma il corpo era stato spolpato e poi ricucito alla bell’e meglio, per cui sullo scheletro, tra zone rimaste orbate, erano appesi pezzi sgranati e anneriti come fossero passati in una fornace. C’era un occhio che la fissava scintillante e c’era la scala di una spina dorsale con le vertebre ripulite dai muscoli; pochi irriconoscibili frammenti di anatomia. Niente di più. Che un essere del genere potesse vivere era una sfida alla ragione: quel po’ di carne che aveva addosso era irrimediabilmente marcita. Eppure viveva.”

Quindi, ricapitoliamo. Libro malato, malato, malato.
Con due protagonisti malati, malati, malati. E pure parecchio stronzi.

Mi è piaciuto? Ovvio che sì.
Perché - palese - pure io tanto bene di cervello non sto 🤪